OPERAZIONE Y

By DarkRafflesia

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Dave Morrison, Capitano del Navy SEAL, è un uomo determinato, autorevole, ma sconsiderato e fiscale. Noah Fin... More

⭐RICONOSCIMENTI
Presentazione
Cast
Dedica
Prologo
PARTE PRIMA
Capitolo 1: Bravo (Parte 1)
Capitolo 1: Bravo (Parte 2)
Capitolo 2: Coinquilini
Capitolo 3: Demoni del passato
Capitolo 4: Una semplice giornata di lavoro
Capitolo 5: Insieme
Capitolo 6: Prima Tappa
Capitolo 7: Presenza
Capitolo 8: Sconosciuto
Capitolo 9: Ricordi bruciati
Capitolo 10: Il prossimo
Capitolo 11: Vacanza (Parte 1)
Capitolo 11: Vacanza (Parte 2)
Capitolo 12: Dolore lontano
Capitolo 13: Turbolenze
Capitolo 14: Scontro
Capitolo 15: Notizia
Capitolo 16: Lettere reali
Capitolo 17: Firmato...
Capitolo 18: Sui tetti
Capitolo 19: In mezzo alla folla...
Capitolo 20: Rientro
PARTE SECONDA
Capitolo 21: Adunata
Capitolo 22: Sorpresa?
Capitolo 23: Toc-Toc
Capitolo 24: Legami scomodi
Capitolo 25: Nuovi ospiti
Capitolo 26: La spia
Capitolo 27: Tocca a me
Capitolo 28: Il mondo continua a girare
Capitolo 29: Prurito ed ematomi
Capitolo 30: Fede
Capitolo 31: Rimorsi
Capitolo 32: Torna a letto
Capitolo 33: Fiamme
Capitolo 34: Scuse e incertezze
Capitolo 35: Analista per caso
Capitolo 36: Non puoi dimenticare
Capitolo 38: Ostacoli
Capitolo 39: Ho trovato Jake e...
Capitolo 40: La bomba
Capitolo 41: Shakalaka
PARTE TERZA
Capitolo 42: Scampagnata
Capitolo 43: Pausa?
Capitolo 44: Nuove conoscenze
Capitolo 45: Mercato finanziario
Capitolo 46: Linea
Capitolo 47: Safe International Hawk
Capitolo 48: Fregati
Capitolo 49: In trappola
Capitolo 50: Dimitri Malokov
Capitolo 51: Rancore
Capitolo 52: Portare via tutto
Capitolo 53: Insofferenza
Capitolo 54: Colpe
Capitolo 55: Operazione Y
Capitolo 56: Amicizia
Capitolo 57: Risposta inaspettata
Capitolo 58: Rivelazione
Capitolo 59: Con onore
Capitolo 60: Rottura
Capitolo 61: Solitudine
PARTE QUARTA
Dimitri Malokov & Iari Staniv
Capitolo 62: Egoismo
Capitolo 63: Apnea
Capitolo 64: Il prezzo da pagare
Capitolo 65: Anonimato
Capitolo 66: Saluto
Capitolo 67: Benvenuto nella squadra
Capitolo 68: Giuramento
Capitolo 69: Decisione
Capitolo 70: L'impegno che non serve
Capitolo 71: Lontanamente vicini
Capitolo 72: Vecchie amicizie
Capitolo 73: Vigilia
Capitolo 74: L'inizio
Capitolo 75: Le squadre
Capitolo 76: Patente?
Capitolo 77: La tana del lupo
Capitolo 78: Boom...
Capitolo 79: Maledetta emotività
Capitolo 80: Svantaggio?
Capitolo 81: Iari Staniv
Capitolo 82: Luccichio
Capitolo 83: La pace
Capitolo 84: Caduti
Capitolo 85: Respirare
Capitolo 86: Un'ultima cosa da fare

Capitolo 37: Bersagli

40 8 20
By DarkRafflesia


«Alle ventuno e ventisei minuti di ieri, a Los Angeles, alias le zero-zero e ventisei minuti di Washington, un terrorista si è fatto esplodere all'interno di un bar ristorante. Tredici vittime; dieci morti e tre feriti, ovvero il personale in cucina, relativamente lontano al momento dell'esplosione.» la voce autoritaria di Dave rimbombò all'interno della sala riunioni della base del Navy SEAL.

Era presto. Le cinque del mattino per l'esattezza. Nonostante l'ora, tutto il Team Bravo era presente all'interno della stanza, seduto attorno al lungo tavolo rettangolare. Kyle stava indossando un berrettino per nascondere la nuca rasata; al lato sinistro di Dave, aveva sollevato le gambe sul tavolo, sedendosi con fare sfacciato e poco formale; Gavin, dal braccio legato davanti al petto, sedeva accanto a lui; Liam, dall'altro lato e affiancato da Gregory, teneva lo sguardo fisso sullo schermo dove erano mostrate le foto delle vittime; il secondo in comando non smetteva di massaggiarsi il petto dolorante, seppur non lo desse a vedere. Ultimo, ma non per meno importanza, vi era Sully, in fondo al tavolo, il più vicino alla porta, occhi persi nel vuoto e totalmente dissociato dalla conversazione; mani giunte sulla superficie, dita intrecciate e serrate con vigore, stava facendo funzionare l'udito per recepire ogni singolo dettaglio e parola pronunciata dal suo superiore. Con loro vi era anche Noah, il quale aveva preso posto accanto a chi avrebbe dovuto essere capotavola, ovvero il Capitano Morrison, tuttavia in piedi davanti al proiettore e alla bacheca sulla quale erano disposte le informazioni riguardo l'attentato avvenuto qualche ora prima, mentre loro stavano banalamente dormendo per recuperare le forze. Sebbene Gavin e Gregory fossero feriti e in convalescenza, avevano deciso comunque di presentarsi – il primo per pura formalità e per essere aggiornato degli eventi, il secondo per l'obiettivo principale cui era diretta quell'esplosione.
La foto di Jake Grant era stampata accanto a tutte le informazioni che il giovane hacker aveva racimolato in quelle ore, permettendo alla riunione di compiersi e al team di soldati di smuoversi immediatamente dalle loro abitazioni. Non potevano perdere tempo quando Y si era già messo in moto senza dare loro il tempo di agire, e a quanto pareva persino Noah lo aveva capito, eliminando qualunque sprazzo di riposo per poter essere sempre a un passo vicino a lui per non perderlo di vista. Proprio nel momento in cui il ragazzo era piombato nella stanza da letto di Dave, svegliandolo di soprassalto con voce acuta e allarmata, nei loro cellulari era arrivata la notizia da parte della CIA dell'attentato.
Il corpo del terrorista si era ridotto in mille pezzi ed erano state ritrovate tracce di giubbotto esplosivo.

«Con il messaggio intercettato dall'agente Finley – proseguì Morrison, scoccando un'occhiata al ragazzo dal gomito sul tavolo per coprire la bocca e massaggiarsi la mascella, sinonimo che era immerso in una piena di pensieri e ragionamenti. – Si presuppone che l'ex Sottoufficiale Grant fosse presente, ma non al momento dell'esplosione.» si avvicinò e poggiò entrambe le mani sulla superficie del tavolo. «Ma questo non esclude che l'obiettivo fosse lui, poiché i suoi genitori non hanno più sue notizie da circa sei ore.»

L'ultima parte del discorso uscì sotto forma di ringhio, un poco gutturale e roca, di quanto l'autocontrollo di Dave fosse legato a dalle catene che il suo buon senso stava tentando di tenere conficcate nel settore del suo cervello, quale era il raziocinio e la lucidità. Il sol pensiero che un altro suo uomo, specialmente Jake Grant, fosse stato eliminato da Y a causa della loro lentezza, gli faceva ribollire il sangue nelle vene dalla collera; stavano facendo letteralmente i salti mortali per anticiparlo, eppure c'era sempre qualcosa che non capivano. Noah aveva comunque agito di testa sua e si era messo a decriptare il cellulare di Anthony per capire dove si trovasse Y, non dormendo la notte. Se non avesse intercettato il nome di Jake, quell'attentato non avrebbero potuto collegarlo a Y; il loro nemico aveva cambiato approccio. Era come se avesse voluto mandare loro un avviso questa volta, come se avesse voluto coglierli in un momento dove – feriti e stanchi – non avrebbero avuto modo di fermarlo. Era un affronto bello e buono, una provocazione che aveva troncato vite di innocenti.
Stava coinvolgendo civili per dirgli di fare in fretta a capire chi fosse, perché adesso stava alzando la posta in gioco. Fottuto pezzo di merda.

«Perché si trovava lì?» domandò Gregory, preoccupato quanto serioso.

Conosceva bene Jake. Erano stati compagni d'arme per tantissimi anni, dal suo arrivo al Navy SEAL; avendo la stessa età, si erano ritrovati ed erano stati i più giovani della squadra a quei tempi, prima che lui abbandonasse e arrivasse Gavin. Non avevano sue notizie da quel giorno, da quando lui aveva preso la dura decisione di togliere le piastrine e ritornare alla vita normale. Ogni tanto aveva provato a mandargli qualche messaggio, ma oltre a risposte vaghe e cordiali, Jake non aveva mostrato alcun segno di riavvicinamento nei loro confronti. Reed sapeva bene il perché, tuttavia non avrebbe potuto obbligare al suo compagno di rimanere e di passare avanti. Certi eventi erano ostici da mandare giù, lui ne poteva capire qualcosa, ma per il momento poteva ritenersi fortunato nel non aver subìto gravi perdite, fisiche o nell'animo, eppure non ne era esente. Se davvero sarebbe arrivato anche il suo momento, lo avrebbe affrontato, inoltrandosi in una selva oscura dove non era chiaro chi ne sarebbe uscito vittorioso, lui o il trauma. Ancora dolorante al petto, aveva assicurato a Claire, quando si stava vestendo di fretta per andare alla base, che non avrebbe partecipato a nessuna operazione: voleva avere solo la certezza che Jake non fosse morto.

«Doveva prendere il treno. –rispose Dave – Alle ventidue, da noi l'una del mattino, avrebbe preso un treno per Dallas. Sua sorella, Susan Grant, studia Scienze Biologiche in Texas. Sarebbe andato da lei a farle visita.» si distaccò dal tavolo per ritornare sulla bacheca colma di informazioni e post-it. «I suoi genitori mi hanno confermato di aver parlato con lui un'ora prima dell'esplosione; aveva detto loro di essersi seduto proprio in questo bar – tolse il tappo dal pennarello per cerchiare il luogo di una piccola porzione di mappa di Los Angeles appesa. – per mangiare, prima di prendere il treno, qua.» collegò la pochissima distanza che vi era tra il locale e la stazione.

«Perché mai avrebbe dovuto prendere un treno per Dallas? Stiamo parlando di un viaggio di ventiquattro ore.» intervenne Kyle, facendo rigirare uno stuzzicadenti con la lingua.

«Jake odia viaggiare in aereo. Gli ricorda le spedizioni militari, perciò preferisce rilassarsi senza sentire il fastidio causato dal rumore del motore.»

Quella risposta fece calare il silenzio. Nessuno ebbe la volontà di ribattere, benché meno Kyle, il quale aveva già formulato la risposta pronta, buffa e beffarda senza dubbio, per quell'affermazione che, con il tono con la quale era uscita, aveva addirittura richiamato l'attenzione di Noah.
Simultaneamente, i presenti mossero le loro nuche in direzione di quel suono freddo, atono, lontano dalle corde con cui erano soliti sentire quella voce mai seria e tinta sempre da sfumature ironiche.
Sully non li stava guardando, completamente assorto nella superficie bianca di quel tavolo non proprio spoglio. A tutti loro era stata consegnata una cartella con su scritto ogni dettaglio riguardante l'incidente e la persona scomparsa che, non per via accidentale, era stata presente in quel locale prima dell'accaduto; ed erano in quella foto, in quel volto severo, dai tratti eppure dolci, i capelli ramati e scompigliati, gli occhi color nocciola più sinceri e genuini che avessero potuto definire un soldato, che le iridi azzurre del cecchino non si erano mosse da quando quel nome era echeggiato dentro la sua testa. La chiamata notturna da parte di Dave gli aveva fatto intuire che lui e quel ragazzino avevano scoperto qualcosa di nuovo su questo anonimo Y e le sue prossime mosse, ma era stata proprio quella chiamata ad avergli fatto perdere la cognizione del tempo e il contatto con la realtà.
I suoi compagni erano consci di quella sua natura, forse Gavin e Noah un po' meno, ma davanti a quel tono e a quello sguardo tradussero che Sully era lì solo fisicamente.

«Evidentemente Y sta cercando di attirarci in quel treno.» colmò il vuoto il ragazzo, visto che nessuno aveva intenzione di dire la sua. Con gli occhi chiari inchiodati sullo schermo, parlò distrattamente, come se fosse da solo e in dialogo con la sua stessa mente. «Se davvero ragiona con l'ingegneria sociale, avrà usato un approccio simile a quello organizzato con Trevor Spencer per avvicinare Jake.» si alzò, avvicinandosi al computer per mostrare le riprese della stazione. Erano in bianco e nero, qualità scarsissima e sagome poco nitide. I soldati si rinsavirono e lo seguirono accorti. «Questo qui può essere Jake. – disse, rallentando il filmato. Tutti quanti videro che due persone lo stavano trasportando come se avessero a che fare con una persona ubriaca. – Sono palesemente uomini di Y.» indicò con il dito il momento in cui questi parlarono con un addetto della stazione, il quale li fece entrare dentro il vagone.

Gli occhi di Sully si aprirono più del dovuto quando osservò Jake palesemente privo di sensi. La presa sui fogli aumentò, rischiando di strapparli. Gli avevano fatto del male. Aveva visto quel ragazzo farsi saltare in aria senza che lui potesse fare qualcosa per cambiare le sorti delle persone che erano morte? Dimmi che non l'hai fatto sul serio, bastardo. Rimbombò nella sua testa, i muscoli delle braccia contratti.

«Non ho altre riprese a disposizione. Quel fottuto di Y ha agito di nuovo in un luogo sprovvisto di videocamere.» continuò Noah, stringendo le labbra in una linea sottile, il cappuccio alzato e la felpa nera aperta per mostrare una t-shirt bianca.

Questa volta non era l'unico vestito in abiti civili, bensì anche l'intera banda di soldatini, come se attraverso le sue ricerche avessero capito che le azioni militari, per il momento, dovevano essere accantonate. Subito dopo aver svegliato Dave e aver ricevuto la notizia dell'attentato, si era messo in moto per poter ricevere tutto ciò che gli interessava e gli serviva. La chiamata del soldato ai genitori di Jake Grant per venire a conoscenza del motivo per il quale lui fosse a Los Angeles e vicino alla stazione da solo aveva maggiormente colmato i suoi punti interrogativi.

Dave trasse un respiro profondo, la postura impietrita. «Non abbiamo notizie di Jake da tre anni...Dimmi di più.» disse senza chiedere: era ovvio che Noah li avesse già preceduti.

«Vive a Los Angeles, ha comprato un appartamento in questo grattacielo. – indicò con il dito un punto sulla mappa – Lavora al California Science Center. Sono sicuro che Y abbia mandato qualcuno per tenerlo d'occhio. Forse, però, non ha avuto modo di avvicinarlo fino a questo momento.»

«Le probabilità che sia una trappola sono alte; vuole farci salire su quel treno.» annuì Dave, mentre Noah tornò al suo posto. «Ma questo non significa che ce ne staremo con le mani in mano. Se non facciamo qualcosa, Jake morirà: è un dato di fatto.» affermò, caricando quelle parole con tensione, la quale colpì gli animi dei suoi uomini. «Non mi spiego, tuttavia, come cazzo faccia Y a sapere di ognuno di noi.» si aggrappò alla sedia vuota, una presa veemente. «Fanculo la falla nei sistemi, non ci credo. – la sollevò e la fece sbattere violentemente contro il pavimento, digrignando i denti dall'ira. – Ci deve essere qualcosa, di fondo, che lo ha portato ad agire contro di noi.»

«Ma cosa? Ha troppe informazioni per non avere tra le mani dati sensibili. Non può agire senza una base che lo aiuti a muoversi.» disse Gregory, accigliato.

«È questo ciò che non mi spiego. C'è qualcosa che ancora non mi è chiaro.»

«Dimenticavo. – Noah stava frugando tra le cartelle che aveva organizzato per avere tutte le informazioni ordinate, e fu proprio in mezzo ad esse che scovò una foto che all'inizio non era passata inosservata. – Questa è la foto che ho trovato in Spagna, nella camera di Kevin Carter.»

La foto che aveva preso dall'appartamento di Kevin non l'aveva ancora sistemata da quando erano tornati dalla Spagna. Con tutto quello che era accaduto, non aveva avuto modo di darla a Dave; in fondo, era come se quella foto gli appartenesse.

«Kevin aveva questa foto?» Dave la prese quando Noah gliela porse e la osservò con uno sguardo profondamente mesto e malinconico, le sopracciglia arrotondate da cancellargli temporaneamente la rigidità e la rabbia.

Da quando si era dato alla ricerca disperata di questo Y, non aveva più osato guardare una foto dei suoi defunti compagni, né provare a rammentare i bei momenti. Sentiva di averli abbandonati al loro destino senza protezione, sentiva di non aver fatto abbastanza con le ricerche per catturare chi li aveva uccisi. Era passato un mese da quando tutta quella storia aveva invaso la sua testa e non aveva ancora trovato la causa di quel sangue inutilmente sparso. Conosceva bene quella foto e quando l'avevano scattata; erano ancora all'accampamento in Pakistan, prima di partire per la loro prima operazione ufficiale insieme, da soli, senza il supporto di nessuno. Guardali...Com'erano felici... disse il suo cuore scalpitante; con le dita tracciò gli sguardi contenti dei gemelli e la smorfia simpatica di Kevin. Non c'era il dolore della gamba ferita di Nick, non c'era il disturbo post traumatico da stress di Carter, non c'era la rabbia di Trevor nei confronti dell'abbandono del gemello dalla vita militare, non c'era la cicatrice di Sully, né la decisione di Gregory, caratterizzata in precedenza da tanta, ma tanta goffaggine.
Non c'erano, infine, i suoi rimpianti.
Erano giovani soldati che stavano per sperimentare per la prima volta il dolore della guerra, dopo anni passati in Medio Oriente a temprare le loro capacità.
E adesso metà di loro non c'era più. Metà? Tutto il team era come se fosse stato sterminato.
Tutti i suoi sforzi, se avesse perso anche Jake, sarebbero stati vani. Non poteva un qualunque tizio precederlo in ogni sua mossa, non poteva lasciarsi sconfiggere da qualcuno che non era neanche un soldato e stava muovendo i fili da una fottuta sedia. Tutto ciò che si era ripromesso quel giorno si stava frantumando in polvere e stava solamente dimostrando la realtà dei fatti a coloro con i quali si era impuntato di fare la cosa giusta. Erano morti dei civili, stavano incominciando ad essere coinvolte persone che non meritavano di partecipare a quella lotta senza alcun senso logico.
I suoi uomini osservarono quella scena con nostalgia, assaporandosi quel piccolo lampo di mutamento che tramutò il volto di Dave in un'espressione che non aveva nulla a che vedere con quella con la quale si era presentato quella mattina.
E adesso sono morti, vivi solo in queste immagini. Continuò quella voce.
Se avesse continuato in questo modo...

«Chi è questo?» lo ridestò dai quei pensieri Noah, indicando il braccio strappato.

«Questo qui?» posò la foto sul tavolo, cosicché tutti la guardassero. «È Jake, quando era parte del Team Charlie. È diventato, tuttavia, l'artificiere del Team Alpha; anche se non era parte ufficiale della squadra veniva sempre con noi, dopodiché siamo diventati il Team Bravo.»

Noah chinò lo sguardo, mangiucchiandosi il labbro inferiore. «Y lo sa.» farfugliò fra sé e sé.

«È passato al vecchio Team Charlie, adesso?» domandò Liam, preoccupato.

«No.» replicò sicuro Dave. «All'inizio pensavo che stesse seguendo una linea ben definita: eliminare tutti coloro che erano stati soldati del Navy SEAL, dal primo all'ultimo team. Ma adesso, guardando questa foto, credo di stare capendo bene quale sia il suo scopo.» annuì più volte a sé stesso, come se tutto combaciò nella sua testa. «Non sta seguendo chi è in congedo, ma chi ha avuto a che fare con noi.»

I soldati trasalirono.
Uccidere chi aveva avuto a che fare con loro? Si chiesero tutti quanti, in un parlottio disorientato.
Noah si inumidì le labbra, spostando il ciuffo ricciolino davanti agli occhiali per mostrare uno sguardo stupito quanto pensieroso. Ecco qual era il tassello mancante che rendeva le mosse di Y fin troppo studiate per essere un banale accanimento contro il Navy SEAL. Le persone uccise erano vecchi commilitoni di Dave, mentre Jake, nonostante non fosse stato parte del Team Alpha, era stato comunque un membro del Team Bravo, con l'aggiunta di aver partecipato a qualche operazione con loro da essere stato il più vicino a Dave, Sully e Gregory, nei primi anni. Quel ragionamento non faceva una piega, dannazione. Forse Y era una persona più conosciuta e vicina di quanto avessero potuto immaginare; con il susseguirsi delle vicende non avevano trovato neanche un momento per respirare che subito si erano dovuti gettare nella mischia per non arrivare troppo tardi. Solo in quel momento di apparente pace avevano avuto modo di ragionare sul fatto che tutte le vittime erano collegate non solo alla loro appartenenza al Navy SEAL ma, soprattutto, alla loro vicinanza con...

«Dici sul serio?» Kyle era esterrefatto. «Pensi davvero che là fuori ci sia un pezzo di merda che voglia colpire uno di noi?» chiese, riferendosi ai più veterani della squadra.

Dave serrò le labbra in una linea sottile, incontrandosi con gli sguardi accorti di Gregory e Sully, i quali avevano metabolizzato quell'affermazione da rimanerne di stucco. Era l'unica idea che gli era balenata in testa, ed era l'unica che rientrava perfettamente con le mosse di Y. Jake era collegato al Team Alpha e inoltre era stato un membro del Team Bravo; il loro nemico avrebbe potuto attaccare bersagli più facili da eliminare, uomini davvero in congedo da anni da essere arrugginiti nell'addestramento militare, tuttavia aveva scelto Jake, in congedo da soli tre anni, difficile da catturare con un scontro, e davvero l'ultima persona in vita ad essere stata vicino a loro. Con quella scelta, si era scavato la fossa da solo, oppure lo stava sfidando per raggiungere la cosiddetta resa dei conti. Ora, le parole del terrorista in aereo risultarono più semplici di quanto non lo fossero state all'inizio.
Sappiamo tutto di te, Dave Morrison.
Era come una minaccia, una sfida che avevano deciso di proporgli, come a volergli dire che prima o poi sarebbe toccato anche a lui, quel destino nefasto. Dave strinse le mani in dei pugni, collegando tutti i fili.

«Non uno di noi, ma me...Probabilmente sono io, il suo punto fisso.» si corresse, lo sguardo ancorato alla foto.

«Tu?» Gregory non riuscì a contenere una punta di ansia.

Morrison annuì, stringendosi nelle spalle.

«Questo spiegherebbe tante cose... – commentò Noah. Aveva martoriato abbastanza il labbro per costruire bene ciò che si era creato nella sua testa dopo quelle parole. – Per tutto questo tempo non hanno fatto altro che evitare di colpirti.»

Dave realizzò. «Uomini non addestrati in aereo. Civili usati come assassini in Spagna. Ho avuto così tante occasioni nell'essere ferito, da esserne uscito principalmente illeso...»

«L'agente Finley ha ragione.» Liam sospirò, rammentando bene la scena che si era palesata davanti ai suoi occhi alla villa Jung. «Quando stavi trasportando il corpo di Gregory verso di me, l'attenzione dei mercenari si era spostata su Sully, sebbene tu fossi molto più scoperto di lui.»

«Per non parlare del momento in cui mi sono buttato sopra quei due uomini. – aggiunse Noah. – C'è stato un attimo di esitazione che li ha indotti a cambiare mira, come a non volerti uccidere, ma semplicemente ferire.»

«Cristo Santo...» sfiatò Gregory, spiazzato. «Questo significa che qualcuno ti ha dichiarato guerra, uccidendo i tuoi primi compagni.»

«Figlio di puttana.» Dave si portò entrambe le mani sulla testa, sollevandola al soffitto. «Cazzo. Cazzo!» imprecò adirato, smuovendosi per la stanza. «Se solo riuscissi a beccarlo... deve essere qualcuno che mi conosce bene, per agire in maniera così maniacalmente perfetta.»

«Forse c'è davvero una talpa nel Navy SEAL? E poi perché dovresti essere suo nemico?» intervenne Gavin, il quale spinse le gambe di Kyle dal tavolo per poter guardare meglio il suo superiore.

«Non lo so. Non possiamo esserne certi, ma...» prese un respiro profondo, tentando di darsi un contegno e liberare la mente. Riaprì gli occhi, i quali passarono dall'essere furiosi ad essere infuocati dalla determinazione, e poggiò nuovamente le mani sul tavolo. «...l'unica cosa che possiamo fare per scoprirlo è catturare vivo uno sgherro di Y e smetterla di cercare di anticiparlo per avere prove.»

«Oh, cazzo. Sì. Adesso arriva la mia parte preferita.» ribatté soddisfatto Quinn, pressandosi le nocche per farle scricchiolare.

«Su quel treno sono saliti uomini di Y. – precisò Noah, provando a mantenere alta la concentrazione. – Abbiamo avuto a che fare con mercenari e con un uomo che si è fatto fuori con una capsula di cianuro.»

«Dovremmo cercare di immobilizzarlo ed impedirgli di mordere la capsula, se ce l'ha.» spiegò Dave.

«Ma come potremo, cioè...potrete avere la sicurezza di catturare proprio colui che sa dove si trovi Y e chi sia?» domandò Gavin.

«È l'unica opzione che abbiamo; dobbiamo tentare.» alzò il tono di voce Dave per scuotere gli animi dei suoi uomini con la sua stessa tenacia. «Devono pur sempre aver interagito con lui per avere l'ordine di andare in azione, qualunque sia stato il loro accordo.» scoccò un'occhiata a Noah, il quale si era stropicciato gli occhi nerastri al di sotto degli occhiali durante quel piccolo monologo autoritario.

«Considerando il fatto che... – partì questi, contenendo uno sbadiglio, il tono mormorato. – ...il treno sia partito alle ventidue spaccate californiane, ovvero quattro ore fa per noi...Significa che lì sono ancora le due del mattino e stia per arrivare al confine tra California e Arizona. Perciò...»

Provò a dire, ma si fermò quando la sua testa molleggiò in avanti senza il suo consenso.
Dave trasalì al vedere gli occhi di Noah perdersi nel vuoto e rischiare di chiudersi; fece lesto un passo in avanti per accorciare le distanze. Tuttavia il giovane lo bloccò fulmineo, sollevando la mano per dirgli di non avvicinarsi. Pareva che nessuno dei presenti avesse notato quel piccolo inconveniente, eccetto Dave, il quale non andò oltre, seppur non potesse fare a meno di scrutare quello sguardo concentrato sul pavimento.

«Se partissimo adesso – intervenne, col fine di far focalizzare gli sguardi dei soldati su di lui. – Ci conviene atterrare a Tucson e proseguire in auto per Benson. Il treno si fermerà alla stazione alle nove e dieci circa, perciò noi dovremo essere lì per le nove. È l'unico modo che abbiamo per far coincidere gli orari.»

«Cosa stiamo aspettando? Partiamo e prendiamo a calci in culo quei bastardi.» uscì spontaneamente dalla bocca di Kyle.

«Gavin e Gregory, voi rimarrete qui, mi pare sia ovvio.» Dave si rivolse ai due compagni feriti, i quali annuirono a malincuore. «Sully, Kyle, Liam: voi preparate le armi. Partiremo in abiti civili; solo pistola d'ordinanza, ben nascosta. – li guardò negli occhi, ad uno ad uno – Salviamo Jake e catturiamo un fottuto pezzo di merda.»

«Sì, cazzo!» esultò risoluto Kyle.

Tuttavia un tonfo energico mise tutti quanti sull'attenti.
Scoccando un'occhiata in fondo al tavolo, videro Sully chiudere con rabbia il fascicolo che non aveva smesso di osservare per tutta la durata della riunione e alzarsi di scatto dalla sedia per uscire per primo dalla stanza. Come era torva la sua espressione, i soldati non furono in grado di descriverlo, imbattutisi in una rarità talmente imprevedibile da non poter cercare di fermarlo. Era come se il suo animo fosse stato travolto da un'aria di autorità pungente da essere diventato inavvicinabile tutto ad un tratto, abbandonato da quel calore di semplicità che diffondeva con il suo sghigno scanzonato e le battute fuori luogo; quel giorno era come se la sua persona fosse stata rimpiazzata da uno sconosciuto.
Vederlo silenzioso, rabbuiato e immerso in quei fascicoli, non se lo sarebbero mai aspettati, specialmente chi lo aveva conosciuto con un sorriso e non lo aveva mai visto vacillare, nemmeno una volta.
C'era qualcosa che Gavin non conosceva, al contrario degli altri membri, tinti da delle espressioni più dolci e amareggiate. Da un lato, era come non fossero del tutto stupiti dal turbamento cui era percosso l'animo di Sully, sebbene dall'altro non potessero capire appieno cosa gli frullasse per la testa.
Sussultarono appena, quando questi sbatté la porta con veemenza, quasi a romperla, senza guardare in faccia nessuno.
Ci fu un attimo di teso e scomodo silenzio, dove l'unico ad aver assottigliato gli occhi con fare scettico fu Noah.

«Che...gli è preso?» ebbe il coraggio di chiedere Gavin, impensierito da quell'atteggiamento fuori dagli schemi dell'idea spensierata che aveva sempre avuto del cecchino.

Ritornando su Dave, si accorse che aveva corrugato la fronte in un cipiglio costernato, la mascella contratta.

«Sully e Jake erano sempre stati inseparabili. – spiegò con un sospiro comprensivo, gli occhi sul posto adesso vuoto. D'altronde conosceva Sully da più di dieci anni, perciò era come se quei momenti di ansia repressa fossero evidenti per lui; non poteva sfuggirgli nulla quando il suo umore usciva dalle righe del compagnone idiota che era solito animare la festa con qualche freddura. – Dategli i suoi spazi e il tempo per metabolizzare il rischio di questa operazione. Jake è un suo carissimo amico, per non dire un fratello.»
Inspirò dalle narici, stringendosi nelle spalle. «Se dovesse fallire, non se lo perdonerebbe né ora né mai.» 

________________________________________________________________________________

 Angolo autrice:

Non ho trovato una foto evocativa per il capitolo. Vabbè, niente ci fa. In caso la cambio, per ora questa è una bozza ahahahah.
Comunque! Il mistero si infittisce, eh? Sembra proprio che Y abbia uno scopo ben preciso, e Dave ha collegato tutti i punti. Adesso bisogna sbrigarsi per salvare la vita di Jake, ma... Cosa nasconde Sully? 

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