La Supremazia della Conoscenza

By NatsuRai

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Una nuova vita, un nuovo caso, un'antica maledizione. Passato e presente s'incrociano portando nuove disgraz... More

Avviso:
Fumo bianco, anime innocenti, destino tormentato
Capitolo 2: Furto di conoscenza
Case allegre e vite perdute
Capitolo 5: Una calda accoglienza
Capitolo 6: Una nuova vita
Capitolo 7: Nebbia e fuoco
Cap 8:Tempesta di ricordi
Cap9 Sale bianche e ricordi
Cap 10:Il Quaderno Maledetto
Capitolo 11: Un puzzle di pensieri sfuggenti
Capitolo 12:Indovinelli, chi trova l'assassino trova il tesoro
Cap 13:Miranda
Capitolo 14: Una serata in famiglia
Capitolo 15:una soluzione per ogni mistero
Capitolo 17: Fiducia e inganno. Tutti pugnalano l'eroe
Capitolo 18: Nuova Azkaban
Capitolo 19: Svuotata
Capitolo 20: Trentaquattro
Capitolo 21: la maschera
Capitolo 22: Il ritorno
Capitolo 23: Risate di fumo bianco
Capitolo 24: Risveglio
Capitolo 25: Miracolo
Capitolo 26: Lama beffarda
Capitolo 27: Milady
Capitolo 28: Fuoco ritorna fuoco
Capitolo 29: Riddle Manor
Capitolo 30: La Supremazia della Conoscenza

Capitolo 16: la cerva

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By NatsuRai


Quando Hermione aveva chiesto a James di accompagnarla a fare la spesa aveva immaginato una giornata come tante. Sarebbe entrata nel supermercato, avrebbe preso tutto quello che era segnato sulla sua lista, James le avrebbe infilato caramelle e dolciumi nel carrello sperando che lei non se ne accorgesse fino all'arrivo alla cassa e sarebbero tornati in tempo, lui per i cartoni animati e lei per salvare Al dalle paranoiche attenzioni della signora Weasley, che aveva insistito per far respirare al piccoletto l'aria di campagna della Tana.
Subito dopo la chiusura delle porte automatiche, James iniziò a scorrazzare da una corsia all'altra, mentre lei, impugnando con aria decisa la sua lista e acchiappando un carrello, si dirigeva con sicurezza verso i salumi.

James adorava l'aria fresca del supermercato, soprattutto adorava la possibilità di correre da una corsia all'altra sfuggendo allo sguardo della madre. 

O almeno così credeva.

In realtà difficilmente Hermione lo perdeva di vista, era pur sempre un Auror ben addestrato, ma lasciava che James credesse di poter eludere la sua attenzione, una volta tanto.

Era pur sempre un Malandrino. 

Lo sentì schivare un carrello e scusarsi con qualcuno, per poi proseguire la sua corsa verso il reparto dei dolci, riempiendosi le tasche, sfrecciò nuovamente verso il suo carrello, riversando il contenuto delle tasche nel carrello e partendo ancora una volta verso il reparto surgelati, dove avrebbe trovato, a qualche frigo di distanza, tutta la scorta dei gelati del supermercato.
Lo vide appoggiarsi alla parete del banco frigo, premendo il naso contro il vetro e guardando con aria famelica una sgargiante confezione di MaxiBon.
Alzò gli occhi al cielo e lo raggiunse, poggiando una mano sulla zazzera di capelli corvini e scompigliandoli -Sembra che non ti dia da mangiare da mesi...te li sto prendendo...basta che la smetti con quella faccia disperata o le signore qui accanto penseranno che sono una madre degenerata.-
James arrossì e sorrise, allontanandosi così rapidamente dal vetro da scivolare all'indietro e cadere sul pavimento bianco.
Hermione ridacchiò e aprì lo sportello, afferrando la scatola, lo richiuse rapidamente e si voltò verso James, lasciando scivolare la scatola nel carrello.

-Alzati Jam, prendiamo i detersivi e abbiamo finito.-

Il ragazzino scattò in piedi, catapultandosi nell'ultimo reparto da visitare, l'ultima tappa che lo separava dal sedersi con un bel gelato sul divano a guardare Dragon Ball. 

Arriveremo puntuali! Non vedo l'ora di sapere cosa accadrà contro Majin Buu!

Fu con grande sconforto che accolse la visione di una cerva argentea, che galoppava attorno ad un pilastro di cemento.

Qualcosa mi dice che dovrò aspettare le repliche...

L'arrivo di Hermione fu segnalato dal rumore delle ruote del carrello, svoltò l'angolo ed entrò nel reparto, sgranando gli occhi davanti alla visione che le si presentava.
Un Patronus completo le girava attorno con aria spaventata, la cerva muoveva freneticamente le labbra ma non giungeva nessun suono alle sue orecchie, segno che chiunque l'avesse inviata non poteva parlare o almeno non riusciva a farlo.
La mano, frenetica, raggiunse la borsa marrone e le dita si chiusero attorno al freddo metallo del telefono.

Harry era tra le chiamate rapide.

Bastarono pochi squilli e la voce del marito le giunse, rassicurante, dall'altro lato della cornetta -Hermione ciao, sono qui con Gerald a controllare le...-
Hermione lo interruppe immediatamente -Harry...- sibilò allarmata, cercando di far sentire a James il meno possibile -Severus mi ha mandato un messaggio. Il suo Patronus è venuto a cercarmi...devi raggiungerlo immediatamente! Ti ricordi dove è casa sua vero?-
Percepì la preoccupazione di Harry nella sua voce -Si. Vado subito, tu porta James a casa...-

La comunicazione terminò all'istante e Hermione era già pronta a eseguire l'ordine, la mano era tesa verso quella di James mentre l'altra rimetteva il telefono nella borsa, quando la voce gracchiante di una signora, vagamente simile a quella di una fastidiosa cornacchia, strillò dinnanzi a tutto il supermercato -Oh Signore! C'è una cerva fantasma nel supermercato! C'è una cerva fantasma qui!-
Il Patronus, spaventato, scomparve in un guizzo argenteo mentre la signora gridava e sbraitava, terrorizzata.

Corse verso Hermione, a dire il vero era piuttosto agile per l'età che dimostrava, e si aggrappò con le mani rugose al suo carrello -Signora...l'ha visto anche lei, non è vero?-
Hermione fissò gli occhi azzurri e spalancati della donna, assunse un'aria preoccupata e sussurrò -Si sente bene, signora? Forse dovrebbe sedersi e bere un bicchiere d'acqua...- 
Continuava a parlare, sussurrando frasi rassicuranti mentre la mano, inoltratasi nuovamente nella borsa, frugava alla ricerca della bacchetta, non fece in tempo a chiudere le dita attorno all'impugnatura che la signora saltò in piedi come una cavalletta e corse verso uno dei responsabili del reparto, continuando a strillare -Non sono pazza! So quello che ho visto...c'era una cerva fantasma, signor...- abbassò gli occhi sulla targhetta del ragazzo, che la fissava con un misto di preoccupazione e timore nello sguardo, scompigliandosi i capelli biondi e accennando un sorriso alla donna -Simon...le giuro che non sono pazza!-

Simon cercò di allargare il sorriso, il risultato fu una smorfia grottesca -Signora...sono sicuro che c'è una spiegazione per quello che crede di aver visto...-
La signora gettò la borsa rosa che portava a tracolla per terra, allargando le braccia e continuando a gridare, sempre più forte -Crede?? Crede di aver visto? Io sono assolutamente sicura di ciò che ho visto! C'era una dannata cerva fantasma che girava nel reparto detersivi!-

Hermione gemette disperata, nascosta dietro un pilastro roteò la bacchetta verso la donna, sussurrando -Oblivion-
La signora, improvvisamente, abbassò le braccia e si rivolse dolcemente al giovane, ormai dimentica della furia che l'aveva assalita qualche momento prima -Scusi, signor...- nuovamente gli occhi corsero verso la targhetta del ragazzo, ora allibito -Simon...le spiacerebbe raccogliermi la borsa? Ho diversi problemi alla schiena e non riesco ad abbassarmi per riprenderla... Chissà come mi è caduta! Non è buffo? Non mi ricordo proprio come sia potuta finire a terra...-

Simon la guardò, aprendo la bocca, poi la richiuse, decidendo che aver a che fare con una pazza non rientrava nei suoi compiti.
Prese la borsa e la restituì alla signora con un sorriso, stavolta più disteso, sperando che la signora non lo aggredisse di nuovo. Lei lo ringraziò e si diresse verso la cassa, canticchiando.

Hermione guardò Simon sparire verso il magazzino, scuotendo la testa e borbottando qualcosa contro le anziane svampite.

La voce di James la beffeggiò -Questo si che è un caso da raccontare, mamma.-
Hermione gli diede un pizzicotto sul braccio, borbottando -Non raccontarlo a tuo padre e ti compro altre caramelle.-
James soppesò la proposta per qualche secondo, poi alzò la mano, pronto a stringere quella della madre, e sorridendo disse -Affare fatto.-

**

Avvolto nella giacca nera che Hermione gli aveva regalato per il compleanno, Harry si inoltrava tra le piccole stradine di Spinner's End, evitando lo sguardo insistente dei passanti.

Era sempre stato un brutto quartiere, malfamato. Forse per questo nessuno andava mai a trovare Piton. Harry si era sempre chiesto perché non avesse acquistato una nuova casa, forse sentiva il bisogno di stare vicino ai suoi ricordi, per quanto tristi fossero.
In un certo senso Harry vedeva del coraggio nella sua decisione di confrontarsi giornalmente con gli incubi e i fantasmi della sua infanzia.

Oltrepassò la porta marrone e scheggiata del palazzo, avvicinando il viso alla finestra per sbirciare nell'ingresso. Il tavolino di legno, con il vaso verde scuro rigorosamente vuoto era al suo posto, come anche il vecchio attaccapanni in ebano. Le dita calarono comunque sull'impugnatura della bacchetta, come gli artigli di un rapace, mentre le labbra sillabavano -Alohomora.-
La porta si schiuse sotto il tocco della bacchetta e Harry s'insinuò nello spiraglio che questa gli offriva.
Scivolò silenziosamente nell'ingresso, appiattendosi contro la carta da parati grigiastra e cercando di ignorare il tanfo di muffa e l'umidità che impregnava gli angoli del soffitto, strisciò fino alla porta che conduceva al salotto.
Poggiò la mano sul pomello più nero che argenteo e spinse con decisione, catapultandosi nella stanza e gridando -Lumos Maxima!- 
Un accecante fascio di luce sgorgò dalla punta della bacchetta, ma illuminò solo una stanza vuota.
Severus non era lì.

Ma che diamine...

La prima cosa che notò Harry erano le spaventose condizioni in cui la stanza versava. I divani erano stati rovesciati e squarciati, come anche i cuscini. Piume e spugna ricoprivano il pavimento e il tavolino rotto. Le gambe del tavolino giacevano a pochi metri di distanza dalla tavola di legno. Harry si chiese chi fosse stato gettato là sopra, se Piton o l'assassino.
Infilò le mani in tasca e tirò fuori un paio di guanti verdi, li indossò, ignorando il pizzicore che la lana gli provocava e si chinò a tastare il pavimento.

Rovistò in mezzo alle piume, cercando di riportare alla luce un qualsiasi oggetto che potesse appartenere all'assassino e che Piton poteva avergli strappato durante la lotta. Gattonò sotto i mobili, controllò tra le pieghe dei vecchi divani marroni, infine si ritrovò ad esaminare la libreria, dove quattro ripiani erano stati spezzati e i libri erano precipitati a terra come se fossero acqua versata in un bicchiere.
Inspirò forte e sollevò la bacchetta -Revelo.-
L'incantesimo non portò nulla alla luce, ad eccezione di qualche Accio e di uno Stupeficium, non c'erano altre tracce di magia, nessuna forma tangibile.

La magia lascia sempre un segno...

Harry pensò che questo avrebbe sorpreso il suo vecchio Preside. 
Albus aveva sempre detto che la magia lasciava tracce ed era vero. Forse l'incantesimo di Mason era solo difficile da vedere, era su una frequenza che non riuscivano a decifrare.
-Revelo!- la bacchetta rimase inerte nella sua mano, non c'era nessun segno.

Scosse la testa ed esaminò le altre stanze. I segni di lotta non si fermavano al soggiorno. La casa aveva diverse stanze, la maggior parte delle quali erano chiuse a chiave o addirittura sprangate, con tavole di legno e chiodi. Rimanevano agibili solo due bagni, in perfetto stato, la cucina, dove il tavolo era stato graffiato e rovesciato, ma non c'erano altri segni evidenti del passaggio dell'assassino, e infine la camera da letto di Piton.
Harry trovò la porta chiusa, fece un sospiro profondo, riflettendo sul fatto che non aveva mai immaginato di doverci entrare, un giorno.
La mano calò sulla maniglia e la porta si spalancò.
Oltre al letto disfatto, segno che evidentemente Piton era sparito solo quella mattina, non c'era alcuna traccia di lotta.

Ritornò in salotto, dove l'assassino aveva dato il peggio di sé, coinvolgendo l'anziano professore in una lotta feroce e prese il telefono, componendo velocemente quel numero che ormai sapeva a memoria.
La voce di Gerald giunse strascicata alle sue orecchie -Pronto, Harry?-
-Gerald...disturbo? Avrei bisogno di una mano...-
Sentì un sospiro afflitto dall'altra parte della cornetta -Dimmi solo dove..-
Harry sbuffò -A casa di Piton.-
-DOVE? Oh...Merlino!- il tintinnio di un mazzo di chiavi e il tonfo di un libro che cadeva seguirono la risposta di Gerald -Sto arrivando.-

Harry si sedette sul pavimento, raddrizzò la schiena e percepì le ossa scricchiolare. Chiuse gli occhi, inspirando l'aria di chiuso e la polvere che ricopriva con numerosi strati ogni oggetto di quella casa. Tenne il cellulare in mano per qualche secondo, poi le dita composero rapidamente il numero di Hermione e digitarono un breve messaggio.
Osservò le lettere unirsi sulla schermata luminosa e rilesse un ultima volta il testo prima di inviarlo.

**

Spero che tu abbia risolto al supermercato. Io sono arrivato, anche se in ritardo, e aspetto Gerald. La situazione non è la più divertente che io abbia vissuto ma è senza dubbio interessante. Tieni James a casa per oggi, c'è aria di pioggia.

Baci, Harry.

Hermione bloccò lo schermo del telefonino, sospirando. Harry usava messaggi in codice continuamente, alcuni semplici, altri difficili. Ron, che aspettava Harry per la loro partitella di Quidditch, alzò entrambe le sopracciglia, perplesso.
-Herm? Puoi tradurre per i comuni mortali come me?- borbottò, leggermente teso, sapendo che l'amico si era precipitato in casa di Piton dopo la richiesta di soccorso del suo Patronus.
Hermione annuì -Sta aspettando Gerald a casa di Piton perché gli dia una mano a capire cosa è successo, Ronald. Harry definisce poco divertenti ma interessanti tutte le rogne che incontra nei suoi casi. Ma per chiedermi di tenere James a casa deve essere davvero preoccupato, non ha trovato Piton. E sappiamo entrambi che Severus non è un uomo che accetta l'idea di chiedere aiuto ad altri, se ci ha chiamati...la situazione è davvero gravissima.-
Ron sospirò -Io non capisco perché essendo inseguito da maghi oscuri fin da quando aveva un solo fottutissimo anno abbia scelto un lavoro rischioso come quello degli Auror.-

Hermione sorrise -Scherzi? Ha scartato la carriera di giocatore di Quidditch dicendo che non era abbastanza pericolosa! Andiamo, Ron, Harry non è mai stato adatto ad un lavoro tranquillo. Il tuo amico è talmente abituato ad essere inseguito dal pericolo che ormai ha semplicemente deciso di corrergli incontro.-
Ron sbuffò -Siete due pazzi.-

Hermione rise -Non posso darti torto, Ronald.-

**

Gerald entrò quasi in punta di piedi, poggiò la schiena al muro, inspirando forte e scivolando verso il salotto.
Voltò la testa verso la stanza e bisbigliò -Harry?-
L'Auror alzò la testa e sorrise -Ci siamo solo noi, Gerald, rilassati.-
Gerald si allontanò dal muro e rispose al sorriso -Cosa pensi che sia accaduto?-
Harry si alzò dal pavimento, diede un paio di colpi ai jeans neri, pulendoli dalla polvere e si diresse verso la porta -Chiama gli Auror e andiamo via. Non c'è nulla qui che possa aiutarci a comprendere che fine ha fatto Piton, non da soli, almeno spero.-
Gerald annuì -Dirò che avevo un appuntamento con il professore per una delle mie Pozioni Restringenti, ho finito la mia scorta e tutti sanno che mi fido solo delle sue creazioni. Non è necessario che siano avvisati del Patronus, per altro inviato in un centro Babbano.-
Harry sorrise -Benissimo, io torno a casa. Voglio assicurarmi che non ci siano tracce del Patronus.-

**

La squadra Auror irruppe nella stanza, sebbene fossero passate due ore dalla chiamata di Gerald, si comportavano come se fossero arrivati in perfetto orario. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, detestava l'aria altezzosa dei suoi colleghi.

Non si curò molto di loro, si allontanò dalla stanza e si sedette su una panchina in ferro battuto, tanto era arrugginita che risultava essere più marrone che verde.

Quel cielo tanto grigio non poté che riportare la sua memoria agli occhi perlacei della giovane Sarah Thompson, sua cugina. 
Controllò l'orologio, segnava le quattro e un quarto.

Sarah era appena una sedicenne, probabilmente a quest'ora si stava godendo le vacanze con i suoi amici Babbani, raccontando di chissà quale college scozzese e cercando di renderli partecipi di una vita nella quale non sarebbero mai potuti entrare.
Sarah era una pessima studentessa, le poche volte in cui aveva chiacchierato con sua zia, la donna si era lamentata dei pessimi voti in Storia della Magia, in Pozioni, in Erbologia e in Trasfigurazione.
Gerald aveva sempre pensato che sua cugina non fosse il tipo adatto a stare seduta su una sedia per più di cinque minuti, quindi non si sorprese nel vedere una pagella costellata di Accettabile.
Alzò le spalle dicendo che era disponibile a darle qualche ripetizione in Pozioni e Trasfigurazione ma rassicurò sua zia sottolineando l'inutilità di materie come Storia della Magia visto che negli ultimi tempi, grazie all'attento lavoro del Ministro e dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche erano stati sanati molti dei conflitti tra maghi e Goblin.

Perché fermarsi a studiare guerre tra maghi e Goblin quando sarebbe molto più importante affrontare argomenti come le Guerre Magiche?

La maggior parte degli studenti di Hogwarts conosce Lord Voldemort perché appartiene alla storia moderna e conoscono i racconti dei genitori e dei nonni che hanno vissuto la guerra. Del resto molte famiglie ne portano ancora i segni, ma non hanno idea di chi sia Herpo il Folle, o Morgana...o di chi sia Grindelwald.
Il programma di Storia della Magia dovrebbe essere accelerato! Non dico di eliminare le guerre tra Goblin ma almeno dovrebbero essere fatte nei primi due anni di studio, dal terzo anno in poi ci si dovrebbe già avviare allo studio dei Maghi Oscuri.

Perso nelle sue critiche contro il sistema scolastico e i programmi dettati dal Ministero della Magia, Gerald non si accorse del grande fermento all'interno della casa, sobbalzò quando vide un fiume di Auror correre fuori e svanire nella Smaterializzazione.
Si voltò verso la porta d'ingresso e allungò un braccio, afferrando uno dei suoi compagni di Accademia per il colletto della divisa, lo trasse lontano dal gruppo e gli sibilò -Che diamine avete trovato, Andrew?-

Il ragazzo in questione, un tipo mingherlino, dai capelli biondo cenere scompigliati, il viso affilato e due occhi marroni incredibilmente vispi, sussurrò -Poche tracce di DNA sparse per l'appartamento. In teoria dovremmo analizzarle qui ma siamo stati obbligati a portare ogni singolo campione al Ministero. Per via dell'allarme talpa, suppongo.-
Andrew poté quasi vedere gli ingranaggi muoversi rapidamente nel cervello di Gerald, che, con aria assorta, continuava a stringere tra le dita il suo colletto grigio. Infine la mano si rilassò ed Andrew si voltò, smaterializzandosi e abbandonando l'amico in mezzo alla strada di Spinner's end, ormai deserta.




L'intero dipartimento, quando Gerald fece il suo ingresso, era immerso nel caos. La maggior parte degli stagisti era in pieno fermento, non c'era mai stata una tale mobilità all'interno dell'ufficio.
Allarmato, Gerald corse verso la sala delle analisi, schivando per un pelo una pila di moduli e scartoffie scorgendo il viso congestionato di Albert dietro i fogli bianchi, dopo un breve cenno di saluto scattò verso il deposito delle prove. 
L'origine di tutto quel movimento, proprio come Gerald temeva, era contenuta nel magazzino.
Black starnazzava in giro per il deposito, sbraitando e mulinando le braccia. Il viso rosso come il fuoco, gli occhi strabuzzati e la lingua penzoloni, in quel frangente, terrorizzarono il giovane Auror.

Intanto i rimproveri di Black imperversavano sulle due guardie del deposito -Come avete fatto a perdere il DNA prima che scoprissimo chi era la donna? Avete fatto entrare qualcuno qui? RISPONDETE INUTILI SACCHE DI STERCO DI DRAGO!-
Le due guardie, col capo chino, persistevano in un imbarazzato silenzio che Gerald decise presto di interrompere con un colpo di tosse.

Black si voltò verso di lui con uno scatto -Cosa vuoi?- gli occhi corsero alla ricerca del distintivo che Gerald allungò prontamente -Signore, sono l'Auror Thompson, sono stato io ad effettuare la richiesta di rinforzi.
Ho sentito che le prove sono state smarrite, ma perché sta parlando di una donna?-

Black grugnì -Avevano trovato qualche capello castano ma il DNA della donna non era schedato negli archivi. Avremmo dovuto eseguire una ricerca più approfondita ma questi due - indicò le guardie con un cenno sprezzante -hanno perso le prove. Le uniche prove che avevamo riguardo questo caso.-
Gerald annuì, lo sguardo si fece di nuovo vacuo e distante, mentre le ultime parole di Black rimbombavano nella sua mente.

Hanno perso le prove. Le uniche prove che avevamo riguardo questo caso.

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