Fuori da queste pagine

By neraladradossa

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Ed è un giovane come tanti, che divide il suo tempo tra il lavoro in libreria, gli amici e la famiglia. Ci so... More

PROLOGO
1 ~ ED
2 ~ SOFIA
3 ~ ED
I
4 ~ SOFIA
5 ~ ED
II
6 ~ SOFIA
7 ~ ED
8 ~ SOFIA
9 ~ ED
10 ~ SOFIA
III
11 ~ ED
12 ~ SOFIA
13 ~ ED
IV
14 ~ SOFIA
15 ~ ED
16 ~ SOFIA
17 ~ ED
V
18 ~ SOFIA
19 ~ ED
20 ~ SOFIA
21 ~ ED
22 ~ SOFIA
23 ~ ED
24 ~ SOFIA
25 ~ ED
26 ~ SOFIA
27 ~ ED
28 ~ SOFIA (prima parte)
28 ~ SOFIA (seconda parte)
29 ~ ED
30 ~ SOFIA
31 ~ ED
32 ~ SOFIA
33 ~ ED
34 ~ SOFIA
35 ~ ED
36 ~ SOFIA
37 ~ ED
38 ~ SOFIA
39 ~ ED
40 ~ SOFIA
VII
41 ~ ED
42 ~ SOFIA
VIII
43 ~ ED
44 ~ SOFIA
IX
45 ~ ED
46 ~ SOFIA
X
47 ~ ED
48 ~ SOFIA
XI
49 ~ ED
50 ~ SOFIA
51 ~ ED
52 ~ SOFIA
53 ~ ED
XII
54 ~ SOFIA
55 ~ ED
56 ~ ED (sei mesi dopo)
Bollini

VI

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By neraladradossa


Mi tolgo le scarpe per non fare rumore. Devo essere un felino, silenziosa e scattante, come i gatti che si addormentano accoccolati al sole in cortile e subito scattano non appena sentono un suono sospetto, così veloci da chiedersi se sono davvero stati lì o se li si è semplicemente sognati.

Sono emozionatissima, non ho mai trasgredito le regole di mio padre, se mi dice di non fare una cosa io non la faccio e basta, senza fare tante storie. Da una parte mi fido di lui e dall'altra ne sono un po' intimorita: cosa mi capiterebbe se facessi di testa mia? Se mi becca a sgattaiolare fuori di notte lo scoprirò presto.

Sono sempre stata una figlia ubbidiente, ma poi ho conosciuto lui e tutto è cambiato. Mi sembra che le regole non abbiano senso se servono a tenerci separati. Per quegli occhi neri e profondi sono in grado di compiere qualsiasi pazzia e così eccomi a strisciare nel buio per uscire di soppiatto da una finestra quando mi è stato espressamente vietato di lasciare la biblioteca dopo il calar del sole. Apro piano i battenti guardandomi continuamente alle spalle nel timore di vedere comparire qualcuno che porrebbe fine alla mia impresa. La punizione non mi fa paura perché lo faccio per una buona causa.

Scivolo fuori e sguscio fino al cancello, sul quale mi arrampico tenendo strette le scarpe in una mano. È piuttosto difficile stare attaccata con solo cinque dita a disposizione e fatico non poco a scavalcarlo e scendere dall'altro lato. Il cuore mi batte così forte e le mani mi tremano talmente tanto da rendere la mia presa ancora più incerta. Temo di cadere giù e, oltre a farmi male, di attirare l'attenzione di quelli della Corte su di me. Quando finalmente poso i piedi a terra tiro un sospiro di sollievo, ma prima di mettermi le scarpe aspetto di essere abbastanza lontana da non farmi sentire a causa del rumore delle suole contro il marciapiede.

Mi muovo cercando di seguire l'ombra degli edifici e sono quasi arrivata al punto di incontro quando due mani mi afferrano per la vita tirandomi verso una nicchia buia. Lancio un gridolino di sorpresa e mi divincolo nel tentativo di liberarmi, ma poi un buon profumo di colori a olio e pastelli a cera mi giunge alle narici e smetto di combattere.

<<Vi ho rapita, donzella. Cercare di scappare sarebbe inutile, arrendetevi.>>

<<Mi arrendo, mio signore.>>

<<Saggia decisione, si vede che siete una donna intelligente.>>

Non resisto più e mi giro verso di lui per dargli un bacio sulle labbra sorridenti. Mi spingo verso di lui per stargli più vicina possibile, come se volessi diventare parte di lui. Quando siamo senza fiato ci stacchiamo per respirare.

<<Dove mi volete portare, mio signore?>>

<<In un posto magico, come promesso.>>

Mi prende per mano e ci incamminiamo, abbiamo tutta la notte davanti a noi e già mi sembra troppo breve. Attraversiamo tutta la città e costeggiamo il lago fino ad arrivare davanti ad una villa con un grande giardino che sembra disabitata. Comincia ad arrampicarsi sul cancello e mi fa segno di seguirlo. Sospiro sconsolata, ma lo seguo senza esitazione. Questo deve essere il giorno delle grandi effrazioni.

Quando finalmente siamo entrati mi stupisco che non ci sia nessun allarme a segnalare la nostra intrusione. E sì che sembra una villa costosa: non hanno paura che qualcuno venga a rubare? Be', in ogni caso tanto meglio per noi.

Saliamo uno scalone di pietra che porta davanti al portone di ingresso dove si mette ad armeggiare con la serratura finché non cede. Spalanca la porta e mi fa segno di entrare, inchinandosi come un maggiordomo davanti alla sua dama. La villa all'interno è bellissima, vi si respira un'aria di antico: i mobili devono avere come minimo qualche secolo, ma sono perfettamente intatti e curati.

Mi prende per mano e mi conduce fino ad una stanza all'ultimo piano che ha tre pareti interamente finestrate dalle quali si gode di una splendida vista sul lago luccicante nella notte. Rimango senza parole a guardare il panorama che si apre davanti a me. È vero che ci siamo introdotti in una proprietà privata senza essere stati invitati, ma di fatto non abbiamo intenzione di portare via nulla, quindi non ci trovo niente di male se ne approfittiamo per passare una notte insieme a osservare la città illuminata che si riflette sull'acqua scura, quasi fosse un quadro impressionista incorniciato dalle finestre.

<<Ti piace?>>

<<È semplicemente meraviglioso.>>

<<Sapevo che avresti apprezzato.>>

<<Ma come abbiamo fatto a entrare senza far scattare nessun allarme?>>

<<Diciamo che ci lavoro da mesi sulla buona riuscita di questa serata. Sei arrabbiata per quello che ho fatto?>>

<<No, so che lo hai fatto per me, che volevi farmi un regalo per il mio compleanno, qualcosa che fosse memorabile. Ti ringrazio.>> Lo abbraccio stretto e gli stampo un bacio schioccante sulla guancia.

Tira fuori un telefono dalla tasca e mi passa una cuffietta che io prendo titubante, ma che mi infilo nell'orecchio. Una musica lenta e romantica inizia a farci da sottofondo quando mi prende per mano e comincia a farmi ballare per la stanza semi vuota, dove un letto e una cassettiera sono l'unico mobilio.

Mentre Elton John canta "Can you feeling the love tonight?" sento il cuore riempirmisi di pura felicità. Non avrei potuto desiderare un regalo più bello e prego che questo momento non finisca mai. Vorrei vivere questo attimo per il resto della mia vita, stretta tra le sue braccia, cullata dalle note di quella canzone che mi trascinano in un mondo di incanto. Balliamo a lungo e mi pare che il mondo si sia fermato, che il tempo abbia smesso di scorrere per permetterci di stare insieme per giorni e giorni senza mai smettere di volteggiare felici.

Sento il suo cuore battere all'impazzata contro il mio petto e vedo i suoi occhi brillare d'amore nell'oscurità dalle stanza. Come sono fortunata ad averlo incontrato. Come ho potuto vivere senza di lui fino ad allora? La mia vita precedente mi sembra assolutamente priva di significato e quasi non mi ricordo nulla di quello che ho fatto o detto prima di quel giorno in cui le nostre esistenze si sono intrecciate. Sento il suo fiato caldo sulla pelle quando avvicina la sua testa all'incavo del mio collo per baciarmi proprio dove una vena ha preso a pulsare come impazzita. Temo di sciogliermi nel piacere e desidero di più. Voglio che le sue labbra si posino su ogni centimetro del mio corpo fino a che non raggiungerò l'estasi dei sensi.

Comincio a baciarlo con una voracità che mi sorprende e lo conduco fino al letto, sul quale mi lascio cadere trascinandolo con me. Si solleva per sfilarsi la maglietta e io poso le mani sul suo addome piatto come se volessi imparare la geografia dei suoi muscoli e delle sue ossa attraverso i polpastrelli. Sento un fuoco nel ventre che mi lambisce gli organi molli e temo di bruciare. Ammiro il suo torace ampio che costudisce il centro della vita, sotto la gabbia ossea, che mi immagino come un grumo rosso di sangue vivo. Comincio a baciarlo lungo la pancia e risalgo piano fino alla bocca, dalla quale gli sfugge un gemito di piacere. Mi sento ubriaca, quasi stordita dalle forti sensazioni che mi premono nel petto e mi spingono a togliermi ogni strato che mi separa da lui finché non ci troviamo pelle contro pelle. Le nostre anime sono in contatto, si sfiorano, si strusciano, si avvolgono in una danza d'amore infinita.

Si può forse morire per il troppo amore?

Ora so che non è possibile, si sopravvive a tutto, ma l'amore può morire. O forse non esiste affatto ed è solo un crudele illusione. Guardo quella villa che ormai chiamo la Casa Maledetta e mi viene da ridere al pensiero della mia stupidità di allora. Perché i miei piedi mi hanno vano ricondotta lì? Cosa sta cercando di dirmi il mio inconscio? Forse nulla, forse è solo un disgustoso attimo di debolezza, di nostalgia per quel passato di finta felicità che credevo di essermi lasciata alle spalle per sempre. Mi viene voglia di rompere tutto e mi metto ad urlare.

Un uomo che mi sta passando a fianco si volta verso di me spaventato.

<<Che cos'hai da guardare?>>.

Gli tiro uno schiaffo in faccia e quello si mette una mano sulla guancia e scappa via a gambe levate sicuramente rimpiangendo i cari vecchi manicomi che tenevano i pazzi separati dalle altre persone.

Vedo la gente, che ha assistito al mio scoppio di furia, arretrare per girarmi al largo. Hanno paura di me e fanno bene perché sono pericolosa. Non hanno la più pallida idea di quanto sangue si sono macchiate le mie mani. Non lo so più nemmeno io.

Mi metto a camminare frustrata nell'attesa del ritorno del mio sottoposto, con buone notizie spero. Devono sentirsi minacciati e velocizzare la loro ricerca così finiremo presto questa ridicola farsa.

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