Tutto quello di cui ho bisogno

By AlessiaSanti94

839K 37.3K 9.7K

Quando Nadia ha lasciato Roma per tornare al paese natale, si è portata dietro un cuore spezzato e tanta frag... More

.
2 Anni dopo.
Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
E se vi dicessi... Nuova storia?
Capitolo 10.
La Nuova Storia è stata pubblicata!
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
#AskAle
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36.
Capitolo 37.
IMPORTANTE!
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
#AskYourCharacter.
Capitolo 41.
Capitolo 42.
Capitolo 43.
Capitolo 44.
Capitolo 45.
Capitolo 46.
Capitolo 47.
Capitolo 48.
Capitolo 49.
Capitolo 50.
Capitolo 51.
Capitolo 52.
Capitolo 53.
Capitolo 54.
Capitolo 55.
Capitolo 56.
Capitolo 57.
Capitolo 58.
Capitolo 59.
Epilogo.
Capitolo extra + anticipazioni
Ringraziamenti
DIRETTA INSTAGRAM/PRESENTAZIONI NUOVI LIBRI

Capitolo 5.

14.1K 660 53
By AlessiaSanti94


Dopo essersi fatta una doccia rilassante, Nadia uscì dal bagno come nuova. Con gli abiti puliti e l'odore di tè verde che inebriava la stanza, sentì di aver portato via tutta la stanchezza del viaggio e del trasferimento. Prima di uscire, si mise di fronte allo specchio e tirò fuori un beauty case dall'armadietto: all'interno c'era il minimo indispensabile per il make-up. Non che adorasse incerarsi il volto o sembrare una donna delle réclame, chiaramente. Con il tempo aveva solo imparato a valorizzare i suoi punti forti, dal volto all'abbigliamento.

Quando varcò la porta del bagno, Ada si era già cambiata e l'aspettava con impazienza.

«Voglio vedere questo Campus prima che si faccia notte», borbottò, afferrando con una mano il suo zainetto e con l'altra la borsa di Nadia. «Dai, muoviti.»

«Ti ho soltanto chiesto di accompagnarmi in segreteria, Ada. Non di fare un tour del campus. Per quello ci sarà tempo.»

«Forse per te. Io al massimo farò il tour dei reparti nella clinica. Quindi, poche chiacchiere. Ho intenzione di scoprire subito cos'ha da offrire questo paradiso vivente in versione notturna.»

«È un Campus, non Disneyland», sospirò Nadia.

Ada sollevò le spalle e uscì dall'appartamento. Fuori dal loro dormitorio, il sole era appena tramontato e i lampioni iniziavano a rischiararsi. Lungo i sentieri in mattonato c'era un viavai di persone: alcune dirette verso l'uscita che dava sulla strada principale, bloccata dal traffico, altre sedute sulle panchine a parlare. Per loro, la giornata universitaria non sembrava ancora terminata.

«Visto? Saranno anche finite le lezioni, ma i ragazzi escono lo stesso. Forse dovremmo informarci su come passano il tempo la sera», propose la ragazza rossiccia. Aveva già puntato un gruppetto di persone di sesso maschile, sicuramente più grandi di loro.

La mano di Nadia piombò sulla sua spalla. «Prima la segreteria. Devo assolutamente prendere gli orari e la tessera della mensa, prima che chiuda.» Lo sguardo dell'amica si fece corrucciato, allora sgranò gli occhi, battendo dolcemente le palpebre. «Ti prego. Poi ti lascerò fare quello che vuoi.»

«Tutto quello che voglio?»

«Ma solo per oggi.»

Ada saltellò sul posto, improvvisando un balletto alquanto imbarazzante. «Ti farò provare il brivido della notte. Questa sera sarà nostra!»

Nadia rise e trascinò la ragazza sulla strada che portava verso la segreteria e il padiglione centrale. «Abbassa la voce, o penseranno subito che siamo matte.»

Una volta superata la zona del giardino, il marciapiedi sfociò nella piazza principale, un enorme ovale circondato dai vari edifici universitari. Al centro, una fontana sfavillava allegramente, rendendo l'intera zona più luminosa e piacevole. Tutto intorno erano disposte panchine, frecce d'indicazione, una mappa generale, e, sul prato, dei tavoli per le pause.

«Stando a quanto dice la mappa, la segreteria dovrebbe essere il piccolo edificio alla destra del padiglione centrale.» E infatti quando arrivarono di fronte alla struttura in mattonato rosso, notarono che sulla porta era affisso il cartello con su scritto "Punto informazioni e Segreteria".

Dopo essersi scambiate un sorriso, le due ragazze entrarono all'interno, varcando una porta scorrevole già aperta. Dentro c'erano poche persone, tutte già impegnate a parlare con gli addetti dietro le scrivanie. Almeno a organizzazione, la L.U.S.I sembrava essere efficiente.

Nadia si avvicinò all'unica postazione libera, dietro la quale era seduta una giovane signora. «Mi dica pure, signorina», le disse, mentre intanto continuava a pigiare pulsanti sulla tastiera.

«Mi sono appena iscritta al campus. Avrei bisogno anche sui corsi che dovrò seguire e sui vari orari.»

La segretaria allora alzò lo sguardo, percettibilmente più interessata. «Un trasferimento a metà anno? Curioso. Bene, vediamo un po'... nome, cognome e matricola?»

«Savini Nadia.»

«Sì, eccoti. Iscritta al primo anno di Lettere Moderne e Giornalismo. Stanza del dormitorio 124, palazzina B. Entrata con una borsa di studio. Erro?» chiese, leggendo la scheda utente che era comparsa sull'interfaccia del computer.

«No.»

«Grazie al cielo esistono i database di memoria. Altrimenti sarebbe impossibile conoscervi tutti, uno a uno. Bene, Nadia.» La donna afferrò dalla libreria dietro di lei un contenitore di plastica e lo aprì, tirando fuori dei fogli. «Questo è il tuo libretto universitario: qui segnalerai tutta la tua carriera, dall'inizio fino alla fine. Presta attenzione a non perderlo, mi raccomando. Poi, ti assegno la chiave di riserva dell'appartamento e la tessera magnetica con cui potrai accedere alla mensa e alla biblioteca.»

Nadia prese la card e le varie scartoffie, e le infilò nella borsa. «Potrei chiederle un'altra cortesia?»

«Purché lo faccia entro cinque minuti. Dopodiché la segreteria chiuderà i battenti, per oggi», scherzò lei.

«Potrebbe stamparmi l'orario delle lezioni del secondo semestre? Sa, vorrei arrivare preparata e in orario, lunedì.»

La donna annuì e si mise di nuovo a trafficare al computer. Dalla stampante fuoriuscì un foglio, a colori, che porse alla ragazza. «Ecco qui. Le lezioni sono divise per orario, canale e giorno. Ogni corso è contraddistinto da un colore diverso, per evitare errori.»

«Oh, grazie. È perfetto.» Nadia rimase stupita di fronte a tanta prontezza e professionalità. Si alzò dalla sedia entusiasta e salutò la dipendente, ringraziandola per la gentilezza.

«Le auguro una buona permanenza alla L.U.S.I, signorina Savini.»

***

«Questo chiosco fa dei panini strepitosi!» Esclamò Ada, tra un morso e l'altro del suo hamburger. Con Nadia avevano deciso di fermarsi a cena in una panineria all'angolo del campus, l'unica aperta anche durante le sere del fine settimana. Dalla gente che occupava i tavoli, doveva essere uno dei posti più frequentati dai ragazzi dell'università.

Nadia sorseggiò un po' di Coca Cola dal bicchiere di vetro e si guardò intorno, studiando l'ambiente. Nessuno si era accorto di loro, né le aveva inquadrate come "quelle nuove", come invece era successo nel suo vecchio liceo. Erano semplicemente due studentesse, come tutte le altre. E questo non poteva che essere un fattore positivo. «Anche il locale è carino», annuì, «e le persone sembrano più... disponibili

«Se in passato hai avuto delle brutte esperienze con gli studenti del tuo ex liceo, non vuol dire che qui accadrà lo stesso», la rassicurò Ada. «Sono passati due anni, Nadia. Il tempo è passato anche per loro.»

«In qualsiasi caso, se dovessi vederli qui, li eviterei. Cresciuti o no, con me hanno chiuso.»

Ada addentò l'ultimo pezzo del panino. «Io direi di pensare positivo. Potrebbe essere che frequentino un'altra università, o che non siano nemmeno più a Roma, addirittura.»

Nadia ci rifletté su, poco convinta. «Magari. Ma ho la sensazione che da un giorno all'altro mi ricompaiano di fronte agli occhi tutti», le rivelò, accennando un velo di preoccupazione nella voce. Effettivamente, da quando era arrivata al campus, aveva sentito un peso gravare su di lei. Come se ci fosse qualcuno a osservarla. Ma poi si era convinta che fosse solo frutto della sua immaginazione, e che il nervosismo facesse brutti scherzi. Anche se erano arrivate da un solo giorno, dei vecchi compagni del Machiavelli non ce n'era nemmeno l'ombra. Grazie a Dio.

«Andiamo, smettila di pensare al peggio come al solito. Dobbiamo divertirci stasera, ricordi?» Ada interruppe il suo flusso di pensieri negativi, picchiando il palmo della mano sul tavolo.

Nadia sussultò e sbatté le palpebre, come catapultata di nuovo nella realtà. Quando sentì il chiasso delle persone nel locale e la musica pop di sottofondo lanciata dai microfoni, si rilassò sulla sedia. «Hai ragione. Mi stavo rabbuiando senza motivo.»

«Scusate, bellezze. Disturbiamo?» Due ragazzi vestiti allo stesso modo affiancarono Nadia e Ada al tavolo, con una risma di fogli colorati in mano. Dall'aspetto sembravano più grandi di loro di poco, e indossavano delle felpe celesti, con su uno stemma di un'aquila bianca.

Le due amiche si lanciarono un'occhiata incuriosita e sospetta, che fece scoppiare a ridere uno dei due tipi, dai capelli mori e ricci. «Non mordiamo mica», mise subito in chiaro. «Mi chiamo Pablo.»

«E io sono Roberto. Mentre voi siete qui da poco, ci scommetto quello che volete», aggiunse l'altro, con un sorriso sornione. «Siete ospiti, future matricole, o turiste?»

Ada alzò un sopracciglio, scocciata. «Nuove iscritte», spiegò brevemente, dopo aver fatto le loro presentazioni.

«Te l'avevo detto, fratello.» Pablo batté il pugno contro quello dell'amico. «Mi ricordo di tutti i bei faccini della L.U.S.I.» Afferrò il bicchiere di Ada e le rubò un sorso della sua bevanda. «Ed ero certo di non aver mai visto i loro.»

«Ehi, quello è mio!» La ragazza fece per riprenderselo, ma Roberto le infilò tra le dita uno dei suoi fogli, per dissuaderla. «Cos'è questa roba?»

«Bene, ragazze. Sono davvero contento che abbiate scelto questa università, tra tante altre. Ci piacerebbe davvero passare la serata a spiegarvi la storia della L.U.S.I e di tutta la gente che l'ha frequentata, ma purtroppo andiamo di fretta», spiegò Roberto, guardando prima Ada, poi Nadia. «Dobbiamo ancora distribuire tutti questi inviti alle persone che sono qui dentro. E abbiamo meno di un quarto d'ora di tempo, prima che cominci ad arrivare la gente.»

«Cosa state pubblicizzando?» domandò Nadia, sbirciando uno dei fogli nelle mani di Roberto.

«Vedete le nostre divise? Chiunque le indossi qui dentro, fa parte dell'associazione sportiva della L.U.S.I. Calcio, tennis, basket, atletica... tutti gli sport sono raggruppati in un unico Club.»

«Inoltre, siamo anche l'unica associazione a organizzare le più strepitose, popolari e divertenti feste di tutto il Campus!», s'intromise Roberto. «Di solito ne organizziamo una a settimana, con il benestare del rettore e del collegio studentesco. La regola è uguale per tutti: portare amici e nascondere l'alcool. Sapete, siamo sportivi, ma anche noi abbiamo i nostri peccatucci, ogni tanto», sorrise, ammiccando.

Lo sguardo di Ada si fece brillante al solo sentire la parola "festa". «Continua, ti prego», lo esortò. «La mia soglia di interesse è improvvisamente aumentata.»

«Che ne dite di unirvi a noi stasera per vedere di cosa si tratta direttamente con i vostri occhi?»

«Ci sarà molta gente?» domandò ancora Ada. Stava iniziando a scalpitare sulla sedia.

«Molta gente? Ci sarà quasi tutto il campus. A parte gli sfigati di Lettere.» Roberto lanciò un'occhiata in tralice a Pablo. «Quelli sono amorfi. Non parteciperebbero a una festa nemmeno con una pistola alla tempia.»

«Facciamo così: se deciderete di venire, avrete una bevuta extra offerta dai sottoscritti. Direi che è davvero il vostro giorno fortunato, novelline.»

Pablo afferrò per le spalle Roberto e lo allontanò dal tavolo. «Adesso continuiamo il nostro giretto di ricognizione. Speriamo di rivederci dopo, ragazze.»

«Aspettate!» Li bloccò Ada, tirando indietro la sua sedia. Qualcuno dai tavoli dietro si voltò a guardare. «Non ci avete detto dove si terrà la festa!»

I due amici si lanciarono uno sguardo d'intesa, poi Pablo prese parola. «La sede del nostro Club si trova vicino ai campi sportivi, in fondo al campus. Basterà seguire la musica. Presentatevi dopo la mezzanotte e il party sarà già iniziato. Chiedete di noi.» Poi mise due dita sulla fronte e fece il saluto dei marines, dirigendosi verso un'altra parte del locale.

Ada li seguì con lo sguardo finché non scomparvero dalla loro visuale, poi tornò a posare gli occhioni sgranati su Nadia. «Hai ascoltato tutto, non è vero?» le chiese, esagitata.

«Purtroppo sì, e, non mi dire... vuoi andare a quella festa!»

«La nostra prima festa universitaria! Non possiamo perderla per nulla al mondo», gridò. «È un'ottima occasione per conoscere gente nuova e divertirci come non abbiamo mai fatto prima d'ora.»

Nadia si lasciò andare sullo schienale della sedia e tamburellò le dita sul tavolo. «Tu sarai la mia rovina. Ne sono certa», scherzò. «Ma non ho intenzione di fare la guastafeste. Se vuoi andare, ti seguirò.»

«Stento a credere che tu sia la stessa Nadia che si metteva a piangere per una matita rubata», le rivelò Ada, con gli occhi che le brillavano per l'emozione. «È grandioso!»

«Bene, sono quasi le undici. Io direi di pagare e fare un salto a casa per cambiarci». Propose. «O conciate così non ci faranno neppure entrare.»

Ada annuì e le diede man forte. «Già. Dobbiamo rimetterci a nuovo per il nostro debutto in società


Angolo dell'autrice.

Allora, cosa ve ne pare di questa nuova versione di Nadia, più coraggiosa e grintosa? Come pensate che andrà la loro prima festa al Campus? Ovviamente nei prossimi capitoli non mancheranno delle sorprese ;) Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, lasciando un voto o un commento. A presto, bellezze!

Continue Reading

You'll Also Like

283K 8.1K 72
Chi l'avrebbe mai detto che una festa organizzata in casa tra parenti e amici potesse far incontrare due persone che non si vedono da molto tempo? Em...
11.9K 315 23
Ayla Yildiz, sorella della stella juventina, per via di uno stage lavorativo finisce a Barcellona con un suo amico, i due vanno a vedere una partita...
30K 2.5K 49
Questo è il diario del calvario di una mamma che ha visto spegnersi la vita di suo figlio Andrea di undici anni per la leucemia linfoblastica acuta...
110K 4.9K 42
Lei: Lya Martini, diciottenne che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, nemmeno dai suoi genitori. Ha un passato che vorrebbe dimenticare ma...