Fuori da queste pagine

By neraladradossa

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Ed è un giovane come tanti, che divide il suo tempo tra il lavoro in libreria, gli amici e la famiglia. Ci so... More

PROLOGO
1 ~ ED
2 ~ SOFIA
3 ~ ED
I
4 ~ SOFIA
5 ~ ED
II
6 ~ SOFIA
7 ~ ED
8 ~ SOFIA
9 ~ ED
10 ~ SOFIA
III
11 ~ ED
12 ~ SOFIA
13 ~ ED
IV
14 ~ SOFIA
15 ~ ED
16 ~ SOFIA
17 ~ ED
V
18 ~ SOFIA
19 ~ ED
20 ~ SOFIA
21 ~ ED
22 ~ SOFIA
23 ~ ED
24 ~ SOFIA
25 ~ ED
26 ~ SOFIA
27 ~ ED
28 ~ SOFIA (prima parte)
28 ~ SOFIA (seconda parte)
29 ~ ED
30 ~ SOFIA
31 ~ ED
VI
32 ~ SOFIA
33 ~ ED
34 ~ SOFIA
35 ~ ED
36 ~ SOFIA
37 ~ ED
38 ~ SOFIA
39 ~ ED
40 ~ SOFIA
VII
41 ~ ED
42 ~ SOFIA
VIII
43 ~ ED
44 ~ SOFIA
IX
45 ~ ED
46 ~ SOFIA
X
47 ~ ED
48 ~ SOFIA
XI
49 ~ ED
50 ~ SOFIA
51 ~ ED
53 ~ ED
XII
54 ~ SOFIA
55 ~ ED
56 ~ ED (sei mesi dopo)
Bollini

52 ~ SOFIA

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By neraladradossa


Mi sento parecchio stupida per avergli chiesto di promettere una cosa del genere che non dipende in alcun modo dalla sua volontà. È ovvio che non vuole morire, ma come potrebbe mantenerla? Dopo un'attesa che mi pare lunga e sfibrante, scatta l'ora x: è giunto il momento di agire e io non sono per niente pronta, anche se dovrei esserlo dato che le ultime settimane sono state in preparazione di questo momento, eppure la sensazione sarebbe la stessa se fossi stata colta di sorpresa. Prendiamo tutte le nostre armi e ci avviamo verso l'uscita in fila, simile ad un corteo funebre. Il silenzio è tale da poter essere tagliato con la lama di un coltello, nessuno osa parlare per rompere quell'aura di sacralità, visto che tutti percepiamo l'importanza di quello che stiamo per fare, ovvero gettarci nelle fauci del leone. Stiamo andando volontariamente al patibolo come vittime sacrificali all'altare, tanto non possiamo evitare lo scontro e attendere che sia la Corte la prima ad agire non ha molto senso se non prolungare l'attesa dell'inevitabile. Prima di andarmene però getto le braccia al collo di Tea colta da un profondo senso di tristezza e malinconia: potrebbe essere l'ultima volta che la vedo.

«Su, bambina, non piangere» dice accarezzandomi i capelli e solo allora mi rendo conto che lacrime silenziose mi stanno rigando il volto. «Devi essere forte.»

«Non so se ne sono capace.»

«Io credo proprio di sì, ma devi trovare dentro di te la ragione che ti spinga a lottare.»

«Ce ne sono tante.»

«Certo, ma solo una ti darà il coraggio di cui hai bisogno per non arrenderti.»

«Ma non so quale sia.»

«Quando sarà il momento giusto lo saprai.»

La guardo in faccia. «Tu sai cosa accadrà? Sai come andrà a finire?».

«Può darsi.»

«Dimmelo, ti prego.»

«Non credo che tu lo debba sapere, il futuro è tutto da vivere e, chissà, alla fine potrebbe anche essere diverso. Ora va, stanno aspettando te, e fai attenzione a Zac o finirà per farsi uccidere se continua a voler fare l'eroe.»

Perché non me l'ha voluto dire? Questo significa che qualcosa andrà storto? Ma forse è meglio così, forse non voglio nemmeno saperlo, altrimenti perderei la cosa più importante: la speranza.

Camminiamo per strada quatti quatti, restando rasenti ai muri, e quando siamo in vista della biblioteca vengo assalita da brutti ricordi e le mani cominciano a sudarmi, tanto da essere costretta a rafforzare la presa sull'elsa della spada. La sensazione di stare soffocando è ancora viva in me e, solo quando Zac mi mette una mano sul braccio per assicurarsi che stia bene, mi accorgo di stare ansimando. Mi costringo a tornare in me e, sebbene il cuore mi batta a mille, tento di regolarizzare il respiro. Una delle porte a vetro è tenuta chiusa da uno strato di cartone, in attesa di essere riparata perciò, dato che tanto è già rotta, strappiamo la riparazione di fortuna lasciando scoperti i denti aguzzi dell'apertura e a turno strisciamo dentro nello stomaco silenzioso dell'edificio. Sembra davvero di essere ingoiati dalle fauci della biblioteca addormentata e ora stiamo vagando per le sue buie interiora.

Sono sicura che ci stiano aspettando, quindi entrare di nascosto non ha molto senso, ma Zac sostiene che almeno in questo modo potremo coglierli di sorpresa. C'è differenza tra entrare a suon di tromba e scivolare di soppiatto alle loro spalle perché, se anche ci stanno aspettando, lui spera che lo scoprano solo dopo che avremo già attaccato. E in effetti è una mossa intelligente, ma dovrebbe anche sapere meglio di me che la Corte e soprattutto Katrin ha occhi ovunque e che non è possibile fare nessuna mossa senza che loro lo sappiano. Però non ho un piano migliore e non ho niente da obiettare davanti al tentativo, seppur vano, di salvarci la pelle.

Una volta all'interno ci guardiamo per essere sicuri che ci siamo tutti. Nel buio lattiginoso della stanza riesco a vedere i loro volti pallidi contratti dalla preoccupazione e li faccio scorrere come un film in bianco e nero. Loro sono i miei compagni di avventura e non li dimenticherò mai, non mi scorderò del loro sostegno in questa folle impresa. Nei giorno trascorsi insieme nella casetta ho imparato a conoscerli meglio e ognuno mi è entrato nel cuore e le loro espressioni e abitudini sono diventate familiari. Mi sento come se li conoscessi da sempre.

In un tacito accordo ci mettiamo in movimento e ci avviamo per le scale che portano in cantina senza incontrar anima viva. La cosa è molto strana e mi fa pensare che saranno loro a coglierci di sorpresa e non il contrario. Mi sembra quasi di sentire i loro occhi che seguono i nostri passi in silenzio, nascosti nell'ombra. Ad ogni scalino il buio è sempre più denso e fitto, finché all'improvviso vediamo una luce, che giunti ai piedi della rampa è quasi accecante. Mi ricorda tanto la scala del mio sogno e vengo colta da una profonda inquietudine perché non mi fa venire in mente niente di buono. La sensazione di presagio torna ad investirmi con tutta la sua potenza.

Entriamo in una stanza circolare con così tanti scaffali da sembrare un labirinto: l'intero mobilio pare gravitare attorno ad un punto centrale come se fosse un sistema solare. Cauti ci avviciniamo alla fonte di luce, anche se nel mio cervello sento scattare una campanella di allarme e vorrei gridare a tutti di fermarsi e di fare marcia indietro perché stiamo andando a chiuderci in un vicolo cieco. Invece rimango zitta e mi tengo le mie preoccupazioni per me, in fondo non ho nessuna prova per credere che siano veritiere. Al centro dell'enorme stanza si schiude uno spazio circolare vuoto, come una radura, in mezzo al quale si trova il libro che stiamo cercando. È impossibile nascondersi in tutto quell'abbagliante scintillio, è come essere nel mezzo di una piazza in pieno giorno, senza un posto in cui rifugiarsi senza essere visti.

Abbiamo pensato a diverse ipotesi su cosa ci saremmo trovati davanti, ma in nessuna di queste ci siamo immaginati una tale luce. Cerco lo sguardo di Zac per avere un po' di conforto perché spero che nella sua genialità abbia già elaborato un nuovo piano, ma lui è troppo concentrato, all'erta, per accorgersi di me. Questo non è un buon segno: significa che non sa assolutamente cosa potrebbe accadere e quindi rimane pronto a tutto. Le immagini del sogno continuano a balenarmi davanti agli occhi e mi fanno provare una profonda repulsione nei confronti di quel libro che per me è come se avesse un cartello di radioattivo incollato sopra che intima alle persone di non avvicinarsi. Scapperei molto volentieri se solo non sapessi che è proprio qui che Hunter voleva condurmi.

Do un'occhiata al maledetto libro, che ci costerà la vita, giusto per curiosità: è gigantesco, con un'elaborata copertina in stoffa dorata e sopra ricamato il titolo in eleganti lettere bronzee. Tutt'ad un tratto delle oscure presenze cominciano ad emergere ai lati del mio campo visivo. Me lo sentivo, siamo appena caduti in un'imboscata.

Sono tantissimi e ovunque. Siamo circondati e senza nessuna possibilità di vincere, a meno che non ci sarà un miracoloso intervento divino. Da dietro le librerie, uscendo dall'ombra, continuano a spuntare tanti, troppi nemici che un tempo sono stati i miei coinquilini, con cui mi fermavo a fare due chiacchiere. Come possono tutt'a un tratto odiarmi, tanto da essere disposti a uccidermi? Che cosa hanno raccontato loro quelli della Corte per convincerli a schierarsi in battaglia? Mi guardo intorno in cerca di una soluzione ma niente, non vedo possibilità di fuga da nessuna parte. Siamo proprio spacciati. Di fianco a me c'è Liv, così mi rivolgo a lei, che sembra non stare affatto bene tanto è pallida e tesa, sperando di infondere a entrambe un po' di coraggio: «Guardiamoci le spalle a vicenda. Se restiamo uniti ce la faremo».

Liv annuisce debolmente. Poi ci mettiamo schiena contro schiena mentre il cerchio intorno a noi si stringe sempre di più chiudendoci nella sua morsa.

Prima ancora di vederla la sento. Tac tac tac tac. Questa é la musica che precede ogni sua apparizione, anche nei miei incubi è un suono che non manca mai. Poi si apre un varco nella massa compatta di libri, in prima fila i suoi più spietati sostenitori si separano per farla passare ed entra nella zona illuminata dal libro. Gli occhi scintillanti come la lama della sua ascia.

«Buonasera, benarrivati.»

Il suo sorriso è tutt'altro che caloroso e accogliente, anzi, è affilato come un'arma da taglio. Ogni gesto di Katrin sembra misurato, pianificato, quasi non le piacesse lasciare niente al caso. Sapevo che sarebbe andata così, il sogno aveva voluto avvertirmi, ma io ho voluto ignorarlo con tutta me stessa. Non permetterò che Ed si avvicini a quel maledettissimo libro assassino.

«Serpe!» Sento bisbigliare Zac con odio, da qualche parte dietro di me.

«Ah ah ah!» la risata di Katrin rimbomba nello spazio senza fine della cantina della biblioteca, non trovando muri a fermarne il suono agghiacciante. «Che maleducato, non si trattano così i propri ospiti. Mi sembra a dir poco scortese. Eravamo tutti qui ad aspettare solo voi. Dico bene Liv?» dice con voce melliflua.

Liv? E cosa cavolo c'entra adesso?

Mi sto per girare verso di lei quando sento qualcosa di freddo premere sulla mia gola. Un braccio mi stringe in una morsa forte ma tremante. Tutto quello che ho visto nel sogno sta accadendo davvero, anche se in modo un po' diverso. Non avevo previsto che qualcuno dei nostri potesse tradirci. Con la coda dell'occhio guardo anche i miei compagni e mi accorgo che son rimasti tutti pietrificati.

«Nessuno si muova! Oppure io la ammazzo!»

La voce di Liv non è salda, esattamente come tutto il resto del corpo, che sembra in preda a spasmi incontrollabili. Non pare essere per nulla in sé. Sento il suo alito soffiare contro il mio orecchio provocandomi brividi di paura. Come ha potuto stare con noi tutto quel tempo sapendo fin dall'inizio che avrebbe dovuto girarci le spalle? Come può farci questo? Sapevo che la perdita di Olli l'aveva devastata, ma non credevo fino a questo punto: è completamente impazzita.

«Liv, cosa stai facendo? Noi stiamo dalla stessa parte, ricordi?» dico piano cercando di tranquillizzare quel cucciolo ferito e spaventato che ha preso il suo posto.

Con la coda dell'occhio vedo Zac fare un passo verso di me, lo sguardo spaventato di chi non si spiega come sia possibile quello che ha di fronte a sé. Sicuramente si sta incolpando per non aver preso in considerazione anche questa possibilità, per essere stato colto di sorpresa. È ora c'è in ballo la mia vita.

«Fermo!» urla Liv stordendomi.

«Che situazione interessante» dice Katrin con aria perfida, come se non fosse tutta colpa sua, come se non lo avesse pianificato da settimane. «Forse la nostra Liv ha una proposta da farci. Potremmo definirlo un piccolo scambio di favori.»

Si è avvicinata a Liv fino ad affiancarla, scandendo la sua avanzata con il ticchettio delle sue scarpe, che, nel silenzio totale della stanza, schiocca come gli spari di una mitragliatrice.

«Su, forza, dicci tutto ciò che hai da dire» la esorta.

«Prima voglio vedere mia sorella.»

«Ma certo. Portate qui la ragazza!» ordina Katrin a due dei suoi scagnozzi.

I due in poco tempo tornano stringendo per le braccia il corpo esile e pestato di Olli. Lei così fiera e forte sembra ora così fragile, l'ombra di sé stessa. I suoi occhi sono lucidi, lo specchio di quelli di Liv, e cercano imploranti lo sguardo della gemella. Quelli non hanno perso il loro spirito da leonessa, nonostante lo zigomo gonfio e livido e le labbra screpolate e tagliate, un rivolo di sangue secco sul mento. Anche se deve costarle una fatica immensa vedo che si sta sforzando di stare dritta. Sebbene fuori abbia un aspetto molto diverso dall'ultima volta che l'ho vista, posso constatare che dentro è rimasta la stessa e che il suo spirito non è stato fiaccato dalla prigionia. Ora sappiamo perché è stata rapita, in effetti lo abbiamo sempre immaginato che fosse per ricattarci, ma non abbiamo mai provato a indovinare in che modo l'avrebbero fatto.

«Liv, non pensare a me. Sii forte. Fai la scelta migliore per tutti.»

La presa non accenna ad affievolirsi e il coltello rimane puntato alla mia gola, come se non avesse sentito le parole della sorella che praticamente la sta supplicando di lasciarmi andare anche a costo di sacrificarla.

«Ascoltatemi» dice Liv con voce soffocata dai singhiozzi. «O Ed distrugge quel maledetto libro o io giuro che ucciderò Sofia all'istante.»

«No!» grido. Ed non deve toccare quel libro, non deve provare minimamente a trafiggerlo con Magistra o morirà divorato dalle fiamme.

Posso sentire il suo corpo vibrare contro la mia schiena a ricordarmi quanto debba aver paura e si senta in colpa per quello che sta facendo, la buona e mite Liv che non sarebbe mai capace di far del male a nessuno. So che lo sta facendo per non perdere sua sorella, questo posso capirlo, ma in questo modo sta condannando tutti noi.

«Perché ci fai questo?» chiede Ed. «Perché fai questo a me? Cosa ottieni?»

«Io... io...»

Ormai piange così forte da non riuscire più a parlare.

«Che sciocco!» sbotta Katrin. «Il patto è semplice: tu distruggi quel libro, dai a me la spada e in cambio vi lascerò tutti liberi. Altrimenti morirete tutti. A te la scelta.»

«Non crederle, Liv! Ed!» dice Zac pronunciando per la prima volta il suo vero nome e non qualche soprannome dispregiativo. «Non si dà retta al diavolo, non mantiene mai la parola data.»

«Bene, non c'è problema, se le cose stanno così, vorrà dire che non si salverà nessuno, non avrò alcuna pietà, e lei - punta il dito verso Olli - Sarà la prima a morire.»

I due scagnozzi la fanno cadere a terra in ginocchio, anche se lei cerca di lottare per liberarsi, perché ormai non hai più abbastanza forza per ribellarsi. Katrin si avvicina alla gemella e solleva la sua ascia da boia sopra la testa, pronta a sferrare il colpo fatale.

«Nooooooo!!!!!!!!!!!» urla Liv a squarciagola.

Katrin si blocca, la lama a pochi centimetri dal collo di Olli.

«C'è forse qualche problema? Mi pareva di aver capito che aveste rifiutato la mia gentile offerta.»

«No, non farlo.» La voce di Liv non trema più. «Ed distruggi quel libro o io la ammazzo sul serio.» Per far vedere che non sta affatto scherzando spinge la lama gelida contro la mia pelle. Sento qualcosa di caldo e appiccicoso colarmi sul collo.

«Liv, ti scongiuro. Ascolta...» dice Ed.

«No, tu ascolta me. Io non avrei voluto in alcun modo ferirti, ma Olli è la parte migliore di me. Io non voglio e non posso vivere senza di lei. Perciò ora fai quello che ti ho detto, per favore, non costringermi a far del male a Sofia davanti ai tuoi occhi per colpa tua.»

Vedo lo sguardo di Ed cambiare, farsi deciso, proprio come nel mio sogno. Non mi lascerebbe mai morire. No, questo è un incubo, non può essere la realtà. Non è la realtà, non è la realtà, non è la realtà, ... e invece questa volta è proprio la realtà. Non posso credere che stia accadendo davvero.

«Liv, ti prego» la supplica Olli cercando di sollevare la testa quel tanto che basta per guardarla negli occhi. «Non voglio vivere se il prezzo da pagare è farti diventare un'assassina, ti scongiuro, lasciala andare. Fallo per me. O ti odierò per sempre.»

«No, non è vero, Olli, non permetterò mai che tu muoia, non se io posso fare qualcosa per impedirlo. Mi hai detto di essere forte, perciò ora guardami, lo sarò solo per te. Io ti salverò e poi ce ne andremo via insieme, solo tu e io, non ho bisogno di altro che di te, sorellina.»

«Non credere a quella donna, è pazza.»

«Ma l'ha giurato sulla sua testa.»

«La sua promessa non vale niente.»

«Sta zitta, piccola vipera» le ordina Katrin spingendole la testa verso il pavimento con la suola di una scarpa. «Liv, cara, deciditi, sto perdendo la pazienza e quando perdo la pazienza non rispondo più delle mie azioni, potrebbe venirmi l'impulso di staccare qualche testa.»

«Mi spiace, Olli, preferisco che mi odi piuttosto che vederti morta. Ed, distruggi quel dannato libro ora.»

Sposto di nuovo lo sguardo verso Ed e capisco che non vede altra via d'uscita, ma io so cosa succederà una volta che avrà distrutto il libro e preferirei morire che assistere a quello spettacolo. Sto per urlargli di lasciar perdere ma lui si avvicina così velocemente al libro e solleva Magistra colpendolo nel mezzo da non dar il tempo a nessuno di fare alcunché.

Liv molla di colpo la presa su di me per correre dalla sorella.

Dalla mia gola esce un urlo disumano di dolore mentre un'accecante luce bianca avvolge il corpo di Ed come la lingua di fiamma di un immenso incendio. Sento degli schiocchi preoccupanti e intravedo la sua sagoma non più chiaramente leggibile contorcersi, travolto da chissà quale potente energia. Poi tutto finisce in un lampo e il suo corpo cade a terra, accasciandosi al pari di un guscio vuoto. Corro disperata da lui, lasciandomi scivolare pesantemente al suo fianco. Non è possibile, non può essere accaduto. Me lo aveva promesso. Mi manca il respiro, non entra più aria nei miei polmoni, non c'è più ossigeno. Tiro un calcio a Magistra per allontanarla da lui. È stata tutta colpa mia, se non mi avesse mai incontrata a quest'ora non sarebbe morto.

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