Bluebird

Mari_Blackstar

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[COMPLETA - IN REVISIONE] Trasferirsi nella moderna e multiculturale repubblica di Sayfa avrebbe dovuto segna... Еще

EXTRA - Premesse & Fanart
EXTRA - Moodboard [Parte 1]
EXTRA - Moodboard [Parte 2]
✿ Primo arco: Primavera ✿
Capitolo 1 - Curiosi occhi neri [Revisionato]
Capitolo 2 - Nessuno sospetta mai di una ragazza graziosa [Revisionato]
Capitolo 3 - Valeva la pena sperare [Revisionato]
Capitolo 4 - Accettabile compromesso [Revisionato]
Capitolo 5 - Un brindisi alle idee stupide [Revisionato]
Capitolo 6 - La linea del necessario [Revisionato]
Capitolo 7 - Pur di vederti sorridere [Revisionato]
Capitolo 8 - Qualcosa di vero [Revisionato]
Capitolo 9 - Bethelie [Revisionato]
Capitolo 10 - Senza più esitazione [Revisionato]
Capitolo 11 - Così ho trovato la mia fede [Revisionato]
Capitolo 12 - Se solo ti lasciassi andare [Revisionato]
☀ Secondo arco: Estate ☀
Capitolo 13 - Inno alla Vittoria [Revisionato]
Capitolo 14 - Quello di cui ho bisogno [Revisionato]
Capitolo 15 - Scorciatoie di pensiero [Revisionato]
Capitolo 16 - Vodka. Liscia. Doppia. [Revisionato]
Capitolo 17 - Altocumuli [Revisionato]
Capitolo 18 - Occhi velati di nebbia [Revisionato]
Capitolo 20 - Non è impossibile [Revisionato]
Capitolo 19 - Eredità [Revisionato]
Capitolo 21 - Cosa ti piacerebbe fare? [Revisionato]
Capitolo 22 - Essere uomo [Revisionato]
Capitolo 23 - Respira [Revisionato]
Capitolo 24 - La scelta migliore [Revisionato]
Capitolo 25 - Ti fidi di me? [Revisionato]
Capitolo 26 - Chloe [Revisionato]
Capitolo 27 - Sognare a occhi aperti [Revisionato]
Capitolo 28 - Giudizio (1/2) [Revisionato]
Capitolo 28 - Giudizio (2/2) [Revisionato]
Capitolo 29 - Ogni giorno della mia vita [Revisionato]
Capitolo 30 - Non preoccuparti [Revisionato]
Capitolo 31 - Quando si parte? [Revisionato]
Capitolo 32 - Semplice precauzione [Revisionato]
❦ Terzo arco: Autunno ❦
Capitolo 33 - Rimuovere il velo [Revisionato]
Capitolo 34 - Casa dolce casa (1/2) [Revisionato]
Capitolo 34 - Casa dolce casa (2/2) [Revisionato]
Capitolo 35 - Le radici delle orchidee [Revisionato]
Capitolo 36 - Così semplice [Revisionato]
Capitolo 37 - Chi sei davvero (1/2) [Revisionato]
Capitolo 37 - Chi sei davvero (2/2) [Revisionato]
Capitolo 38 - Deriva [Revisionato]
Capitolo 39 - Far suonare i tamburi [Revisionato]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi (1/2) [Revisionato]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi (2/2) [Revisionato]
Capitolo 41 - Mandare un messaggio [Revisionato]
Capitolo 42 - Qualunque cosa accada [Revisionato]
Capitolo 43 - Quello freddo e tagliente di Kiyoko [Revisionato]
Capitolo 44 - Come un vero uomo [Revisionato]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua (1/2) [Revisionato]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua (2/2) [Revisionato]
Capitolo 46 - Era più semplice fingere [Revisionato]
Capitolo 47 - Famiglia [Revisionato]
Capitolo 48 - Ti amo [Revisionato]
⚠️ [EXTRA] AVVISO⚠️
❆ Quarto arco: Inverno ❆
Capitolo 52 - La fortuna bacia gli audaci [Parte 1]
Capitolo 52 - La fortuna bacia gli audaci [Parte 2]
Capitolo 53 - Cortesia tra colleghi
Capitolo 54 - Una Tessitrice non è fatta per la vita comune
Capitolo 55 - Ciò che hai sempre desiderato
Capitolo 56 - Tempo, respiro, speranza
Capitolo 57 - Solo un essere umano
Capitolo 58 - Vocazione
Capitolo 59 - Inspirare ed espirare
Capitolo 60 - Mantenere l'equilibrio
Capitolo 62 - Quando, non se
Capitolo 63 - Chiudi gli occhi
Capitolo 64 - Quante volte
Capitolo 65 - Oscurità, silenzio, vuoto
Capitolo 66 - Non c'era Chloe
Capitolo 67 - I frutti della negazione
Capitolo 68 - Soltanto una bugia
Capitolo 69 - Chiudere il cerchio
Capitolo 70 - Caro Brycen
Capitolo 71 - Lo giuro
Capitolo 72 - Libertà e vita
Capitolo 73 - C'è sempre tempo per risanare la propria anima
Capitolo 74 - Costruire
[EXTRA] Ringraziamenti
Epilogo
[EXTRA] Funfacts

Capitolo 61 - In principio fu il buio

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Mari_Blackstar

Le sei ore più lunghe della sua vita.

Chloe ringraziò che il suo turno di lavoro non coincidesse con quello di Mindy, perché lei avrebbe colto i segnali di ansia e preoccupazione che - non aveva dubbi - il suo volto stanco non riusciva a celare. Persino Julian arrivò a chiederle se andava tutto bene, nonostante gli aloni che le circondavano gli occhi non fossero una novità ormai da tempo. Quel giorno erano persino più marcati, e il malessere residuo della sbornia non era un buon alleato per il suo umore altalenante.

Aveva persino considerato l'idea di fingere un malessere e restare a casa, pur di affrontare subito la discussione su Maelstrom. Una foglia malata va recisa il prima possibile, si diceva a Jiyu, ma pretendere che Brycen dedicasse il suo tempo a lei - piuttosto che agli studenti a cui avrebbe dovuto fare lezione quel pomeriggio - le sembrava meschino.

Sapeva che la cosa giusta da fare era concedere priorità al lavoro, e la cosa era valida per entrambi: doveva liberarsi di quella scomoda abitudine da Tessitrice che la spingeva a manovrare i fili di ciò che la circondava affinché ogni situazione si piegasse alle sue volontà. Era giunto il momento di bloccare la linea del necessario e abbandonare la tentazione di far oscillare costantemente il confine della sua morale per convenienza, a cominciare dalle piccole cose.

Così aveva atteso. 

E quando tornò a casa di Brycen - a mente fredda, senza la sola spinta emotiva a guidare le sue parole - le sue intenzioni erano rimaste immutate, anche se lui nutriva il timore che non fosse così: Chloe glielo leggeva negli occhi spalancati, nella rapidità con cui si alzò dalla sedia non appena la vide aprire la porta d'ingresso; lo intuì dal modo impacciato in cui si sistemò le pieghe della camicia color sabbia, balbettando un saluto incerto e spostandosi di fronte al tavolo, come a voler nascondere dietro la sua schiena i libri che aveva disposto sulla superficie.

«È andata bene a lavoro?» le chiese, ma con lo sguardo domandava: vuoi ancora parlarne?

Lui fremeva dalla voglia di farlo. Era incapace di nascondere quella luce di eccitazione che brillava nel suo sguardo, tanto che Chloe non poté fare a meno di incurvare le labbra all'insù. Ecco perché lo amava così tanto: persino in una situazione simile, con il suo intero mondo sull'orlo del collasso, Brycen riusciva ancora a farla sorridere.

«Non ho cambiato idea. Non posso andare avanti se non riesco ad affrontare almeno questo.» Chloe avanzò, prendendogli le mani. Il tocco gelido delle sue dita affusolate che si intrecciavano alle proprie era confortante come un cielo limpido dopo una tempesta. «Hai sempre avuto ragione tu, Bry: non devo permettere che la mia fede sia sottomessa alla paura, Edoi e Hun meritano più di questo. E poi non sto neanche mettendo in dubbio le parole degli Dei; soltanto quelle di un uomo.»

«Sono lieto di sentirtelo dire.» Brycen portò le sue mani alle labbra, baciandole le dita. «Perché tu lo sappia, non sei obbligata ad accettare le mie risposte: non posso offrirti certezze, e non ho intenzione di convincerti di alcunché. Perciò, se dopo questa sera riterrai opportuno continuare a credere alla versione di tuo padre, rispetterò la tua scelta.»

«Lo so, amore» lo rassicurò Chloe, sovrastando le sue ultime parole. Era stata lei a definire Chen-Yi suo padre, eppure quel termine suonava fuori luogo. Una nota cacofonica, impossibile da ignorare. «Non preoccuparti: parlamene e basta, come se fosse una qualunque delle tue teorie. Non tralasciare nulla.»

Brycen annuì, umettandosi le labbra. Prese fiato lentamente, forse per la necessità di riordinare le idee, e borbottò alcuni esordi inconcludenti prima di trovare quello giusto.

«Ricordi quando ti ho parlato dell'interconnessione tra Naru?» Chloe annuì, e vide un lampo di stupore attraversare gli occhi blu di Brycen. Forse si aspettava di trovare in lei più esitazione, o credeva che avrebbe avuto bisogno di più tempo per richiamare alla mente quella discussione. «La mia teoria è collegata a questo: ho pensato che, se Maelstrom fosse legato ad un altro Naru, questo potrebbe spiegare i tuoi malesseri.»

«Ci ho pensato anch'io, quella volta.»

Brycen aggrottò le sopracciglia. «Davvero?»

«Sei stato tu a suggerirmelo, in realtà. Solo che allora pensavi fosse un discorso ipotetico.» Chloe dondolò la testa di lato, abbassando lo sguardo. «Mi dispiace, Bry: avrei dovuto mostrare un po' più di entusiasmo, ma avevo paura di approfondire l'argomento.»

«Non fa niente, amore. Non eri obbligata.»

«Avrei voluto, però, quindi mi piacerebbe rimediare adesso.» Chloe gli sfiorò le labbra in un rapido bacio e lo incitò a sedersi, prendendo posto al suo fianco.

Lo osservò sistemare dividere i libri in pile ordinate, di cui la più alta era composta unicamente Registri dei Centri di Ricerca. Tra i tomi Chloe riconobbe "Fenomenologia dei Naru", che recava al suo interno così tanti foglietti da raddoppiarne il volume. La copertina rossa aveva ceduto, staccandosi in parte dal dorso: erano trascorsi almeno sei mesi da quand'era successo, ma Brycen piegava ancora le labbra in una smorfia sofferente ogni volta che vi posava lo sguardo.

«Cosa ricordi delle interconnessioni?» le chiese, cominciando a sfogliare un libro di cui Chloe non riuscì a leggere il titolo. Sembrava un'interrogazione: Brycen si sforzava di non suonare supponente, ma la sua era una deformazione professionale difficile da cancellare. Le sue domande avevano il sapore di un esame, le sue spiegazioni quello di una lezione.

«Le hai paragonate ad una miscela di liquidi differenti» rispose Chloe prontamente. «Ogni Naru segue il suo flusso, che corrisponde a un preciso aspetto della realtà. In condizioni normali coesistono come acqua e olio, ma per motivi ancora sconosciuti può capitare che si amalgamino tra di loro, creando delle interferenze. Merito almeno la sufficienza, professore?»

Brycen liberò un soffio divertito. «Sì, direi di sì. In realtà non serve andare troppo nello specifico, per il momento: il concetto base mi sembra abbastanza chiaro, ed è proprio su queste interferenze che vorrei concentrarmi.»

«Di quelle però non avevi detto granché. Non so neanche cosa comportino esattamente»

«Perché variano di caso in caso.» Brycen fece scivolare il libro aperto sotto gli occhi di Chloe, picchiettando con un dito sul testo per attirare la sua attenzione su un determinato paragrafo. «I primi Naru interconnessi di cui abbiamo notizia certa sono Lighten e Overshadow; costituiscono un caso unico nel loro genere, poiché i loro Dotai sono sempre due fratelli gemelli. Potrebbero essere definiti concettualmente opposti, almeno per quanto riguarda il loro rapporto con la luce: Lighten manipola le particelle luminose, mentre Overshadow le assorbe.

«È proprio il legame tra luce e ombra che ha reso più semplice comprendere gli effetti dell'interconnessione, al di là della questione relativa alla parentela. Lighten non crea luce: se vi è assenza di fotoni le sue capacità sono nulle, a meno che l'oscurità non sia frutto di Overshadow. Lighten riesce a manipolare anche la luce che è stata assorbita, come se fosse in grado di estrarla; nessun altro Naru legato alla luce è riuscito nell'impresa, e allo stesso modo i tentativi di Lighten sono falliti di fronte ad altri Naru con capacità riguardanti buio e oscurità.»

Chloe seguì con lo sguardo l'indice di Brycen che scorreva sulle parole, come a voler stabilire un collegamento tra il testo e le informazioni che stava rielaborando - o forse ripercorrere una via che lui stesso aveva tracciato. Libri come quello erano presenti in doppia copia nella sua libreria, poiché una delle due era da scarabocchiare: non solo foglietti ma sottolineature, cerchi e annotazioni facevano capolino tra le pagine, riempiendo tutto lo spazio libero a disposizione.

«Un altro caso di interconnessione nota è quello di Meltdown e Outburst. Il primo ha l'abilità di rendere le superfici malleabili, modellandole a suo piacimento; il secondo, invece, può far esplodere gli oggetti che tocca. L'interconnessione ha intrecciato le loro capacità in modo peculiare: Meltdown ha guadagnato la possibilità di scatenare piccole eruzioni di materia, mentre Outburst è in grado di far propagare le capacità esplosive sulle superfici, potendo così far esplodere anche ciò che non può toccare direttamente.» Brycen sfogliò rapidamente una ventina di pagine mentre parlava, fermandosi quando raggiunse il capitolo dedicato a quell'effetto. Chloe lesse che era chiamato Mescolanza, un termine che Brycen aveva cerchiato più volte; un semplice colpo d'occhio fu sufficiente a notare che faceva spesso capolino anche nei foglietti sparsi con i suoi appunti. «C'è una leggenda yaveni su Dhakiv e Ravi, Dotai di Meltdown e Outburst vissuti agli albori del Secondo Millennio. Si narra che il loro amore sia stato così profondo e intenso che le loro anime rifiutarono di separarsi dopo la morte, e che sia stata la forza dei loro sentimenti a legare insieme i due Naru per l'eternità.»

Chloe allungò il sorriso, lasciandosi sfuggire un acuto verso di adorazione. «Oh, ma è stupendo! Non avevo idea che gli yaveni avessero un animo così romantico, mi piacerebbe moltissimo leggerla.»

«Sapevo che l'avresti detto» Brycen le rivolse uno sguardo complice,e raccolse un libriccino dalla spessa copertina nera, una raccolta di leggende yavene. Chloe mugolò contenta quando notò un segnalibro rosa fare capolino tra le pagine, con la cordicella bianca che pendeva in una sottile treccia che attendeva solo di essere afferrata. Non fece in tempo a raccogliere il libro, però, che Brycen posò una mano sulla sua per fermarla. «Devo premettere, però, che la novella affonda le radici nel pantheon yaveni: gli stessi Dhakiv e Raavi sono ritenuti incarnazioni delle divinità Weriessel e Filyeda. Non è considerato testo sacro nel senso stretto del termine, tuttavia è impossibile scindere il racconto dalla loro religione.»

«Oh» mormorò Chloe, arricciando le labbra in una smorfia. Abbassò lo sguardo sul libriccino, che quasi scompariva tra le loro mani: era certa che mesi prima avrebbe percepito un brivido di disagio correre lungo la schiena all'idea di leggerlo per diletto. Provare un simile entusiasmo per gli scritti di un'altra religione, al di fuori della mera raccolta di informazioni, era... peccato? Chi le aveva inculcato quel pensiero, i suoi Dei o Chen-Yi?

La conoscenza non è mai un peccato, le aveva detto Brycen. Era vero per Beyled, ma anche per Edoi e Hun; la sua fede era così fragile da non poter sopravvivere al confronto?

«Va bene, vorrei leggerla comunque» rispose Chloe in un sorriso, facendogli cenno di lasciare la presa. «Mi hai incuriosita, non posso dire di no davanti a una simile storia d'amore»

Brycen boccheggiò per qualche istante, fissandola con uno sguardo così incredulo da farla ridacchiare. Solo a quel punto sembrò ridestarsi, le liberò le mani in borbottii impacciati e si schiarì la voce, ma i suoi palesi tentativi di ritrovare serietà non riuscirono a cancellare il sorriso orgoglioso che gli incurvava le labbra sottili.

«Abbiamo poi il caso di Relocate e Spiderwalk, il più recente ad essere stato confermato. Parrebbe che il loro legame sia legato allo Sblocco dei due Dotai, che avviene contemporaneamente.» Brycen tornò a sfogliare il libro con finta indifferenza, recuperando alla svelta il tono accademico. «I poteri di Relocate sono legati alla telecinesi, mentre quelli di Spiderwalk consentono di aderire a qualsiasi superficie, così da arrampicarsi o camminare su pareti o soffitti senza sforzo. Sono così diversi tra loro che è difficile comprendere come possano interagire, ma il loro utilizzo risente della presenza o assenza dell'altro. Se un Dotai sfrutta il proprio Naru in prossimità dell'altro, le sue abilità risultano più potenti. Viceversa, tanto più sono lontani e tanto più risulta difficile sfruttare i Naru al meglio delle loro potenzialità.»

«Tre interconnessioni, tre interferenze differenti. Non mi stupisce che siano così difficili da individuare.» Chloe si picchiettò una guancia con l'indice in un mugolio pensoso. «Quindi il mio caso sarebbe una sorta di quarto tipo?»

«Non proprio: questi sono solo alcuni degli esempi, le interferenze possono manifestarsi in molti modi. Ad oggi non esiste neppure una vera e propria catalogazione, perché Naru differenti possono reagire tra loro in modo diverso.» 

Brycen voltò nuove pagine più lentamente, concedendole il tempo di sbirciare: la lista di collegamenti tra Naru era più lunga di quanto immaginasse. 

«E cos'hai ipotizzato per Maelstrom?»

«Penso che sia un caso simile alla Mescolanza di Meltdown e Outburst, ma connesso a un Naru che possiede abilità di tipo permanente, come Subsidence. Utilizzare Maelstrom ti espone ai suoi effetti in modo inconsapevole, ma il Sihir ci protegge solo da quelli causati dalle nostre abilità: ecco perché si rivelano dannosi per il tuo corpo.» Brycen raccolse un taccuino alla sua sinistra, che già dalla prima pagina era invaso da rune zimee tracciate con la sua calligrafia ordinata. Chloe sorrise nel notare che l'aveva rilegato secondo il metodo jiyano, utilizzando un cordoncino di cotone viola. «Se ad esempio i nostri Naru fossero connessi, usare Maelstrom potrebbe causarti brividi o persino condurti all'ipotermia, come se anche tu fossi soggetta all'abilità permanente di Subsidence che regola la mia omeostasi.»

«Quindi ciò che sento sarebbe solo la risposta del mio corpo a un potere che non gli appartiene?»

«Qualcosa del genere, sì» confermò Brycen. Nei suoi appunti aveva speso molte più parole per spiegarlo: da ciò che Chloe poteva scorgere, i suoi ragionamenti a riguardo occupavano una buona decina di pagine. «Il problema è comprendere che tipologia di Naru sia. Tornando al mio esempio, se l'effetto fosse l'ipotermia sarebbe facile ricondurne la causa ad un Naru legato al freddo, al ghiaccio o più in generale alle basse temperature. Nel tuo caso, però, è più complicato: ho pensato che potrebbe essere un'abilità di tipo psichico, o magari una che modifica il corpo, ma non sono ancora riuscito a restringere il cerchio.»

«Non ne dubito, ci sono così tante cose che potrebbero causare quei sintomi...» Chloe sospirò, dando un'occhiata alle pagine su cui Brycen si era soffermato. La lista di possibilità era già troppo lunga per i suoi gusti: restringere il cerchio a quel modo avrebbe richiesto mesi di lavoro, forse addirittura anni. «Capire quale sia l'altro Naru è così fondamentale? Non c'è nessun altro modo per scoprire se questa interconnessione esiste oppure no?»

«Ne dubito, se il senso di alienazione è l'unica anomalia che hai riscontrato» rispose Brycen, chinando mestamente il capo. Tamburellò con le dita sul taccuino, ma un istante dopo la mano era già sparita all'interno della tasca, e il tla tlack del suo orologio cominciò ad accompagnare i loro ragionamenti. «Avremmo qualcosa in più su cui lavorare se ci fossero anche altri segnali, ad esempio se sentissi di avere più difficoltà ad usarlo a Sayfa rispetto che a Jiyu, o viceversa.»

Chloe ci rifletté per qualche istante, poi scosse il capo. «No, niente del genere»

«Allora temo che l'unico modo per confermarlo sia trovare il Dotai con cui sei connessa: anche lui dovrebbe risentire in qualche modo del legame con Maelstrom.»

«Sembra un'impresa impossibile...»

Chloe si accasciò sul tavolo, le labbra corrugate e le guance gonfie che si svuotarono in uno sbuffo. Abbandonò il mento nell'incrocio tra le braccia, osservando distrattamente il taccuino. Brycen aveva fatto un lavoro immenso, con il poco tempo che era trascorso e le vaghe informazioni che gli aveva fornito, ma era comunque frustrante. Sperava di trovare almeno una prova: se non della ragione di Brycen, quantomeno del torto di Chen-Yi. Qualcosa che riuscisse a confermare, senza possibilità di confutazione, che il suo mentore si era sbagliato; qualcosa che potesse dimostrare che porsi domande non era sbagliato né minacciava la sua fede, perché quella sarebbe rimasta intatta. Avrebbe continuato a credere in Edoi e Hun in ogni caso; quanto agli insegnamenti del suo mentore, di quelli non era altrettanto sicura.

«Un modo per trovarlo ci sarebbe.» Brycen borbottò quelle parole come sovrappensiero, e solo quando Chloe lo incitò a continuare con un cenno della mano lui si schiarí la voce, parlando con voce più chiara e decisa. «In teoria dovresti essere in grado di raggiungerlo attraverso i portali di Maelstrom, o quantomeno avvicinarti a lui. In mancanza di direttive ben definite, il Sihir tende a seguire il subconscio: ipoteticamente parlando, se riuscissi a svuotare la mente mentre apri un portale, il Sihir dovrebbe dare priorità all'interconnessione e guidarti verso l'origine del Naru a cui è legato.»

Chloe drizzò il busto, sollevando il capo. «In poche parole, se non pensassi ad una meta, Maelstrom mi porterebbe da quel Dotai?»

Brycen fece ondeggiare il capo in una smorfia incerta. «È una semplificazione un po' eccessiva, ma sì.»

«E se fosse oltre la mia portata? Quel Dotai potrebbe essere ovunque, per quanto ne sappiamo, persino fuori dal Continente.»

«Questo è da escludere, le interconnessioni non possono formarsi se i Dotai sono troppo lontani tra loro al momento dello Sblocco. Certo, questa vicinanza può rientrare nell'ordine delle migliaia di chilometri, ma ci permette quantomeno di definire un'area. Ad esempio...»

Brycen alzò una mano in una silenziosa richiesta di attesa, poi si alzò e sparì oltre le scale. Trascorse meno di un minuto prima che tornasse giù, reggendo tra le mani un atlante del Continente di Agritt, che mostrò a Chloe con espressione trionfante. Lo appoggiò sul tavolo e cominciò a sfogliarlo finché non trovò la mappa completa, la cui estensione era tale da occupare ben dodici facciate sapientemente ripiegate su se stesse.

«Se il Dotai di Meltdown Sbloccasse il suo Naru qui a Mehtap, sapremmo per certo che il Dotai di Outburst si troverebbe...» Brycen fece scorrere il dito sulla mappa per racchiudere, in cerchio immaginario, le regioni di Hedea, Notrano, Kautia e Roumberg. «Non oltre questo perimetro, più o meno. Sempre che non si sia spostato dopo lo Sblocco: quello potrebbe essere un problema, in effetti.»

Chloe spostò lo sguardo su Jiyu, ma gli isolotti che circondavano le coste erano troppo approssimati per riconoscere Hoshu. Erano così piccoli e così numerosi che solo le mappe jiyane li riportavano nel numero corretto; in quelle estere non figurava neanche una nomenclatura generica che li comprendesse, e la stessa mappa della penisola era molto approssimativa. Così Chloe puntò il dito su una cittadina a Sud-Ovest della costa, picchiettando sul nome che era stato traslitterato in modo errato.

«Supponendo che il mio Sblocco sia avvenuto in questa zona, dov'è più probabile che si trovi l'altro Dotai?»

Brycen diede una rapida occhiata alla mappa, poi sollevò un sopracciglio. «Supponendo o è realmente così?»

«Non ne ho idea» ammise Chloe, arricciando il naso. «Non ho memoria del mio Sblocco, né so dirti dove vivevo prima che mio... padre mi prendesse con sé.»

Brycen annuì in un lento mugolio, e a Chloe sembrò che si fosse rimangiato una domanda a riguardo.

«Potrebbe trovarsi a Jiyu o a Sayfa. Forse persino sul confine nord di May Yava, sebbene lo ritenga poco probabile» disse invece, tracciando con l'indice un nuovo cerchio sulla mappa. «Per quanto riguarda la Repubblica, credo che le regioni più papabili siano Hedea e Notrano.»

Chloe seguì quel movimento con lo sguardo, poi scivolò più in basso, accarezzando con lo sguardo le lettere squadrate che componevano il nome della città di Lenwish. «E Roumberg?»

«Non la inserirei tra le possibilità, mi sembra troppo distante. Perché?»

Chloe liberò uno sbuffo leggero. Parlargli di Kolt era fuori discussione, dato che aveva conosciuto Kallum - ma se fosse stato lui il Dotai con cui aveva sviluppato l'interconnessione? Altershot non possedeva effetti che potessero giustificare il suo malessere, ma non poteva fingere che quanto successo quella mattina non fosse una situazione anomala.

«C'è stata una sera in cui ho bevuto un po' troppo. Ero così ubriaca che non ricordo granché, so solo che quando mi sono risvegliata ero a Roumberg, nella città di Lenwish» rivelò soltanto, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita. Brycen strabuzzò gli occhi e prese subito fiato per dire qualcosa, ma Chloe fu più rapida: «Tranquillo, non è successo nulla: è stato solo bizzarro. Giuro, è tutto a posto, sono stata fortunata! Il punto è che so per certo di avere usato Maelstrom per arrivare lì, ma non capisco come: Lenwish è troppo lontana per raggiungerla con un singolo portale, ma per crearne uno dietro l'altro mi serve-»

«Sei in grado di usare la concatenazione di portali?»

Chloe esitò, fissando quegli occhi blu che avevano mescolato tinte di perplessità alla preoccupazione. «Ho imparato quand'ero piccola, prima di... tutto questo» si giustificò rapidamente. Notando che lo stupore non aveva abbandonato il volto di Brycen, si affrettò a continuare: «Quello che intendo dire è che forse il Dotai che cerco si trova a Roumberg. Per come la vedo io, la tua ipotesi dell'interconnessione che guida il Sihir potrebbe giustificare quanto successo.»

«Potrebbe, ma non è l'unica motivazione» borbottò Brycen, ancora perplesso. «Potresti aver aperto un portale dietro l'altro spinta da una qualche volontà momentanea: l'alcol non ti rende incapace di pensare, solo di farlo lucidamente. Le due cose potrebbero essere connesse, ma non lo darei per certo. È più probabile il contrario.»

Chloe si mordicchiò un labbro, annuendo. Brycen avrebbe cambiato idea, se avesse avuto il quadro completo? O forse era lei che stava seguendo una pista errata: gli Heikun erano restii a credere alle coincidenze, e come Tessitrice di Segreti era portata a cercare quei piccoli collegamenti tra le cose - ma non sempre erano così diretti. A volte non esistevano neppure, o erano diversi da quelli che immaginava. Forse aveva semplicemente voluto raggiungere Kolt, nella sua ubriachezza... Eppure, il come l'aveva raggiunto continuava a stranirla.

«Ricapitolando, dovrei aprire un portale senza pensare a nessun luogo e sperare di trovare quel Dotai?»

«In via del tutto ipotetica, sì. Sarebbe congeniale aprire un portale dietro l'altro utilizzando questo sistema, in realtà: idealmente, se il Dotai fosse troppo distante per essere raggiunto da un singolo vortice, ognuno di essi dovrebbe avvicinarti sempre più a lui e prima o poi dovresti giungere al suo cospetto.» Brycen affievolì la voce man mano che parlava, fino a renderla un mormorio appena comprensibile, come un commento pronunciato tra sé e sé. Liberò poi un pesante sospiro, affondando le mani tra i capelli per spostarli all'indietro, sistemandoli dietro le spalle. «Suona alquanto complicato e improbabile, me ne rendo conto, ma al momento è tutto ciò che posso offrire. Mi dispiace.»

«No, amore, tu sei stato straordinario!» Chloe si avvicinò a lui con la sedia, appoggiandosi alla sua spalla mentre gli avvolgeva le braccia attorno alla vita. «Io, da sola, non avrei mai pensato a tutto questo. Non avrei pensato a niente, se non fosse stato per te: mi hai offerto più di quanto immagini, Bry.»

Lui sorrise e la strinse a sé con il braccio libero, sporgendosi a baciarle la parte alta della fronte. Non rispose subito, ovviamente: Brycen era migliorato sul piano dell'autostima, ma non aveva ancora imparato ad accettare i complimenti. Gli servì qualche istante per borbottare dei ringraziamenti, un tempo che - Chloe ne era certa - aveva impiegato a trattenersi dal pronunciare le mille motivazioni per cui il suo operato non meritava un tale riconoscimento.

«Sai cosa? Non importa quanto sia improbabile, vale comunque la pena di fare qualche tentativo.» Chloe sollevò il capo, distendendo le labbra. «Cos'ho da perdere? Nel peggiore dei casi non troverei nulla e tornerei indietro.»

Brycen però corrugò la fronte. «Aspetta, vuoi provare subito? Se dovessi sentirti male...»

«Non preoccuparti, non succederà: conosco i miei limiti» lo tranquillizzò Chloe, accarezzandogli il viso. «Ho bisogno di avere delle risposte, Brycen. Ne ho bisogno adesso

Lui prese fiato, ma non parlò. Restò a fissarla a labbra dischiuse, come se volesse porre con lo sguardo tutte le domande che si tratteneva dal fare, cercando nei suoi occhi le risposte. Poi annuì, e Chloe seppe che aveva capito: risolvere il suo malessere fisico era secondario, quasi superfluo, rispetto a liberarsi una volta per tutte di quello che attanagliava la sua anima.

Tra le bugie e le mezze verità, nel mare dei non detti che aleggiavano tra loro, Brycen era comunque in grado di leggerla come nessun altro.

«E sia, ma entrerò nel portale insieme a te» propose, chiudendo il taccuino. «Non sappiamo dove ti porterà Maelstrom, sarebbe preferibile andare insieme.»

Chloe si sforzò di non mostrare reazioni, ma le sembrò che qualcuno le avesse pungolato la schiena con uno spillo. Che giustificazione avrebbe trovato, se i portali l'avessero davvero portata da Kolt? O peggio, se l'avessero portata da Chen-Yi? Il suo mentore non aveva mai dato cenni di anomalie sul suo Naru, ma neanche le aveva mai spiegato qualcosa a riguardo: per improbabile che fosse, non poteva escludere dalla lista nessun Dotai fin quando non avrebbe avuto una risposta, neanche Brycen stesso.

«Amore, ti preoccupi troppo!» Chloe ridacchiò, agitando la mano come avrebbe fatto per una battuta leggera. «Non ce n'è bisogno, stai tranquillo. Mi riuscirebbe difficile svuotare la mente se siamo insieme. E poi lo hai detto tu, prima: il Sihir ci protegge dagli effetti causati dai nostri Naru, perciò io non rischio nulla, a prescindere da cosa mi aspetta al di là del portale.»

«Con Maelstrom questo ragionamento non è esattamente-»

«Suvvia, tesoro. Credi davvero che sia così pericoloso?» gli chiese. Quando lo vide tentennare, aggiunse: «Prometto che tornerò indietro, se qualcosa dovesse andare storto. E se dovessi avvertire un malore, mi riposerò prima di aprire nuovi vortici. So badare a me stessa! Starò attenta e tutto il resto, d'accordo?»

Brycen boccheggiò per qualche istante, poi si arrese in un sospiro.

«D'accordo» ammise controvoglia.

Chloe si alzò per gettargli le braccia al collo, cercando le sue labbra in un bacio rapido ed entusiasta. Poi fu il turno di quelli più morbidi e lenti, fin quando non sentì la tensione dei suoi muscoli sciogliersi del tutto.

«Ti amo, Brycen.»

«Ti amo anch'io.»

Chloe scivolò via dalla sua presa di malavoglia, baciandolo un'ultima volta prima di separarsi da lui. La fitta distesa di cumulonembi che copriva il cielo non la dissuase dall'uscire in giardino; meditare era più semplice se si trovava all'aria aperta, ed era il modo migliore per non pensare a niente che conosceva.

Le alte siepi delimitavano uno spazio insoddisfacente: era troppo piccolo per tenere Karsel - Brycen era stato costretto ad affidarlo temporaneamente ad un maneggio - eppure così ampio da risultare triste e vuoto, quantomeno per i canoni jiyani. Ampi camminamenti di pietra liscia attraversavano una distesa di erba cortissima, con piccole aiuole che facevano capolino qua e là, spoglie per l'inverno ormai imminente.

Chloe posizionò al suolo il cuscino squadrato che aveva raccolto dal divano, trovando spazio sull'erba proprio di fronte alle ampie finestre del salotto. Piegò le gambe sotto di sé e sedette in ginocchio, lanciando un ultimo sguardo all'interno: Brycen aveva tenuto fede alle sue parole ed era salito al piano superiore, per evitare di disturbarla.

Le sarebbe piaciuto averlo al suo fianco, tanto quanto si rammaricava di aver dovuto abbozzare una scusa per convincerlo a restare indietro.

"Ma è quasi finita", si disse. "Vada come vada, dalla prossima settimana non ci saranno più menzogne."

Chiuse gli occhi, congiungendo le mani a vortice sul grembo. Al ritmo del suo lento respiro si liberò di ogni pensiero; rimasero solo il freddo soffio del vento sul viso, il suono di rami e foglie secche mosse dalle raffiche più forti, il movimento lento e costante del suo petto, e infine il Sihir.

Chloe sentiva vibrare l'energia mistica anche adesso, poteva percepirla mentre avvolgeva il suo corpo e scivolava tra le sue dita, come fili sottili che aveva il potere di annodare, tessere e spezzare. Non fece nulla per guidarli, lasciando che l'attraversassero come un fiume che scorre oltre una rete; non fece nulla se non immaginare quei fili mentre vorticavano e confluivano verso il centro, ammassandosi nel vortice che erano le sue mani.

Le aprì. E il terreno sotto di lei si aprì con loro, accogliendo la sua caduta nel vuoto.



In principio fu il buio.

Non la penombra di una stanza chiusa, e neanche quella di una notte senza luna e stelle; le tenebre che la avvolgevano erano così cupe da non riuscire a scorgere neppure i contorni dell'ambiente in cui si trovava.

Vedeva le sue mani, però, con innaturale chiarezza. Abbassò lo sguardo e notò che la sua figura emergeva dall'oscurità come illuminata dal sole del mattino. No, non era vero: quella luce avrebbe disegnato ombre sul suo corpo, là dove i raggi si scontravano con la concretezza della realtà. Segni più scuri sotto le dita, curve proiettate dalle balze della gonna, sfumature tra i suoi capelli... Non c'era nulla di tutto ciò. La sua pelle e i suoi abiti erano forme definite da tinte piatte di colore, quasi fosse un'illustrazione incompiuta su uno sfondo troppo nero.

Luce che nasceva dall'oscurità e viveva senza ombre. Non era semplicemente assurdo; era un paradosso.

"Tutto e il contrario di tutto" ricordò. "Se esiste la realtà che conosciamo, esiste anche una non-realtà che trova equilibrio nel suo paradosso: il luogo in cui esistono le pure essenze di Edoi e Hun."

La mano cominciò a tremare sotto i suoi occhi, e subito la strinse a pugno. Le sembrò che lo stomaco avesse cominciato a ripiegarsi su se stesso e schiuse le labbra, ché respirare attraverso il naso non era più sufficiente. Solo quando prese fiato, annaspando alla disperata ricerca d'aria, si rese conto che quel gesto non emetteva alcun suono. Provò a parlare, ma non ci fu nessuna voce a rompere il silenzio. C'era un silenzio opprimente, assoluto, così tanto che solo il rumore del vuoto rimbombava soffocato tra le sue orecchie.

"Sta' calma", si disse. "Non può essere la dimensione degli Dei. Saresti morta, se lo fosse, invece riesci a pensare; non hai ancora perso la tua coscienza."

Ma allora dov'era? Forse la stanchezza l'aveva indotta ad addormentarsi durante la meditazione, trascinandola in un sogno lucido? In effetti, ricordava di essersi lasciata cadere all'interno di un portale ma non di esserne uscita. Era impossibile che l'avesse davvero attraversato: quella non sembrava Roumberg, né nessun luogo che potesse esistere.

Avanzò, muovendo cauti passi nel buio. Era come camminare su terriccio bagnato o su una lastra di marmo levigato, aveva perso la capacità di discernere se fosse l'una o l'altra cosa. Tutti i suoi sensi l'avevano abbandonata: l'oscurità non aveva odori, e Chloe non riusciva a percepire neppure l'aria che attraversava la sua gola. E dov'è che stava andando? Si stava davvero muovendo o era solo un'illusione, l'ennesimo inganno della sua mente?

La punta dei suoi stivaletti cozzò contro qualcosa. Chloe non lo sentì, ma in qualche modo lo sapeva. Abbassò lo sguardo ed eccolo lì, un altro guizzo di colore che era sfuggito al buio eterno. Una tonalità di marrone calda e gentile, con una punta di arancio, come un invitante biscotto - no, non un biscotto; bronzo. Era la tonalità del bronzo.

Chloe lo raccolse, e sotto i polpastrelli tastò dei piccoli fori sulla superficie che però non riusciva a vedere. Era difficile dire quale dei due sensi le stesse mentendo: la vista le suggeriva che doveva trattarsi di un oggetto rigido, che manteneva la sua forma immutata anche se ne reggeva un solo angolo tra le dita; il tatto era certo di toccare qualcosa di oleoso e molle, che sarebbe sfuggito a una presa disattenta.

Ignorò quell'ossimoro, concentrandosi su ciò che rendeva i suoi sensi concordi - la forma. Tracciò i profili della sagoma di quell'oggetto con le dita e con lo sguardo: una striscia piatta e sottile, che descriveva un angolo acuto decorato con...

Un ricciolo. E un lato più lungo dell'altro, che lo faceva somigliare ad una Elle. Aveva anche un ghirigoro anche sulla parte alta ad ospitare l'ovale che rappresentava, in base alla chiave di lettura, il viso di un angelo o il manico di una campana.

La parte mancante della decorazione. La notte precedente aveva raccolto la Elle di Lucifero, Signore della Luce, e ora teneva tra le mani quella di Lemurea, Dama della Notte.

Un brivido caldo scivolò lungo il suo petto. Chloe alzò lo sguardo e quell'impulso istintivo non la deluse: dove prima c'era il nulla, ora la prominente sagoma di un edificio si stagliava nell'oscurità, sovrastandola con le vaghe forme grigie che si confondevano tra loro. Chloe indietreggiò a bocca aperta, distinguendo i contorni di un complesso di forme sottili e puntute che sembravano volersi allungare verso il cielo.

Un campanile oblungo svettava al centro - evidente simbolo di una cappella Lucista - e macchie marroni descrivevano le porte e le cornici delle finestre. Legno su pietra, e vetro che non riusciva a vedere: restavano solo gli aloni di polvere e pioggia sospesi nel vuoto, che sembravano sporcare le tonalità più scure di quelli che dovevano essere gli interni. Solo gli affreschi che adornavano le facciate erano definiti con precisione, tale da farla sospirare di sollievo per l'illusione della tridimensionalità che riuscivano a dare.

Dei soggetti rappresentati, però, avrebbe volentieri fatto a meno: moltitudini di angeli dalle ali bianche e dorate volavano in cielo, beandosi della luce del sole da cui erano nati, e si aggiravano tra gli uomini che tenevano le braccia distese verso di loro, festanti di adorazione. Sulla sommità della facciata centrale figurava persino il Signore della Luce in persona, nella sua rappresentazione più canonica: un uomo dalla pelle così chiara da emanare luce, i capelli biondi come raggi di sole e quattro paia di ali, di ogni sfumatura di bianco e giallo che si riuscisse a pensare.

Chloe era ormai certa che quella non fosse la dimensione di Edoi e Hun, ma la presenza di quei dipinti le sembrava un oltraggio. Si ritrovò ad arricciare le labbra in un fastidio pungente che premeva contro il suo petto, così distolse lo sguardo. Lo soffermò sul portone principale, ridotto ad una chiazza marrone innalzata da quelli che - ad occhio e croce - dovevano essere tre o quattro gradoni. C'era un alone più chiaro al suo centro, che definiva il simbolo della Chiesa della Luce, e una scritta posta subito sotto: 𝚂𝙰𝙽𝚃𝙸𝚂𝚂𝙸𝙼𝙾 𝙲𝙾𝙽𝚅𝙴𝙽𝚃𝙾 𝙳𝙴𝙻𝙻'𝙰𝙽𝙶𝙴𝙻𝙾 𝚅𝙴𝚄𝙻𝙸𝙰𝙷.

«Perché sei tornata?»

Chloe sobbalzò, stringendo il simbolo sacro tra le dita. Quella voce non aveva attraversato le sue orecchie: era nata nella sua mente, facendosi strada tra i suoi pensieri e richiedendo prepotentemente attenzione. Era pregna di un'angoscia sospirata, traballante a ogni parola.

Subito Chloe si voltò, incrociando gli occhi violacei di un giovane ragazzo che la stava fissando. Non un ammasso di colore vuoto, ma una figura concreta, fatta di luci e ombre: i tratti spigolosi delineavano un viso smagrito, pallido, con aloni scuri a circondare gli occhi. I capelli lisci e sottili di un nero lucente ne abbracciavano la forma, sfiorando la nuca con le punte, e il corpo esile era coperto dalla tunica viola di un Adepto lucista, con il simbolo sacro ricamato in oro sul petto.

«Chi sei?» domandò Chloe, ma nessun suono abbandonò le sue labbra.

Il ragazzo, però, aggrottò le sopracciglia. «Chi sei tu» ribatté, stringendosi nelle spalle. Le sue labbra non si mossero, ma la sua voce leggera riecheggiò nella mente di Chloe. «Non dovresti essere qui. Questo è il mio potere, non il tuo.»

«Sei il Dotai che ha creato questo luogo?» Chloe avanzò di un passo, e il ragazzo indietreggiò tremante. «Come ti chiami?»

«Non dovresti essere qui» ripeté lui, scuotendo il capo. «Smettila di tornare. Smettila di cercarmi. Perché continui a tormentarmi?»

«Io non so cosa...»

«Vattene!»

Una moltitudine di voci si riversò nella mente di Chloe, un coro disarmonico così improvviso da farla barcollare. Indietreggiò, ma l'ombra cedette sotto i suoi piedi; le sembrò di scivolare in una melma densa e oscura che si avviluppava lungo le gambe, richiamandola a sé. Annaspò, cercando di liberarsi, ma ogni movimento la trascinava sempre più a fondo; alzò lo sguardo per chiedere aiuto, ma il ragazzo era scomparso e con esso il convento, lasciandola sola in compagnia dell'oblio.

Allora sollevò una mano e la chiuse a pugno, lasciando che il Sihir scivolasse tra le sue dita. Il respiro si fermò per un istante quando si accorse che non riusciva a percepire l'energia scorrere dentro di sé, ma l'oscurità cominciò comunque a vorticare sotto di lei, aprendo uno squarcio nella notte eterna. E Chloe vi si abbandonò, pregando che la riportasse a casa.


Oggi vi lascio con un ritrovamento storico, risalente al 2018 XD Come si potrebbe intuire dalla posa da "manichino base", questo è un disegno che ho usato principalmente per definire look e abbigliamento del personaggio! L'ho anche usato come reference per una commissione, perciò vi lascio anche il disegno finito (lineart di Elisa Pocetta, colore mio) qui sotto ♥

Beh, che dire... Immagino che nessuno sia sorpreso di scoprire che Chen-Yi avesse torto, guarda un po' XD Applausi per Brycen che ancora una volta ci ha visto giusto, la sua teoria è quella corretta!

Che mi dite sulle interconnessioni? Vi intriga come concetto? È qualcosa su cui non si sa ancora molto se non appunto per i casi comprovati che ormai sono più noti, perciò non poteva che interessare subito Brycen.  

Chloe però può stare serena, il Dotai a quanto pare non rientra nelle sue conoscenze... Ma siamo sicuri che sia un bene? Cos'è quello strano luogo in cui è capitata? Non temete perché le risposte non si faranno attendere... Almeno quelle più urgenti, per tutto il resto chissà *fugge*

Ci vediamo settimana prossima~

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