3: benvenuti nel club

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Mintha non era certa che quello sarebbe stato un giorno normale.

Per niente.  

Prima di tutto, quella mattina era iniziata in modo bizzarro, perché quando era scesa a fare colazione aveva incrociato una delle due mamme di Vic, Shannah, seduta nella sua cucina, mentre il signor Nowak le versava una tazza di caffè amaro.

"Ciao, bimba" le aveva detto lui, scompigliandole i capelli e passandole a fianco, riuscendo inaspettatamente a varcare la stretta soglia della porta con un movimento fluido, nonostante la sua stazza.

"Buongiorno, Mint" l'aveva salutata Shannah, sorseggiando il suo bollente caffè nero.

Shannah Hext non poteva essere definita in altro modo se non come carrarmato. Coetanea e grande amica del signor Bolesław Nowak e loro vicina di casa, la conosceva da quando era poco più che una creatura di cinque anni. Era indistruttibile, brillante, eccezionalmente divertente e l'unica in grado di ridurre al silenzio il figlio. Mintha le aveva sorriso in modo interrogativo, notando solo in quel momento che la donna indossava il gilet di pelle delle grandi occasioni.

Si era preoccupata, perché suo padre non le aveva detto niente al riguardo di eventi importanti per quella settimana.

"Cosa è successo? Dovete andare in tribunale?" aveva chiesto, sedendosi davanti alla tazza di tè che il signor Nowak si era premurato di preparare alla sua bambina.

"No. Ci hanno chiamato stamattina. Andiamo a recuperarne uno che sta a due quartieri di distanza da qui" le aveva risposto Shannah.

Essere un B.A.C.A., un biker contro gli abusi infantili, non era un lavoro semplice. Non era neanche un lavoro, a dir la verità, era più una sorta di missione di vita. Il signor Nowak aveva il suo negozietto di alimentari e articoli per motociclisti, la signora Hext era una psicologa, il migliore amico di suo padre, il signor Philips, faceva l'insegnante di ginnastica in una scuola media. Tutti loro avevano un lavoro normale, ma quando l'associazione chiamava – per accompagnare un bambino in una casa d'affido, per condurlo con la madre in tribunale o semplicemente per farlo sentire protetto e sicuro nella sua casa grazie a un branco di arrabbiatissimi biker pronti a spezzare le ginocchia al pedofilo ancora a piede libero e in attesa di un processo – tutti loro erano pronti per intervenire.

Mintha lo sapeva molto bene. Lo aveva sperimentato sulla sua pelle, anni prima.

"È tanto urgente?".

"Sì".

Shannah aveva la pelle ambrata, così come gli occhi e i capelli. Sembrava composta d'oro e di bronzo, ma era dura come l'acciaio. Quando i suoi occhi si erano posati su Mintha, lei aveva saputo con certezza che suo padre sarebbe stato impegnato per le prossime due settimane. Quando i B.A.C.A. venivano chiamati così di fretta, significava che il bambino necessitava una protezione immediata. Forse la persona che gli aveva fatto del male non sarebbe stata allontanata tanto presto, forse era qualcuno potente, con un buon avvocato difensore. Chissà.

Mint aveva sorseggiato il suo tè alla menta, prima di salutare Shannah, dare un bacio al suo adorato e barbuto papà – che nel frattempo era stato molto impegnato nel ricucire un bottone del suo gilet da motociclista, sulla cui schiena campeggiava il simbolo dei biker, un pugno chiuso con le quattro iniziali della sigla tatuate sulle nocche. Più un teschio, per essere sicuri che i cattivi capissero il messaggio.

Uscita di casa, Mintha si era diretta a scuola e la mattinata era stata stranamente serena. Per questo aveva cominciato ad essere preoccupata: giornate di scuola tranquille preannunciavano guai, soprattutto perché quello sarebbe stato il primo giorno di riunione del club femminista.

Soap GirlsWhere stories live. Discover now