Missing Brother [Completa]

Od Toffee_Lin

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Dopo essere stato separato per quattro anni dai suoi fratelli, Charlie ha la possibilità di riavvicinarsi a l... Více

1 - Charlie
2 - Charlie
3 - Elijah
4 - Charlie
5 - James
6 - Charlie
7 - Elijah
8 - Charlie
9 - Charlie
10 - James
11 - Charlie
12 - Charlie
13 - Elijah
14 - Charlie
15 - James
16 - Charlie
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19 - Elijah
20 - Charlie
21 - James
22 - Charlie
23 - Elijah
24 - Charlie
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26 - James
27 - Charlie
28 - Charlie
29 - Elijah
30 - James
31 - Elijah
32 - James
33 - Elijah
34 - Charlie
35 - James
36 - Charlie
37 - Elijah
38 - Charlie
39 - Charlie
40 - James
41 - Charlie
42 - Elijah
43 - Charlie
PARTE 2
44 - Charlie
45 - James
47 - Charlie
48 - Elijah
49 - Charlie
50 - Charlie
51 - James
52 - Charlie
53 - Elijah
54 - Charlie
55 - Charlie
56 - James
57 - Charlie
58 - Elijah
59 - Charlie
60 - Charlie
61 - James
62 - Charlie
63 - Elijah
64 - James
65 - Charlie
66 - Charlie
67 - Elijah
68 - James
69 - Charlie
70 - Charlie
71 - Elijah
72 - Charlie
73 - Charlie
74 - James
Epilogo - Charlie
Extra - Jefferson Russo

46 - Charlie

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Od Toffee_Lin

- Oggi abbiamo un nuovo compagno di classe - mi annuncia l'insegnante. Sono in piedi, imbarazzato, accanto la cattedra. Finalmente mi hanno il tolto il gesso venerdì, così ho potuto iniziare la settimana di scuola senza. Ho i vestiti e le scarpe nuove comprate da papà, ed Elijah si è divertito stamattina a sistemarmi i capelli. Mi sono esercitato davanti lo specchio per un sacco di tempo immaginandomi questo momento. - Avanti - mi sorride Mrs. Marple - presentati pure. - Prima di entrare, l'insegnante mi ha incontrato fuori e mi ha detto che sarebbe stato un anno fantastico, che è sempre a disposizione per qualsiasi cosa voglia dirle e ci saremmo divertiti molto assieme. Sono agitato. È brutto parlare per la prima volta a qualcuno, tutti vedono quanto sei strano, quanto balbetti, e iniziano a bisbigliare e a lanciarti sguardi insoliti.

- P-piacere - inizio - m-mi chiamo C-Charlie B-Baker - tengo lo sguardo basso. Sono così nervoso che ho balbettato perfino il mio nome. Alzo lo sguardo sulla classe e sorprendo qualcuno a ridacchiare, altri sembrano annoiati e le ragazze mi guardano curiose.

- Da che scuola vieni, Charlie? - mi domanda Mrs. Marple.

- L-la K. M-Middle School - rispondo, vorrei non farlo, non mi piace che gli altri mi sentano balbettare, è fastidioso.

- Non è molto lontana - afferma una ragazza in prima fila - perché hai cambiato scuola?

- Sei stato espulso in quell'altra? - interviene un ragazzo dietro.

Me ne sto zitto e mi guardo le scarpe. Non so bene come rispondere a queste domande. Papà ha detto che mi ha cambiato scuola per stare più vicino ai miei fratelli, ma ha anche aggiunto che qui ci sono bravi insegnanti, tra cui un suo amico di cui si fida molto. In effetti quelli della mia vecchia scuola erano solito ignorarmi. Meglio voltare la faccia dall'altra parte del problema che affrontarlo, ed ero io il problema. Se gli insegnanti vedevano che mi prendevano in giro, lì per lì portavano ordine in classe, ma non si sono mai avventurati oltre. Non mi facevano domande neanche quando facevo assenze o avevo i lividi in mostra. Mi dicevano solo che se continuavo in quel modo avrei finito per ripetere l'anno.

- Va bene, basta così - interviene Mrs. Marple - Charlie, perché non vai a prendere posto in terza fila accanto ad Alan? Alan, da oggi Charlie sarà il tuo nuovo compagno di banco.

Annuisco all'insegnate e mi trascino pieno di sguardi verso il posto vuoto in terza fila. Ho controllato stamattina, non ho nessun livido visibile e quelli rimasti stanno sparendo, ma sono sotto i vestiti, come i segni che non andranno mai via, ma loro non hanno modo di scoprirlo. Mi siedo e sento che anche il mio compagno di banco mi sta fissando, ma sono troppo in imbarazzo per parlargli o solamente guardarlo in faccia. - Red Ranger avrebbe affrontato la classe a testa alta e riso in faccia a tutti.

Il mio compagno dice questo e qualcosa mi suona nella testa. Mi volto e finalmente lo riconosco. Mi ci vuole qualche secondo per associare quel viso a un ragazzino che ho visto l'ultima volta cinque anni fa. - A-Alan! - esclamo sorpreso. È proprio lui: Alan Scott, uno dei miei migliori amici delle elementari. Io, lui e Carlos stavamo sempre insieme e giocavamo a fare i ranger. Io volevo essere sempre il rosso, lui il blu e Carlos il verde.

- Finalmente mi hai riconosciuto - dice - io ho subito capito che eri tu appena sei entrato in classe. I tuoi capelli sono diventati ancora più biondi, ma per il resto mi sembri lo stesso Charlie di una volta.

- T-tu sei c-cambiato tanto - affermo. Alan sembra molto più alto di me anche da seduto, ha le mani grandi ed è in forma nonostante da piccolo dicesse che non gli piaceva per nulla fare attività fisica. Ha i capelli e occhi scurissimi, sembrano sempre analizzarti fin dentro, dove tu neanche puoi vederti.

Fa spallucce. Sono felicissimo di vederlo, e sono seduto anche vicino a lui! Papà in macchina ha detto che mi sarei divertito a scuola e fatto tanti amici, ne dubitavo, ma ora non mi sembra impossibile. Sorrido e lui mi lancia uno sguardo un po' incredulo, fa una mezza risata e ritorna a guardare avanti. Fisso anche io davanti con la nuova speranza che quest'anno avrò un amico, il mio vecchio amico! Giocheremo insieme, pranzeremo assieme e scherzeremo sui nostri insegnanti come una volta.

——

Quando arriva l'ora di pranzo mi dirigo in mensa. Ho perso di vista Alan quando è suonata la campanella e in classe mi sembrava molto concentrato sulle lezioni, così non gli ho parlato, ma ho tanto da volergli dire. Voglio sapere come sta, se suo fratello gioca ancora a basket nella sua scuola come il mio e si tengono ancora in contatto, se gli piacciono ancora i videogiochi, se è ancora amico con Carlos e sa che scuola frequenta.

Entro in mensa ed è enorme e affollatissima. Per un attimo rimango congelato, poi faccio un bel respiro profondo e decido di andare a prendere prima il pranzo con i soldi che papà mi ha dato. Mi ha detto di scegliere le cose più salutari e buone che mi piacciono, ma c'è la pizza, così me ne prendo una fetta e la metto sul vassoio, prendo anche un succo di frutta e poi cerco con lo sguardo tra i tavoli Alan. Lo vedo quasi subito, spicca anche tra la folla. È seduto a un tavolo pieno di ragazzi e ragazze, alcuni della nostra classe, ma altri non li conosco. Mi avvicino, sono in tensione, ma allo stesso tempo sono emozionato di stare con Alan. Rimango in piedi vicino a lui col vassoio in mano. Ho voglia di spaventarlo facendomi avanti improvvisamente come facevamo sempre tra di noi, ma ci sono troppe persone e potrebbe sembrare strano. Aspetto che si accorga di me. Ci mette un sacco di tempo ed è un ragazzo di fianco a lui a dargli una gomitata e finalmente farlo girare nella mia direzione.

- Ciao - mi sorride.

- C-ciao - balbetto e aspetto.

- Hai bisogno di qualcosa?

Rimango in silenzio, non so come chiederglielo. Il ragazzo della gomitata però interviene prima che possa dire qualcosa. - Forse vuole sedersi con noi.

- Scusa, Charlie - dice Alan e guarda il tavolo - siamo al completo.

Oh, certo, ci sono già i suoi amici con lui. In effetti non posso venire qui e pretendere improvvisamente di poter stare con lui ed essere inseparabili come una volta. Sicuramente lui ha tantissimi amici adesso, come posso vedere. Mi imbarazzo e mi sento le guance andare a fuoco. Mi volto e cerco un tavolo libero, non ce ne è, così mi siedo a distanza di alcuni ragazzi in un tavolo meno affollato. Sto contemplando l'idea di andare fuori e mangiare in cortile da solo come facevo nella mia vecchia scuola, quando una ragazza mi si avvicina. - Ciao - ha con sé delle amiche - mi chiamo Bethany, sono la rappresentante di classe. - La ricordo, è la ragazza bionda in prima fila, quella che mi guardava come se mi stesse analizzando.

- P-piacere - mi presento, penso che non devo fare errori - m-mi chiamo Charlie.

- Lo so - ridacchia, anche le amiche lo fanno - eravamo curiose di conoscerti. - Mi tiro una manica a disagio, non parlo mai con ragazze della mia età. Ho confidenza con Chloe, ma lei è più grande e mi tratta come un fratellino. - Ti piace lo sport, Charlie?

È una domanda inaspettata. - N-non lo pratico m-molto - ammetto.

- Lo immaginavamo - un ragazzo seduto al tavolo di fianco il mio si volta, è anche lui nella mia classe - sarai probabilmente una schiappa a palla prigioniera.

- Zitto, Kyle - lo rimprovera Bethany, sospira e torna a guardarmi - la prossima ora giocheremo a palla prigioniera in cortile, se ti va puoi unirti alla nostra squadra.

Sono stato invitato, esatto, hanno invitato proprio me a giocare con loro! Sono così euforico che sto per dirle di sì, poi mi ricordo che non posso giocare, che solo settimana scorsa mi hanno tolto il gesso e ho bisogno di riposare per altro tempo hanno detto.

- M-mi dispiace - dico - n-non farò e-educazione fisica.

- Perché? - domanda Bethany.

Arrossisco. - S-sono da q-qualche giorno u-uscito dall'ospedale e n-non mi è ancora p-permesso muovermi t-troppo.

- Che hai avuto? - chiede ancora e io mi serro le labbra. Non posso certo dirle che è stata mia madre a mandarmi in ospedale, che l'ultima volta ha esagerato di nuovo nel punirmi, e che ancora non torna da ovunque sia andata. - È maleducazione non rispondere quando qualcuno ti fa una domanda - aggiunge Bethany e io mi faccio ancora più piccolo. Voglio sparire. Sto già rovinando il mio primo giorno.

- Non è meglio quando non parla? - Kyle fa questa battuta e c'è un coro di risate. Ridono gli altri compagni seduti con lui al tavolo, e ride anche Bethany con le amiche nonostante cerchi di nasconderlo.

Divento rosso, mi vergogno moltissimo, non lo faccio di proposito a balbettare, io ci provo davvero tanto a non farlo. - D'accordo - Bethany si passa una mano nei capelli - allora ci vediamo in giro - si volta e va via, e io rimango solo a mangiare, chiedendomi se non avessi fatto meglio a starmene zitto dall'inizio. La pizza ormai è fredda ed è dura come roccia. La lascio nel vassoio e mi tocco il collo un po' spaventato. Meglio non mangiare, non ho neanche molta fame.

——

Quando gli altri giocano, io me ne sto seduto per terra e assisto alla loro partita a palla prigioniera. Si lanciano palle velocissime e quel Kyle sembra bravissimo, non sbaglia nessun tiro e colpisce sempre tutti con una forza incredibile. Ride e dice di essere imbattibile. Alan si fa colpire quasi subito, credo lo abbia fatto di proposito perché non ha provato neanche a schivare la palla in avvicinamento, e capisco che è ancora pigro come una volta. Alza la mano e sorride. - Ops - dice - sono fuori.

Si siede anche lui a terra, ma è distante, così mi alzo e vado a sedermi accanto a lui. - L-lo hai fatto a-apposta - rido, Alan è ancora così. Come dice sempre, perché sudare e dispendere energie inutilmente quando il personaggio di un videogioco può farlo al posto tuo?

Mi sorride e continua a guardare la partita. - Beth, sei la migliore! - grida alla ragazza che sta schivando le palle come se ne valesse la sua vita, ma non prova a rilanciarne nessuna.

- Almeno io ci provo, Al - risponde lei.

Rimaniamo a guardare la partita senza dirci più nulla, i rumori e le voci dei miei compagni sono forti. Non è brutto essere attorniati da tutto questo, significa che non sei solo e non c'è silenzio. Il brutto è quando l'attenzione arriva su di te, e le domande e le prese in giro. Potrebbero perfino arrivare a picchiarti. Abbasso lo sguardo spaventato, spero che qui non ci sia un bullo come Chase. Era un bambino che alle elementari... scuoto la testa. Meglio non pensarci e basta. Ritorno su Alan, è bello avere un amico che conosci vicino a te. - G-giochi a-ancora c-con i v-videogame? - spero che non gli dia fastidio il mio balbettare, con lui non l'ho mai fatto. Ma l'Alan che conosco mi prenderebbe in giro in privato e poi farebbe battute taglienti a chiunque osasse infastidirmi per questo.

Lui mi lancia solo uno sguardo veloce. - Certo - dice solamente e prima di poter domandare cosa, lui si alza in piedi. - Vado a bere. - Lo vedo andare via e percepisco che c'è qualcosa che non va. Credevo che Alan sarebbe stato contento di vedermi, che avrebbe anche lui voluto parlare con me. Sto quasi aspettando che torni e dica che sta scherzando, che ci sono cascato, ma non lo fa. Lo guardo andare via e sono confuso.

——

Aspetto i miei fratelli come ho promesso che avrei fatto sulle scale della scuola. Ho salutato Alan e lui mi ha sorriso, anche se ho notato che i suoi sorrisi sono diversi da quelli che mi faceva da piccoli. Gli ho detto allora "A domani" e lui ha risposto "Certo". Forse mi sto solo immaginando le cose, forse non c'è nulla che non va con lui. Un clacson suona ed Elijah esce dall'auto di James. Mi ritrovo a correre verso di lui prima di rendermene conto, e senza pensarci lo stringo alla vita e lo abbraccio forte. Mi è mancato tantissimo, non mi sono reso conto della paura e l'ansia che ho avuto addosso per tutto questo tempo fino a quando non ho visto i miei fratelli.

Elijah ride e mi stringe forte. - Guarda che ci vedranno così, Charlie - dice, ma non mi interessa. Possono guardarmi e dire che sono un bambino, ma questo non mi impedirà di assaporare questi momenti con la mia famiglia. Ora che ne ho l'occasione, non voglio sprecarla. Elijah si stacca e mi scompiglia i capelli. - Dai, andiamo a casa.

Salgo in auto, James si volta a guardarmi. - Allora? - mi domanda. - Come è andato il primo giorno?

Beh, è stato un primo giorno come sempre, pieno di ansia e preoccupazione, ma è andata meglio degli altri primi giorni nelle altre scuole che mamma mi cambiava spesso. - B-bene - balbetto.

James alza un sopracciglio. - Quanto bene?

- M-molto - aggiungo - c-c'è A-Alan in c-classe con me.

- Alan? - chiede Elijah confuso.

Annuisco. - A-Alan Scott, v-veniva alle e-elementari c-con me.

- Ma certo - James si volta in avanti e per un attimo gli ho visto fare una faccia un po' triste - il fratellino di Cooper.

Annuisco, si ricorda. - G-giochi ancora a b-basket c-con lui?

Mette in moto l'auto. - Beh, no - mi guarda dallo specchietto retrovisore. - Charlie, c'è una cosa che dovresti sapere su Cooper, lui...

Elijah lo ferma prima di dire altro. Si volta euforico. - Che ve ne pare se andiamo da qualche parte assieme? Potremmo invitare gli altri, che te ne pare, Charlie?

Annuisco. Voglio stare con i miei fratelli e vedere i loro amici, mi sono mancati tanto. Mi sembra così strano poter stare ancora con loro senza la paura di doverci separare o tornare prima a casa. Guardo però prima James che mi doveva dire qualcosa. Lui sospira e non continua più. Mi domanda invece se ho pranzato. Annuisco di nuovo e poi lo vedo accigliarsi dallo specchietto retrovisore. - Cosa esattamente? - mi chiede serio.

- P-pizza - l'ho assaggiata in verità, ma è comunque mangiare.

- Non è salutare, Charlie - risponde. - Devi mangiare più sano. - Faccio spallucce perché lì non c'era nulla che mi sembrasse invitante. - Domani ti preparerò io il pranzo - aggiunge e io mi faccio avanti per incastrarmi tra i due sedili.

- D-davvero? - sono sempre stato geloso dei miei compagni che avevano il pranzo preparato dalla loro mamma. Io portavo da casa solo un sandwich con marmellata.

- Non ti aspettare chissà cosa - sorride James e mi spinge indietro la faccia. Mi ributto sui sedili di dietro. È una giornata bellissima, ho incontrato Alan, ho parlato con alcuni miei compagni e ora sono con i miei fratelli. Sono felice!

——

- Il fratellino! - esulta Zack appena mi vede entrare nella solita caffetteria. Loro sono seduti al tavolo di sempre e io supero i miei fratelli per raggiungerli prima di loro. Saluto tutti e Chloe dice che mi ha tenuto il posto accanto a lei. Siedo sempre vicino a lei così mi sembra naturale infilarmi nella poltroncina e mettermi comodo.

- Allora, Charlie - dice Benjamin - com'è andato il primo giorno?

- Racconta - mi incita Chloe.

- Qualcuno ti ha dato fastidio? - mi chiede Donald.

- B-bene - mi affretto a dire - c-c'era un mio a-amico che n-non vedevo da p-parecchio - guardo Donald - e n-nessuno mi ha d-dato fastidio.

- Ottimo, fratellino - aggiunge Zack, poi punta Donald - se dovesse succedere basterà dire che conosci questo tizio enorme.

Rido, ma James sembra offeso. - Anche io posso essere spaventoso.

- Direi più che altro irritante - dice Benjamin e James si allunga per colpirlo amichevolmente in testa.

- Io posso essere più spaventoso di James, no? - chiede Elijah, e lo fa seriamente.

Chloe e Zack si lanciano un'occhiata, ma è Donald che parla. - Se serve, puoi essere anche più fastidioso di lui.

Chloe annuisce. - Una vera spina nel fianco.

Elijah si acciglia. - In senso buono?

- C'è un senso buono da interpretare? - scherza Zack.

Benjamin ride, si volta e mi accarezza in testa. - Visto, Charlie? - mi sorride il rosso. - Siamo tutti pronti a diventare fastidiosi e una spina nel fianco per te. - Rimango a guardarlo un po' confuso. Non sembra una cosa negativa. Non è un "Guarda cosa ho fatto per te, cosa ho rinunciato per te". Le sue parole sembrano dire "Siamo pronti ad aiutarti se serve".

Annuisco sorridendogli e la giornata continua come ogni altro pomeriggio insieme. Mangiamo dolci e scherziamo. Zack ed Elijah parlano di ragazze, Benjamin dà consigli da vecchio saggio, Donald e James parlano di basket, e io e Chloe di libri e serie che in questo periodo ho visto. Elijah mi ha prestato il suo pc mentre era a scuola e io ho guardato tante serie fantasy che mi ha consigliato. Il pomeriggio leggevo un sacco e ora ho ancora più cose di cui parlare. Mi sembra tutto perfetto.

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