Prologo: quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il cadavere

3.6K 318 142
                                    

Connor Duty sapeva di star commettendo un'azione illegale, eppure non aveva paura. Al contrario, era tutto un brivido di eccitazione.

Per non farsi cogliere in flagrante dal custode, si era nascosto in quella specie di scantinato buio in cui il professor Lloyd conservava le sue orrende bestiacce impagliate, con l'unico scopo di mostrarle durante la prima lezione del primo anno e terrorizzare al volo tutti i nuovi studenti più sensibili.

"Selezione naturale" sogghignava.

Fortunatamente Connor Duty si considerava razionalmente superiore. Per questo si era limitato a squittire un paio di volte, quando il pelo freddo e polveroso degli animali tassidermizzati gli aveva sfiorato le mani. Nessun gridolino o imprecazione: poteva considerarla una vittoria, anche se rimanere in quello stanzino che sapeva di nafta si era rivelata essere una pessima idea.

Era sicuro di essere arrivato a tanto così dalla follia, quando finalmente aveva guardato l'orologio sul cellulare e si era reso conto che l'ora della libertà era finalmente giunta.

Si era letteralmente gettato fuori dalla porta, scivolando malamente sul pavimento di linoleum del corridoio e sbattendo contro la prima fila di armadietti. Si era perfino messo a ridacchiare, come un matto, sentendosi ebbro di potere.

La scuola era sua e lui era un genio.

Aveva recuperato dal suo armadietto il suo telescopio portatile – ventinove dollari usato su Amazon – ed era salito sul tetto dell'edificio, dopo aver trafficato per quasi mezz'ora con il lucchetto che assicurava che i cazzoni della scuola non tentassero di fare parkour nella pausa pranzo.

In quel momento si trovava proprio lì, tronfio d'orgoglio per essere riuscito nel suo piano criminale, intento a montare l'ultima parte del telescopio. Gli sembrava troppo leggero per essere davvero funzionante, ma d'altronde con ventinove dollari che pretendeva? Aggiustò il cavalletto e puntò la lente verso il cielo. Trattenne il fiato e la goccia di pipì che minacciava di scappargli nei boxer quando posò l'occhio, smanettando con il focheggiatore.

"Dai. Non mi tradire proprio ora" ringhiò rivolto all'oggetto, pensando al club dell'astronomia a cui partecipava già dall'anno passato e a Tess, la bellissima sciroccata che era entrata nel club credendo che si parlasse di oroscopi, la quale era ormai protagonista indiscussa dei suoi sogni erotici prima di dormire. Avrebbe tanto voluto fare una bella foto a una costellazione e regalargliela. Forse così avrebbe vinto un appuntamento e i suoi pensierini notturni avrebbero trovato il modo di realizzarsi.

"Su, stupido coso! Funziona o mi faccio rimborsare!" miagolò, tirando una manata alla montatura. Il telescopio a buon mercato, come tutta risposta, ruotò di centottanta gradi sul treppiede e la sua base impattò contro il mento di Connor, che si morse la lingua e imprecò, sfruttando il ricco lessico che aveva imparato dal nonno scozzese durante le partite a carte. Si rimise dritto, guardando storto il suo trabiccolo, ma qualcosa, poco oltre il bordo del tetto, attirò la sua attenzione.

Connor aggrottò la fronte e si avvicinò alla bassa balaustra. Sotto di lui si apriva il lungo campo da football americano, sport in cui non aveva mai brillato, illuminato da grandi fari che facevano piovere pozze di luce gialla, aliena, sull'erba innaturalmente verde.

Forse avevano comprato anche quella su Amazon, si disse, appena prima di scorgere un movimento. Poco oltre la pozzanghera di luce del primo faro sulla sua sinistra, tre ombre scure si muovevano a passi lenti e poco sincronizzati. Connor affilò lo sguardo e si accorse che, in realtà, erano solo due le figure in movimento: la terza cosa era stesa a terra e veniva trascinata.

Pensò subito che si trattasse di qualche stupida prova di iniziazione dei giocatori di football: non sarebbe stata la prima volta che una nuova recluta veniva messa a nanna e poi ritrovata il giorno dopo incastrata in qualche cassonetto, con le mutande in testa e dei peni disegnati come tatuaggi tribali su braccia e torso.

Tuttavia, c'era qualcosa che non gli tornava. Una delle due figure era eccezionalmente alta e lui non ricordava giocatori con le gambe così magre. Si lambiccò il cervello tentando di capire quale bulletto della scuola fosse stato dotato dalla natura di quei lunghi trampoli, ma i suoi ragionamenti si interruppero di colpo quando gli sconosciuti entrarono nella pozza di luce successiva.

"Porca puttana" esalò Connor.

Erano due ragazze, ma non due qualsiasi.

La prima era una delle cheerleader più belle che i Brooklyn Bears avessero mai avuto, Lisa Andrews: Connor avrebbe saputo riconoscerla in una folla di superfighe perché, prima di Tess, proprio lei aveva avuto l'onore di comparire in tutti i suoi filmini porno-mentali.

La seconda era quella rompicoglioni femminista, Mint qualcosa, che teneva un ridicolo circolino di altri sfigati come lei per i pari diritti delle donne, delle minoranze e dei froci. Era sicuro fosse lei perché nessun altro nella scuola era alto come quella maledetta lesbica.

Connor non credeva ai suoi occhi: che ci faceva Lisa a scuola, alle nove di sera, in compagnia di quella tizia? Non aveva mai sospettato fossero amiche.

Ebbe un improvviso lampo di genio: sicuramente la risposta stava in quello che le due stavano trascinando faticosamente. Cercò di capire cosa fosse, ma le ombre delle ragazze lo nascondevano, così Connor prese il telescopio da due soldi e lo puntò verso di loro.

Forse non era stato sufficientemente potente per mettere a fuoco le stelle, ma il ragazzo riuscì perfettamente a vedere quello che voleva.

O meglio, non voleva.

Perché Lisa e Mint non stavano trascinando un sacco o un attrezzo da giardino.

Quelle che avevano tra le mani erano un paio di gambe.

Quelle gambe appartenevano a un corpo.

Quel corpo era Aidan Brooke, il quarterback dei Brooklyn Bears.

E sembrava palesemente e definitivamente morto. 

Soap GirlsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora