29. L'inizio della fine

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STEVEN

È passata una settimana dal mio tentato omicidio e le cose sembrano essere prese a girare, finalmente, nel verso giusto.

La ferita al collo deve ancora guarire del tutto. Ci sono ben sei punti e delle bende, che cambio una volta al giorno. Connor mi ha detto che sono stato fortunato. Un millimetro più vicino e avrebbe preso la carotide.

Il mercenario che mi ha colpito è stato ucciso da Sam per legittima difesa.

Mi alzo dal letto, metto le ciabatte, e vado in cucina, da dove proviene un gran baccano.

Kim è intenta a preparare la colazione mentre sbatte a destra e a manca un paio di pentole. Sembra triste. In realtà non lo sembra, lo è. Da quando sono stata dimesso dall'ospedale e, quindi da quando la situazione si è definitivamente conclusa, non fa altro che piangere.

Piange di continuo.

Piange quando non riesce a fare qualcosa come vuole lei. Piange quando sbaglia. Piange davanti alla tv e davanti al telegiornale, per non parlare dei film.

Credo che la sua mente non avesse ancora realizzato la realtà dei fatti. I tasselli hanno iniziato ad incastrarsi quando mi ha visto sul letto di ospedale ed ora che sono completamente al loro posto, Kim fa fatica ad accettare la realtà. Una realtà che è stata molto crudele nei suoi confronti.

Mi avvicino lentamente e le cingo la vita con le braccia. L'avvicino al mio corpo e le bacio la tempia mentre inizia a tirare su col naso per cercare di calmarsi.

<L'hai tenuta lì per tutto questo tempo?> Domanda tra le lacrime.

Con la manica della felpa, si asciuga gli occhi. Sembra una bambina.

Inarco un sopracciglio per farle capire che non ho capito a cosa si riferisca. Quando se ne accorge, si affretta a darmi delucidazioni.

<Stavo pulendo il soggiorno ed ho trovato una nostra foto. L'hai avuta lì per tutto questo tempo?> Parla con difficoltà tra un singulto ed un altro.

La nostra foto è stata la prima cosa che ho tirato fuori dagli scatoloni del trasloco, la prima a cui ho dato un posto sicuro.

Quando mi sono trasferito in America, qualche settimana dopo l'incidente, il mio cuore era ridotto in mille pezzi. La donna che amavo non sapeva neanche che esistessi, questo però non mi ha invogliato a cercare di eliminare i miei ricordi con lei. Anzi.

Più la mia vita andava avanti e più mi succedevano cose che mi impedivano di dimenticarla e mi ricordavano della sua esistenza.

<Non averi mai potuto buttarla via. Era il ricordo più vivido che avevo di noi> Le bacio le guance ed asciugo le sue lacrime.

<Mi dispiace così tanto Steven. Per tutto.> Si stringe più fronte a me e posiziona la testa sul mio petto.

Un'altra cosa che ho notato in questa settimana è che Kim non fa altro che scusarsi continuamente. I sensi di colpa le impediscono di fare qualsiasi cosa. Ancora non riesce a capire che niente di quello che è successo è stata colpa sua.

Kimberly non ha colpe se suo padre è un uomo crudele, non ha colpe se lui ha cercato di eliminarmi. Proprio come me, come sua madre e i suoi fratelli, Kimberly è stata solo una pedina in un gioco malato.

Ridammi luceWhere stories live. Discover now