Come le ali di una farfalla

By kimadder

67.5K 4.7K 1.8K

Emma Cooper è un'adorabile sconclusionata di ventun anni. Affronta la vita vestita di colori pastello e armat... More

Emma e Ollie
Cara G.
1. Il permesso
2. L'incontro
3. Il pugno
4. L'ospedale
5. L'ultima sigaretta
6. La dichiarazione
7. I buoni propositi
8. La panchina
9. Il numero
10. Lo stratagemma
11. La festa
12. Il regalo
14. Il campo da football
15 - Il sogno
16 - Gli occhiali
17. La farfalla e il pipistrello
18. La fuga
19. L'ospite
20. La pulizia
21. La ricercata
22. La visita
23. L'approccio
24. La lista
25. La torta di mele
26. La scommessa
27. I pesci
28. I biglietti
29. La (non) sorpresa
30. La proposta
31. Lo scontro
32. La maglietta
33. Il concerto
34. La cena
35. Il film
36. L'onda perfetta
37. Il bacio
38. Il colibrì
39. La clinica
40. L'ostaggio
41. L'avvertimento
42. Il tatuaggio
43. Il regolamento di conti
44. Il consiglio
45. Frammenti di una sera
46. La prima volta
47. Il 𝐺𝑖𝑛 𝑎𝑛𝑑 𝐻𝑜𝑝
48. La buonanotte
49. Il Principe delle Tenebre
50. Il materasso
51. Le tenebre
52. La gelosia
53. La dedica
54. 𝘓'𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘰
55. 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘪𝘯𝘦
56. La rottura
57. Marzo
58. Aprile
59. 𝙼𝚊𝚐𝚐𝚒𝚘
60. 𝙵𝚊𝚝𝚝𝚒
61. 𝙲𝚘𝚛𝚊𝚐𝚐𝚒𝚘
62. Giugno
63. Il matrimonio (1)
64. Il matrimonio (2)
65. La promessa
66. La festa
𝕀𝕝 𝕝𝕚𝕖𝕥𝕠
𝕗𝕚𝕟𝕖
Come vi ringrazio🩷🦋

13. La rissa

762 56 13
By kimadder

Emma

Quando Davis arrivò in spiaggia, avevo smesso di sperare che Ollie venisse a rivolgermi la parola. Shinhai mi aveva trascinato via, piazzandomi il più lontano possibile dallo spettacolo di quei due che ci davano dentro in acqua. Per questo, non riuscivo più a scorgere Ollie, Sutton né nessun altro del loro gruppo.

Davis notò la mia espressione corrucciata. «Cos'hai? Stai ancora dietro a quel tipo?».

Incrociai le braccia. «Davis, non rompere anche tu. Posso crogiolarmi nel dolore di un amore non corrisposto?».

Davis fece spallucce, mentre con il movimento della mano faceva ondeggiare la bottiglia di birra come se fosse un calice di vino pronto a essere degustato. «Certo che puoi».

Sospirai. «Vado a prendere qualcosa di analcolico da bere».

Davis scoppiò a ridere ma subito si bloccò davanti la mia espressione confusa. «Non era una battuta?».

Inarcai le sopracciglia. «No!».

«Buona fortuna, allora». Mi disse prima di portarsi la bottiglia alla bocca e bere la birra restante.

Fu una vera impresa trovare qualcosa di sigillato e analcolico. Ma, quando lo trovai, la soddisfazione lasciò posto allo smarrimento: avevo perso i miei amici, che si erano spostati senza avere la compiacenza di avvertirmi.

Camminavo guardinga, attenta a scorgere una testolina da secchione o una cascata di capelli neri e lisci, ma di Shinhai o Davis sembrava non esserci traccia. Mi facevo largo tra la folla a suon di scuse e permessi ed ero quasi riuscita a uscire dalla bolgia, quando qualcuno mi venne addosso.

La collisione mi fece perdere l'equilibrio e, se riuscii a tenere miracolosamente me stessa ancorata a terra, ciò non accade per la bevanda analcolica che tenevo in mano, che finì tragicamente versata sul pantalone del ragazzo che ebbe la sfortuna di capitarmi davanti.

Quando abbassai lo sguardo, vidi che la stoffa dei suoi bermuda aveva cambiato colore.

Mi portai una mano alla bocca. «Oh, mi dispiace tantissimo».

Stavo fissando con espressione colpevole i suddetti pantaloncini che da marrone chiaro erano diventati marrone scuro e, quando alzai lo sguardo, un ragazzo mi stava fissando innervosito.

«Tranquilla». Mi rispose seccato ma la sua espressione si rabbonì quando notò la pelle rovinata delle mie braccia.

«Sembra che ti sia fatto la pipì sotto». Gli feci notare con voce intrisa di sensi di colpa.

«Sì, grazie. Proprio quello che non volevo sentire».

Mi sistemai i capelli dietro le spalle per liberare le braccia da quei tentacoli che l'umidità aveva fatto diventare appiccicosi e ingombranti. «Aspetta, ti aiuto».

Presi il pacchetto di fazzoletti dalla borsa e, dopo averne estratto uno, mi chinai per iniziare a tamponare il lago che avevo causato.

«Tranquilla, non ce ne è bisogn...».

Troppo tardi.

Come troppo tardi mi resi conto di stare a tastare il suo pacco bagnato dalla mia bevanda analcolica.

«Emma, che cazzo stai facendo?». L'inflessione di Shinhai non rendeva giustizia alla sua espressione scandalizzata. Aveva gli occhi così strabuzzati che rischiavano di uscire fuori dalle orbite.

Subito ritrassi la mano. Questa volta il sangue, invece di sgorgarmi da un occhio, fluiva vergognosamente sulle mie guance. «Sono terribilmente dispiaciuta. Non volevo palparti, giuro!».

Il ragazzo mi fissò perplesso per una manciata di secondi prima di scoppiare a ridere. «Tranquilla. Non mi è dispiaciuto, anzi...». Ammiccò, infine.

Non feci in tempo a essere un minimo imbarazzata dalla situazione che qualcuno mi afferrò per la spalla costringendomi violentemente a girarmi.

«Brutta troia, che stavi facendo al mio ragazzo?». Una ragazza più alta e grossa il doppio incombeva su di me minacciosa.

Deglutii, mentre cercavo di trovare le parole giuste per spiegare a quella giocatrice di basket che si trattava di un grosso malinteso perché, se avessi mai palpato il pacco di qualcuno intenzionalmente, non sarebbe stato di certo quello di questo sconosciuto.

Shinnai si mise in mezzo tra me e lei senza darmi tempo di rispondere. «Datti una calmata!».

«Perché? Sennò che fai?». La montagna finì per incombere minacciosa anche su Shinhai.

Eravamo due moscerini in confronto a lei.

Shinhai incrociò le braccia, sfoderando la sua espressione da ragazza tosta, e poi fece un passo verso di lei. «Vuoi veramente fare ragazza nera contro ragazza asiatica?».

«Non ti conviene». Anche la versione femminile di Mike Tyson ne fece uno e così si ritrovarono faccia a faccia, o meglio, faccia a sterno, visto che Shinhai faticava ad arrivarle al mento.

«Okay, basta». Sorpassai Shinhai per separarle e posizionarmi tra le due sfidanti. «Scusami, non volevo toccare il tuo ragazzo. Gli ho versato addosso per sbaglio...».

Non mi fece neanche terminare. «Certo... proprio sul suo uccello. È già stata usata questa scusa, Biancaneve!». Sbuffò stizzita sopra la mia testa.

«Non è una scusa, è la verità! E sei stata un po' razzista a chiamarmi così. Sono così bianca non perché non voglio abbronzarmi ma perché ho l'epidermolisi bollosa e non posso prendere il sole, altrimenti...».

«Non me ne frega un cazzo!». Ringhiò senza darmi modo, anche questa volta, di  spiegare.

«Okay, stai calma, però... Andiamo, Shinhai». Feci per girarmi e portare via sotto braccio Shinhai che stava fumando dalle orecchie peggio di una ciminiera, ma venni costretta a fermarmi da una mano avvolta attorno al mio braccio.

«Dove cazzo pensi di andare?».

«Lasciami». Le intimai.

«Lasciala o ti ammazzo, pazza psicopatica». Le inveì contro Shinhai.

«E io ammazzo voi». Controbatté lei.

Shinnai mi oltrepassò nuovamente, ma non ebbe modo di raggiungerla perché una spinta la costrinse a indietreggiare.

«Ma come ti permetti?». Sbottai e la spinsi anche io, pentendomene all'istante.

Fu davvero una mossa sbagliata, perché lei iniziò guardarmi come se volesse uccidermi, oltre che farmi pentire di aver toccato il tuo ragazzo.

Iniziò a venire verso di me con fare minaccioso e, quando mi spinse, non potei far altro che cadere sulla sabbia con una culata davvero poco elegante.

Poi successe tutto molto velocemente.

Armata solo di un occhio buono e uno con cui vedevo sfocato come fossi sott'acqua, mi alzai con l'intenzione di tramortirla come il peggior bufalo impazzito della prateria.

I miei piedi già si stavano muovendo nella sua direzione, guidati dalla migliore espressione da cattiva ragazza di cui disponevo e a cui potevo aspirare, quando qualcosa da dietro mi cinse la vita, sollevandomi da terra per farmi atterrare poco più in là rispetto a dove ero e dove stavo andando.

Poi, una mano ferma si piazzò sul mio sterno facendomi fermare il battito del cuore per un momento. Il suo tocco irradiò calore in tutto il mio corpo con la stessa potenza di quello emesso da un reattore nucleare esploso.

«Adesso basta, Karatè Kid».

Oh cavolo Santo!

Ollie era in piedi di fronte a me.

La mano che ancora mi stava toccando era la sua, proprio come suoi erano i due occhi scuri che mi stavano rimproverando severi. Capii che c'era il rischio di esplodere come una gigante bianca, quando notai che era senza maglietta.

Sbattei le palpebre più volte prima di avere la conferma che non fosse uno dei miei sogni che lo avevano come protagonista, anche perché nei miei sogni capitava spesso che fosse anche senza pantaloni. Ma non feci in tempo a rispondergli niente perché alla fine fu lui a tramortirmi come un bufalo, facendoci cadere entrambi sulla sabbia.

E fu così che il mio sogno più intimo si era appena realizzato: ero sdraiata sotto Ollie.

«Porca puttana, amico! La tua ragazza è pazza». Sentii esclamare Ben, ma non si stava riferendo a noi.

Poi, sentii diverse voci litigare ma non prestai loro attenzione. Mi stavo godendo il corpo di Ollie steso sopra il mio. Il suo volto era a pochi centimetri dal mio. Alcune ciocche dei capelli biondi e bagnati sistemati all'indietro gli ricadevano ai lati del viso e la stoffa bagnata del suo costume stava bagnando quella dei miei pantaloni.

Se la dignità persa nel tempo fosse stata sostituita con la sfacciataggine, avrei accarezzato quella guancia liscia su cui intravedevo la ricrescita di una barba bionda proprio come i suoi capelli. Ma Ollie si spostò per sedersi sulla sabbia accanto a me e io mi svegliai tutta sudata sul più bello come accadeva ogni notte.

Senza Ollie a coprirmi la visuale, capii cosa stava succedendo. Il ragazzo a cui avevo versato la bevanda addosso stava portando via di peso quella pazza furiosa della sua ragazza.

Era stata lei a spingere Ollie, permettendomi di realizzare almeno uno dei miei desideri che neanche la più luminosa delle stelle cadenti sarebbe riuscita a farmi realizzare.

Quindi, grazie, versione femminile di Mike Tayson, dirò a nonna di accendere un cero alla Madonna anche per te!

Ben mi offrì la mano. «Ragazza farfalla, finisci sempre a fare botte, eh!».

L'afferrai e mi alzai in piedi, strofinando la mano sul sedere dolorante e scrollandomi la sabbia di dosso. Ollie fece altrettanto.

Come una furia, Shinhai spostò Ben che ancora mi era di fronte.

«Emma, stai bene?». Era oltremodo preoccupata ma si calmò quando vide che la mia faccia era ancora composta e non perdevo sangue da nessuna parte del corpo.

«Sì».

«Dove l'hai tirato fuori questo spirito nascosto da Million dollars baby?».

«Non lo so. Ma era nascosto molto in profondità visto che stava per uccidermi». Neanche finii la frase che mi voltai per accettarmi che anche Ollie stesse bene ma lui e Ben erano si erano già incamminati verso i loro amici.

«Emma, può piacerti quel tizio anche senza finire a fare a botte ogni volta, eh!». Anche Davis era preoccupato ma anche alquanto divertito.

Effettivamente, da fuori, la scena aveva dovuto sfiorare le note del tragicomico.

«Ci sarà mai fine al peggio?». Mi chiese Shinhai ma io non le prestai attenzione perché stavo sorridendo.

Uno di quei sorrisi trionfanti, da bandierina piantata sulla cima della montagna più alta del mondo che non sarebbe mai potuto sfuggire alla mia amica.

«Oh mio dio! E ora cosa c'è?». Domandò terrorizzata.

Per quanto stavo sorridendo, dovetti serrare le labbra altrimenti non sarei riuscita a proferire parola. «Ollie è stato sdraiato sopra di me». Esclamai soddisfatta quanto incredula. «Ed era anche senza maglietta!»

Shinhai rimase a bocca aperta. «Tu sei matta, cavolo!».

Davis anche serrò le labbra per evitare di ridere e cercò di darsi un tono quantomeno autorevole ma Shinhai aveva ragione: lui su di me aveva anche meno potere decisionale di mio padre.

«E ora ce ne andiamo a casa!». Mi ordinò infine.

Annuii. «Sì, ma prima vado a salutare Ollie».

Shinhai scosse la testa. «Non farlo, Emma. Preserva quel poco di dignità che ti rimane».

«Mi dispiace! Me l'hanno tolta con tutti gli strati di pelle che ho perso nel tempo». Urlai ai miei amici mentre mi dirigevo nel punto della spiaggia dove Ollie e Ben avevano raggiunto gli altri, il punto in cui avrei fatto la prossima figuraccia.

Quando Noah mi vide arrivare, sogghignò e diede un colpetto con il gomito al braccio di Ollie. «Tutto bene, ragazza farfalla?». Mi domandò poi, mentre Ollie si stava voltando verso di me.

«Sì». Risposi a Noah cercando di darmi un contegno per poi rivolgermi a Ollie. «Posso parlarti?».

La mia domanda diretta sembrò spiazzarlo ma anche costringerlo a cedere a quella richiesta.

Quando Noah gli sottrasse lo spinello dalla mano e iniziò ad allontanarsi, Ollie non potè fare altro che ascoltarmi

«Tutto bene?». Gli domandai.

«Sei tu quella che stava per fare a botte... ancora!». Commentò con una punta ci acidità nella voce.

Mi strinsi nelle spalle e alzai gli occhi al cielo per riflettere. «L'altra volta eri tu che stavi facendo a botte e io mi sono messa in mezzo». Sorrisi al pensiero del ribaltamento della situazione e abbassai lo sguardo per posarlo sui suoi occhi. «Questa volta è stato il contrario. Non sarebbe finita bene, se non ti fossi messo in mezzo. Neanche l'occhio sano avrebbe avuto qualche possibilità quindi, ecco... Volevo ringraziarti».

Ollie si limitò ad annuire e poi fece per voltarsi.

«Devo ancora restituirti gli occhiali da sole».

«Puoi tenerli». Mi rispose prima di incamminarsi.

Già tre passi lo avevano allontanato da me quando si fermò il tempo necessario per rivolgermi parola un'ultima volta.

«Cerca di non finire sempre nei guai». Si raccomandò prima di riprendere a camminare.

Avrei voluto rispondergli che non avrei mai potuto promettergli niente di tutto ciò e che di certo non avrei tenuto i suoi occhiali.

Anzi, glieli avrei portati di persona molto presto.

Ero estremamente consapevole di essere ridotta veramente male ma per una volta nella vita ero decisa a fare quello che mi faceva stare veramente bene, e non perché me lo dicessero gli altri. Come continuare a perdere la mia dignità con lui...

Non mi importava se gli altri mi vedessero solo come una ragazzina che continuava imperterrita a mettersi in ridicolo. Avevo sofferto troppo nella mia vita per rimanere imprigionata nel giudizio altrui.

Continue Reading

You'll Also Like

1.8M 52.8K 47
Isabel si è appena trasferita a Berkeley, California, per frequentare l'università che ha sempre sognato. A salutarla all'aeroporto oltre ai suoi gen...
557K 16.4K 64
Quando Ryan Allen entró al Roxy Bar, Nicole non aveva ancora idea di cosa il destino avesse in serbo per lei. Il suo più grande segreto nelle mani de...
1M 27.4K 63
Dopo la morte di sua madre, a soli diciassette anni, Scarlett è costretta ad andare a vivere con i suoi zii a Charlotte in North Carolina. Un bel cam...
8.1M 137K 96
Lei figlia di un imprenditore e lui figlio del più importante imprenditore di Manhattan si incontreranno in un ballo in maschera organizzato dalla ma...