1. Casa nuova. Vita nuova

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                          KIMBERLY

Pigio forte il piede sul freno tirando un sospiro di sollievo quando l'auto (miracolosamente) si ferma giusto in tempo evitandomi di essere la causa di un rovinoso incidente a catena.

Odio, sono pronta a sottoscriverlo, immensamente guidare. Insomma, è vero che guidare la  propria auto ti fa sentire indipendente, ma a chi non piacerebbe essere scorrazzati in giro senza alcuna preoccupazione? Senza doversi preoccupare della vecchina che cerca di attraversare la strada senza guardare, o peggio, dei bambini spericolati che giocano con la palla ai margini dei marciapiedi?

Nonostante siano trascorsi già due mesi da quando io e la mia famiglia ci siamo trasferiti da Toronto a New York, ancora non riesco ad abituarmi al traffico perenne e snervante della grande mela. Mio padre, un ex senatore canadese ed aspirante senatore americano, ha cercato più volte di appiopparmi il suo autista per i miei spostamenti, ma io proprio non ho voluto sentire ragioni. Ed è proprio in casi come questo che me ne pento amaramente.

Un clacson suona insistentemente alle mie spalle. Riporto l'attenzione al semaforo, che si è colorato di verde.

Parto velocemente, ma l'autista dietro di me non sembra essere soddisfatto perché continua imperterrito a bucarmi i timpani con quel suono fastidioso e snervante.

I miei mi hanno dato sin da piccola una educazione ferrea. Il galateo è stato il primo tassello. E a differenza di quanti molti possano sostenere, praticarlo non è per niente stancante, anzi ad un certo punto inizi anche a prenderci gusto.

Nonostante questo però, il mio carattere esorbitante non mi impedisce di aprire il finestrino per regalare un bel terzo dito al guidatore dell'Audi bianca. Prima che possa reagire, parto a tutta velocità facendo anche una sgommata.

Beccati questa cafone!

La canzoncina della vittoria, che la mia mente stava già suonando, e il sorriso che ho sulle labbra spariscono quando un fuoristrada nero a sirene spianate prima mi affianca e poi mi supera chiedendomi di accostare. 

Accendo la freccia ed accosto immediatamente. Ci manca solo che anche la polizia inizi ad inseguirmi.

Quando l'agente scende dall'auto e si avvicina al mio finestrino, rimango delusa nel notare che non indossa la divisa. Indubbiamente è un bel ragazzo: occhi color cacao identici al colore dei capelli, pettinati all'indietro, labbra carnose e un accenno di barba che ti fa subito immaginare il pizzicore che potrebbe creare sulla pelle delle cosce. Con la divisa avrebbe sicuramente conquistato qualche punto in più.

Questa giornata non sembra proprio voler andare nel verso giusto.

Apro il finestrino e mi stampo il miglior sorriso del repertorio sulle labbra. Sarebbe una bella seccatura ricevere una multa per eccesso di velocità visto e considerato che ne ho già ricevuta una, la settimana scorsa, per aver parcheggiato in divieto di sosta. A mia discolpa posso dire che le Gucci in velluto, posizionate nella vetrina del negozio dal lato opposto della strada, urlavano il mio nome.

<< Buongiorno signorina. Fornisca patente e libretto per favore.>>

Mi volto verso il sedile del passeggero, dove è comodamente riposta la mia borsa, prendo la patente ed il libretto dal cruscotto.

Passa i documenti al suo collega, che con gli occhiali da sole abbassati sugli occhi e l'aria imbroncia sembra voler essere ovunque se non qui, non prima di aver scansionato la mia patente.

Ridammi luceWhere stories live. Discover now