4. The Sleeping Beauty

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"Mmh" mugolo in risposta, rafforzando la stretta intorno ai suoi fianchi "Di sicuro parlavano tutte meno di te"

Mi addormento prima che possa rispondermi.

*

Quando riprendo conoscenza, non so precisamente che ore siano.

Le morse allo stomaco che mi hanno svegliato mi inducono a pensare che possa essere l'ora di pranzo, se non più tardi.

Non ho modo di saperlo con certezza.

Dovrei alzarmi a controllare, scavalcando il corpo addormentato di Churchill, ma sono quasi certo non prenderebbe bene l'essere svegliato da me per la seconda volta consecutiva.

Così rimango immobile, stirando un po' i muscoli indolenziti per il freddo e per la posizione, e aspetto che si svegli da sé.

La temperatura è ancora fresca, nonostante l'orario, o forse è solo il fatto che Churchill abbia monopolizzato le coperte a darmi questa impressione.

Qualunque sia la ragione, ho maledettamente freddo.

Mi arrischio a muovere il braccio abbandonato sul fianco del mio compagno di stanza, nel tentativo di raggiungere il suo telefono e controllare l'orario.

Churchill intercetta istantaneamente la mia mano, bloccandomi il polso tra le dita.

"Cosa stai facendo?" mormora contro il cuscino, senza neanche voltarsi.

"Controllo che ore sono" mi giustifico, con la voce orribilmente arrochita dal sonno.

Churchill sbuffa, "Ho messo una sveglia" commenta, come se la cosa rispondesse alla domanda, e riporta il mio braccio nella sua posizione originale.

"Ho fame" mi lamento, sospirando sulla sua nuca.

Lo sento rabbrividire e scuotersi in modo buffo.

"Mi fai il solletico, smettila" mi rimprovera "Dovevi
pensarci prima"

Gli faccio il verso, sottovoce, ma non mi muovo.

In fondo, non mi dispiace l'idea di dormire ancora un po'.

La stretta di Churchill sul mio polso si attenua man mano che sprofonda nuovamente nel sonno, e mi chiedo, un attimo prima di chiudere anch'io gli occhi, che diavolo di shampoo usi per avere un così buon odore.

*

Il trillo della sveglia è insopportabile.

Sento i timpani scoppiare e rifugio istintivamente il viso contro la schiena di Churchill per ripararmi dal rumore.

Lui si libera dalla mia presa, districando le nostre dita, che nel sonno devono essersi allacciate, e si alza velocemente.

"Spegnila" mi lamento, seppellendo la testa sotto il cuscino.

"Alzati, Emma. Sono le tre e mezza, tra un'ora dobbiamo essere a lezione"

Non mi muovo, e sento vagamente i suoi passi che si allontanano, poi l'acqua della doccia scorrere.

Quando riapro gli occhi Churchill si sta abbottonando la camicia, già pronto.

Lo osservo distratto, ipnotizzato dai movimenti con cui spinge ogni bottone nella propria asola.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now