25. Indietro nel tempo

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Essere la ragazza più alta della famiglia, della propria classe e forse persino dell'intero castello, fino a qualche anno fa mi creava un immenso disagio. In primis, perché tutte nonnine che mi è capitato di vedere sono basse e questo probabilmente significa che quelle alte vengono colpite da un fulmine dopo i cinquant'anni e si estinguono. Ma ormai me ne sono fatta una ragione.

Il motivo più importante, però, è che non avevo ancora imparato a muovermi nel mio corpo: mi sentivo scoordinata, desideravo essere aggraziata ma camminavo come un elefante strafatto e anche solo alzarmi in piedi mi procurava imbarazzo. Inoltre, più i ragazzi mi rifiutavano a causa della mia statura, più io crescevo complessata.

Per qualche strana ragione i maschi si spaventano quando vedono una donna più alta di loro, forse si sentono minacciati nel loro ruolo di uomini virili che devono difendere le fidanzate da altri uomini virili, non saprei, circolano molte stronzate a riguardo.

Per fortuna successivamente ho realizzato che essere minacciosa mi piace.

Scoprire, a quattordici anni, di essere attratta anche dalle ragazze è stato come una boccata d'aria fresca. Da quel momento la mia barca ha sempre preferito quella sponda del fiume, ma di tanto in tanto, quando cambia il vento, si sposta anche nell'altra.

«Okay Rox, sono pronta» Nina mi si avvicina, posa un ginocchio sul bordo del letto e mi stampa un bacio che mi macchia le labbra di rossetto rosso. «Andiamo a fare colazione» dice, afferrandomi un braccio per farmi alzare mentre con il pollice mi ripulisce frettolosamente la bocca. Gesto che, da quando stiamo insieme, si ritrova a fare molte volte al giorno, tutti i giorni, e che mi ricorda di continuo quanto io sia stata fortunata a trovare qualcuno come lei.

È la ragazza un po' fuori di testa, incompresa e stramaledettamente geniale che compensa il mio essere una giraffa estroversa con il suo metro e sessanta di cervello.

Uscendo dalla sua camera, scorgo un'unica foto appesa alla parete in mezzo ai numerosi diagrammi, alle equazioni e alle reazioni chimiche. Una dispositiva babbana un po' sfocata che immortala il momento in cui mi infilo un cornetto in bocca durante il nostro primo appuntamento al lago mentre lei ride.

La guardo, e mi innamoro un po' di più.

***

Le tende chiuse del baldacchino rosso di Rose non mi permettono di stabilire con certezza che ore siano, perciò mi limito a sbattere con lentezza le palpebre per abituarmi alla penombra. Lei si agita tra le mie braccia, e nonostante l'idea di lasciarla andare non mi piaccia, allento la presa sulla sua vita per permetterle di allontanarsi, se è questo che vuole. Lei, però, si fa più vicina e posa la testa sul mio petto. «È ancora presto» dice, richiudendo gli occhi quando le bacio una tempia. «L'effetto della pozione è finito, siamo liberi» aggiunge dopo un po', il tono che non trasmette alcun tipo di emozione.

«Lo so, riesco a sentirlo»

Restiamo in silenzio, ed è solo quando avverto il suo respiro farsi più affannoso che decido di sollevarle il mento con due dita per costringerla a guardarmi. Lei risponde alla mia domanda prima ancora che io riesca a formularla. «Sono stanca, non riesco a smettere di pensare»

«A che cosa?» le chiedo, anche se c'è già una vaga idea nella mia testa.

«È un segreto che non mai detto a nessuno, pensavo che se fossi stata l'unica a saperlo prima o poi avrebbe smesso di essere un ricordo e si sarebbe trasformato in un brutto sogno. Angosciante ma non reale. Mi sbagliavo»

Riesco a percepire rabbia e tristezza nelle sue parole, la stringo più forte per ricordarle che non è sola. «I segreti a volte ti logorano l'anima, io so essere un bravo ascoltatore»

Un disastro di supercattivoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant