Capitolo 23

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Chloe si svegliò in una stanza bianca e luminosa. Il grande orologio appeso alla parete indicava le dieci e trentasette di quel lunedì mattina. Il primo pensiero che le balenò in mente una volta riacquistata lucidità fu come fosse finita in infermeria, ma una volta che ricordò tutti gli avvenimenti di poco prima non ci fu il bisogno di chiederselo.
Alcuni ricordi erano poco lucidi, ma sicuramente era solo la sua mente ancora stordita. Ricordava Harry, Ron ed Hermione, Fuffi, la chiave che Harry aveva recuperato volando sulla scopa, la partita a scacchi che aveva lasciato i suoi amici indietro lasciando lei e suo fratello da soli ad affrontare il loro destino.
E poi c'era Raptor. Il loro professore balbuziente e impacciato che si era rivelato essere niente di meno che un abile manipolatore, tuttavia un burattino nelle mani di ciò che era rimasto di Voldemort. Ricordava lo specchio delle Emarb, la pietra che si era magicamente ritrovata in tasca e il volto di Raptor che bruciava tra le sue mani riducendosi in cenere.

Si alzò con il busto scrutando ogni singolo letto alla ricerca di Harry. Si aspettava di vederlo lì, o almeno di ritrovarselo al suo fianco appena sveglia. Al contrario, c'era qualcun altro ad occupare la sedia in legno che si accostava alla brandina di Chloe, ma lei non ci aveva fatto caso tant'era presa tra i suoi pensieri.

«Sei sveglia»
Chloe sobbalzò e con un rapido movimento del capo incrociò lo sguardo di chi le parlava.

Gli occhi divertiti la scrutavano, mentre si sistemava l'ammasso di capelli castani con un rapido gesto della mano.
«Adrian» fu un sussurro che lasciò le sue labbra. Non aveva dimenticato cosa aveva fatto all'amico poco prima di buttarsi in quella spaventosa avventura.
Lui sospirò.

«Mi dispiace» ammise abbassando il capo, concentrandosi solo sulla stretta ferrea che le sue mani avevano creato sulle lenzuola bianco latte.

«Non avrei dovuto agire in quel modo. Avrei dovuto parlartene» anche in quel momento lei sapeva bene che "parlargliene" non sarebbe stato alquanto efficiente. Non c'era tempo, e Adrian non l'avrebbe lasciata passare. Eppure, preferiva scusarsi e ammettere i suoi sbagli piuttosto che cercare di giustificare le sue azioni.

«Sai che non hai avuto scelta» affermò lui come se le avesse letto nel pensiero.
Alzò una mano e le scompigliò i capelli giocosamente, provocandole un sorriso.

«Mi hai dato un bel colpo, piccoletta» scherzò.

«Almeno adesso potrò dire in giro che ti sei fatto fregare da una ragazzina del primo anno. Sei davvero una frana, Pucey»

«Si si, va bene. Possiamo anche evitare di parlarne con gli altri, concentriamoci su te che ammazzi i professori e prendi troll a bastonate» continuò con il suo solito tono controllato, ma stavolta più sciolto e a suo agio.
Adrian e Chloe potevano davvero definirsi amici a quel punto. Forse.

«Quando potrò uscire da qui?»

«Sei svenuta per quasi due giorni. Immagino che dovrai aspettare un po' prima di tornare a fare tutto quello che facevi prima. Meglio evitare di stressarti ulteriormente»

«Eddai Pucey, parli come se la mia vita fosse un via vai di corse e agitazione. L'unica cosa di cui mi preoccupo è studiare, pensa che noia» lo canzonò lei, nonostante in fondo in fondo si sentì leggermente rincuorata dalla sua preoccupazione.

«Tu ti preoccupi solo di studiare? Devo ricordarti che Tu-sai-chi ha cercato di ucciderti? Per ben due volte? E non dimentichiamoci del troll che stava per calpestarti nel bagno delle ragazze, di quel cane stramboide con tre teste...»

«Come sai di Fuffi?» lo interruppe lei, ma lui non le badò.
«Ah, si! La regina di una scacchiera stava per sfasciarti la testa con una spada, e il nostro professore di difesa contro le arti oscure ha cercato di farti fuori» concluse, serrando le labbra tra di loro guardandola con sarcasmo, al che lei fu costretta ad arrendersi.

The first shade of YOU / Chloe Potter e la Pietra FilosofaleWhere stories live. Discover now