Capitolo 28 - Giudizio [2/2]

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Chloe liberò il Sihir dalla sua presa e tutti i vortici oscuri collassarono fino a svanire. Si sedette e massaggiò le tempie, vittime di una fitta pungente che le trapassava il cranio. La testa cominciava a farsi pesante, come se i fumi di Sihir le avessero appannato anche la mente; lo sforzo per mantenere la concentrazione gravava sui nervi e scivolava lungo le ossa del viso, minacciando di raggiungere i denti. La vista non era ancora sfocata, ma il viaggio per raggiungere Hoshu e poi tornare a Mehtap avrebbe richiesto oltre un'ora e mezza, perciò avrebbe dovuto riposare a dovere prima di sfruttare le Gallerie.

Le voci dei Purificatori si levarono in preghiera dal magazzino, segno che i Green Skulls non avevano accettato il suicidio. Quel rito avrebbe liberato le loro anime dal peccato, rendendole pure per la morte che li attendeva nel Giudizio.

Avrebbe fatto più male ai Purificatori che a loro. Il peso di un simile gesto scuoteva persino le volontà più salde, com'era giusto che fosse: nessuno che avesse provato indifferenza nell'uccidere sarebbe stato degno di farlo nel nome degli Dèi.

Chloe chiuse gli occhi, espirando piano. In passato aveva creduto che, una volta guarita dalla sua condizione, Chen-Yi le avrebbe revocato il divieto di compiere Giudizi. Gli incontri tra lei e Yu-Zhay si erano conclusi da tre anni e il Monaco l'aveva giudicata capace di proseguire da sola il suo percorso, ma Chen-Yi la definiva ancora incompleta. Chloe aveva sviluppato empatia e comprensione emotiva, abbandonando il pensiero operatorio per aprire le porte alla fantasia, eppure non era stato sufficiente. Il suo mentore sembrava ogni giorno più insoddisfatto, e più passava il tempo meno ne comprendeva le ragioni.

Cos'avrebbe dovuto fare per soddisfarlo? A cosa sarebbe stata costretta a rinunciare? Sarebbe arrivato il giorno in cui Chen-Yi avrebbe decretato che Chloe non era più necessaria per il suo equilibrio, ordinandole di abbandonare quella vita?

No, quelle non erano domande. Dentro di sé, nel profondo della sua anima, conosceva la risposta. Sapeva che c'era una verità che si costringeva ad ignorare, ma la spinse sempre più verso l'oblio, così lontana che neanche i suoi pensieri erano in grado di raggiungerla.

Non voleva riflettere. Non voleva sapere. Era la stanchezza a farle tremare le mani, ad attorcigliare lo stomaco dalla nausea e a pizzicare le gambe in fitte sottili; era l'uso intenso di Maelstrom che aveva drenato le energie dal corpo e pizzicava gli occhi, e che la costringeva a schiudere le labbra per respirare.

Non c'era altro. Non c'erano risposte. E quando riaprì gli occhi, la sua mente aveva cancellato persino le domande.

Camminò lungo il perimetro del tetto, lasciando vagare lo sguardo tra gli alberi e le strade sterrate che dividevano i magazzini. Qualcosa si mosse tra le ombre: Chloe ne scorse la sagoma con la coda dell'occhio, poi la vide sparire dietro il grosso tronco di un olmo.

Agitò una mano e un portale-spia si aprì in risposta, mostrandole la sagoma di un uomo rischiarata dalla flebile luce dell'alba. I capelli biondi lunghi fino alla base del collo erano tirati all'indietro, rivelando le orecchie rivestite di piercing e orecchini. La camicia grigia e i pantaloni tenuti su da bretelle nere erano di tendenza nella moda roumberghiana, ma lui teneva le maniche sollevate al gomito e i primi bottoni slacciati. Ai suoi fianchi pendevano due fondine e la mano sinistra impugnava una pistola, pronta a estrarla.

Che ruolo poteva avere un singolo uomo all'esterno? Non era presente quando Chloe aveva controllato il perimetro, né sembrava intenzionato a interferire nel combattimento. Il suo abbigliamento cozzava con i pantaloni larghi e le giacche da operaio dei Green Skulls, e il teschio verde non era dipinto o cucito sulle vesti né tatuato in zone visibili.

Chloe serrò le labbra, liberando un lento respiro. Agitò la mano intrisa di Sihir per aprire un portale ai suoi piedi e si calò al suo interno. Le foglie secche scricchiolarono non appena atterrò alle spalle del roumberghiano, ma Chloe non gli lasciò tempo di reagire: quando lui tirò fuori la pistola, la lama della spada farfalla era già premuta contro la sua gola.

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