Capitolo 5 - Lefis

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Portare la tuta all'interno della scuola non era stato facile per lui. Non aveva ricevuto più notizie dal padrone, perciò iniziò a pensare di ritornare ad aver un solo capo. Il capo. Colei che gli aveva dato la possibilità di diventare qualcuno, tutti avrebbero conosciuto il suo nome e sarebbero scappati dalla paura nel sentirlo arrivare.
La Sala di Ritrovo dei neri non era niente di che, anzi era particolarmente triste: era rifornita di un semplice tavolo rotondo posizionato al centro della sala, negli angoli erano posizionate una o due poltrone e il camino era piccolo e inutile, non veniva quasi mai acceso. Accanto alla finestra chiusa c'era seduto lui, il velocista, la tuta indossata con troppa fretta e ora era costretto ad aspettare lo scoccare della mezzanotte, solo allora sarebbe potuto correre dal capo, pronto ad ascoltare la sua nuova missione, impaziente di ottenere la sua ricompensa.
Finalmente il primo rintocco. Alzò di scatto la testa, felice di sentire quel suono; al secondo rintocco scattò in piedi, e ad ogni rintocco fece un movimento per prepararsi a partire. Il dodicesimo rintocco rimbombò nella sala e allora su per le scale del dormitorio dei neri. Una volta in cima, attraversò il terrazzo e si diresse verso l'uscita, il portone era chiuso ma per lui non fu un problema. Con un rapido schiocco di dita, il ragazzo diventò invisibile, finendo nel cortile senza il minimo rumore. Corse verso il dirupo e seguì la sua sporgenza, ritrovandosi poi in un batter d'occhio in quella cittadina semi abbandonata di nome Woods City. Prese la strada mondinga, corse in mezzo alla macchine senza destare il minimo sospetto, poi virò bruscamente su una strada sterrata dove incrociò soltanto una macchina: la strada portava a una piccola casa dove una coppia anziana mondinga stava preparando il pranzo di famiglia che sarebbe avvenuto il giorno seguente. Oltre quella casa, la montagna. La strada si interrompeva bruscamente, ma al velocista non importò. Anzi, prese ancora più velocità una volta arrivato all'altezza della casa, fece per schiantarsi, ma si da il caso che quella montagna fosse in realtà un portale per arrivare alle Montagne d'Acciaio, luogo dove la Fortezza si alzava in tutto il suo splendore.
Apparì così davanti a lui, una strada lunga e sterrata, con qualche fiore qui e là, ma non fiori normali, fiori di metallo. In quel paesaggio ogni cosa era di quella materia: sassi, terra, soprattutto le montagne. Quelle erano la cosa che attirava di più l'attenzione di Alicia, voleva arrivare oltre alle montagne, ma non ha mai voluto dire il perché a nessuno dei suoi soldati. Girava voce che l'avesse detto solamente a Thomas, suo servo più fedele, ma dopo la sua morte Alicia non aveva più nominato nessuno a capo dei Kristaldi - gli intelligentoni dell'esercito. Il velocista li aveva sempre odiati: si vantavano della loro intelligenza, di quante cose fossero a conoscenza, e al velocista non sarebbe dispiaciuto insegnargli cosa vuol dire il termine "umiltà".
Nessuno, in realtà, tra i soldati, era più stato lo stesso dalla sera della morte di Thomas: i Telomani, gli immortali, così li chiamava il velocista, si erano ammutoliti e non parlavano spesso; i Ginteredi al contrario, soprannominati come mercenari dal ragazzo, si divertivano a prendere in giro i loro colleghi in quanto li consideravano stupidi e deboli di cuore, e colui che dava il via alle battaglie era proprio il loro capo, Steve, soprattutto contro l'altro capo Oscar. Il velocista non si era mai impicciato nei loro affari, aveva sempre aspettato che fosse Alicia a dividerli, come una mamma fa con i fratelli che litigano. Sembravano proprio dei bambini, e questi tipi di comportamento il velocista non li tollerava. Lui pensava che bisognasse portare rispetto al capo, a volte, soprattutto nelle ultime sere, aveva pensato di soprannominarla Regina, in fondo - se ci andate a pensare - le mancava solo una corona e otterreste il pacchetto completo, il castello e i servi c'erano già.
Il velocista arrivò davanti al filo luminoso dell'ultimo zaffiro in possesso della sua regi... capo! Del suo capo! Attraversò la barriera a passo d'uomo perché, sebbene la protezione della pietra fosse ormai quasi inutile, egli aveva paura di non essere più desiderato alla Fortezza, e si sapeva, se non si era desiderati, la barriera ti disintegrava.
Come al solito, il cortile era diviso in due: da una parte i soldati che cercavano di capire un modo per attraversare la montagna e scavavano un tunnel, dall'altra soldati che discutevano.
Alicia aveva donato a tutti dei nuovi mantelli dopo che le discussioni erano iniziate, così da distinguerli, i mantelli verdoni dei Ginteredi si stavano scontrando con quelli arancioni dei Telomani, mentre quelli blu dei Kristaldi si facevano gli affari propri scavando.
Il velocista passò in mezzo ai gruppi a passo d'uomo, facendo fermare tutto. Tutte le teste si alzarono e lo guardarono attraversare il cortile verso il portone aperto. Egli si tolse la maschera, non aveva bisogno di nascondersi a loro, tutti conoscevano il suo volto... ma non il suo nome. Salì gli scalini dell'ingresso e la prima cosa che notò fu Nicole Zanna Rossa in piedi accanto al Trono di Zaffiri vuoto di Alicia intente a parlare sottovoce.
La donna gli aveva spiegato una volta come era entrata in possesso del trono: l'aveva rubato a un sirena, incantandola, probabilmente ora quella stessa sirena era convinta che il trono fosse al suo posto. Durante l'estate aveva nominato un altro trono, ma purtroppo non ricordava né di che pietre era incastonato, né il luogo da cui voleva rubarlo. Sapeva solo che avrebbe permesso ad Alicia di poter arrivare ad altri troni, ma il motivo principale di questa sua scelta rimaneva un mistero al velocista. Magari era già entrata in possesso del secondo trono per quanto ne sapeva lui.
Nicole si girò a guardare il ragazzo e si mise dritta, mentre Alicia si alzò lentamente in piedi e sorrise al velocista appena arrivato. Il ragazzo si fermò e portò le mani dietro alla schiena, pronto a ricevere ordini. Lanciò tuttavia, un veloce sguardo al marchingegno a forma di cubo che aveva accanto, notando che quella cosa verde al suo interno aveva quasi raggiunto la metà del suo contenitore. Tornò poi a guardare il suo capo quando sentì i suoi tacchi muoversi, la vide scendere con grazia gli scalini. Le sorrise, l'ammirava così tanto e non avrebbe mai voluto lasciarla, sarebbe stato al suo fianco per sempre, anche a costo della vita.
Le baciò la mano, e lei continuò a sorridere verso di lui, mentre Nicole continuava a stare accanto al trono, attenta ad ogni mossa del ragazzo: c'era rivalità tra i due, e questo ad Alicia piaceva. La donna indicò con la stessa mano del bacio il contenitore e il ragazzo tornò a guardarlo.
"Grazie a te, il mio piano si sta realizzando." Disse Alicia, facendo tornare lo sguardo del velocista su di lei come una calamita. "Questi, sono tutti i poteri di ogni vampiro. Lentamente, qualunque creatura di questo mondo sta entrando a contatto con la neve che tu hai fatto attivare con la tua tuta." Il ragazzo assunse uno sguardo sorpreso, facendogli illuminare il volto, orgoglioso della sua azione. "Si, caro mio, era questo il piccolo incidente che ti avevo chiesto. E ti premierei, se avessi le possibilità. Ma abbi ancora un po' di pazienza e otterrai la gioia eterna." Il volto del ragazzo si illuminò ancora di più. "Tutto quello che hai sempre voluto, sta per diventare realtà. Ti chiedo solo ancora un briciolo di pazienza, pensi di essere in grado di concedermela?"
"Si mia signora!" Il ragazzo si accorse che, con tutta quella gioia in corpo, faceva fatica a parlare. "Tutto quello che volete." In mezzo a quella lingua che si attorcigliava, il ragazzo sentì una forte presa allo stomaco e sentì un'innata voglia di dare un bacio alla sua regina. Ma poi, dei passi fecero cambiare lo sguardo di Alicia, facendo arrabbiare il velocista. Fece per girarsi, notando l'improvviso cambiamento di espressione nella sua regina. Era diventata seria, quasi spaventata, e nessuno spaventava la sua ragione di felicità.
Alicia, notando le intenzioni del ragazzo, gli passò una mano sul volto, sbuffando qualche parola incomprensibile, mentre Nicole osservava curiosa la scena. Il ragazzo si portò le mani agli occhi, urlando dal dolore e Alicia si avvicinò a Marguerite, che non la degnò di uno sguardo e si diresse velocemente verso la scala che portava alla stanza in cui era stato rinchiuso Anthony.
La lupa aveva un corpo caricato sulle spalle, una giovane ragazza con i capelli scuri era incosciente, la braccia a penzoloni si muovevano a ritmo dell'andamento del suo rapitore. Elizabeth Smith giaceva, così, incosciente fisicamente, ma anche mentalmente, ignara a cosa l'aspettava. Una volta arrivata laggiù, nella stanza segreta, Marguerite avrebbe messo un ago nella vena della ragazza e l'avrebbe lasciata lì, aspettando che il veleno facesse effetto, proprio come aveva fatto sul ragazzo prima di lei.
Appena la nuova preda di Alicia sparì con un eco dalla scala, la donna schioccò le dita, facendo rinsavire il velocista, che smise di urlare. Alicia guardò Nicole con un volto neutro, come se aspettasse di vedere come reagisse per poi risponderle. La ragazza bionda alzò lievemente il mento portando le labbra in una forma circolare, la sorpresa brillava nei suoi occhi. Aveva capito, e ciò fece quasi arrabbiare Alicia. Non voleva che il velocista vedesse le sue prede.

Clarissa Sangue e il Velocista d'Argento || VOLUME 3Where stories live. Discover now