Come le ali di una farfalla

By kimadder

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Emma Cooper è un'adorabile sconclusionata di ventun anni. Affronta la vita vestita di colori pastello e armat... More

Emma e Ollie
Cara G.
1. Il permesso
2. L'incontro
3. Il pugno
4. L'ospedale
5. L'ultima sigaretta
6. La dichiarazione
7. I buoni propositi
8. La panchina
9. Il numero
10. Lo stratagemma
11. La festa
12. Il regalo
13. La rissa
14. Il campo da football
15 - Il sogno
16 - Gli occhiali
17. La farfalla e il pipistrello
18. La fuga
19. L'ospite
20. La pulizia
21. La ricercata
22. La visita
23. L'approccio
24. La lista
26. La scommessa
27. I pesci
28. I biglietti
29. La (non) sorpresa
30. La proposta
31. Lo scontro
32. La maglietta
33. Il concerto
34. La cena
35. Il film
36. L'onda perfetta
37. Il bacio
38. Il colibrì
39. La clinica
40. L'ostaggio
41. L'avvertimento
42. Il tatuaggio
43. Il regolamento di conti
44. Il consiglio
45. Frammenti di una sera
46. La prima volta
47. Il 𝐺𝑖𝑛 𝑎𝑛𝑑 𝐻𝑜𝑝
48. La buonanotte
49. Il Principe delle Tenebre
50. Il materasso
51. Le tenebre
52. La gelosia
53. La dedica
54. 𝘓'𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘰
55. 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘪𝘯𝘦
56. La rottura
57. Marzo
58. Aprile
59. 𝙼𝚊𝚐𝚐𝚒𝚘
60. 𝙵𝚊𝚝𝚝𝚒
61. 𝙲𝚘𝚛𝚊𝚐𝚐𝚒𝚘
62. Giugno
63. Il matrimonio (1)
64. Il matrimonio (2)
65. La promessa
66. La festa
𝕀𝕝 𝕝𝕚𝕖𝕥𝕠
𝕗𝕚𝕟𝕖
Come vi ringrazio🩷🦋

25. La torta di mele

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By kimadder

Emma

«Ragazza farfalla, quello sguardo triste non ti si addice». Mi rimproverò Ben mentre era intento a tagliare una fetta di crostata.

Gli sorrisi, anche se a fatica. Ollie era appena salito in camera sua con Sutton per realizzare il desiderio numero uno sulla mia lista. Solo che con lei...

«Ecco, così va molto meglio». Mi fece l'occhiolino prima di ingurgitare con un solo boccone metà fetta. «Cazzo, Emma, non ho mai mangiato una crostata così buona!». Ben parlò a bocca aperta e occhi chiusi.

«È la ricetta di mia nonna».

«Non vedo l'ora di assaggiare quella di mele. A proposito, andiamo!».

«Dove?».

«A mangiare la torta di mele più buona della città. Così, quando assaggerò la tua, potrò decretare il vincitore tra America e Italia. Oppure vuoi rimanere qua a sentire le urla di piacere di Sutton? Ti assicuro che non è un'esperienza piacevole».

Rabbrividii al pensiero. «Vado a lavarmi i denti». Mi affrettai a rispondere.

Rimasi meravigliata quando ci addentrammo per le strade della parte nord della città e lo fui ancor di più quando Ben mi tenne aperta la porta del locale in cui stavamo entrando.

«Benvenuta nel regno delle torte di mele. È la migliore della città secondo la mia personale classifica. Puoi fidarti, le ho provate tutte». Mi spiegò Ben mentre prendevamo posto. «Hai presente l'orgasmo perfetto? È anche meglio!».

No, non avevo presente l'orgasmo perfetto perché non ne avevo mai avuti.

Mi guardai intorno. La carta da parati a righe bianche e rosa, la sfilza di dolci guarniti elegantemente e disposti dietro la vetrina del bancone e la musica Indie Pop che creava un'atmosfera davvero rilassante avrebbero fatto sembrare Ben tremendamente fuori posto, se lui avesse mostrato di essere un minimo a disagio. Invece, la montagna di muscoli ricoperta di tatuaggi che mi sedeva davanti era più che a proprio agio.

Sfogliava il piccolo menù concentrato, sfregandosi la barba con l'indice e il pollice. «Lo leggo sempre ma alla fine prendo il solito: torta di mele e caffè. Tu cosa prendi?».

C'era il serio rischio di finire in coma diabetico visto che mi ero fatta fuori metà crostata, ma Ben mi aveva promesso la torta di mele più buona della città e non potevo tirarmi indietro.

«Torta di mele anche per me». Decretai mentre prendevo il telefono che stava squillando dalla borsa e sorrisi quando la GIF di Taylor Swift che si dimenava in un mini abito plissettato che mi aveva inviato Penelope mi confermò il programma della giornata.

«Perché sorridi, ragazza farfalla?».

Facevo fatica a contenere l'entusiasmo. «Andrò all'Holi Festival ad Huntington Beach». Risposi in presa alla trepidazione.

«Con chi?».

«Con Penelope».

«Ah, beh, grazie per l'invito!». Esclamò Ben alquanto offeso.

«Non pensavo fossi interessato a questo tipo di evento». Mi giustificai dopo che Ben comunicò al cameriere le nostre ordinazioni.

«Io sono il Re delle feste e dei festival. Certo che sono interessato!».

«Okay... Allora, Ben, vuoi venire con noi?».

Ben sorrise trionfante. «Cavolo, sì!». Poi estrasse il telefono dalla tasca e iniziò a far danzare i suoi pollici tatuati sullo schermo.

«Che stai facendo?».

«Lo sto dicendo agli altri».

«Gli altri tipo Noah e...».

«Ollie».

«Ah».

Ben alzò gli occhi dallo schermo. «Vuoi che non li inviti?».

Scrollai la testa. «No, ci mancherebbe. Ma non penso che Ollie verrà. Soprattutto se sa che ci sono io».

Ben fece spallucce prima di posare il telefono sul tavolo. «Ollie fa quello che vuole. Io voglio venire. Stasera ci si diverte, ragazza farfalla!».

Sorrisi soddisfatta.

Ben si fece serio tutto d'un tratto. «Sai, io ti ammiro».

«Davvero?». Chiesi abbastanza sorpresa. Nessuno mi aveva mai ammirato, né fisicamente tantomeno moralmente.

«Sì. Sei determinata, non ti importa delle conseguenze, ma solo di realizzare i tuoi sogni».

«Ci provo, ma come vedi non mi sta andando alla grande».

Ben si sporse verso di me, facendo leva sugli avambracci. «Questo lo dici tu». Mi fece poi l'occhiolino con fare misterioso.

«E tu, Ben? Che sogno vorresti realizzare?». Gli domandai sostenendo il suo sguardo.

Ben tornò al suo posto, sprofondando con la schiena nel cuscino del divanetto. «Voglio innamorarmi e mettere su famiglia».

«E c'è qualcuno che ha rapito il tuo cuore muscoloso e tatuato?».

Questa volta fu Ben a rimanere sorpreso. «Sei la prima che non ride».

«Perché dovrei ridere? Essere innamorati è bellissimo. Ti fa sentire estremamente viva».

«Ma fa anche soffrire».

«Penso faccia parte del pacchetto. Allora, dimmi: c'è qualcuno?».

«Sì, quella ragazza là». Mi voltai verso il punto che mi stava indicando. «Viene a fare colazione qua ogni mattina. Non sono un pervertito». Tenne a precisare. «Vengo anche io spesso perché lavoro qui vicino. Per questo l'ho notata».

Guardai la ragazza con più attenzione. «È molto carina».

«Ha una bellissima voce e un profumo che ti manda su di giri. Giuro che pagherei per stare seduto vicino a lei».

Ben parlava continuando a guardarla e a me sembrò di osservare il mio riflesso allo specchio. I suoi occhi erano innamorati quasi quanto i miei.

«Ben, ma sei veramente dolce! Perché non ci hai parlato?»

Scrollò le spalle. «L'hai vista? È una di quelle che vive nella parte sbagliata della città!».

«Parte sbagliata?».

«Quella ricca». Mi spiegò tornando a guardare me.

«Anche io vivo là».

«Sì, vero. Ma abbiamo capito che sei un caso a parte. È un complimento... Comunque, non ho nessuna speranza. Quelle come lei non finiscono con quelli come me».

Mi misi a riflettere. Il suo discorso suonava assurdamente sbagliato. «Okay, aspetta qua».

Mi alzai dalla sedia senza dargli modo di rispondere e raggiunsi la ragazza che stava dietro il bancone a trafficare con la macchina del caffè. Aveva svariate ciocche rosa e un'espressione infastidita che peggiorò quando le rivolsi la parola.

«Ciao». Sfoderai un ampio sorriso.

«Per lamentele sul servizio rallentato devi contattare il costume care. Ecco». Mi spiegò annoiata, indicando con l'indice un numero scritto sulla parte posteriore della macchina senza degnarmi di uno sguardo.

«Non devo lamentarmi di niente. Anzi, avete un servizio eccellente e volevo farti i complimenti...». Strizzai gli occhi per leggere il nome sulla targhetta. «Clare».

Clare alzò gli occhi e iniziò a fissarmi con aria disgustata, così continuai.

«In effetti, Clare, mi stavo proprio chiedendo, visto il vostro servizio impeccabile, se potessi farmi questo piccolo favore. Il mio amico là». Mi spostai di lato per permettere a Clare di scorgere Ben seduto alle mie spalle. «È innamorato perso di quella ragazza là». Il suo sguardò seguì il mio indice che indicava un tavolo posizionato alla sua destra. «Ma non ha il coraggio di parlarci. E io sono cotta a puntino del suo amico che però al momento ci sta dando dentro con un'altra proprio nella stanza accanto alla mia».

«Raccapricciante». Commentò lapidaria, masticando a bocca aperta una gomma gusto fragola.

Sospirai. «Già, non dirlo a me. Ma lui, il mio amico, è stato così gentile e mi ha portato qua per distrarmi e mi ha confessato che il suo sogno è quello di innamorarsi».

«Quel tipo?». Mi domandò vagamente interdetta.

Annuii. «Lo so che non si direbbe, ma lui è dolcissimo ed è una delle persone più solari che abbia conosciuto. E te lo sta dicendo una che ha passato la vita dentro una stanza di ospedale senza mai smettere di sorridere». Come accedeva spesso, i suoi occhi si abbassarono sulle mie braccia rovinate. «Non ti chiedo molto: solo di scambiare le nostre ordinazioni e creare la coincidenza perfetta. Al resto ci pensiamo noi! Cosa ha ordinato lei?

«Una fetta di torta di mele».

«Okay... allora facciamo così: a noi porterai la sua fetta di torta di mele, mentre a lei porterai due fette di cheesecake, un gusto qualunque, anche se quella ai frutti di bosco sembra davvero invitante. E, quando lei pretenderà la sua ordinazione, tu dirai che la torta di mele è terminata indicando il nostro tavolo. Paghiamo tutto noi. Che dici?».

Contro ogni possibile previsione, Clare acconsentì. Così, la ringraziai e tornai da Ben.

«Cosa hai fatto?».

«Vedrai!». Risposi cercando di dissimulare l'effetto dell'adrenalina che mi scorreva nei vasi sanguini. «Arriverà una sola fetta di torta di mele, tu la mangerai e farai finta di niente, qualunque cosa accadrà. Okay?».

Ben annuì perplesso e rimase abbastanza confuso finché arrivò la nostra ordinazione.

Con la coda dell'occhio appurai che Clare aveva mantenuto la parola. Le due cheescake ai frutti di bosco vennero consegnate a destinazione.

«Forza! Mangia la torta, ma non tutta!». Gli ordinai mentre cercavo di spiare Clare che parlava con una cliente abbastanza scontenta di aver ricevuto un'ordinazione sbagliata.

Ben eseguì e, quando arrivò a metà fetta, una ragazza decisamente infastidita si piazzò accanto al nostro tavolo.

«Buona la torta di mele?». Gli chiese stizzita.

Ben sfoderò un sorriso potente. «Ottima, grazie!». Rispose prima di mandare giù un altro boccone.

«Sì, l'ho assaggiata anche io. È la cosa più buona che abbia mai mangiato». Mi intromisi e lei mi incenerì con lo sguardo.

«Era la mia, e queste le vostre». Con un gesto poco pacato, schiaffò i due piatti sul nostro tavolo, rischiando di far rovesciare la tazza di caffè.

«Oh, siamo desolati. Non puoi ordinarne un'altra?». Domandai sfoderando un sorriso gentile che la fece innervosire ancora di più.

«È terminata!». Sbottò urtata. «Sono una scrittrice e ogni mattina vengo qui per mangiare la mia torta mentre rileggo le pagine scritte il giorno precedente. Ogni mattina». Ripeté scandendo bene le parole. «E ogni mattina trovo l'ispirazione per le altre. E ora?».

Ben posò la forchetta nel piatto. «E cosa accadrebbe se cambiassi?».

«Probabilmente la mia ispirazione svanirebbe».

«O ne avresti anche di più».

L'osservazione di Ben le fece incrociare la braccia. Ci stava odiando.

Ben continuò a sostenere il suo sguardo, sorridente e calmo. «Puoi sederti qua con noi, mangiare il resto della torta e leggerci quello che hai scritto». Le propose.

«Oh, sì. Mio padre è uno scrittore e dice sempre che è nel momento in cui scrivi perché sai che qualcuno leggerà le tue parole che riesci veramente a tirare fuori il meglio».

«Scrivo per me stessa». Chiarì lei con tono di voce acido.

«Mio padre dice che si scrive sempre per qualcuno».

«Tu per chi scrivi?». Le domandò Ben.

«Non sono affari tuoi. Inoltre, siete due sconosciuti».

«Appunto! Non ti conosciamo e, visto che non dovrebbe interessarti il giudizio di nessuno, figurati quello di due sconosciuti».

La ragazza allentò le presa della sue braccia conserte e sembrò riflettere veramente sulle parole di Ben. Poi si girò verso di me. «Tuo padre è uno scrittore?».

«Sì». Risposi con voce ricolma di orgoglio. «Robert Cooper».

Quel nome le fece strabuzzare gli occhi. «Mi stai prendendo in giro?».

«No, giuro. E lui è il mio amico Ben, colui che si è mangiato la tua torta di mele e ha creato la coincidenza perfetta».

Ben si fece più in là, invitando la ragazza a sedersi. «Cosa hai deciso, Scrivo solo per me stessa?».

La ragazza sbuffò e, dopo che i suoi polmoni si sgonfiarono di aria, prese posto vicino a Ben.

«Io sono Ben».

La ragazza di voltò verso di me.

«Emma». Mi presentai sorridente.

Dopo uno sguardo diffidente, si arrese. «Hannah».

«Bene, Hannah Scrivo solo per me stessa, siamo tutti orecchie. Inebriaci delle tue parole». La esortò Ben.

Hanna tirò fuori il pc dalla borsa e, dopo essersi messa comoda, iniziò a leggere.

Ben era così emozionato che gli brillavano gli occhi. Pendeva dalle sue labbra mentre lei leggeva le sue parole.

Alla fine della lettura, seguì una pausa. Hanna non aveva il coraggio di alzare lo sguardo dallo schermo del pc e Ben aveva lo sguardo perso nel vuoto. Io mi limitavo a fissarli e continuai a farlo anche quando iniziarono a parlare a ritmo serrato del destino dei due protagonisti.

«Aspetta. Io non ho capito una cosa». Dichiarò Ben.

«Cosa?».

«Perché lui non vuole più vederla?».

«Perché è stata lei a portargli via il suo sogno».

«Ma non lo ha fatto apposta».

«Vero, ma lui non riesce a passarci sopra».

Ben scosse la testa. «Non sono convinto».

«Perché?»

«Perché stai ragionando da donna. Senza offesa».

«Io non penso».

«Io penso di sì e sono un uomo, quindi chi meglio di me potrebbe saperlo?».

Hanna sembrava non voler dargliela vinta ma, ancora una volta, si arrese. «Okay, quindi come ragionerebbe un uomo?».

«Siamo essere semplici. Se diciamo una cosa è perché la pensiamo veramente. Non architettiamo strani piani, non abbiamo secondi fini perché non saremmo in grado di gestirli. Per noi, la semplicità è il principio guida della nostra esistenza. Semplicità e linearità. Inoltre non serbiamo rancore come voi».

«Quindi tu perdoneresti chi ti ha portato via il sogno?».

«Se non l'ha fatto a posta, sì. Neanche si conoscevano...».

Hanna si prese del tempo riflettere, poi parlò a bassa voce, come se lo stesse confessando a se stessa. «Non avevo mai considerato la questione sotto questo punto di vista...».

La bocca di Ben disegnò un sorriso soddisfatto. «Prendiamo un'altra fetta di torta di mele?».

«È terminata!».

«No, non è vero. La mia amica ha convinto la cameriera a dirti così perché volevo conoscerti. Sei bellissima e la tua voce è meglio di un assolo di chitarra Axl Rose».

Hannah rimase spiazzata da quelle parole e arrossì, cercando di non darlo a vedere. Poi, si sistemò nervosa e si schiarì la gola. «Okay per un'altra fetta». Disse in modo sbrigativo.

Avrei voluto lasciarli da soli, ma mi piaceva troppo guardarli. Così, rimasi seduta con loro a mangiare torta di mele e a godermi la felicità del mio amico.

Fu una mattina strana quella.

Ben era riuscito a parlare con la ragazza per cui aveva una cotta, Ollie mi aveva rivolto la parola, aveva assaggiato la mia crostata e, anche se in un modo tutto suo, era riuscito a scherzare con me prendendomi in giro con la storia del bacio.

Certo, poi era salito in camera con Sutton. Ma, a parte questo, la giornata stava prendendo un piega inaspettata che non poteva far altro che migliorare visto che più tardi sarei andata al mio primo Holi Festival.

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