15: cose successe prima del disastro

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Quella di Lisa non era stata una mattinata piacevole.

Era tornata a scuola il giorno prima, ma aveva evitato accuratamente di incontrare Ashley. Quella mattina, invece, non aveva potuto fare nulla per non farsi notare: la sua migliore amica l'aveva rintracciata ancora prima che varcasse i cancelli della scuola.

"Aidan non si trova da più di una settimana e tu sparisci come nulla fosse" le aveva ringhiato, dandole una gomitata mentre si apprestavano a entrare nell'edificio.

"Io..." aveva abbozzato la ragazza. Non aveva avuto il tempo di formulare una scusa o giustificarsi, perché Ashley l'aveva superata, lasciandola sola all'inizio del corridoio. Se n'era andata talmente di fretta e rumorosamente, per dimostrare tutto il proprio disappunto, che i già molti studenti presenti e impegnati con gli armadietti si erano voltati a lanciarle un'occhiata incuriosita.

Cinque minuti dopo Lisa si era ritrovata in bagno, seduta sul gabinetto con le braccia strette attorno alle ginocchia, incurante dei batteri e dei funghi che molto probabilmente non avrebbero perso tempo a infestare i suoi vestiti.

Non vedeva scappatoie a tutto quell'orrore. La sua vita si era trasformata in un incubo e ogni mezzo per potersi svegliare comportava un grave rischio: non poteva andare dalla polizia senza rischiare di essere coinvolta, non poteva spifferare il suo segreto senza rischiare di essere tradita, non poteva andare avanti nel silenzio, semplicemente perché prima o poi, ne era certa, sarebbe impazzita.

Era da giorni che non mangiava bene, che non dormiva in modo decente. Quella mattina, appena sveglia, aveva dovuto trattenere un grido davanti alla spaventosa ed estranea immagine di una ragazza coi capelli unti e arruffati, il viso deturpato da due profonde occhiaie, il colorito livido e due profonde piaghe agli angoli della bocca. Non avrebbe saputo dire quale forza l'avesse spinta a lavarsi e truccarsi ma poteva dire di aver compiuto un mezzo miracolo: la Lisa Andrews che i compagni di liceo avevano osservato con curiosità non era molto diversa dal solito, solo un pochino più stanca. Niente di allarmante o preoccupante, visto che era stata malata e il suo ragazzo era scomparso nel nulla.

Aidan, Aidan, Aidan.

Non aveva sentito altro nelle terribili ore successive. Tutti sussurravano il suo nome, costruendo congetture su dove fosse finito. Se fosse stato un ragazzo qualunque, uno di quelli che giocavano a scacchi o semplicemente un altro qualsiasi giocatore di football, non avrebbe mosso tanta agitazione, Lisa ne era più che certa. Il problema risiedeva nella figura che Aidan aveva incarnato all'interno della East Brooklyn: quello di leader. E i leader scompaiono nel nulla solo per due motivi: scappando con un bel gruzzolo in lingotti d'oro verso qualche paradiso fiscale o morti ammazzati.

L'unica sua fortuna, se ne era resa conto con un groppo alla gola e il sapore della bile sotto la lingua, era che nessuno poteva sognarsi di immaginare Aidan Brooke cadavere.

"Vuoi vedere che è in carcere?".

"Forse è partito per una vacanza con suo fratello".

"Ma no, vedrai che si è messo con qualche potente troietta di Wall Street, non lo vedremo più".

Di tutte le congetture, Lisa era solo sicura dell'ultima: che mai più Aidan sarebbe stato visto. Non vivo, per lo meno.

Le cose si erano fatte ancora più difficili quando, in mensa, le altre cheerleader si erano messe a chiederle cosa fosse successo con quel ragazzo. Lisa era ancora fermamente convinta della colpevolezza di Mintha, ma l'idea che Aidan fosse un innocente iniziava a traballare: aveva avuto incubi legati non solo alla sua morte, ma soprattutto al modo in cui poco prima l'aveva toccata.

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