Missing Brother [Completa]

By Toffee_Lin

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Dopo essere stato separato per quattro anni dai suoi fratelli, Charlie ha la possibilità di riavvicinarsi a l... More

1 - Charlie
2 - Charlie
3 - Elijah
4 - Charlie
5 - James
6 - Charlie
7 - Elijah
8 - Charlie
9 - Charlie
10 - James
11 - Charlie
12 - Charlie
13 - Elijah
14 - Charlie
15 - James
16 - Charlie
17 - Charlie
18 - James
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20 - Charlie
21 - James
22 - Charlie
23 - Elijah
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28 - Charlie
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30 - James
31 - Elijah
32 - James
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34 - Charlie
35 - James
36 - Charlie
37 - Elijah
38 - Charlie
40 - James
41 - Charlie
42 - Elijah
43 - Charlie
PARTE 2
44 - Charlie
45 - James
46 - Charlie
47 - Charlie
48 - Elijah
49 - Charlie
50 - Charlie
51 - James
52 - Charlie
53 - Elijah
54 - Charlie
55 - Charlie
56 - James
57 - Charlie
58 - Elijah
59 - Charlie
60 - Charlie
61 - James
62 - Charlie
63 - Elijah
64 - James
65 - Charlie
66 - Charlie
67 - Elijah
68 - James
69 - Charlie
70 - Charlie
71 - Elijah
72 - Charlie
73 - Charlie
74 - James
Epilogo - Charlie
Extra - Jefferson Russo

39 - Charlie

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By Toffee_Lin

Sono al settimo cielo. Stamattina il dottore è venuto in stanza per visitarmi ed Elijah lo ha assillato così tanto, che lui mi ha dato il permesso di uscire per pochi minuti nel giardino di dietro. Sono così contento che ho mangiato tutto il pranzo che mi hanno portato e preso tutte le medicine senza fare storie. Anche quando mi hanno prelevato il sangue ho cercato di rimanere fermo e buono senza lamentarmi, anche se avevo una mano sugli occhi e contavo per non pensarci e non piangere.

- U-usciamo ora? - domando ai miei fratelli. Sono le 12:30 ed è l'orario più caldo del giorno, anche se stanotte ha nevicato un po' e la città si è ancora di più tinta di un bianco bellissimo.

- Ancora no, Charlie - dice James - stiamo aspettando papà.

Annuisco contento alla notizia che stia venendo anche lui. Stamattina è andato via appena sono venuti James ed Elijah, e credevo di non vederlo fino a stasera, invece sta già tornando. - Se sorridi così tanto, ti rimarrà bloccata la mascella - mi punzecchia una guancia Elijah. Io non smetto di sorridere, sono così contento che staremo tutti insieme fuori e giocheremo con la neve, come quando da piccoli papà faceva i pupazzi di neve con noi.

Papà entra finalmente in stanza con due grosse buste in mano. - Scusate - dice togliendosi della neve dalla testa - le strade sono bloccate per il tempo. Allora, Charlie - mi guarda papà - sei pronto per uscire? - Annuisco, mi tolgo le coperte di dosso e mi preparo per alzarmi e andare sulla sedia a rotelle. Ora riesco a fare più movimenti, ma non sono ancora in grado di camminare per lunghi tragitti senza sostegno. Anche andare solamente in bagno in stanza è ancora difficile, e devo sorreggermi al muro o ai miei fratelli per raggiungerlo. Ma oggi mi sento più energico e voglio far vedere che posso sedermi sulla sedia a rotelle da solo.

- Piano - dice papà - prima dobbiamo coprirti per bene - lo guardo confuso mentre James scava tra le buste a terra ed estrae un'enorme felpa nera.

- Non è troppo grande? - la rigira tra le mani e vedo che ha il disegno di un canestro disegnato sul davanti e la scritta NBA dietro. È davvero bella.

- È la taglia più piccola che avevano - gli risponde papà e poi si volta verso di me - ti piace, Charlie?

- È p-per me? - domando incredulo.

- Certo - dice - ti ho preso molte altre cose, anche se non credo che le scarpe ti saranno molto utili qui.

Arrossisco, papà mi ha comprato dei vestiti, la mamma non lo faceva da anni. Quelli che avevo mi andavano ormai piccoli e stretti. Ma se non gli daranno la mia custodia, non sarà arrabbiato per aver sprecato tutti questi soldi per me? Mi ha già comprato un telefono costoso, oltre alle altre cose che mi sono servite qui in ospedale come biancheria e spazzolino. Non era roba presa nel mio appartamento perché erano nuovissimi e con ancora l'etichetta.

- Metti questa, fratellino - Elijah mi porta una felpa a zip gialla, enorme e calda. Lui e papà mi aiutano a indossarla sulla maglia del pigiama.

- O-ora possiamo a-andare? - voglio uscire fuori prima che venga il dottore e cambi idea.

- Non abbiamo ancora finito - dice papà e James caccia un giubbotto rosso imbottito dalla busta.

- Anche questo è grande - sospira James portando con sé il cappotto.

- C-ci crescerò d-dentro - dico, non voglio che papà pensi che non mi piacciano i suoi regali.

- Per allora te ne avrò comprato un altro - afferma, mentre lui e James mi aiutano a indossarlo - quello che voglio adesso da te è che metti su peso.

Annuisco mentre decido di alzarmi, e papà mi sorregge un braccio mentre mi siedo sulla sedia a rotelle. Sto cercando di non pensare alle sue parole per non montarmi troppo la testa. Mi comprerà altri vestiti quando sarò più grande, questo significa che per allora sarò ancora con lui. Sono contentissimo, e questi vestiti odorano di nuovo. James mi alza la zip del giubbotto fino all'ultimo mentre Elijah mi mette attorno al collo una sciarpa blu. La guardo e mi ricordo della sua che mi ha dato quel giorno fuori scuola.

- L-la sciarpa v-verde che m-mi hai dato - gli dico mentre me la sistema - è n-nell'a-appartamento.

Non voglio che pensi che l'abbia persa. - Non importa - mi sorride, e James gli passa un cappello blu come la sciarpa - ora ne hai una nuova e più bella.

- M-ma me l-l'avevi r-regata tu - guardo James - e i-il libro - e guardo papà - e a-altre cose, s-sono r-rimaste i-in camera m-mia.

- Non è stato buttato nulla, Charlie - interviene papà - i poliziotti hanno messo tutto da parte e tu potrai decidere cosa tenere. Ho solo pensato che potessi fare qualcosa per te e ti ho comprato qualche nuovo vestito, ti ha turbato questo?

Scuoto la testa. - N-non dovevi.

Lui mi sorride e mi poggia una mano in testa. Il suo tocco è sempre caldo e confortevole. In tanti anni non è mai cambiato. - Sono tuo padre.

Mi imbarazza il modo in cui lo dice, come se fosse fiero della cosa. - G-grazie - balbetto.

- Ora andiamo a farci questo giro - va dietro la sedia a rotelle e non riesco a smettere di sorridere perché siamo tutti e quattro assieme. E anche se fa caldissimo imbottito come sono, provo un brivido di eccitazione nello stare insieme alla mia famiglia. Non è completa, però, manca la mamma, e sono sicuro che manchi a loro, ma fanno finta di niente, e anche io farò finta di nulla per non rovinare le cose come faccio sempre.

——

È lunedì mattina e i miei fratelli stanno per uscire per andare a scuola e io ho un nodo allo stomaco enorme. - Farai il bravo, Charlie? - annuisco a James anche se sono preoccupatissimo. Non voglio che vadano via, ma non posso dire loro di rimanere, hanno già accumulato troppe assenze e la scuola si è fatta sentire. A me non hanno ancora detto nulla per la mia.

- Staremo bene - dice Michelle. È venuta stamattina presto e starà con me fino a quando non torneranno i miei fratelli - giocheremo tutto il giorno e ce la spasseremo, non è così, Charlie? - Annuisco continuando a guardare i miei fratelli. Speravo che sarebbe rimasto papà con me, ma ha detto che sarebbe stato fuori tutto il giorno e sarebbe venuto appena si fosse liberato, ma non sarà prima delle sei.

- Gli piacciono noiosi documentari sugli animali - mi prende in giro Elijah. In un altro momento sorriderei per il fatto che lui li guarda con me anche se li reputa noiosi, me ne sono accorto dal fatto che si addormenta o sbadiglia tutto il tempo. Ma sto pensando che vorrei che fosse già pomeriggio e i miei fratelli fossero venuti e non stessero andando via. È la prima volta che rimango senza di loro e papà, e provo questa bruttissima sensazione allo stomaco.

- Charlie - James si avvicina al letto - starai bene senza di noi? - Voglio scuotere la testa e dire loro di rimanere, invece guardo a terra e annuisco. - Charlie, le parole.

- S-starò bene - dico.

- È solo fino alle tre e mezza, fratellino - aggiunge Elijah - appena finirà scuola verremo subito qui. - Annuisco di nuovo, questa volta portandomi una manica alla bocca trattenendo l'impulso di piangere e implorare loro di restare.

- Magari andremo a fare un giretto più tardi.

Guardo Michelle che ha suggerito l'idea. - F-fuori?

- No - rispondono in coro James ed Elijah. Mi faccio piccolo. Non mi hanno più portato fuori da quel pomeriggio con papà. Quando siamo usciti faceva freddo, ma era una bella sensazione essere all'aperto e respirare aria pulita. Elijah ha detto che mi avrebbe fatto un pupazzo di neve come quando eravamo piccoli. James ha poi detto che ci avrebbe pensato lui dopo aver visto quanto brutto stava uscendo, e papà si è unito a loro. Nessuno mi stava guardando così mi sono voluto alzare perché anche io volevo fare il pupazzo con loro, ma sono scivolato e sono caduto di faccia nella neve fredda facendo scatenare per un momento il dolore al petto. Quando ho visto fare a tutti quelle espressioni agitate e preoccupate sono scoppiato a ridere, e anche loro hanno riso. Poi mi hanno portato dentro e mi hanno subito messo addosso vestiti asciutti. Volevo rimanere ancora fuori e avevo detto loro che non era un problema, che era solo un po' di neve, ma non hanno voluto sentire ragioni. E ammetto che hanno fatto bene, perché durante la notte mi è risalita la febbre, e si era alzata parecchio. Ieri pomeriggio mi è finalmente scesa, ma non hanno ancora voluto portarmi fuori.

James ed Elijah mi salutano e vanno via, mi fanno un sacco di altre raccomandazioni, ma sono bloccato qui in ospedale, non c'è ragione che faccia casini. Perciò aspetto. Guardo l'orologio in stanza e aspetto. Michelle mi chiede se ho voglia di fare qualcosa e io scuoto la testa, decido di prendere un libro e leggere. Riesco a leggere solo tre pagine prima che la mia ansia ritorni e riguardo l'orologio. È passata solo mezz'ora, sarà appena iniziata la prima ora. Mi mangiucchio un'unghia e Michelle accende la tv. Aspetto. Guardo l'orologio e aspetto. Vanno e vengono infermieri e dottori. Michelle mi chiede se ho voglia di fare qualche gioco, ma io scuoto la testa. Guardo l'orologio: le 11:30. Guardo ancora un po' di tv e Michelle dice che andremo a fare una passeggiata, ma so già che non usciremo e quindi scuoto la testa per farle capire che non ne ho voglia. Si fa ora di pranzo e mi portano da mangiare. Ho ancora quella sensazione pesantissima allo stomaco che si è estesa al petto. Mi mantengo la pancia mentre scuoto la testa.

- Devi mangiare qualcosa, tesoro - mi dice Michelle - così farai preoccupare solo i tuoi fratelli quando torneranno. - Scuoto di nuovo la testa stringendomi la pancia. Quando torneranno. Solo poche ore e ritorneranno. Sono solo a scuola, li ho sempre aspettati quando finivo prima e li raggiungevo al parcheggio. Ora devo solo aspettarli di più, ma torneranno come dice Michelle, e dopo verrà papà. Ma cosa se non torneranno? Mi viene da piangere, la stanza sta diventando soffocante. Smetto di pensarci, mi rannicchio sotto le coperte e aspetto ancora.

Non riesco a concentrarmi sulla televisione, non riesco a leggere nulla. Michelle continua a suggerire cose da fare, ma non ho voglia di fare nulla, se non aspettare che ritornino i miei fratelli e papà. - Sei troppo in ansia, Charlie - dice Michelle. Oggi il suo vestito ha delle fragole e pesche sopra - non va bene per la tua salute. - Non la guardo e fisso l'orologio. Sono le tre e mezza finalmente, i miei fratelli dovrebbero tornare da un momento all'altro. Fisso la porta in ansia e aspetto. Le quattro, quattro e mezza. Sono ufficialmente in ritardo. - Forse hanno avuto un contrattempo - mi rassicura Michelle - sono sicura che stanno facendo il possibile per ritornare presto da te.

Le cinque. Ansimo, lo sapevo, non torneranno più. All'inizio ho pensato che potrebbero aver deciso che sono troppo un peso e andare a casa e godere un po' di tranquillità per non ritornare di nuovo in ospedale. Poi ho pensato che non è da loro e la cosa più probabile che sia successa è che sia ritornata la mamma. Avrà parlato con loro e con papà, avrà raccontato di tutti i problemi che ho causato. Poi avrà aggiunto che sono sotto la sua custodia e che si occuperà di me come ha sempre fatto. I miei fratelli e papà non avranno potuto fare nulla perché per la legge la mia tutrice è la mamma, sono stato sempre con lei, e con lei ho legami di sangue, non con papà. Avrà già detto ai miei fratelli di non venirmi più a vedere e loro non possono fare altro che essere d'accordo. Verrà a prendermi, sta venendo a farlo. Mi porterà nell'appartamento, mi dirà di non vedere i miei fratelli e papà, e sarà super arrabbiata perché in questi giorni l'ho fatto, mi sono divertito con loro e ho raccontato ai poliziotti cosa mi faceva, cosa che mi aveva detto di non dire mai a nessuno. Mi accuserà di averla messa sotto una cattiva luce, che per me e per tutti gli altri è lei la cattiva e mi punirà e mi picchierà di nuovo con la mazza. Mi chiuderà nello sgabuzzino e sarà di nuovo tutto buio e spaventoso. Tremo e sudo.

- Charlie - mi chiama Michelle. Mi mette una mano sulla spalla - respira. - Mi ritrovo ad ansimare accasciato in avanti con una mano sul petto mentre i macchinari fanno bip sempre più velocemente. - Guardami - dice, ma io sto fissando la stanza, le pareti che si stanno restringendo. Guardo la porta e penso che devo uscire prima che diventi tutto soffocante, prima che smetta di nuovo di respirare. Mi butto giù dal letto e cado, ma cerco subito di rimettermi in piedi anche se ho sbattuto con la faccia il mobiletto accanto al letto e l'impatto con il pavimento mi ha fatto male al fianco. - Charlie - Michelle è accanto a me - è solo un attacco di panico, respira, i tuoi fratelli stanno tornando.

Lei non lo sa, non stanno venendo i miei fratelli, ma mamma, e quando la vedrò non potrò più scappare, dovrò seguirla e mi rinchiuderà per sempre. Mentre mi alzo di fretta mi porto una mano al collo. Non ho mai pensato di scappare da lei, ma questo terribile flashback di lei su di me continua a tormentarmi, continua a farmi mancare l'aria. Oltrepasso Michelle e arrivo al muro accanto la porta sbattendoci contro, ma riesco a non cadere. Raggiungo il pomello ed è difficile rimanere in piedi, le gambe mi tremano e sto sudando. Mi sono strappato i fili dei macchinari e alcuni sono caduti nel trambusto. Mi faccio largo tra i corridoi. Non ho le forze per muovermi, ma sto andando avanti spinto dall'adrenalina del momento, spinto dal terrore della mamma che mi troverà se non me ne andrò da qui il prima possibile.

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