Scarlett. H.S

Bởi Free_Freedom

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«Che diavolo ci fa una ragazza come te in un posto come questo?» Continuò lui a camminare in modo che potessi... Xem Thêm

P r o l o g u e.
Chapter One.
Chapter Two.
Chapter Three.
-
Chapter Four.
Chapter Five.
Chapter Six.
Chapter Seven.
Chapter Eight.
Chapter Nine.
Chapter Ten.
Chapter Eleven.
Chapter Twelve.
Chapter Thirteen.
Chapter Fourteen.
Chapter Fifteen.
Chapter Sixteen.
Chapter Seventeen.
Chapter Eighteen.
Chapter Nineteen.
Chapter Twenty.
Chapter Twenty-one.
Chapter Twenty-two.
Chapter Twenty-three.
Chapter Twenty-four.
Chapter Twenty-five.
Chapter Twenty-six.
Chapter Twenty-seven.
Chapter Twenty-eight.
Chapter Twenty-nine.
Chapter Thirty.
Chapter Thirty-one.
Chapter Thirty-two.
Chapter Thirty-three.
Chapter Thirty-four.
Chapter Thirty-five.
Chapter Thirty-six.
Chapter Thirty-seven.
Chapter Thirty-eight.
Chapter Thirty-nine.
Chapter Forty.
Chapter Forty-One.
Chapter Forty-Two.
Chapter Forty-Three.
Chapter Forty-Four.
Chapter Forty-Five.
Chapter Forty-Six.
Chapter Forty-Eight.
Chapter Forty-Nine.
Chapter Fifty.
Chapter Fifty-one
Chapter Fifty-Two.
Chapter Fifty-Three.
Chapter Fifty-Four.
Chapter Fifty-Five.
Chapter Fifty-Six.
Chapter Fifty-Seven.
Chapter Fifty-Eight.
Chapter Fifty-Nine.
Chapter Sixty.
Chapter Sixty-one.
Chapter Sixty-Two.
Chapter Sixty-Three.
Chapter Sixty-Four.
Chapter Sixty-Four Part 2.
Chapter Sixty-Five.
Chapter Sixty-Six.
Chapter Sixty-Seven.
Chapter Sixty-Seven Part 2.
Chapter Sixty-Eight.
Chapter Sixty-Nine.
Chapter Seventy.
Chapter Seventy-One.
Chapter Seventy-Two.
Chapter Seventy-Three.
Chapter Seventy-Four.
Chapter Seventy-Five.
Chapter Seventy-Six.
Chapter Seventy-Seven.
Chapter Seventy-Eight.
Chapter Seventy-Nine.

Chapter Forty-Seven.

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Bởi Free_Freedom

Il leggero venticello mi fece rabbrividire, sentivo il mio naso diventare quasi un cubetto di ghiaccio e odiavo quando succedeva, non avevo portato nemmeno una giacca. Strinsi le braccia al mio corpo velocizzando il passo, probabilmente stavo facendo una stupidata, origliare una conversazione in cui non centravo niente non portava nulla di buono, avrei dovuto controllarmi ma qualcos'altro mi spingeva ad andare. Quel ragazzino, Danny, mi disse che si trovavano in fondo alla strada e che molti pezzi della strada non erano illuminati dalla luce dei lampioni, ed aveva ragione.

Mi trovavo nel bel mezzo del buio e riuscivo a scorgere la luce di un lampione poco distante, ma quando mi avvicinai una una voce abbastanza familiare arrivò alle mie orecchie. Scattai nascondendo dietro un albero e ringraziai che fosse buio poiché meno luce c'era meno probabilità di essere scoperta esistevano.

«Ho dovuto dare dieci sterline a quel cazzo di ragazzino! Spero davvero sia importante, i soldi non crescono sugli alberi.» La voce alta e acuta di Louis era impossibile non riconoscerla, mi sistemai meglio riuscendo a vedere il profilo di Harry e di Louis, feci vagare i miei occhi posando gli occhi su un ragazzo su per giù della stessa età dei ragazzi, la sua pelle era chiara e il suo ciuffo castano era tirati all'indietro. 

Non l'avevo mai visto prima, doveva essere quel Diego.

«Erano solo dieci sterline, cosa sono? Niente, in confronto a quello che potrete avere.» Rispose l'altro portandosi una sigaretta alla bocca.

«Perché ci hai fatti chiamare Diego? Non potevi portare il tuo culo dentro?» Chiese poi Harry con il suo solito tono intimidatorio e incazzato.

Diego portò l'indice contro di Harry guardandolo accigliato. «Smettila di fare lo stronzo, ho da fare dopo non ho del tempo per bere un bicchierino che non mi offrirete nemmeno.» Alternò gli occhi tra Harry e Louis prima di raddrizzare la schiena e rivolgersi ad Harry. «Perché non mi rispondi mai quando ti chiamo e quando lo fai mi riattacchi il cellulare in faccia? Sono davvero curioso di saperlo.»

«Non mi piace ascoltare le tue stronzate e quando cominci a parlare ti divaghi un po' troppo.» Rispose Harry con la sua espressione accigliata.

«Scusami se non sono diretto come te.» Si portò una mano al petto con fare drammatico, cercai di fare meno rumore possibile. «Comunque sia è tutta la settimana che cerco di contattare Harry per questa cosa che ho da dirvi e visto che siete entrambi qui lo dirò una volta sola.» Sorrise soddisfatto.

«Ci sono in palio dei soldi?» Chiese Louis.

«Ci sono sempre in palio dei soldi Tomlinson.» Diego sembrò seccato ma un sorriso spuntò subito sulle sue labbra. «Sabato, allo scoccare della mezzanotte, 58 Whitworth Street. Portate le vostre piccoline, quindici mila sterline di mezzo.» Spiegò.

Corrugai le sopracciglia capendoci sempre di meno.

Piccoline? E tutti questi soldi?! Dannazione, sono davvero tanti.

«Quindici mila sterline?! Ci stai prendendo per il culo?!» Urlò Louis beccandosi un'occhiataccia da Harry che stava per rompersi un timpano a causa sua.

«No amico, è tutto vero.» Diede una pacca sulla spalla di Louis e quest'ultimo ricambiò con un sorriso a trentadue denti. «Allora Harry, non è fantastico?.»

Cosa stavano combinando?.

Harry sospirò prima di passare una mano tra i capelli. «Non credo verrò.»

«Stai fottutamente scherzando?!» Diego gettò furioso la sigaretta per terra ormai consumata prima si pestarla con la suola delle sue scarpe. 

«Sinceramente penso sia una presa per il culo e non voglio essere lì quando ci rimarrete fottuti.» Spiegò senza mezzi termini.

«Invece è qui che ti sbagli, è stato tutto organizzato da Hall.» Sottolineò il nome ricevendo un'occhiata confusa Louis.

«Quell'Hall? Dave Hall?» 

Diego annuì prima guardare ancora una volta Harry. «Secondo te perché ha messo in palio tutti quei soldi Harry? Vuole vederti in azione ancora una volta e non ha accettato di buon gusto il fatto che non l'hai richiamato dopo che ti ha lasciato il suo numero.»

«E quindi? Non mi fotte un cazzo di quell'uomo, ho altri impegni forse, sto aspettando una chiamata dal proprietario del The Cage di Londra. Sabato probabilmente sarò lì.» Scatto irritato.«Mi faranno firmare un contratto se l'incontro andrà a buon fine.»

Sgranai gli occhi e mi portai una mano davanti alla bocca cercando di non far alcun rumore con la bocca.

The Cage.

L'incontro.

Non ero affatto stupida sapevo cosa stava facendo, era totalmente fuori di testa?! 

Il mio cuore cominciò a martellare sul mio petto e cercai di ascoltare cosa stessero dicendo ignorando tutti quei pensieri poco raccomandabili che fecero capolino nella mia testa.

«E ti daranno quindici mila sterline se vinci?» Chiese Diego conoscendo già la risposta.

«Non è questo il punto, chi ti dice che vincerei io Sabato? Eh?» Domandò ormai al limite della pazienza Harry. 

«Andiamo! Ti conosco e l'altra volta sei riuscito a battere Jace senza problemi, perché questa volta dovrebbe essere diverso?» Allargò le braccia facendole poi cadere lungo i suoi fianchi. 

«Amico, quindici mila sterline sono una grande somma.» Parlò poi anche Louis.

«So che non ti piace quel tipo, nemmeno a me piace. Pensa solo ai soldi.» Continuò ancora Diego cercando di convincerlo.

«Va bene, se non ricevo quella chiamata allora mi presenterò al  58 Whitworth Street.» Si arrese pizzicando il ponte del suo naso con le dita.

«Saggia decisione!» Diego strinse le spalle di Harry con un braccio sorridendo come un bambino.

«Non farti false illusioni, se ricevo quella chiamata ti mando a-»

«Si si ho capito.» Lo interruppe nuovamente Diego, Harry spostò bruscamente il braccio del ragazzo dalle sue spalle sbuffando scocciato. 

Poggiai la schiena su quell'albero con le labbra schiuse ancora dallo stupore, mi lasciai alle spalle i ragazzi che parlottavano ancora tra di loro. Chiusi gli occhi e mi portai una mano sulla fronte sospirando.

Cosa diavolo avevano del cervello le persone di questo posto? Noccioline?.

Mi staccai dall'albero scuotendo la testa quando sentì Louis dire. «Non so perché ti comporti in questo modo Harry, io avrei accettato subito l'offerta di Dave Hall.»

Cominciai a fare dei passi cercando di non farmi scoprire. «Non sarò mai una marionetta e nessuno può gestire i fili.»

«Bene ragazzi, allora Sabato sera uno di voi due verrà a prendermi qui. Ho un guasto con la macchina.» La voce di Diego era ancora udibile e corsi quando mi trovai abbastanza lontana da non sentire più le loro voci e da non vedere più i loro volti.

Mi chiedevo se tutto questo fosse legale ma la domanda fu stroncata sul nascere. Ovvio che non lo era.

Mi sono sempre domandata cosa facesse per vivere ma non avrei mai pensato che.. combattesse. Perché i maschi devono essere sempre così stupidi? 

Improvvisamente sentì come un pesante peso sul petto che non riusciva a farmi respirare. Ero improvvisamente preoccupata per quello che sarebbe potuto succedere in uno di quell'incontri.

Mi chiesi se riusciva a capire quanto potesse essere pericoloso. 

E quel Diego, aveva proposto un incontro in quel posto in cui ricordo vagamente l'indirizzo?

Whitworth Street..

58 Street..

58  Whitworth Street.

Ma aveva parlato di portare qualcuno.. 

Sabato, allo scoccare della mezzanotte, 58 Whitworth Street. Portate le vostre piccoline, quindici mila sterline di mezzo.

Scossi la testa una volta arrivata davanti alla porta del The Crown. Entrai e venni invasa dal calore confortante del locale, era ancora pieno e dovevo finire il mio turno, mi avvicinai al bancone dove una Gyne con una coda abbastanza disordinata e l'alcool sparso per il bancone mi ricordò di quando le chiesi di sostituirmi. Mi sentì in colpa e le chiesi che avrei fatto io, quello che invece rispose lei fu;

Sono così stanca che non riesco a romperti i coglioni chiedendoti dove sei stata.

Le sorrisi e lei si occupò del magazzino, ma sapevamo entrambi che si era seduta a poltrire su qualche cassa di legno.

Le lancette correvano e senza rendermene conto mi trovavo sotto le coperte con gli occhi che non accennavano chiudersi, Anya dormiva tranquillamente ai piedi del letto e quasi la invidiai. Girai la testa di lato fissando il cuscino in cui ero poggiata, ripensando come la notte scorsa anche Harry aveva la sua testa lì, il suo petto contro la mia schiena e la sua mano nelle mie. Come solo il suo respiro sul mio collo era in grado di mandarmi in fibrillazione o come un suo semplice tocco era capace di farmi arrossire o far formicolare la mia pelle. 

Ricordavo benissimo che fu lui a portarmi fino a letto in braccio, erano così comode e la sensazione paradisiaca quando poggiai il mio viso sul suo collo. Non avrei dovuto finire quella bottiglia di birra, non ero affatto ubriaca ma ero abbastanza su di giri. Non avrei mai sfiorato con il mio naso la sua mascella tagliente fino al suo orecchio e sono sicura non avrei mai confermato il fatto che lui fosse bello.

Lo era, era più che bello, era perfetto.

Arrossì ai miei stessi pensieri e portai le mie mani ancora gelate sulle mie guance cercando di usarle come estintore.

Sospirai ritogliendole e posandole sul mio grembo giocando con le  mie stesse dita.

Era tutto così strano e irreale, non riuscivo ancora a credere che tutto questo stava succedendo a me, solo il giorno prima mi disse che non lo conoscevo e non sapevo niente di lui, ed aveva ragione. Non avrei mai immaginato che lui facesse quel tipo di cose, non avrei mai immagino combattesse e partecipasse agli incontri.

Chiusi gli occhi per un paio di secondi quando un piccolo flash ebbe la meglio, proprio di quella sera dove fece irruzione nell'appartamento di Alan con un tempismo quasi perfetto.

Soliti jeans scuri e leggermente strappati sulle ginocchia, e una felpa senza cappuccio della Calvin Klein e i suoi stivaletti.

Harry era tornato. Dopo cinque fottuti giorni era li appena entrato.

Non rimasi molto tempo con gli occhi spalancati e incredula che fosse lui, corrucciai lo sguardo quando notai uno dei suoi occhi, gonfio e di un rosso molto scuro, valeva a dire che non era da molto che se lo era procurato. Non riusciva a tenerlo del tutto aperto e non potevo fare altro che chiedermi..

Cosa diavolo aveva combinato?.

-

«Vattene, o ti gonfierò io l'altro occhio.» Mi alzai dal divano alle parole di Jamie che intanto si avvicinava a passo felpato ad Harry.

Harry sembrò aver perso tutto il divertimento di poco prima e la sua espressione si indurì, poggiò la bottiglia sul ripiano del bancone e strinse i pugni lungo i fianchi intanto che anche lui si avvicinò. «Chi ha fatto questo,» Indicò il suo occhio. «Non era lontanamente paragonabile ad una merda come te.»

«No..» Sussurrai spalancando gli occhi. «No.» Mi coprì gli occhi con le mani.

Non era la prima volta che dopo essere stato via un paio di giorni tornava con qualche occhio nero, gonfio o qualche taglio sul viso e in quel momento le cose stavano apparendo più chiare. 

Mi chiedevo sempre dove andasse, cosa facesse e il perché di quei segni sul viso, probabilmente anche qualche altra parte del suo corpo era dolente ma non me ne ero mai accorta essendo coperta dai capi d'abbigliamento, e lui sembrava davvero bravo a nascondere le emozioni.

«Idiota.» Borbottai liberando il mio viso dalla presa delle mie mani. «Sei un idiota.»

Mancava soltanto che iniziassi a parlare da sola, ma almeno avevo scoperto cosa facesse ogni qualvolta che mancava da questo paese.

__

Erano passati due giorni da quando venni a conoscenza di cosa non solo Harry ma anche Louis si divertivano a fare. Inutile dire che ero contraria a tutto ciò ma loro non sapevano e io sapevo. Detto così suonava un po' contorto ma il giorno seguente sarebbe stato il fatidico Sabato ed ero davvero agitata  per quello che sarebbe potuto succedere. Avevo già qualche idea stramba che mi girava per la mente ma non sapevo se metterne in atto almeno una di quelle. Sapevo già che avrei dovuto stare al mio posto ma ormai che ero a conoscenza di ciò che facevano era impossibile lasciare perdere.

«Scarlett, hai sentito quello che ho detto?» Mi risvegliai dai miei pensieri e prestai l'attenzione a Gyne che stava seduta sul divano con Anya sulle gambe. 

Si presentò abbastanza presto dicendo di voler passare del tempo con me e fare una bella chiacchierata tra ragazze, quella mattina non c'era molto da fare di sotto al locale così ci godemmo un po' di relax fisicamente, la mia testa era da tutt'altra parte.

«Si scusami, dicevi?» Mi scusai portando i piedi scalzi sulla superficie comoda del divano.

«E' davvero carina, hai deciso di tenerla?» Accarezzò la testolina di Anya , la quale emise un flebile miagolio.

Lanciai un'occhiata ad Alan che si trovava dietro l'isola della cucina la quale ricambiò sollevando le sopracciglia.

«Beh, è complicato.» Ammisi ritornando a guardare Gyne, Alan non sembrava il tipo di animali domestici, anche perché era quasi tutto il giorno impegnato con il suo lavoro e in parte lo capivo. Ma mi ero davvero affezionata a quella micetta e se l'avrei data volevo sul serio assicurarmi che venisse trattata come meritava. Purtroppo nessuno sembrava interessato e chi lo era non era in grado di prendersi cura di lei. «Sto ancora cercando casa per lei.» Allungai la mano lasciando una piccola carezza sulla schiena di Anya. «Tu sei interessata?» Chiesi sorridendo.

«Come ho detto, è davvero carina.» Scossi la testa divertita. «Non credo di essere in grado di prendermi cura di lei e poi penso che mio fratello la schiaccerebbe visto che non guarda dove mette i piedi.» Finì annoiata.

«Quanto sei melodrammatica.» Sospirai grattandomi il collo scoperto, i capelli erano rialzati in una crocchia orribile.

«Oh! Ti ho già detto che ho comprato un vestito stupendo?!» Scattò sul divano lasciando andare Anya che corse per la stanza dietro una pallina di carta. Una delle tante che fece Harry quella sera che dopo che uscì dal bagno lo trovai sdraiato sul mio letto con un vecchio quaderno tra le mani.

«No.» 

«Beh lo vedrai domani sera, è corto e senza spalline e di un colore acceso, l'abbinerò con-» Cominciò a parlare a raffica mentre io mi ero soffermata alle prime quattro parole.

«Aspetta,  domani sera?» La interruppi.

Di cosa stava parlando?

«Si, te ne  ho parlato prima non ricordi?» Scossi la testa abbastanza confusa. «Hai anche annuito, comunque domani il mio amico Luke compie gli anni e organizza una festa da sballo, l'alcool ti uscirà dalle orecchie Scarlett.» Sorrise battendo le mani.

«No io.. non mi va.» Pizzicai i miei polpastrelli con le unghia cercando di essere più  convincente possibile. 

«Cosa? Perché? Ti divertirai credimi!» Cercò di convincermi ma con scarsi risultati, ero sicura che l'unica che conoscevo in quella festa fosse stata Gyne non mi andava l'idea di passare l'intera serata ad annoiarmi mentre loro scherzavano e si divertivano. 

«No davvero, mi sentirei a disagio.»

«Ci saremo io, Niall, Liam e Zayn.» Corrugai le sopracciglia. «Niall è un grande amico di Luke e della sua compagnia.» Spiegò. «Ti divertirai.»

«E gli altri?» Chiesi immediatamente, forse troppo velocemente. Mi schiarì la gola ricomponendomi. «Gli altri non ci saranno?»

«Intendi Louis e Harry?» Chiese ed io annuì facendola sembrare semplice curiosità. Sapevo non ci fossero stati ma non sapevo se Harry la sera seguente sarebbe stato insieme a Louis oppure .. a Londra. «No, loro non ci saranno, Louis mi ha detto che erano impegnati.» Spiegò poi. «Allora vieni?»

Scossi il capo facendola sbuffare. «Non voglio, passerei volentieri la serata a casa a leggere un libro.»

Anche se in realtà avevo altro in mente.

Alan uscì dall'isola della cucina avvicinandosi alla porta. «Io vado, divertitevi.» Spettinò i nostri capelli con le mani ridacchiando e uscì chiudendo la porta alla sue spalle.

Gyne si lamentò sonoramente sistemandosi i capelli. «Sei noiosa Scarlett.» 

«Non sei la prima a dirlo.» Risposi ripesando al ragazzino di un paio di sere prima che mi disse la stessa cosa. Mi alzai dal divano avvicinandomi al frigo.  «Vuoi qualcosa da bere?» 

«Qualunque cosa, l'importante che non sia del latte.» Pronunciò l'ultima parola con una smorfia di disgusto facendomi sorridere.

Afferrai del tè freddo alla pesca per poi versarlo su due bicchieri. «Qualcosa incontrario con il latte?» La stuzzicai.

«Sono intollerante.» Rispose prendendo il bicchiere dalle mie mani. «Mh, sai cosa è successo poi tra Liam e Niall?» 

«No, tu?»  Prestai la mia attenzione a Gyne sperando che i due ragazzi avessero risolto. 

Scrollò le spalle guardando il contenuto del suo bicchiere. «Sono scesi da qui sorridendo e abbracciati.» Disse come se fosse la cosa più orribile del mondo.

Spalancai gli occhi e man mano il sorriso cresceva sulle mie labbra.«Ma è fantastico! Non sei felice?» 

Mi accigliai quando ritornò a guardarmi con l'espressione imbronciata di poco fa. «Beh si, ma c'è qualcosa che non mi torna.»

Sollevai le sopracciglia fermando il mio sorriso sul nascere. «Credi che trai due ci sia una storia d'amore?» Scherzai colpendole il fianco.

«Questo spiegherebbe perché Niall non mi abbia rivolto la parole.» Ridacchiò trovandolo divertente.

Certo per questo.

Roteai gli occhi al cielo. 

«Magari da oggi in avanti le cose saranno diverse.» Mormorai finendo il tè nel mio bicchiere. 

«Forse.»

Oltre questo ero davvero felice in parte, speravo in una loro riconciliazione. Per quanto ne so sono amici da molto tempo, sarebbe da stupidi mettere fine ad un'amicizia così. Lanciai un'occhiata a Gyne che stava parlando al cellulare, che non mi ero nemmeno accorta che fosse squillato, non sapevo se fosse una mia impressione o no, ma credevo che Liam vedesse Gyne come una semplice amica e niente di più anche se l'aveva illusa baciandola in quel pub, ma almeno lui se l'è ricordato e ha voluto chiarire.

E dicono che noi ragazze siamo complicate.

Non riuscivo però a rimanere totalmente serena e a non pensare l'idiozia che volevano commettere Louis e Harry il giorno seguente.

Gyne rimase con me tutto il pomeriggio, parlammo di tutto e mi chiese se Jamie si era fatto sentire, no, fu la mia risposta. Probabilmente avrei dovuto chiamarlo dicendogli che non avrei voluto discutere con lui ma qualcosa mi spingeva a non farlo, avevo perso le staffe e non era da me. Lui credeva di sapere tutto parlando con così tanta superficialità ed evidentemente nemmeno io sapevo nulla di Harry.

Gyne mi obbligò poi a sottopormi come vittima mentre sperimentava qualcosa con i miei capelli.

Rabbrividì quando passò i capelli dietro le mie spalle, in realtà adoravo quando mi toccavano i capelli. Mi rilassavo in un battito di ciglia e avrei potuto anche addormentarmi.

«Se avessi io dei capelli così lunghi rimarrei davanti allo specchio l'intera giornata provando nuove acconciature.» Armeggiò con delle ciocche ondulandoli leggermente, i miei capelli non erano completamente lisci ma non avevano nemmeno qualsiasi altra forma. Erano solo orribili.

«Non sono molto brava in questo genere di cose.» Ammisi chiudendo gli occhi, pensai di far sistemare i miei capelli da Gyne molto più spesso. 

«Si ho visto, l'unica cosa che fai con questi capelli sono solo code e chignon.» Non potei vederla essendo dietro le mie spalle ma sapevo che aveva appena portato gli al cielo.

«In realtà non so come tu riesca a fare altro.» La sentì sospirare e posizionarsi davanti a me. «Cos'hai combinato?» Chiesi poi aspettandomi qualsiasi cosa.

«Niente, cosa ti fa credere che io abbia combinato qualcosa?» Chiese offesa. «Comunque sia manca solo un'ultima cosa.» Afferrò due forcine e legò le ciocche davanti lateralmente. «Fatto, ora si.»

«Posso andare a guardarmi?» Chiesi alzandomi dalla sedia, lei annuì con un sorriso a trenta due denti e mi seguì sino al bagno. Accesi la luce e spalancai gli occhi, è così strano il fatto che dei capelli possano cambiarti in meglio e farti sembrare quasi un'altra persona. «Sono bellissimi.» Sorrisi toccando le lunghe ciocche cadere lungo le mie spalle.

«Si, e se ti conci così spesso farai conquiste in tutto il paese.» Mi affiancò ridendo a fior di labbra.

«Non esagerare adesso.» Ridacchiai anche io quando sentì la porta dell'appartamento sbattere.

«Non lo sto facendo.» Si portò una mano al petto nello stesso esatto momento che il suo cellulare suono.

Sbirciai sul suo cellulare vedendo un messaggio; 

Da: Adam Grande Merdina.

Scendi, sono di sotto o me ne vado e dirò ad Alan di farti dormire nel suo magazzino dentro una cassa.

Ridacchiai e lei si lamentò sonoramente al messaggio ricevuto da suo fratello.

«Dio mio, non vedo l'ora che si trova una ragazza, si sposa e mi lascia in pace.» Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Chi ti darà i passaggi poi?» La stuzzicai.

«Mi serve solo a quello e basta.» La seguì fuori dal bagno non smettendo di sorridere divertita. Alan era dietro l'isola della cucina con del cibo congelato tra le mani. Immaginavo fosse entrato lui. «Ciao Alan, la merdina di mio fratello mi aspetta di sotto.» Borbottò sistemando la sua borsa sulla spalla per poi lasciare un bacio sulla guancia di Alan.

«Va bene pensavo ti saresti fermata qui.» Ridacchiò Alan vedendo l'espressione afflitta di Gyne. «Salutami Adam.»

«Si si, ciao Scarlett.» Lasciò un bacio anche sulla mia guancia prima di uscire fuori sbattendo la porta scocciata.

Scossi la testa divertita. «Vanno molto d'accordo quei due.» Mi avvicinai sedendomi sullo sgabello e poggiando i gomiti sul marmo del ripiano.

«Come tutti i fratelli.» Ironizzò guardandomi per  qualche secondo, ci accigliò. «Devi uscire?» 

«No, perché?»

«Non lo so, cioè i tuoi capelli sono-» 

«Oh, è stata Gyne. Lascia stare.» Lo interruppi con un cenno di mano.

«Sei molto carina così.» Si complimentò annuendo prima di posare gli occhi al pollo congelato sul ripiano.

«Grazie.» Mormorai schiarendomi la voce. «Pollo stasera?» Chiesi seguendo le sue mosse.

«Si, ci avevo fatto un pensierino. Che ne dici di pollo al curry?»  Propose.

«L'adoro.» Risposi sollevando il mento.

«Ti va di aiutarmi?» 

Molto gentile da parte tua Alan.

Pensai.

«Sono una frana in cucina.» Arricciai il naso grattandomi un braccio. 

«Non preoccuparti, ti farò qualcosa di semplice come..» Penso guardandosi intorno. «Facciamo così, io mi occupò dei fornelli, intanto tu puoi..» 

«Non voglio rovinare la cena.» Ammisi facendolo ridacchiare.

«Pela i pomodori, privali di semi e poi taglialo a pezzi.» Ordinò. «E' abbastanza facile.»

Annuì prima di aggirare l'isola della cucina e lavarmi le mani prima di afferrare un pomodoro e fare come mi disse. Afferrai il pelapomodori e anche se sapevo che non avevo le giuste abilità a che lo stessi tenendo in modo sbagliato riuscì a pelarlo senza tagliarmi un dito, anche se era ancora presto per dirlo visto che dovevo ancora tagliarlo a pezzi.

«Mh, brava. No era così difficile come credevi.» Sorrise incoraggiandomi. 

«Una volta ho fatto scattare l'armare antincendio e sono venuti i pompieri sfasciando la porta di casa mia solo perché volevo cucinare un po di pasta all'olio.» Confessai tagliando a metà il pomodoro.

«Diamine ragazza, come hai fatto?» Rise scuotendo la testa.

«Non ne ho la minima idea.» Sospirai cercando di togliere tutti i semi assumendo una faccia disgustata.

Aiutai Alan con il tagliuzzare delle cose e mi tagliai il polpastrello del dito, fortunatamente era una ferita superficiale che medicai velocemente e coprì con un cerotto del cartone di Frozen, inutile dire che usai ancora una volta Olaf facendo ridacchiare Alan.

Mi disse di stare pure seduta e che non era necessario che l'aiutassi, così sbuffai e sedendomi alla mia postazione precedente borbottai, Te l'avevo detto.

Sospirai e annoiandomi giocai con un tovagliolo poggiato sul ripiano di marmo, tolsi poi le forcine e mi rialzai nuovamente i capelli in un coda alta, il caldo che c'era in quella stanza a causa dei fornelli era in un primo momento piacevole. Gli occhi di Alan si fermarono sul mio collo e lo guardai accigliata.

Si schiarì la gola prima di abbassare lo sguardo su qualunque cosa stesse facendo. «Un po' di tempo fa.. quando mi hai aiutato a trovare delle bottiglie in magazzino,» Mi guardò di nuovo negli occhi. «Ho notato quella macchia chiara che hai sul retro del collo.» Finì con il tossire leggermente.

«Oh si, la odio.» Mormorai. «E' una voglia che ho da quando sono nata.» Scrollai le spalle, avevo sempre odiato quella voglia, fortunatamente era sul retro del collo e non la vedevo mai. «Non sapevo l'avessi notata.»

Si grattò il mento prima di fare un cenno con la testa di noncuranza. «E' stato solo un'attimo.» Rispose aggiungendo qualche altro cibo tagliuzzato sulla padella. «Ed è una cosa,» Deglutì. «Una cosa genetica?»

Un argomento davvero interessante, pensai, parlare della mia voglia sul collo.

«Intendi se qualcuno nella mia famiglia c'è l'abbia?» Preferivo non usare "l'avesse.", Alan annuì distrattamente. «No, sembra che io sia l'unica.» Risposi poi. «Sai, mia madre mi dic-» Mi bloccai immediatamente sgranando leggermente gli occhi proprio quando i suoi incontrarono i miei. Non riuscivo a capire questo improvviso bisogno di parlare di mia madre, mi guardava in modo curioso aspettando che continuassi così mi schiarì la gola. «Mi madre ha sempre detto che probabilmente durante la sua gravidanza avesse avuto questa voglia di latte e si toccò il collo, così macchiando me. Ma mi sembra così stupido.» Spiegai con meno enfasi di quando avevo iniziato.

«E' una donna superstiziosa?»

E', dio quanto faceva male.

Deglutì annuendo «Si, lei lo è.» Chiusi un attimo gli occhi scacciando via le lacrime, non potevo piangere davanti a lui, avrebbe cominciato a fare domande e l'ultima cosa che volevo era dare risposte. «Ma io non sono una tipa superstiziosa, voglio dire, chi ha inventato queste teorie? Sono assolutamente infattibili.» Cercai di far passare l'attenzione alla questione "Superstizioni".

«Ti dirò, nemmeno io ci credo.» Mi sorrise poi e mi sentì in dovere di ricambiare.

Si voltò controllando il pollo che tagliò a bocconcini evitando di combinare un pasticcio con la padella. Si bruciò il dito e sussultò portandoselo alla bocca, risi di gusto e portai  le mani davanti alla bocca cercando di fermarmi.

«Ehi, anche i migliori si bruciano.» Mi ammonì cercando di essere serio ma fallendo miseramente.

Alzai le mani in segna di resa mordendomi il labbro inferiore ma un sorriso divertito comparì lo stesso sul mio viso. Alan si allontanò in salotto prendendo qualcosa da una dispensa e tornò un paio di minuti dopo in cucina con una bottiglia di vino. 

Non prestai molta attenzione a cosa ci fece poiché senza rendermene conto una domanda uscì dalla mia bocca senza averla davvero elaborata con il mio cervello. «Sei sposato?» Onestamente mi sembrò abbastanza stupido averglielo chiesto, ovvio che non lo era. Stava da solo prima che io venissi qui e alle sue dita non c'era nessuna traccia di anelli.

La sua postura di irrigidì e la sua mascella si tese, il pensiero che magari fosse vedovo mi balenò nella testa facendomi sentire un'idiota per non aver considerato quella tesi.«Non sono mai stato fortunato in amore.» Cercò di rilassarsi e ci riuscì ma c'era sempre qualcosa che lo faceva restare in guardia.

«Quindi è.. un no?»  Chiudi quella boccaccia! Mi rimproverai ma la mia bocca non si dava limiti.

«No.» Scosse la testa pressando le labbra in una linea sottile.

Lasciai andare un sospiro di sollievo quando mi guardò stranito. «Pensavo fossi vedovo dopo quella domanda e mi stavo insultando mentalmente.» Confessai sentendomi meglio.

Tirò su un sorriso forzato.«Sta tranquilla, e comunque sia non mi dispiace.» Scrollò le spalle guardandosi intorno. I suoi occhi dicevano il contrario. «Sono solo da molto tempo.»

«Solo?» Domandai con un pizzico di amarezza nella mia voce, lui annuì ormai indifferente alla cosa. «La tua famiglia?»

Avrei potuto esercitare come Detective.

«I miei sono andati via da questo posto abbandonandoci ai nostri destini, non erano contenti del futuro che avevano scelto i loro figli.» Scrollò le spalle.«E qualche anno fa sono venuto a sapere che mio padre è morto durante il suo terzo infarto da un mio vecchio amico, nemmeno dalla donna che mi ha messo al mondo.» Pulì nervosamente il il ripiano di marmo e sapevo che fosse un argomento difficile per lui.

«Quindi.. quindi hai anche un fratello o delle sorelle?» Mi aveva detto che era solo ma aveva anche detto che aveva dei fratelli o delle sorelle, magari non era davvero solo.

«Un fratello, ma è come se fosse morto.» Tirò lo straccio in un angolo della cucina così furiosamente che sobbalzai. «Scusami.» Sussurrò poi.

Scossi la testa in modo che capisse di non preoccuparsi. «Io davvero però continuò a non capire, come potevano i tuoi non essere contenti di te, non conosco tuo fratello ma-» I suoi occhi saettarono nei miei alla parola fratello. «Ma tu hai questo posto e.. e sei così buono.»

«Non è sempre stato così.» Mormorò credendo che non potessi sentirlo ma decidi di non far ulteriori domande quando si girò dandomi le spalle.

Cosa voleva dire con questo? Sapevo che nascondeva più di questo e lo comprendevo, tutto hanno dei segreti che vogliono solo tenere per se stessi e di certo Alan non verrebbe a dirli a me.

D'altronde le persone di scheletri hanno riempito gli armadi.

«Domani sera quindi non uscirai con Gyne? Mi sembra almeno di aver capito così oggi.» Domandò sembrando ritornato sereno come prima di quella conversazione, mi fece sentire un po' in colpa quel mio fare invadente.

«Mh, no.» Scossi la testa pressando le labbra in una linea sottile.

«Vuoi sul serio rimanere a letto a leggere un libro?» Un piccolo sorriso spuntò sul suo viso.

«Si.» Scrollai le spalle. «Cosa c'è che non va in questo?» 

«No, assolutamente niente.» Alzò una mano in segno di resa. «Sei sicura di non voler andare per non incontrare Jamie?»

Jamie in quel momento era l'ultima persona alla quale avrei parlato, non per volerlo male, affatto. Ma dopo il modo in cui si è comportato preferirei mettere avanti altri tipi di problemi.

«No, Gyne me l'avrebbe detto se ci fosse stato anche lui e non sarebbe mancato il quarto grado  nei miei confronti in modo che io ci andassi.» Spiegai.

In realtà la curiosità di sapere, non cosa, ma come e perché di questo folle e irresponsabile comportamento che Harry portava avanti.

Era costretto a partecipare a quegli incontri? Era solo un suo Hobbie? Dannazione, sapeva che non sempre le cose sarebbe andati come programmato da lui. 

Sarebbe potuto essere pericoloso.

Della finta tosse mi riportò alla vita reale dove Alan cercava di ottenere la mia attenzione. «Sei ancora nel pianeta terra?» Sollevò le sopracciglia.

Mi accigliai per un momento formulando per bene la domanda che avrei voluto porgli. «Quanto è lontano 58 Whitworth Street da qui?» Sperai la prendesse solo come una delle mie tante curiosità e che avessi citato l'indirizzo alla perfezione.

«58 Whitworth Street?» Annuì alla sua domanda. «Un po', perché?»

Smisi di respirare giusto un paio di secondo pensando ad una risposta sensata e realistica da dargli. «Ieri sera di sotto, ho sentito un paio di uomini parlare di.. di questo posto, magari forse già conosco quelle parti ma non conoscevo il nome delle strada.» Mentì mordendomi il labbro inferiore.

«Non penso tu ci sia già passata, è un posto abbastanza isolato e non molte macchine passano da lì visto che le abitazioni in quella zona sono abbandonate e distrutte con il passare del tempo.»

«Precisamente quanto lontano?» Richiesi ancora.

Sospirò prima guardare un punto fisso dietro di me. «Saranno circa.. undici chilometri.» Rispose poi. «Come ti ho già detto non è proprio dietro l'angolo da qui, sopratutto se non hai un mezzo.» Mi guardò accigliandosi nuovamente guardando il mio viso pensieroso.

Tutto quello che volevo fare era accettarmi con i miei occhi cosa stessero per fare.

Se erano davvero così sprovveduti da partecipare a questo genere di eventi fino a rischiare di farsi davvero del male.

Probabilmente, Louis o Harry sarebbero passati per dare un passaggio a Diego che come avevo capito non poteva muoversi senza una macchina, si sarebbe fatto venire a prendere in fondo alla strada, nello stesso posto dove li sentì discutere.

Avrei voluto seguirli, ma mi mancava un mezzo per farlo.





Spazio Autrice;

Tada da dan! Ecco qui! Un nuovo capitolo fresco di giornata pronto per voi!

E Scarlett origlia sempre eheheh un giorno di questi ci rimarrà secca lol.

In questo capitolo si parla meno di Harry e Scarlett e più di questi eventi -come li chiama quest'ultima- dove Harry si diverte a partecipare! Si parla anche un po' della vita di Alan.

Votate e commentate dicendomi cosa ne pensate! Go goo.

343K letture! Awh!

Siete stupende e sono così felice che Scarlett continui a crescere! 

See you soon.

All the love. xx

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