16. The Dancing Queen

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"Forza, soffia" consiglio, incredibilmente allegro, mentre Churchill mi fulmina con lo sguardo.

Quando il cameriere è tornato indietro con una bella fetta di cheesecake e un orribile cappello a forma di torta di compleanno, lo ho visto impallidire.

L'intero staff, e ora anche i nostri vicini di tavolo, hanno intonato una canzone di buon compleanno, e le sue lamentele sono passate pressoché in sordina, coperte dal canto.

Gli è stato calcato in testa il cappello, che lo fa sembrare terribilmente stupido, e non ha potuto fare altro che attendere a braccia incrociate, mortificato, la fine della canzone.

Per quanto mi riguarda mi sono premurato di registrare tutto come futura arma di ricatto, e mi sento finalmente pronto a perdonare il suo tradimento.

Il capannello di gente che ci circonda lo invita a soffiare, di nuovo, gridandolo in coro finché lui non mastica tra i denti un'imprecazione e li accontenta.

"Hai espresso un desiderio?" lo punzecchio, con un sorriso smagliante.

Lui mi rivolge un'occhiata di fuoco, ma attende un attimo per rispondere, il tempo che gli altri si allontanino da noi.

"Ora inizio a contare, Dionne" mi avvisa, e non lo ho mai visto più serio di così.

La sua aria tetra è così comica che non riesco a trattenere una risatina, nonostante sappia che mi costerà cara.

"Andiamo, ora siamo pari. Avresti dovuto dirmi che era il tuo compleanno, lo sai" gli ricordo, sbattendo le ciglia per impietosirlo.

"Tre" inizia, senza badarmi.

"Non vuoi neanche assaggiare la torta? Sembra deliziosa"

"Due"

Scatto in piedi, iniziando ad arretrare lentamente.

"Come vuoi, ma eri davvero carino con quel cappello. Potremmo farne una cartolina"

"Zero" conclude, scavalcando in attimo la mia sedia.

Inizio a correre, senza voltarmi.

"Hai saltato l'uno" piagnucolo, schizzando via lungo le strade senza neanche curarmi della direzione.

"Corri, Ruby" urla lui per tutta risposta, la sua voce che risuona appena dietro di me, in quella che appare una velata minaccia.

Rido, ancora, senza potermi trattenere.

I muscoli iniziano a dolermi quasi subito, e un paio di fitte intervengono a ricordarmi che dovrei essere convalescente, al momento, sepolto sotto le coperte e con un libro in mano.

Eppure non mi fermo, continuo a correre, schivo le persone che incrociano la mia strada, calcando i marciapiedi come se mi appartenessero.

Sento sulla pelle l'attrito dell'aria e il sole che gioca a nascondino tra i tetti delle case, qualche commento indignato dei passanti che rischio di investire, l'abbaiare entusiasta di un cane che vorrebbe poter correre con me.

E poi sento, d'un tratto, un braccio che mi cinge lo stomaco, bloccando la mia corsa e rischiando di mandare entrambi a terra.

"Preso" sussurra Churchill al mio orecchio, lievemente affannato per la corsa.

Sorrido e abbandono la testa all'indietro, contro la sua spalla.

"Hai ancora intenzione di picchiarmi?" chiedo, ansimante, mentre chiudo gli occhi per riprendere fiato, abbandonato contro di lui come se dovessimo tenerci in piedi a vicenda.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now