Una nuova vita||Christian Pul...

By EleeBernabei

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Nora è una ragazza semplice che si è appena trasferita a Milano per scappare dai suoi problemi, lasciarsi il... More

Trama
1. Città nuova, vita nuova
2. Una giornata svoltata
3. Tutto cotto
4. Non forzare le cose
5. Restituire il favore
6. Chiarire
7. La sorpresa -Parte 1
8. La sorpresa -Parte 2
9. Contro Nora
10. I problemi da condividere
11. La cena di Natale
12. Non sprecare attimi
13. I tag nelle foto
14. Epilogo inaspettato
15. La magia di Cagliari
16. La lettera
17. Agguato di Rosanna
18. Una parte marcia
19. Anni di ingiustizie
20. Merce di scambio
21. La sostituzione di Rino
22. Senza stare distanti
23. Conosci la mia anima
24. Ricordi deludenti
25. Ricatto
26. Un domani migliore
27. Milan-Empoli
28. Cambio di rotta
29. Doppio tradimento
30. Guscio vuoto
31. Malfunzionamento
32. Perdere tutto
33. Apri gli occhi
34. La mattina dopo
35. Distruzione
36. Allianz Stadium
37. Allagato e vuoto
39. Rassicurare Elia
40. Siparietto
41. Un bel gesto
42. La notizia condivisa
43. Ancora un rifugio
44. Sguardi che parlano
45. Incontro inaspettato
46. Il favore per Chris
47. Una di famiglia
48. I girasoli
49. Il follow su Instagram
50. La serata promessa
51. Festa di compleanno- Parte 1
52. Festa di compleanno- Parte 2
53. Coinquilini
54. La macchia di caffè
55. La domanda a fine serata
56. "Piacere, Elisabetta"
57. Metro di paragone
58. Amare ancora
59. Insinuazioni
60. I ricordi bloccano
61. Il ritorno di Elia
62. Festa dello scudetto
63. "Svegliati"
64. La scena di un film
65. Le anime si stringono la mano
66. Empire State Building
Epilogo
NUOVA STORIA

38. La sorpresa

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By EleeBernabei

Saluto cordialmente la signora che esce dal negozio dopo aver pagato e poi sistemo le buste che sono cadute a terra mentre ne passavo una alla cliente.
Ormai è una settimana che lavoro in questo market, sono riuscita a ottenere il posto, e devo ammettere che va piuttosto bene. Ho solamente due colleghi, una donna di circa cinquant'anni e un ragazzo poco più grande di me, ed entrambi sono gentili, mi aiutano quando non so come fare qualcosa che ancora non ho imparato, e cosa più importante svolgono il loro lavoro senza tirarmi merda addosso come faceva Rosanna al giornale. E questo mi sta bene, almeno qua ho a che fare con delle persone normali e non psicopatiche.

Devo ammettere che in alcuni momenti, quando ho a che fare con clienti difficili, è un po' più dura stare qua, soprattutto sapendo di aver perso l'opportunità di continuare il lavoro dei miei sogni, ma poi torno in me e mi ripeto che devo essere grata per aver trovato un impiego che abbia uno stipendio umile e mi permetta di mantenermi, anche se per il momento -ovviamente visto che la prima mensilità arriverà tra tre settimane- mio padre e Valentina mi danno ancora una mano economica. Ma comunque non è da tutti trovare un altro posto così velocemente, sono molto fortunata.

"Scusi... ma il reparto frutta dove lo trovo? Mi sono perso mi sa, mi ha colpito la bellezza di una dipendente e non so più proseguire." Alzo la testa sentendo una voce maschile e familiare, e i miei occhi si posano su Elia che mi sta osservando con un'espressione dolce e divertita. "Sorpresa Nora."

Scoppio a ridere per le sue parole e per averlo davanti, non mi aspettavo di vederlo qua oggi. Negli ultimi giorni, dopo la nostra serata insieme a Torino, ci siamo sentiti in ogni momento della giornata, ha spesso scherzato sul venire a trovarmi dicendo che gli mancavo già, ma non pensavo che l'avrebbe fatto davvero.

Faccio il giro del bancone e mi avvicino a lui. "Che fai? Ci stai provando con me per caso? Non è carino disturbare chi sta lavorando." lo rimprovero fintamente, mentre lui posa una mano sul mio fianco e si inchina per lasciarmi un bacio sulla guancia.

"E se ti dicessi di sì, mi diresti che ci sto riuscendo?" me lo chiede con finta malizia, ridendo subito dopo e facendo ridere anche me.

"Forse." gli faccio un occhiolino scherzoso e poi gli do un colpetto sulla spalla "Non mi aspettavo di vederti! Non mi hai detto nulla."

"Sai, è questo il bello delle sorprese." mi deride scherzosamente "In squadra abbiamo due giorni liberi, perciò ho pensato che fosse carino approfittarne per venire a trovarti. Possiamo passare un po' di tempo insieme senza lo schermo del telefono a dividerci." è molto carino il suo gesto, perciò ignoro quella fastidiosa fitta che sento nel petto. "Ho chiesto alle tue amiche dove fosse il posto dove lavori ed eccomi qua."

Gli sorrido appena e poi, senza pensare, lo stringo in un abbraccio. Lui inizialmente sembra che non si aspettasse questo mio gesto, poi si rilassa e ricambia la stretta, posando la testa sopra la mia, visto che la tanta differenza d'altezza tra noi glielo permette.

"Sono felice che tu sia qua, Elia." sciogliamo l'abbraccio e ci scambiamo un piccolo sorriso "Tra venti minuti dovrei staccare, quindi tra poco possiamo andare e pesare un po' di tempo insieme."

Annuisce e infila le mani nelle tasche dei jeans, osservandomi, sembra quasi imbarazzato. "Ho prenotato in un ristorante carino... se non ti dispiace possiamo cenare lì. Sennò disdico e andiamo dove vuoi tu, non farti problemi." trovo dolce che cerchi di mettermi a mio agio e mostri questa premurosa nei miei confronti "Puoi dirmi quali erano i tuoi progetti, a me va bene qualunque cosa va bene a te."

"È okay, andiamo dove hai prenotato. Mi piace l'idea di fare qualcosa di diverso... ho passato a casa tutte le ultime sere. Se Luna e Bianca non fossero rimaste con me sarei morta di noia." l'idea di stare a casa sola non mi piace, quando succede penso troppo, e i ricordi che ho vissuto nel mio appartamento mi investono in pieno. Odio quando accade, non mi sento padrona dei miei stessi pensieri, è come se avessero vita propria e viaggiassero verso un luogo proibito. E il cuore mi fa male ogni volta che il passato torna a farmi visita... non è mai un bene. Non mi permetto di pensare ai mesi scorsi, non mi permetto di pensare a Christian, non ora che sto provando ad andare avanti.

Elia ride con leggerezza e questo allontana la nube pesante che si era insinuata nella mia mente. "Va benissimo, allora ti porto fuori."

"Magari prima passiamo a casa mia e mi cambio." Indico la divisa da lavoro che indosso, non mi sembra il caso di andare a cena con su la maglia con il gigante logo giallo del negozio "Mi rinfresco e metto qualcosa di carino."

"Mi stai invitando nel tuo appartamento? Sai che potrei pensare male?" si prende ancora gioco di me, facendomi ridere e alzare gli occhi al cielo. Mi piace questo suo lato, mi piace che cerchi di sdrammatizzare ogni attimo. Rende tutto più facile.

"Allora ti lascio fuori dal palazzo ad aspettare, così non ti vengono strane idee in mente." faccio spallucce e gli do una leggera spintarella "Forza, ora lasciami finire di lavorare. Non mi pagano mica per parlare con te."

Lui scoppia a ridere e alza le mani in aria, in segno di resa. "Va bene, ti lascio lavorare in pace. Io ti aspetto al bar qua accanto, mi bevo un caffè. Raggiungimi quando hai finito."

Mi stampa un altro bacio sulla guancia, sorridendo ancora in modo gentile e dolce, poi si allontana da me ed esce dal negozio. Per qualche secondo resto immobile, persa nei miei maledetti pensieri che mi sgridano per aver abbassato un po' la guardia con lui e aver deciso di uscirci e conoscerlo davvero, e poi torno a lavorare.

Non voglio pensare a niente. Chiuderò quello che mi fa male in uno scrigno mentale. A chiave. A doppia mandata. Con diverse catene. Non posso permettermi di ripensare a Christian, non posso e non devo... merito più di restare a piangere sempre.

*****

Christian

Non so quanto sia una buona idea, ma ho accettato per stanotte di mangiare a casa di Oli visto che ha invitato anche Rafa e Theo con la sua ragazza. Inizialmente avevo rifiutato, ma poi mi sono fatto convincere dai miei amici, dato che non esco con loro dal giorno che quella ragazza ci ha provato con me nel privé.

Alla fine è una serata in casa, quindi posso andare senza troppi problemi, soprattutto perché l'allenamento è andato bene, quindi sono un po' più rilassato del solito. Una cena con i miei amici me la merito, posso dare uno strappo alla mia routine. Insomma, se non sto troppo in mezzo alla gente, come può accadere in un locale, posso anche accettare a seconda del giorno e del mio umore, ma in caso contrario no. I posti troppo affollati mi fanno mancare l'aria, e se mi capitasse un momento di panico in mezzo a tutte quelle persone? Ultimamente sono molti questi episodi... capita spesso che mi manchi l'aria, che mi pare di star soffocando. Mi succede quando la mia mente pensa a Nora, pensa a ciò che le ho fatto, pensa all'ultima notte a casa sua e pensa al fatto che sta uscendo con un altro.

Non so nulla di lui, non so chi sia, né se si siano rivisti dopo Torino. So solo quello che mi avevano detto i miei amici nello spogliatoio, dopodiché ho chiesto loro di non farmi sapere altro. Non voglio essere informato di nulla, tutto ciò che di nuovo potrebbero aggiungere è solo deleterio per me.

Chiudo il cofano della mia Porsche, dopo aver afferrato il borsone dall'auto, e faccio per andare dentro il palazzo, visto che ho deciso di tornare a casa prima della cena per poter indossare qualcosa che non sia la divisa della squadra, ma mi blocco prima di fare il secondo passo quando vedo Nora uscire dal portone.

Il cuore mi si ferma, perde diversi battiti alla sua vista... e mi ritrovo a pensare che è ancora più bella dell'ultima volta che l'ho vista. Forse perché allora piangeva, era distrutta, era a pezzi, vedevo il dolore nel suo viso per ciò che le avevo fatto... mentre ora sta ridendo. La sua risata riecheggia nell'aria e mi fa male e bene allo stesso tempo. È musica per me, mi era mancata da morire... ma è proprio perché non la sentivo da così tanto che mi provoca un dolore assurdo. Quanto mi piaceva sentirla ridere, vedere i suoi occhioni castani che si riempivano di gioia e felicità... mentre ora casa mia è vuota e silenziosa, non c'è più Nora a riempire ogni spazio con la sua dolce risata.

Sospiro e mi rendo conto solo ora che non è sola. Accanto a lei c'è un ragazzo che le sta più vicino di quanto mi piacerebbe, le sta dicendo qualcosa ed è per questo che lei sembra così divertita. Lo esamino bene, rendendomi conto che l'ho già visto... ma non so dove. È altissimo, raggiungerà sicuramente il metro e novanta, ha i capelli castani e corti e un fisico sportivo. Per un momento mi balena in mente il pensiero che sia un calciatore di una squadra contro cui ho giocato, ma non ricordo bene se sia così o meno. È il mio primo anno al Milan, ancora non ho imparato a conoscere tanti dei calciatori della lega italiana, ma lui mi è familiare, e qua a Milano non conosco così tante persone che potrebbero essere lui.

Ma comunque, chiunque sia, mi ritrovo a stringere i pugni nervosamente. Non mi piace, per nulla. E non perché sta così attaccato alla donna che amo da morire, e non perché sembra che colga al volo ogni scusa per toccarla, e non perché invidio che le sia vicino e possa viverla... ma perché qualcosa nel mio istinto mi suggerisce che non devo fidarmi di lui, e non dovrebbe nemmeno lei. Ma in fin dei conti che diritto ho di pensare queste cose? Nessuno... forse non si sarebbe dovuta fidare nemmeno di me, eppure l'ha fatto, perciò posso davvero giudicare un altro? Un altro che peraltro non le ha fatto nulla.

Scuoto la testa e resto vicino alla mia macchina, così distante da evitare che possano vedermi, mentre li osservo che si allontanano verso un Audi nera. Lui afferra il telecomando dalla tasca del giubbotto e poi fa scattare l'apertura delle portiere. Accelera il passo e apre lo sportello del lato del passeggero, invitandola ad entrare. Qualcosa nei suoi gesti mi fa pensare che fintamente cordiale... però mi sento comunque quasi morire quando lei gli sorride e gli accarezza il braccio, prima di salire sull'auto. Che sia sincero o no, lei sembra fidarsi di lui.

Sento nuovamente il fiato farsi corto, mi sembra di essere rinchiuso in una piccola stanza a corto di ossigeno. Mi sembra che le pareti si stringano intorno a me a ogni secondo che passa, lasciandomi sempre meno aria per respirare correttamente. Devo metterci tutto l'impegno del mondo per non crollare, per cercare di contrastare l'attacco di panico. Sono all'esterno. Devo ricordarmi di questo. Mi concentro sul rumore del traffico. Mi concentro sul cinguettio degli uccellini. Mi concentro su tutta l'aria fresca intorno a me. Non posso restare senza aria, so che è solo la mia mente a volermi trarre in inganno.

Osservo l'accompagnatore della mia ex mentre fa il giro della macchina e poi sale al suo lato. Cosa darei per passare del tempo con lei come sta facendo lui... cosa darei per non aver rovinato tutto, cosa darei affinché lei non odi anche solo avermi davanti. Darei ogni cosa, ma consapevolmente so che niente può aiutarmi.

Passano pochi secondi prima che lui metta in moto l'Audi e parta, accodandosi a una macchina bianca davanti, sparendo poi velocemente dalla mia vista.

Tengo lo sguardo posato sulla strada, anche se loro non sono più qua, immobile come un palo, con lo stomaco sottosopra e ancora i muscoli tesi e questa sensazione di soffocamento. Mi apro d'istinto la giacca della divisa, come se questo potesse far aumentare l'aria che entra nei miei polmoni, ovviamente non risolvendo nulla.

Lei davvero sta andando avanti... dopo circa tre settimana dalla nostra ultima nottata, lei sta provando a costruire un'altra storia. Non le importa più niente di ciò che siamo stati, sono riuscito a cancellare dalla sua mente anche i momenti in cui siamo stati bene, in cui eravamo felici. E non riesco a credere di essere arrivato a questo punto, durante le vacanze di Natale avrei giurato che tra noi sarebbe durata per sempre, sembrava destinata a non concludersi mai.

Cerco di tornare leggermente in me, non posso restare tutta la sera su questo maledetto marciapiede. Ho bisogno di rilassarmi, di riprendere a respirare, di darmi una cazzo di calmata. Ma non posso farlo a casa di Oli, assolutamente no. Non posso passare una serata con loro a fingere di stare bene, perché in questo momento sono a pezzi, non riesco a seppellire tutto in fondo a me, fingendo che non sia mai successo nulla. Non ora. Mi sembra quasi che qualcuno mi abbia pugnalato più volte con un coltello affilato, lasciandomi poi esanime, senza interessarsi minimamente di me, come potrei nascondere questo stato d'animo?

Non posso andare da loro e sorridere, partecipare ai discorsi. So che mi esaminano costantemente, so che cercano sempre di capire come io stia. Solitamente riesco a mantenere su un'espressione apatica, ma stavolta non posso farlo. E come potrei? Ho in mente le immagini di lei che ride per lui, ho in mente il pensiero che un altro la stia portando ancora più lontano da me... ho in mente la consapevolezza di averla persa davvero per sempre.

Devo distrarmi, devo scacciare questo peso dallo stomaco e dalle mie spalle, devo scacciare via questo male. Ma stavolta lo farò a modo mio, senza coinvolgere nessuno.
Ho bisogno di stare solo e smettere finalmente di pensare, per una volta almeno, per un po' almeno.

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