20. Giochiamo pesante

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Mi piace sentire mio padre ridere, la sua risata è contagiosa, scalda il cuore. Gli occhi gli si illuminano e le labbra si curvano verso l'alto piene di vita, ma è sempre un momento di gioia troppo fugace. Si rattrista subito quando alla sua destra non trova nessuno. Ed è così da quando ne ho memoria. So che prima quel posto era occupato da qualcuno capace di completare le sue frasi e comprendere i suoi pensieri con un solo sguardo. Io ci provo, ma non sono il Fred giusto e non lo sarò mai.

Scalcio nervoso, seduto sul porticato che affaccia sul cortile in attesa della prossima lezione. Una fitta coltre di nebbia rende grigio e indistinto qualsiasi cosa non si trovi a pochi metri da me. James fa scoppiare rumorosamente la bolla della sua gomma da masticare e mi riporta alla realtà, l'inchiostro gocciola sulla carta della lettera che sto provando ad abbozzare, la piuma tremola tra le mie dita.

«Hai il blocco dello scrittore, Freddie?» mi domanda, scoccandomi un'occhiata. L'umidità ha reso i suoi capelli ancora più incasinati e terribili di quanto non siano di solito. «Posso recitarti una delle mie poesie d'amore, se vuoi. Ti do il permesso di prendere in prestito qualche parola»

«Le tue poesie sono volgari e scandalose» gli ricordo, lasciandomi contagiare dal suo sorrisetto sornione. «Non posso mandarle a mio padre, anche se sono sicuro che apprezzerebbe...»

Stephen, stravaccato al mio fianco con le braccia incrociate, sbuffa sonoramente. Da quando mi ha beccato ad amoreggiare con sua sorella - senza doppi fini, ovvio, amoreggerei con Regan così come lo farei con un amico qualunque - è diventato molto suscettibile nei miei confronti.

Proprio come se l'avessi chiamata, la sua testa verde compare tra la folla di studenti. Il mio cuore perde un battito. Accanto a lei, Roxanne gesticola con enfasi, e dal modo in cui muove le mani sembra che le stia spiegando qualcosa non proprio puro e casto.

«James Potter e Fred Weasley, Re Supremi degli scherzi, sono qui per chiedere il voglio consiglio» un ragazzino con la faccia macchiata di fuliggine ci si para davanti, facendomi sobbalzare dallo spavento.

«Hai portato un'offerta ai tuoi sovrani?» interviene Stephen con aria seria e autoritaria - o almeno, per quanto uno con la camicia macchiata di pomodoro possa riuscire ad esserlo.

«Certamente» balbetta, frugando nel mantello alla ricerca di chissà cosa, ma non gli presto attenzione: Reagan mi ha appena sorriso e io non riesco a concentrarmi su nient'altro.

«Ehi ragazzi» esclama ridacchiando, intravedo il disegno sconcio che campeggia sulla copertina del fumetto che fuoriesce dalla sua tracolla. Mi piacerebbe trovarmi in una situazione simile con lei, ma sono piuttosto sicuro che se lo dicessi ad alta voce, sia lei che suo fratello mi massacrerebbero di botte. E io ci tengo alla mia bella faccia.

«Di cosa parlate, signore? Mi sembrate fin troppo divertire» le stuzzico.

Rox scrolla le spalle. «Nulla che ti riguardi, anche perché tu, di certo, non riusciresti neanche a infilare-»

«Okay» Reagan la interrompe bruscamente, con le guance arrossate dall'imbarazzo. «Diciamo solo che non è un argomento adatto alle vostre orecchie deboli»

Il ragazzino, nel frattempo, ha allungato verso me e James una piccola cassa dall'aria molto sospetta e illegale. Il mio migliore amico si affretta a nasconderla sotto il mantello.

Quando Reagan è abbastanza vicina, distendo un braccio nella sua direzione, e lei si lascia trascinare su di me. La gonna della divisa che svolazza un po' troppo mentre si accomoda tra le mie gambe. Le scosto i capelli dal collo, scoccando un'occhiata al primino. «E dov'è l'offerta per la mia Regina?»

Un disastro di supercattivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora