Capitolo 14 - La caccia

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  La caccia era cominciata.
  I primi non diedero problemi, tutti lo notavano appena arrivavano alle scrivanie e quando lo superavano gli dirigevano un gran sorriso. Il velocista ricambiava e li lasciava andare nei propri uffici. Le squadre dietro di lui aspettavano un leggero movimento della testa e si sarebbero poi buttati sul sospettato, trascinandolo nei meandri oscuri del Palazzo bianco, in attesa del suo interrogatorio.
  Anche le squadre li osservavano, per loro tutti erano una possibile minaccia, tuttavia rimanevano fedeli ed obbedienti al finto Jonathan Hoster. Molti della squadra del Moon Team lo ammiravano, il nonno di Angela aveva partecipato in seconda linea nel suo esercito, ed era lì che aveva conosciuto quella che sarebbe stata la sua futura moglie.
  Jonathan Galus Hoster Wolfrik era molto amato tra la gente soprattutto per la sua scelta dei soldati. Non gli interessava se erano donne o uomini, se erano di carnagione chiara o scura, se provenivano dalle regioni asiatiche o europee o americane, per lui potevano provenire da un sommergibile che, se sarebbero stati adeguati, li avrebbe arruolati. Grazie a quella sua decisione, si era guadagnato subito la notorietà e quasi tutti lo sostennero fino alla fine. Quando era arrivato il giorno del suo congedo, nelle isole del Pacifico, il distretto di Brooklyn gli aveva organizzato una parata in suo onore. Agli occhi dei mondinghi non fu altro che qualche pazza festa senza senso, ma per i sopravvissuti dell'esercito era il momento più importante della loro vita. C'erano carrozze, carri, cavalli, ballerini, coriandoli, ghirlande, palloncini. Tutti in onore id Hoster, e lui non li aveva dimenticati, non ci sarebbe riuscito neanche volendo.
  Il controllo continuò e il velocista non notò ancora alcun sospetto. Sapeva che prima o poi avrebbero ceduto: le minacce erano troppo pesanti e personali. Nessuno lì dentro avrebbe permesso che la loro famiglia venisse toccata, nemmeno con un dito. Il ragazzo era sicuro di se e lasciò passare la prima cinquantina di ricercatori, poi il primo sospettato arrivò.
  Una donna, dalla capigliatura nera e voluminosa arrivò mano nella mano del marito, chiaramente di origine straniere. Il velocista la osservò con cura, gli sembrò di conoscerla, così come l'uomo con cui era assieme. La donna sorrise al marito prima di voltarsi verso il ragazzo della scrivania. Il velocista non vide niente in lei, perciò la lasciò andare e osservò le altre due scrivanie. Un uomo e una donna, tesi, chiaramente imbarazzati nell'essere osservati, il velocista mantenne il contatto su di loro finché la donna dai capelli neri non gli passò davanti, coprendogli la visione.
  I loro occhi si scontrarono, lei era sicura nella sua camminata e aveva una targhetta dorata col suo nome inciso sopra in nero, sotto di essa la spilla dei vampiri. Il velocista le osservò ammagliato gli occhi neri, poi abbassò lo sguardo sulla targhetta.

Stella Smith

  Era la madre di una sua compagna di scuola, Elizabeth. Ora riconobbe la somiglianza delle due donne. Sentì una presa allo stomaco e gli occhi si riempirono di lacrime. Il tempo sembrò come rallentare e la donna lo osservò curiosa, nel vederlo con gli occhi lucidi.
  "Signore." Il numero Sei si avvicinò a lui, facendogli notare il comportamento del marito di lei. Amol Amish si era girato a parlare con i colleghi. Il ragazzo gettò via le lacrime e lo osservò girarsi verso la scrivania. Nel momento in cui i suoi occhi caddero su Jonathan il sorriso si spense. Stella Smith si fermò, notando che l'uomo aveva preso di mira il marito.
  "Mi perdoni, signor Hoster, qualcosa con va con mio marito?" Gli chiese la donna e il ragazzo si sforzò di non risponderle. Avrebbe voluto parlarle, dirle qualcosa, ma non era possibile, non in quel momento. Tornò su Amish. L'uomo iniziò a sudare freddo e la mano iniziò a tremargli. Il velocista lo notò subito e corrugò le sopracciglia, facendo capire ad Amish che lo aveva beccato. L'uomo non gli staccava gli occhi di dosso, sua moglie continuava a chiedere se c'era qualcosa che non andava e il ragazzo alla scrivania non smetteva di chiamarlo, chiedendogli il nome.
  Amish si staccò dalla fila, sorpassando la scrivania. Andò svelto il Palazzo argentato, lo sguardo basso mentre il ragazzo della scrivania dietro di lui continuava a richiamarlo. Il velocista girò la testa verso la Squadra del Moon Team.
  "Sei." balbettò. Il ragazzo dalla carnagione scura partì all'assalto. Marciò verso di lui, tagliando a metà la piazza e lo prese per la giacca prima che potesse entrare nel palazzo. In molti si erano fermati ad osservare la scena. Amish si dimenava e urlava di liberarlo, ma la guardia non lo ascoltava e la forza dell'uomo era niente in confronto a quella del soldato.
  "Signore, state commettendo un errore, mio marito non ha niente a che fare con Alicia." Esclamò Stella Smith. Il ragazzo si costrinse a guardarla con serietà e si calò meglio che poté nella parte.
  "Subirà solo un leggero interrogatorio, mentre perquisiamo il suo ufficio, niente di cui preoccuparsi. Tuttavia vi avverto, che se non volete finire come lui, voi ora andrete nel vostro ufficio e continuerete la vostra giornata come se niente fosse."
  "Non posso stare a guardare mentre mio marito viene interrogato di un tradimento infondato." Il ragazzo abbassò lo sguardo sulla targhetta e lanciò un colpo basso.
  "Come sta vostra figlia? Elizabeth giusto? Elizabeth Smith." La donna si accigliò nel sentirla nominare. I suoi occhi luccicarono dalla rabbia e se ne andò facendo rumoreggiare i tacchi.
  Il ragazzo sospirò e tornò a guardare le file. Esse si erano fermati, i ragazzi delle scrivanie erano in piedi. Jonathan annuì e loro tornarono ai loro compiti. L'uomo di prima si registrò trattenendo ogni disagio: non era una spia, semplicemente non era abituato ad essere osservato. Abituati amico mio, i miei occhi saranno solo i primi che ti osserveranno, pensò il ragazzo riferendosi ad Alicia.
  La donna, invece, cercava di coprire il tremolio della mano. Jonathan la osservò superare la scrivania e l'osservò convinta che avrebbe fatto scattare una guardia. Tuttavia, tutto ciò che ottenne da Jonathan fu un caldo sorriso. La lasciò andare e lei sospirò, rilassandosi. Era una spia, di questo ne era certo, ma conosceva quella donna: Marina Dove, ricercatrice vampira. Era una donna che prendeva tutte le decisioni sbagliate e il velocista era convinto che da lì a un paio di giorni si sarebbe consegnata da sola.

Clarissa Sangue e il Velocista d'Argento || VOLUME 3जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें