OPERAZIONE Y

By DarkRafflesia

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Dave Morrison, Capitano del Navy SEAL, è un uomo determinato, autorevole, ma sconsiderato e fiscale. Noah Fin... More

⭐RICONOSCIMENTI
Presentazione
Cast
Dedica
Prologo
PARTE PRIMA
Capitolo 1: Bravo (Parte 1)
Capitolo 1: Bravo (Parte 2)
Capitolo 2: Coinquilini
Capitolo 3: Demoni del passato
Capitolo 4: Una semplice giornata di lavoro
Capitolo 5: Insieme
Capitolo 6: Prima Tappa
Capitolo 7: Presenza
Capitolo 8: Sconosciuto
Capitolo 9: Ricordi bruciati
Capitolo 10: Il prossimo
Capitolo 11: Vacanza (Parte 1)
Capitolo 11: Vacanza (Parte 2)
Capitolo 12: Dolore lontano
Capitolo 13: Turbolenze
Capitolo 15: Notizia
Capitolo 16: Lettere reali
Capitolo 17: Firmato...
Capitolo 18: Sui tetti
Capitolo 19: In mezzo alla folla...
Capitolo 20: Rientro
PARTE SECONDA
Capitolo 21: Adunata
Capitolo 22: Sorpresa?
Capitolo 23: Toc-Toc
Capitolo 24: Legami scomodi
Capitolo 25: Nuovi ospiti
Capitolo 26: La spia
Capitolo 27: Tocca a me
Capitolo 28: Il mondo continua a girare
Capitolo 29: Prurito ed ematomi
Capitolo 30: Fede
Capitolo 31: Rimorsi
Capitolo 32: Torna a letto
Capitolo 33: Fiamme
Capitolo 34: Scuse e incertezze
Capitolo 35: Analista per caso
Capitolo 36: Non puoi dimenticare
Capitolo 37: Bersagli
Capitolo 38: Ostacoli
Capitolo 39: Ho trovato Jake e...
Capitolo 40: La bomba
Capitolo 41: Shakalaka
PARTE TERZA
Capitolo 42: Scampagnata
Capitolo 43: Pausa?
Capitolo 44: Nuove conoscenze
Capitolo 45: Mercato finanziario
Capitolo 46: Linea
Capitolo 47: Safe International Hawk
Capitolo 48: Fregati
Capitolo 49: In trappola
Capitolo 50: Dimitri Malokov
Capitolo 51: Rancore
Capitolo 52: Portare via tutto
Capitolo 53: Insofferenza
Capitolo 54: Colpe
Capitolo 55: Operazione Y
Capitolo 56: Amicizia
Capitolo 57: Risposta inaspettata
Capitolo 58: Rivelazione
Capitolo 59: Con onore
Capitolo 60: Rottura
Capitolo 61: Solitudine
PARTE QUARTA
Dimitri Malokov & Iari Staniv
Capitolo 62: Egoismo
Capitolo 63: Apnea
Capitolo 64: Il prezzo da pagare
Capitolo 65: Anonimato
Capitolo 66: Saluto
Capitolo 67: Benvenuto nella squadra
Capitolo 68: Giuramento
Capitolo 69: Decisione
Capitolo 70: L'impegno che non serve
Capitolo 71: Lontanamente vicini
Capitolo 72: Vecchie amicizie
Capitolo 73: Vigilia
Capitolo 74: L'inizio
Capitolo 75: Le squadre
Capitolo 76: Patente?
Capitolo 77: La tana del lupo
Capitolo 78: Boom...
Capitolo 79: Maledetta emotività
Capitolo 80: Svantaggio?
Capitolo 81: Iari Staniv
Capitolo 82: Luccichio
Capitolo 83: La pace
Capitolo 84: Caduti
Capitolo 85: Respirare

Capitolo 14: Scontro

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By DarkRafflesia


«Get down!» tuonò Dave.

Afferrò il corpo di Noah dalle braccia e si gettò verso i sedili, tirandolo con sé per sfuggire alle pallottole esplose dalle armi di quelli che adesso il soldato poté definire dei veri e propri terroristi. Non ci volle un genio a capire che quel volo sarebbe dovuto precipitare in mare, cancellando chiunque vi fosse a bordo, persino gli stessi artefici dell'attentato; che fossero lui e Noah i bersagli, adesso era chiaro come il sole. Al rumore degli spari, i passeggeri emisero grida acute di terrore, immobilizzati nei loro posti e divorati da un panico che il movimento tremante dell'aereo aumentava a dismisura, specialmente l'allarme di imminente collisione con il mare, veloce e scattante come il loro cuore scosso dalla tachicardia.
Nascosti in mezzo ai sedili, dove erano precedentemente seduti, Dave si sollevò appena dal corpo di Noah, disteso sul pavimento e con il fiatone per quello che era appena accaduto; scoccò un'occhiata alle sue spalle e si accorse che una donna era stata presa in pieno da un proiettile vagante sul braccio. Stava urlando dall'orrore alla vista del sangue, mentre un uomo – sicuramente il marito – stava tentando inutilmente di fare pressione sul foro per placare la sua agitazione. Doveva fare qualcosa, e alla svelta. Se un colpo avesse erroneamente preso una finestra, l'intera stanza avrebbe rischiato di depressurizzarsi e, se non avesse fermato la discesa a picco del veivolo, non ci sarebbe stato alcun atterraggio d'emergenza per salvare tutti quanti da quella tragedia. Doveva disarmare i quattro uomini, i quali si stavano avvicinando velocemente verso di loro. Ritornò su Noah con occhi decisi e imperturbabili.

«Rimani giù. Non muoverti assolutamente da qui, hai capito bene?» lo avvertì con tono severo, liberando la sua Colt M1991A1 dalla prigione di nome marsupio; lo spostò sul retro dei pantaloni, cosicché da avere i caricatori alle sue spalle. Tolse la sicura e caricò il colpo in canna.

Noah puntellò le mani ai lati dei sedili, sollevando quantomeno il busto dal pavimento. Da dove proveniva quel tono austero e lontano dalle corde di chi non aveva intenzione di smetterla di scherzare e di punzecchiarlo? Il suo volto aveva subito un cambiamento drastico che faticò a registrare, forse per via dell'ansia che si insinuò nelle sue vene da disorientarlo; c'era troppo rumore, troppe urla, troppa confusione. Dave lo stava fissando con lo sguardo di chi non stava avendo a che fare con un suo collega, bensì con un civile da proteggere e da salvaguardare; era conscio che lui non avrebbe mai potuto difendersi a mani nude davanti a uomini armati, allora stava riservandogli lo stesso trattamento.
Avrebbe voluto contestare quel tipo di atteggiamento, ma non ne era in grado.
Annuì impercettibilmente, deglutendo il nulla, di quanto gli si fosse seccata la gola a causa di quell'episodio fuori programma. Si sarebbe aspettato di tutto, ma non un attentato in aereo. Non osava minimamente osservare l'esterno dal finestrino alle sue spalle; rimase pietrificato sul posto, vedendo Dave mettersi accovacciato per preparare una qualche manovra d'azione. Cosa avrebbe dovuto fare da solo contro quattro persone armate? Doveva proteggere l'intero equipaggio, la donna di fronte a lui stava sanguinando. E se un altro civile venisse colpito, ma mortalmente?

«Abbassatevi tutti! Tenete la testa quanto più nascosta! – ordinò il soldato, il suo vocione tenore alto da sovrastare qualunque altro suono. – Andrà tutto bene! Questo fottuto aereo arriverà in Spagna: avete la mia parola!» dire che era adirato, era dir poco; lo si leggeva dagli zigomi contratti dalla rabbia.

I civili non proferirono verbo, oltre alle urla di panico; obbedirono, chinandosi con il torace per ripararsi. Perfetto. Pensò Dave, serrando le labbra in una linea sottile. Dalle fessure del sedile intravide uno dei quattro venirgli incontro, seguito da un altro, mentre gli altri due si trovavano nel corridoio al di là della fila centrale, quindi lontano dal loro campo visivo, a meno che non avessero oltrepassato i sedili; tuttavia avrebbero dovuto oltrepassare i civili in mezzo, e ciò li avrebbe rallentati e permesso a lui di poterli fare fuori. E poi stare in cinque in quello spazio ristretto, quale era il viale, avrebbe compromesso la loro vittoria. Era da solo, era vero, eppure l'ambiente poteva giocare a suo favore, sebbene vi fossero dei civili.

**

Il soldato americano era in trappola, questo fu il primo pensiero di Trent. Non appena l'aereo aveva incominciato la sua discesa, lui e i suoi tre compagni, Averil, Nigan e Kean, si erano messi in moto per raggiungere l'obbiettivo che avrebbe potuto ostacolare la loro missione. Dopo che lo aveva visto irrompere nel magazzino dove Barney Gonzales si era rifugiato, Jason aveva impresso nella sua testa quale fosse la sua fisionomia; non aveva avuto il tempo di scattare una foto, tuttavia lo riconobbe a primo impatto in aeroporto, accompagnato da quell'altro ragazzino occhialuto di cui non aveva memoria. Li avrebbero eliminati ad uno ad uno. Se non ci fossero riusciti loro, ci avrebbe pensato l'aereo a precipitare, portando con sé quelle anime, nonché vittime sacrificali del piano.

**

Dave uscì dalla copertura e sparò un colpo al primo uomo, l'unico rasato del gruppo. Lo prese sul braccio, poiché costretto a buttarsi dietro un altro sedile per nascondersi e ripararsi dal proiettile sparato da chi era dietro di lui; Trent imprecò dal dolore, arretrando in preda alla rabbia. Averil lo sorpassò e gli andò incontro con una prepotenza smisurata. Il soldato si alzò e gli afferrò la pistola ancora prima che potesse premere nuovamente il grilletto; tentò di disarmarlo, ma l'aereo ebbe un ulteriore scossone e si inclinò maggiormente verso il basso. Entrambi persero l'equilibrio, eppure Dave ne approfittò per scambiare le posizioni e fare in modo che Averil desse le spalle alla parte inclinata verso il mare; indietreggiarono, travolti dalla forza di gravità, ma il soldato si ancorò con le mani ai sedili e caricò un doppio calcio sul petto dell'avversario, bloccandogli l'aria nei polmoni. Questi non toccò il pavimento per qualche secondo, ritrovandosi abbastanza lontano dal soldato e riverso a terra. Dave impugnò meglio la pistola e premette il grilletto: due colpi, uno nella spalla e l'altro nel petto, ed Averil cadde a terra tramortito. Avrebbe potuto fare di meglio, o sparare più pallottole per prenderlo in testa, ma i sobbalzi perpetui dell'aereo non lo aiutavano per niente a mantenere salda la mira; se vi fosse stato uno scossone simile a quello precedente, avrebbe rischiato di deviare il colpo ad uno dei passeggeri. Attenzione e sangue freddo. Tuttavia non aveva tempo per riflettere e ragionare sul come essere prudente, altri colpi lo invogliarono a gettarsi in mezzo ad alcuni civili per evitarli.

«Ops, scusate. – disse goffamente, mettendosi più comodo per non essere un peso con i suoi muscoli. Eppure, innalzata la testa, si imbatté in un cellulare tra lui e il ragazzo al centro del sedile che gli fece sollevare un sopracciglio. – Stai filmando?» domandò con aria esplicitamente infastidita. Il ragazzo guardò altrove, abbassando il dispositivo con fare innocente. Dave glielo levò forzatamente dalle mani; il video stava ancora filmando. Schioccò la lingua, scuotendo la testa. «Stiamo per morire e il tuo primo pensiero è riprendere me, mentre cerco di sfuggire da tre uomini armati?» Il civile avrebbe voluto riprendere il suo cellulare, tuttavia i suoi occhi andarono oltre la figura di Dave, alle sue spalle, e si irrigidì impaurito. «Mi tocca sequestrartelo, mi dispiace.»

Dopo quelle parole, Dave si voltò con irruenza e fece collidere il telefono sullo zigomo di Kean, spaccando lo schermo; questi indietreggiò dolorante, coprendosi il volto con entrambe le mani. Il soldato aveva giurato di aver udito un insulto poco cordiale da parte sua, ma non ebbe tempo per fare l'offeso; caricò un destro e stese l'uomo con un gancio vigoroso. Ma Kean si rialzò, sebbene il naso sanguinante e lo zigomo rossastro; i riflessi di Dave furono lesti e responsivi da fargli muovere la mano sinistra per immobilizzare il polso della mano armata che aveva puntato al suo fianco. La spostò verso il pavimento, cosicché Kean sparasse al suo stesso piede. Urlò incessantemente, mentre una pozza di sangue aveva già macchiato il tappeto blu con la quale era rivestito il corridoio dell'aereo. Il soldato lo spinse contro i sedili vuoti prenotati da lui e Noah; in questo modo Kean si distese e non fu in grado di liberarsi dal peso immane dell'uomo, il quale gli levò la pistola dalle mani e gliela puntò sulla fronte. In un primo momento, Dave esitò, ma non appena l'avversario tirò fuori un pugnale dalla tasca, lo freddò senza ripensamento.

«Cazzo!» urlò Noah, spettatore dell'intera scena, avvenuta praticamente a qualche centimetro dal suo corpo.

Il braccio molleggiante del cadavere gli cadde addosso e lui con poca finezza lo allontanò, disgustato. Lo aveva ucciso di fronte a lui. Era stato a dir poco...Ci pensò il suo cuore martellante a descrivere quella sensazione. Si passò una mano sul viso e, quando sulle sue iridi si riflesse del rosso sui polpastrelli, intuì che il sangue che era esploso dal cranio del terrorista si era riversato non solo sulle braccia di Dave, ma anche sulla sua faccia. Subito la manica la utilizzò per pulirsi; erano solo poche gocce, ma era pur sempre sangue, sangue di un uomo che era morto accanto a lui.

«Volevi forse distruggermi i timpani?!» sbottò.

«Perdonami, ho poco spazio.» si discolpò Dave, lanciando via l'altra pistola.

Non si accorse, però, che gli altri due – Trent e Nigan – lo avevano raggiunto; il primo lo immobilizzò da dietro, puntandogli la pistola alla tempia, mentre il secondo gli arrivò frontalmente, anch'egli con la canna puntata su di lui. Questa sì che era una bella gatta da pelare. Uno scontro quattro contro uno è sleale. –ironizzò, sollevando le mani in senso di arresa. – Ma non è nulla di complesso.
Un movimento talmente repentino che i due avversari non furono in grado di registrarlo appieno. Con una coordinazione tale da non commettere nemmeno il più inafferrabile degli errori, Dave afferrò la canna della pistola alla testa e la spostò con irruenza; il colpo partì, collidendo su un sedile, mancando di striscio un civile tremante. Contemporaneamente alzò la gamba destra per dare un calcio contro la pistola di fronte a lui. Questa volò dalla presa di Nigan, cadendo paradossalmente sul torace di Noah; questi la tenne con prudenza e levò il caricatore, gettando le due parti sotto sedili diversi per renderle irraggiungibili. Infuriato, Trent diede un calcio sul polpaccio di Dave, costringendolo a cadere su un ginocchio. Puntò la canna sul retro della nuca e premette il grilletto.
Click! Fece l'arma da fuoco, senza fare effettivamente fuoco.
Trent squadrò sconcertato l'arma, provando di nuovo a premere il grilletto, come se avesse voluto assicurarsi di averlo fatto bene; non sparava. Il rumore del meccanismo era come incastrato.
Dave scoccò un'occhiata di sbieco alle sue spalle, ghignando soddisfatto.

«Non siete affatto dei soldati, voi.»

Sicuro, diede un colpo di scarpone sullo stinco di Trent, costringendolo ad indietreggiare. Nigan, nel frattempo, si era buttato a capofitto contro di lui; si mise celere in piedi per riguadagnare vantaggio e bloccò un pugno, subito dopo l'altro polso. I due rimasero in quella posizione per qualche secondo, fissandosi con astio e rabbia. Il nemico provava a fare pressione, cercando di avanzare con qualche passo, ma Dave lo teneva puntellato lì, immobile; digrignò i denti dalla collera e, nella maniera sleale che il soldato aveva decantato, gli diede una ginocchiata dove non batteva il sole. A primo impatto, Dave si morse il labbro inferiore, percependo le gambe tremare e molleggiare per la scossa che partì in mezzo ad esse e si propagò per tutto il resto del corpo, dopodiché fu costretto ad allentare la presa, rivolgendo lo sguardo verso il basso. Appunto, un soldato non colpirebbe mai le palle del suo avversario. Nigan si liberò dalla presa e gli diede un pugno sullo zigomo sinistro; Dave si sbilanciò verso destra e curvò la schiena in avanti, coprendosi la parte dei pantaloni con una mano. Non sapeva se dare priorità al pulsare in viso o a quello in mezzo alle gambe, poiché stavano dolendo in egual modo; si sostenne su una poltroncina, ma Trent non gli diede il tempo di riprendersi. Sbatté prepotentemente il calcio della pistola sulla sua tempia, tagliandolo con una linea poco sopra il sopracciglio. Grugnì, scuotendo la testa e sbattendo ripetutamente le palpebre per riprendersi da quell'attimo in cui un flash aveva invaso il suo campo visivo. Toccò con i polpastrelli il punto urtato; gocce rosse si palesarono davanti alle sue iridi marroni, socchiuse e incredule. Non era riuscito a sbloccare la pistola e la stava usando come mazza. Incompetente del cazzo. Annullò il dolore e ghermì l'arma dalla sua mano, levandogliela con prepotenza per ricambiare il favore. Solo che la forza incanalata fu quasi il triplo maggiore rispetto a quella dell'avversario; il calcio non collise con la fronte, bensì con la mandibola, rompendogliela di netto e spedendolo all'altro mondo. Nigan gli arrivò da dietro, ma Dave non commise lo stesso sbaglio; sebbene il poco spazio a disposizione, riuscì ad eseguire un calcio rotante, affondando la suola sul suo stomaco. Il nemico arretrò, tenendosi il punto colpito con entrambe le mani e tossendo per l'orrenda sensazione nauseante; se avesse mangiato, avrebbe sicuramente rimesso.

«La pistola era inceppata, idiota.» disse Dave col fiatone, raddrizzando la schiena. «Se ti avessero insegnato come sbloccarla, avresti fatto questo. – diede un colpetto con il palmo sul calcio, al di sotto del caricatore, successivamente tirò il carrello, dalla quale uscì il bossolo incastrato. – E avresti potuto uccidermi tranquillamente così.»

Tese il braccio e sparò a Nigan, questa volta perfettamente in testa.
Tolse il caricatore e lanciò via la pistola con malagrazia. Prese la sua arma, non avendo bisogno di controllare quanti colpi fossero rimasti, avendone utilizzato solamente uno. Scrutò i quattro cadaveri con aria torva; non aveva avuto altra scelta. I civili avevano assistito a quella carneficina; era stata l'unica cosa da fare per salvarli. Sulla terra ferma, in un locale magari, sarebbe stato più semplice farli fuori; dover restare accorto alle persone che le circondavano era stata una sfida che per fortuna aveva vinto, seppur si fosse recato un taglietto che gli stava macchiato con una linea rossa di sangue la parte destra del volto; pulì la guancia con il retro della mano, arricciando il naso. Una turbolenza lo costrinse ad appoggiarsi su un sedile per non perdere nuovamente l'equilibrio. Non c'era momento da perdere. Sarebbe stato un evento che difficilmente i passeggeri avrebbero dimenticato. Eppure, se li avesse salvati e avesse impedito all'aereo di precipitare, avrebbero sopito la paura con l'entusiasmo di essere ancora vivi e di aver avuto il destino a loro favore. Corse verso la cabina del pilota e aprì la porta con una spallata, sbarrandola.
Ad attenderlo, il cadavere del pilota spalmato sui comandi dell'aereo. Accanto, il giovane co-pilota era scosso dai singulti, le mani in alto e il viso invaso dalle lacrime.
Dave alzò l'arma per mirare all'attentatore travestito da steward istantaneamente.
Eppure questi aveva la pistola puntata sulla tempia del co-pilota, il sorriso stampato in volto, come se avesse vinto alla lotteria e non fosse minimamente sconvolto del fato che lo avrebbe atteso.
Rimasero immobili in quella posizione, le dita a pochi centimetri dal grilletto.

«Se provi ad avvicinarti, lui muore.» lo avvertì Jason, avvicinando la canna alla testa del giovane, il quale arretrò con il busto, titubante dal panico.

Dave sollevò un sopracciglio, piegando la testa di lato con fare saccente. «Bhe, se sparo o non sparo cosa cambia? In entrambi i casi moriremo tutti, no?»

**

All'ennesimo scossone, Noah serrò la bocca con una mano per evitare di sboccare pesantemente. Se il suo sé del futuro gli avesse detto che si sarebbe ritrovato in un aereo in procinto di precipitare in mare aperto, avrebbe saltato la colazione, anziché bersi una bella tazza di latte al cioccolato per sopravvivere alla mattinata lunga e stressante che lo avrebbe accolto in un patibolo di merda. Il danno era stato compiuto e fu costretto a deglutire esageratamente per rispedire giù quel nodo alla gola che, dal sapore, non aveva nulla di salutare. E quella puzza di sangue, proveniente dal cadavere che aveva accanto alla testa, lo stava facendo innervosire; con il movimento gli era quasi caduto addosso per la seconda volta. Lo spinse contro i sedili, ancorandosi a qualcosa per rimettersi in piedi. Cristo Santo. Pensò non appena le sue iridi grigie si incontrarono con la strage che aveva compiuto Dave in pochissimi minuti. Come cazzo aveva fatto ad occuparsi di quattro uomini armati da solo? Conosceva l'addestramento cui si andava incontro nel Navy SEAL, ma questo superava di gran lunga quello che aveva visto nei film che lo stesso Dave criticava per il loro surrealismo. "Gli agenti della CIA e i soldati non sono imbattibili. Non si combatte per dare spettacolo. Uno scontro dura sì e no secondi, istanti, perché l'essere umano cede in fretta." Avrebbe dovuto rinfacciargli questa frase a vita dopo quello cui aveva assistito quel giorno; teste esplose, mandibole spezzate, nasi rotti. Ma che diavolo... Aveva fatto tutto da solo in uno spazio insulso e in mezzo ad una marea di persone; era stato impeccabile nel preservare la loro incolumità, facendo in modo che solo quella donna colpita per sbaglio fosse l'unica ferita in tutta la sala. Sobbalzò, rischiando di cadere ancora una volta. Scoccò un'occhiata al corridoio verso la cabina del pilota. Perché Dave ci stava mettendo tanto? Era forse incappato in una situazione di stallo? Se così fosse non poteva permettere all'aereo di precipitare a causa di un gruppo di fanatici terroristi. Si bloccò, lo sguardo perso sui cadaveri. Terrorismo? E se fosse terrorismo, quello che era coinciso con la morte dei gemelli Spencer? Che i bersagli non fossero altro che dei segnali attuati di proposito per indicare la debolezza militare degli Stati Uniti? Non avrebbero avuto motivo di dirottare un intero aereo, altrimenti; se dietro tutto questo vi fosse un tizio che sapeva quello che voleva da prendersela solo con chi gli importava, non sarebbe arrivato a tanto. Se avesse voluto sbarazzarsi di lui e di Dave, avrebbe potuto attaccarli in altra maniera. Invece era come se stesse agendo di proposito in questo modo, pur di mandare un messaggio agli Stati Uniti, all'America. Un americano che se la prende con i suoi stessi simili? Un traditore convertito all'islam? Quanti casi di gente convertitasi al Corano aveva letto nell'internet e sentito anche alla tv? Non doveva spremersi le meningi ancora prima di iniziare. Passo dopo passo, senza conclusioni affrettate. Per il momento avrebbe dovuto trovare una soluzione che impedisse a questo fottuto aereo di cadere in mare e, guardando da oltre il finestrino, mancava davvero poco. Prese lo zaino nello scomparto sopra di lui, dove fortunatamente il computer portatile se ne stette protetto e immune alle scosse. La stiva era la sua prossima meta. Doveva sbrigarsi prima che...

«D-Dove credi di andare...ragazzino?»

Noah arrestò la sua camminata all'udire di quella voce. Osò guardarsi alle spalle, soprattutto quando un uomo dall'età avanzata seduto vicino a lui gli bisbigliò di scappare e di nascondersi. Le iridi grigie si aprirono più del dovuto, incredule quanto seccate. Il tizio a cui Dave aveva letteralmente distrutto la mandibola si era rialzato, seppur tentoni; si stava tenendo la mascella, sibilando dal dolore, eppure le parole che aveva pronunciato erano uscite talmente scandite, un po' mangiucchiate dalla mancata articolazione motoria delle giunture, da poter essere facilmente comprese. Come cazzo fa ad essere ancora lucido? Pensò per l'assurdità cui era vittima; si voltò del tutto, facendo qualche passettino all'indietro per accorciare le distanze con la stiva.

«Dove credi che io stia andando?» domandò di rimando, senza battere ciglio. «A fermare il vostro piano del cazzo.»

Trent ridacchiò, seppur costretto a fermarsi per una fitta di dolore, e si pressò le nocche con vigore. «Scommetto che non ci riuscirai.»

«Really? – Noah sollevò un sopracciglio – Make me

Il terrorista sospirò dalle narici, adirato. Quello fu un affronto. Aveva giocato con il fuoco, con la sua pazienza. Noah lo vide catapultarsi verso di lui, caricando un sinistro. Indietreggiò con uno scatto, permettendo alle nocche di sfiorargli appena i capelli. Trent non fece alcuna pausa; proseguì con un altro, poi con un altro ancora; il giovane schivò il primo, ma il secondo lo colpì al braccio. Puntellò le suole sul pavimento, strofinandosi il punto urtato con una lieve smorfia. Vide l'uomo sorridere, portando i pugni in avanti per prepararsi al secondo round. Era stanco, era evidente. La botta che gli aveva recato Dave lo aveva reso poco responsivo e attivo, non importava quanto fosse su di giri in quel momento. Si scagliò contro di lui, mollandogli un destro vigoroso. Noah si accinse a schivare anche questo, ma un ulteriore scossone lo portò a sbilanciarsi in avanti. Merda. Le nocche di Trent collisero contro la sua guancia sinistra, portando il busto a girarsi di conseguenza per l'energia esercita. Il corpo sbatté contro il carrello del cibo, essendo arrivato tra un passo e un altro oltre la tenda che lo avrebbe condotto all'altro settore del volo. Si stabilizzò su di esso, toccandosi il punto colpito.

«Non fai più il gradasso, moscerino.» la voce roca e biascicante dell'aggressore era tinta dal divertimento.

Eppure, sebbene avesse voluto vedere un volto sofferente e spaventato, questo non arrivò.
Impallidì sbigottito non appena il ragazzo raddrizzò la schiena e sollevò la testa, affinché si incrociasse con il suo volto ammaccato in coincidenza dello zigomo; la sua espressione era rimasta invariata, apatica e fredda, come se quel pugno gli avesse solo...

«Tutto qui?» domandò Noah, tastando con il pollice il gonfiore della pelle violacea. «Credevo che mi avresti fatto più male.»

Trent era esterrefatto. «Brutto pezzo di...!»

Si buttò a capofitto contro di lui, non tollerando un simile schernimento da parte sua. Come poteva farsi sconfiggere da un ragazzino innocuo? Non lo avrebbe accettato; lui valeva più di questo. Non gli avrebbe permesso di calpestare la sua dignità in quel modo. Lo avrebbe pestato a sangue fino a quando non lo avrebbe sentito implorare pietà, in lacrime e sanguinante, senza quegli occhi ghiacciati che lo fulminavano ogni qual volta aveva il coraggio di guardare in essi per contrastarlo.
Noah afferrò un vassoio vuoto del carrello con entrambe le mani e lo mosse contro di lui; gli colpì il braccio, usato come scudo per pararsi il corpo. Trent si spazientì, afferrandolo a sua volta per levarglielo dalle mani.

«Molla la presa.» gli disse, spingendolo per evidenziare il divario di forza.

«Te lo scordi.» ribatté Noah, intirizzendo i muscoli che, purtroppo, non aveva.

Un altro sobbalzo sopraggiunse su di loro.
Trent fu costretto a lasciare il vassoio per aggrapparsi a qualcosa, prima che cadesse all'indietro. Noah non poté che approfittarsene, venendo spinto dalla forza di gravità verso di lui. Portò in alto le braccia per intensificare quello che sarebbe arrivato dopo; con denti serrati, fu in grado di colpire con il vassoio la testa del terrorista con veemenza. Ci fu un boato metallico, seguito poi dal tonfo del corpo svenuto dell'uomo. La nuca rasata perdeva sangue. Ci sarebbe voluto un po' per riprendere i sensi, ma questo non era sinonimo di battere la fiacca. Senza curarsi di riprendere fiato, lasciò andare il vassoio e si diresse alla stiva.
Eppure non si rese conto che dalla bocca del terrorista iniziò a fuoriuscire dell'anomala saliva schiumata.
Noah scovò una sorta di entrata a cantina, sagomata sul pavimento. Si inginocchiò e tirò la leva per aprirla.
Scese le scale, non potendo mai prevedere che il suo piede saltasse uno scalino a causa del movimento scoordinato del veivolo.

«Fuck!» urlò, rotolando come un sacco fino ad arrivare a terra, in mezzo alle valigie.

Fermatosi su un fianco, grugnì dal dolore, piantando le mani in qualcosa di solido per sollevarsi. Si rinsavì nel momento in cui sotto di lui, però, vi era il suo zaino.

«No. No. No. No. No!» ripeté freneticamente, aprendo la zip dopo il secondo tentativo a causa dell'agitazione.

Uscì il pc portatile ed alzò lo schermo. Sbiancò davanti alle mille incrinature sul vetro. Premette il tasto di accensione, trattenendo il fiato; si accese, sebbene si vedesse poco e niente a causa dei cristalli liquidi danneggiati. L'importante era che funzionasse, per il momento.

«Magnifico. Porca puttana.»

Lo richiuse e si rimise in piedi, incominciando uno slalom tentoni in mezzo alle valigie e alla merce da traportare. In fondo trovò quello che stava cercando: un pannello. Celere si sedette a terra e collegò il computer ad esso con un cavo USB che, all'estremità del cablaggio, terminava con un tipo diverso di periferica. D'altronde ad un informatico esperto come lui non mancavano di certo gli strumenti per poter smanettare davanti a qualunque tipo di tecnologia che le avversità avevano da offrirgli. Sul vetro dei suoi occhiali si riflesse quello che gli serviva.

«Perfetto.» mormorò con un tono ben lontano dalla modestia.

**

Una goccia di sudore colò lungo lo zigomo di Dave, mischiandosi al sangue della ferita alla tempia. Pareva che anche il terrorista camuffato fosse nella sua medesima situazione, poiché il sudore era lampante nella pelle translucida del viso dalle sopracciglia aggrottate. Non poteva starsene fermo a guardare fino a quando non si fossero schiantati in mare; questi diventava sempre più vicino, e forse anche il co-pilota se n'era reso conto, poiché le sue lacrime scorrevano ininterrottamente come rapide, i lamenti di terrore più frequenti e simili a dei mugolii indifesi. Avrebbe voluto prendere il comando del suo defunto superiore e riprendere quota per salvare tutte le persone che vi erano a bordo e la sua stessa pellaccia. Dave non poteva biasimarlo; qualunque passo falso gli sarebbe costata la vita, ma di questo passo avrebbero raggiunto il medesimo finale senza fare nulla per cambiarlo. La pressione sull'impugnatura della pistola si fece più veemente, mentre le iridi guizzavano negli schermi pervasi da segnali di allarme e di rischio collisione. Secondo il timer, mancavano due minuti all'impatto; se solo avesse potuto trovare un modo per fare fuori quel bastardo, affinché quei numeri non toccassero lo zero. Si morse l'interno della guancia al vedere il sorrisetto furbo e scanzonato di chi sapeva di essere in vantaggio e di non poter essere surclassato. Avrebbe potuto prendere il comando del volo al posto del pilota, ma non avrebbe mai e poi mai sacrificato la vita di quel povero giovane innocente per poter salvare i passeggeri alle sue spalle; erano già morte due persone – di sicuro anche il vero steward a cui appartenevano quegli abiti – e non avrebbe permesso ad altre vite di essere spezzate inutilmente per la pazzia di uno psicotico terrorista. Tuttavia era in stallo; se avesse sparato, l'uomo avrebbe sparato al co-pilota, se non avesse sparato, sarebbero morti tutti. Gli serviva un diversivo che lo facesse rimontare in quella gara dove i secondi che lo separavano con il primo posto erano troppi da poter essere riguadagnati entro l'arrivo al traguardo. Se si trovavano su quell'aereo insieme a loro, significava che erano i sostituti di Gonzales? Toccava a loro uccidere Kevin Carter? Era davvero Kevin il loro futuro bersaglio o solo una coincidenza? Erano stati scoperti, questa non era una novità oramai, eppure come avevano previsto del biglietto aereo e del loro viaggio in Spagna?
La situazione era più in bilico di quanto immaginava.
Si inumidì le labbra secche, provando a fare un piccolo passo in avanti.

«Non provarci.» lo minacciò Jason, pressando il cane della pistola.

Il co-pilota si rannicchiò in sé stesso, le mani ai lati della nuca arrivarono a coprirsela sulla difensiva.

«So qual è il vostro prossimo bersaglio. Non vi permetterò di ucciderlo come avete fatto con i gemelli Spencer.» Dave non si fece intimorire, rimanendo quanto più autoritario e imperturbabile. Un passo falso avrebbe mandato tutto a rotoli.

Il terrorista sospirò una risata. «Non hai ancora visto niente, soldatino. Questo è solo l'inizio.»

«Solo l'inizio? – ripeté il Capitano del Navy SEAL – Quanti altri soldati avete intenzione di fare fuori? Perché tutto questo?»

«C'è un motivo dietro ad ogni azione umana. Tutto ciò che ci circonda non è un caso, e mai lo sarà.» spiegò Jason, rabbuiandosi. «Il rancore è un'arma che non può essere fermata. Il rancore rimane intrinseco qui – si toccò il petto in coincidenza del cuore – e qui. – passò alla tempia per riferirsi al cervello – E non andrà mai via, non fino a quando non saremo noi stessi a domarlo e a fare di esso un nostro fedele alleato.»

Dave corrugò la fronte, confuso. «Rancore? Il rancore non porta a nulla, se non alla perdita di raziocinio. Fa compiere azioni che rimpiangeresti in futuro. Usarlo non soddisferà la vostra ricerca di equilibrio.»

«Io non rimpiango nulla delle vite che ho sottratto a questo mondo. Ne vado fiero.»

«Sei un fottuto psicopatico di merda.» il soldato sputò quella sentenza con un ringhio furioso.

Andarne fiero delle vite che aveva sottratto? Come si poteva essere così insensibili? Si compiaceva in maniera irragionevole, come se non fosse minimamente pentito delle scelte che aveva fatto, di essere passato da una sponda ad un'altra, rinunciando alla libertà di una vita colma di spensieratezza; viveva nel sangue, nuotava in mezzo ai cadaveri delle persone che aveva ucciso. Cosa aveva fatto allo steward? Come aveva potuto con naturalezza porre fine alla sua vita? Più ascoltava, più il sangue nelle sue vene ribolliva, facendogli sentire più caldo del dovuto; se solo avesse potuto avanzare e prenderlo a pugni fino a quando non avesse smesso di guardarlo con quella faccia orgogliosa. Autocontrollo, Dave. La rabbia. Ricordati la rabbia. Prese un respiro profondo, sollevando le spalle e gonfiando il petto. Espirò con labbra schiuse, ritrovando la calma che aveva perduto per quei minimi istanti. Crogiolarsi della propria meschinità era un atto vile e ingiusto; gente di quel calibro non doveva nemmeno esistere. Era incredibile come la psiche umana potesse sviluppare un malanimo insensato da poter definire quelle azioni come giuste e giustificate; chi gli aveva inculcato quelle stolte convinzioni non aveva il diritto di essere ancora in giro a programmare la morte dei suoi commilitoni.

«Voi soldati siete tutti uguali: cercate di trovare la pace in un mondo dove tutto ciò che ci circonda è solo un'illusione. – proseguì il terrorista con un tono di voce arcigno e disgustato. – Dovresti esserne consapevole che la vita che conducono questi innocenti passeggeri non è nient'altro che una menzogna creata dai piani alti per celare le atrocità dello Stato cui facciamo parte.»

«Quindi sei americano anche tu, eh?» ghignò Dave, sebbene non trasudasse divertimento. Menzogne? Quella vita di pace e quiete non era una maschera, bensì un modo per mantenere un ordine perenne, privo del panico che loro, al contrario, avevano causato. «La nostra religione è troppo complicata per dei tipi come voi da far sembrare la sangue più allettante? O vi siete lasciati abbindolare da un Paradiso che non è tanto diverso dal nostro?»

Jason rise. «Simpatico. Ma sei fuori strada.»

«Davvero? Quello che state compiendo è un atto terroristico a tutti gli effetti. Sei rimasto solo tu, perciò ti consiglio di abbassare l'arma e di arrenderti.»

«Non importa quello che mi accadrà: tutto questo era una semplice prova. Non agiamo in questo modo, dovresti averlo già capito.»

Dave socchiuse le palpebre. «Una prova? Che intendi?»

Perché un attentato dovrebbe essere una prova?
Jason allargò il sorriso con un'espressione accostabile ad un'isteria da far venire la pelle d'oca. Il soldato trasalì a quel cambio netto, come se quella situazione, l'essere faccia a faccia per poter parlare finalmente della posta che c'era in gioco, fosse un momento che il terrorista aveva bramato da quando era salito sull'aereo. Ricordava il modo con la quale si erano incrociati i loro occhi; si era assicurato che lui lo riconoscesse, che dubitasse della sua presenza su quel volo, come se avesse voluto dirgli implicitamente che quel semplice gioco di sguardi avrebbe scaturito qualcosa di più grande rispetto ad un mero e misero incrocio tra sconosciuti. Sorpassandolo di spalle per dirigersi alla cabina del pilota, non aveva collegato che lo steward fosse la stessa persona di poco fa e che stava per dirottare l'aereo per metterlo alla prova in uno scontro di quattro persone contro uno. Se avessero voluto prendersela con lui e Noah, avrebbero potuto optare per un altro approccio, totalmente opposto a questo e più discreto, allo stesso livello dei gemelli. Eppure avevano voluto assicurarsi che la persona che avevano alle costole fosse...

«Sappiamo tutto di te, Dave Morrison.»

Cosa?
La presa sulla pistola quasi venne meno nelle mani di Dave. Il sudore divenne subitaneamente freddo, una scossa gli congelò di colpo il sangue. Come...Come faceva a sapere il suo nome? Come aveva fatto a...?

«Quella faccia è impagabile, Morrison. Non te l'aspettavi?» domandò retoricamente Jason.

Di sasso. Dave era rimasto di sasso. Conoscevano per caso ogni soldato appartenente al Navy SEAL? Se così fosse, allora l'ipotesi dell'esistenza di una talpa nelle sue stesse righe non era stata una paranoia inutile. O un hacker aveva violato gli archivi per prendersela con ognuno di loro? C'era troppa carne sul fuoco e Dave, scosso e sconcertato com'era, non fu in grado di pensare razionalmente. E d'altronde l'aereo gli impedì di persistere su quel discorso.
Il timer indicò meno di trenta secondi allo schianto con il mare.
Eppure tutto cessò nel momento in cui il mezzo riprese quota.
Il pavimento invertì le inclinazioni e Dave fu costretto ad appoggiare la spalla contro la parete, mentre il finto steward scoccò un'occhiata alle sue spalle, paralizzandosi al vedere il mare sparire davanti alla sua vista.

«Che cosa hai fatto?!» si accanì contro il co-pilota, sbattendo la canna della pistola contro la sua tempia.

«N-Niente! N-Niente! Non ho toccato niente! Ti prego, non sparare! Ti prego, ho una moglie a casa che mi aspetta!» il giovane pianse, stringendo gli occhi dalla disperazione. «Ho sempre tenuto le mani in alto, non ho toccato nulla!»

«Allora cos'è successo?! Parla!» gridò al suo orecchio, spingendo ulteriormente l'arma contro la sua testa.

«I-Il pilota automatico si è a-a-attivato. Ma io...io non ho fatto nulla. Abbi pietà!»

Un sospiro di stupore scappò dalle labbra di Dave.
Aveva udito bene: si era attivato il pilota automatico, ma nemmeno lui aveva visto il co-pilota muoversi.
Si rinsavì, cancellando lo sconcerto per rimpiazzarlo con la lietezza.
Sei stato tu, non è vero Noah?

**

Dalla stiva, Noah si pressò le nocche, gambe incrociate a terra. I comandi dell'aereo erano elencati sul suo computer, la linea che indicava l'attivazione del pilota automatico evidente e sotto il suo controllo. Ci avrebbe pensato lui a riprendere il comando dell'aereo; come avrebbe potuto impedirgli di decollare, avrebbe avuto anche il potere di evitare uno schianto. Troppo facile.

**

«Se lo ammazzi, non risolveresti nulla. Ti posso assicurare che quel povero civile non farà alcuna differenza ormai.» lo provocò Dave, abbassando l'arma per allargare le braccia con superiorità.

Jason perse l'ultimo filo di compostezza che gli impedì di non premere il grilletto. «Vedremo, figlio di puttana.»

Il co-pilota urlò, coprendosi il viso con entrambe le mani. Dave, al contrario, sollevò lo sguardo alla videocamera nell'angolo in alto, con la quale si teneva d'occhio la cabina di pilotaggio, e fece l'occhiolino.

«Perché non balliamo un po', Noah?»

**

Il ragazzo sbuffò, emettendo uno schiocco con la lingua. «Ci avrei già pensato io.» disse, sebbene l'uomo non poté sentirlo.

**

L'aereo, anche se dritto, deviò improvvisamente verso destra. I passeggeri si buttarono a sinistra, trattenuti dalle cinture di sicurezza. Dave, prevedendo un tale movimento, si ancorò alla parete, proibendo alle gambe di tradirlo. Cosa che il terrorista, invece, fallì. Cadde a terra e il proiettile venne sparato a vuoto, penetrando l'armadietto dietro il co-pilota. Anticipandolo, Dave pressò il cane della sua pistola e gli sparò tre colpi dritti nel torace, ponendo fine a quella follia.

«È finita. Va tutto bene.» disse, avvicinandosi al co-pilota per controllare le sue condizioni; era sotto shock, convinto che sarebbe morto per davvero. Gli accarezzò la spalla, lasciando che si sfogasse; avvisare i presenti, la torre di controllo e la CIA, affinché velasse l'accaduto con una versione per i mass media e i giornali, erano i prossimi punti della lista. Per il momento era meglio che il volo proseguisse pacificamente e che l'atmosfera si placasse; necessitava di una pausa, il dolore alla tempia stava incominciando a farsi sentire a causa dell'adrenalina in esaurimento. «Mantieni il pilota automatico, Noah. Ottimo lavoro.»

Si udirono delle bizze provenire dalla radio.

«Mi devi un computer nuovo.»

Morrison non poté fare a meno di scuotere la testa.
Era incorreggibile.

________________________________________________________________________________

Angolo autrice:

Salve miei adorati lettori!
Eccoci qui con il nuovo aggiornamento settimanale! 
Morivate dalla curiosità di vedere cosa sarebbe successo, vero?
Ta daaa! Uno scontro preciso per voi in cui vengono evidenziate sia le capacità di Dave sia le abilità di Noah. Avete notato qualcosa di sospetto? Ci sono stati certi atteggiamenti che hanno fatto da contrasto all'atmosfera generatesi nell'ambiente? Sono curiosa quanto voi.
Ma adesso..godetevi l'arrivo in Spagna con tranquillità e ci vediamo sabato prossimo!   

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