23. Fino in capo al mondo

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Lys ha il naso rosso per il freddo, le orecchie infilate sotto il berretto da rana e la testa gettata all'indietro mentre ride e mi attira più vicino a sé. Siamo nascosti da occhi indiscreti in una delle tante nicchie del castello, anche se in teoria sarebbe ora di cena e noi dovremmo essere in sala grande con i nostri compagni. Tuttavia, le sue mani che mi accarezzano la schiena sotto la maglietta sono molto più allettanti di un piatto di verdure.

Gli schiaccio le spalle contro la parete, abbassando il viso su di lui per premere le mie labbra già dischiuse sulla sua mascella, sul collo e infine sulla giugulare che pulsa rapida al ritmo del battito del suo cuore. Lo sento inspirare rumorosamente quando struscio il bacino contro il suo, il rigonfiamento nei pantaloni che inizia a diventare quasi doloroso.

«Al» borbotta lui, il tono roco che potrebbe essere sia una supplica che un avvertimento.

Non impiego molto a scoprirlo, visto che non mi lascia neanche il tempo di replicare. Con una mossa rapida inverte la pozione e io mi ritrovo con le sue dita tra i capelli, la schiena contro il muro e la sua bocca contro la mia.

Non appena afferro la sua cintura con un intento ben preciso, la voce della Mcgranitt sbotta un: «Signori!» intriso di scandalo e scalpore che ci fa separare all'istante. Evidentemente sono maledetto e non riuscirò mai a passare dieci minuti di fila con il mio ragazzo in santa pace.

Boccheggio senza fiato, le guance che vanno a fuoco. Sono appena stato beccato ad amoreggiare peccaminosamente con il mio ragazzo e gli occhi della Preside fissi sulla mia faccia mi fanno notare che la mia erezione è evidente anche da un chilometro di distanza. Questa si che è una conclusione degna per il nostro appuntamento romantico.

«Posso spiegare» le assicuro, ma la verità è che non posso. L'unica cosa che mi viene in mente al momento è cazzo, giusto per restare in tema.

***

Il riso nel mio piatto lentamente si raffredda mentre Myrtle e Charlotte mi riempiono a raffica di domande. Non si parla con la bocca piena, mia madre mi ha ripetuto questa frase fino alla nausea e ora la sola idea di mangiare e rispondere contemporaneamente alle mie amiche mi procura i brividi.

«Lucy, ma ne sei certa?» Myrtle mi fissa con attenzione da sotto la frangetta castana, la sua voce è scettica, ma decido di sorvolare.

«Si, lo sono» replico pacata, per la terza volta, nonostante la piega che ha preso la conversazione non mi piaccia. «Non potreste smetterla di essere così sospettose e fingere, piuttosto, di essere contente per me? Lo apprezzerei»

Charlotte si sbraccia, come fa sempre quando vuole ribadire un concetto importante. «Ma noi siamo contente per te!» esclama. «È solo che, personalmente, mi fa venire l'ansia il fatto che tu abbia iniziato a frequentare qualcuno con una reputazione come la sua... non è serio con le ragazze, non è uno di cui ci si può fidare. E poi, ti ricordo che la sua famiglia è-»

«Per favore, basta così» la interrompo, lanciando una veloce occhiata al tavolo di Serpeverde, dove Andras e i suoi amici ridono per qualcosa detta da qualcuno e sembrano così spensierati. I capelli gli ricadono disordinati davanti agli occhi e il mio stomaco fa una capriola quando il suo sguardo incontra per un attimo il mio e mi sorride. «Non parlate così di lui, voi non lo conoscete neanche»

«Non voglio che Nott ti spezzi il cuore, Lucy» aggiunge Myrtle.

«Non lo farà» replico sicura.

Un disastro di supercattivoWhere stories live. Discover now