12. Rompere, spaccare, spappolare

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Durante tutti e sei i mei anni ad Hogwarts, non ho avuto molti bei risvegli. Questo perché solitamente, a farmi alzare dal letto, non è il suono martellante della sveglia — ormai non ne abbiamo più una dal secondo anno, quando James l'ha fatta saltare in aria per scopi accademici — ma bensì le urla e le azzuffate di Rose e Roxanne, che litigano ogni dannato giorno per il posto in bagno, per lo spazzolino che è caduto nel water mesi fa, per le scarpe che spariscono e che poi riappaiono, persino per il ragazzo che una delle due aveva dimenticato nell'armadio.

Vivere con due Weasley è parecchio stancante.

Ma oggi, alle ore imprecise di un sabato mattina di gennaio, quando apro gli occhi (per quanto la frangetta verde me lo permetta) e mi ritrovo rannicchiata sul divano della sala comune del nemico, con la testa poggiata sulle gambe di Fred e la sua mano tra i miei capelli, posso affermare con certezza che, appena riemersa dal mondo dei sogni, non sono mai stata così felice.

Sbatto le palpebre con calma, come se avessi tutto il tempo del mondo, mentre il respiro regolare del ragazzo addormentato che mi funge da cuscino si mischia allo scrosciare dell'acqua fuori dalle finestre. Non mi muovo, mi limito a stiracchiare lentamente le gambe intorpidite, perché ho paura che se lo sveglio, la magia e la tranquillità del momento andranno in fumo.

C'è da dire che, però, la vista che mi ritrovo davanti non è molto romantica: quasi mi prende un colpo quando metto a fuoco i bicchieri con la faccia sorridente di Andras, disseminati sul tavolino incasinato. Inoltre, scorgo il mio riflesso sul vetro di una bottiglia di birra e mi rendo conto che non sono al massimo del mio splendore: ho il mascara colato sotto gli occhi, la pelle e il vestito appiccicosi per colpa del firewhisky che mi hanno sparato addosso, e sono piuttosto sicura di avere anche il rossetto sbavato.

Non bisogna fraintendere, non ho baciato nessuno (anche se avrei voluto), ho solo mangiato come un maiale per tutta la sera, sconsolata dall'idea di essere una completa imbranata. Pensavo che grazie ai consigli delle mie amiche sarei riuscita a fare il primo passo con il ragazzo che mi piace, ma Rose mi ha suggerito di tirargli un pugno nello stomaco e Roxanne di inginocchiarmi, direi che non chiederò mai più nulla a nessuna delle due.

Mi volto appena per guardare Fred. Ha testa reclinata all'indietro contro lo schienale e i ricci di capelli neri gli ricadono arruffati davanti agli occhi. Allungo un braccio e gli faccio il solletico sotto il mento.

Lancio un gridolino sorpreso quando lui mi afferra la mano all'improvviso, se la porta alle labbra e mi morde un dito. «Fred!» lo riprendo, balzando seduta.

La sua risata roca e divertita rimbomba nel silenzio. Sorrido anche io, contagiata da lui, nonostante i mei occhi siano sgranati dalla sorpresa. «Buongiorno stupidona» esclama in uno sbadiglio, dopo essersi adeguatamente stiracchiato.

Gli faccio una linguaccia e pianto i palmi sul divano per aiutarmi ad alzarmi. Lui mi ha appena chiamata stupidona, e non è come se potessi ignorare un simile affronto. Tuttavia, non appena i mei piedi scalzi si posano sul tappeto, Fred si slancia in avanti e mi circonda la vita con un braccio, trascinandomi seduta su di lui.

«Reagan, fa freddo, non te ne andare!» si lamenta, pizzicandomi dispettoso un fianco.

Inizialmente mi irrigidisco, soprattutto perché lo sto guardando negli occhi da una distanza davvero, davvero, ravvicinata. E non ci sono abituata. Io sono alta, ma lui è un colosso e la mia faccia, di solito, si trova all'altezza del suo petto. Fred, invece, quando camminiamo vicini, ha come splendida visuale la mia ricrescita scura.

«Sei proprio un caso perso» borbotto, ma non mi allontano. Appoggio la guancia sulla sua spalla, notando distrattamente le sue dita che giocherellano con le punte verdi dei miei capelli arruffati. «Sai di cosa ho voglia in questo momento?» gli chiedo.

Un disastro di supercattivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora