24: Policija zdes'

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"Forse dovrei essere sorpreso".

"Vic".

"Ma sarebbe una bugia".

"Vic, per favore".

"No, per favore un beneamato cazzo. Fammi ricapitolare, prima che la mia testa esploda come una pentola a pressione: siete finite nel covo di una famiglia mafiosa russa il cui capo è Chucky la bambola assassina femmina che vi ha offerto aiuto in cambio della vendita del culo della bionda e dell'istituzione di un ballo scolastico frocio... che in questa scuola a momenti è più facile ammazzare letteralmente la gente che organizzarlo... per poi scoprire che il cadavere putrescente nel cesso delle cheerleader non è solo un morto, ma il rampollo di un'altra fottuta famiglia mafiosa che in questo momento sta sicuramente preparando il cemento per mandarci tutti quanti a dormire con i pesci...? Ho capito bene, Mintha Nowak?"

Mint sospirò, passandosi la mano destra tra i corti capelli neri, cercando di non intercettare lo sguardo velenoso del suo migliore amico. Vic la fissava da sopra gli occhiali da sole e i suoi piccoli occhi a mandorla esprimevano tutto lo sdegno che quel corpo imbevuto di misantropia e disprezzo riusciva a dimostrare. Se gli sguardi fossero stati in grado di uccidere, Mint si sarebbe ritrovata in fin di vita.

"Certo, come la racconti tu non è la migliore delle situazioni, ma..."

"Ma cosa, Mintha? Ma cosa? Ti sei cacciata... ci siamo cacciati in un guaio ancora più grosso".

"Non avevamo molta scelta. O sbaglio?"

"Sì, sì che l'avevamo".

Mint sospirò e questa volta rumorosamente. Si erano dati appuntamento come al solito sulle gradinate che davano sul campo di football dei Brooklyn Bears, in quel momento deserto, durante il primo intervallo del mattino. Lo facevano quasi sempre quando il tempo era ancora bello, perciò sapevano di non dare nell'occhio. Potevano parlare in pace, per quanto quella parola risultasse estranea a Mintha già da diversi giorni ormai.

"Smettila. Fai sempre così quando qualcosa non va. Non avevamo scelta e lo sai. Non potevamo far semplicemente sparire il corpo di Aidan... non sono un'assassina professionista, non so come si fa a pezzi un cadavere o cancellare le impronte di sangue, o..."

"Quindi per te è accettabile essere entrati di punta nel mondo mafioso di Brighton Beach".

"No, ma..."

Vic le fece segno di tacere, toccandosi la fronte. "Tutto questo è follia".

"Galina si fida di quella... quella..."

Mint non sapeva ancora come descrivere Lyuba. Era un personaggio così bizzarro, così surreale, che quella notte, mentre tentava inutilmente di prendere sonno, aveva continuato a chiedersi se non se la fosse sognata. Il suo viso da bambina, i capelli crespi e rossi, le lentiggini e quel buco in mezzo agli incisivi superiori... la regina della mafia russa, una matriarca vor v zakone trapiantata a Brooklyn.

La Organizacija. Di nuovo. Di nuovo nella sua vita.

No, non era stato un sogno, ma un incubo a occhi aperti. Vic non la stava aiutando per niente.

"Non credere che io ne sia contenta" commentò, cercando di liberare la gola dall'improvviso nodo che si era formato a livello delle corde vocali, inutilmente. Fu quel tono spezzato a ridimensionare l'ira di Vic. Anche lui sospirò.

"Senti, Mint..."

"Non abbiamo ancora firmato niente".

"Sì, ma lei sa cosa avete fatto".

La ragazza lo sapeva, anche se lo negava a se stessa. Avevano letteralmente regalato il loro segreto a quell'ambigua creatura.

"Lo so".

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