Capitolo 31

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Il giorno dopo Dora si svegliò con una sensazione di calore che la avvolgeva, non era sola ma tra le braccia di Remus che, alle sue spalle, la stringeva come se temesse di poterla perdere. Era bastato il suo ritorno a cambiare di nuovo tutto; era una persona forte ma, con lui al suo fianco, si sentiva in grado di conquistare il mondo, di combattere anche con Voldemort in persona perché lui la completava.

Il suo passato lo aveva reso l'uomo tormentato che era e, nonostante fosse consapevole del fatto che avrebbe continuato a cercare di frapporsi tra di loro, la donna era anche certa che insieme avrebbero trovato il modo di superare qualsiasi ostacolo.

Si sistemò meglio contro il suo corpo, in quel momento c'era solo una cosa che le mancava, la capacità di fermare il tempo; era stata così male senza di lui che sarebbe voluta rimanere in quella posizione per l'eternità perché non c'era posto migliore.

Curvò le labbra all'insù soddisfatta e felice di poter godere ancora di quel contatto; era convinta che lui stesse dormendo e sussultò quando lo sentì parlare:

«Come mai stai sorridendo?» Le chiese con la voce ancora un po' impastata dal sonno.

«E tu come fai a saperlo se non riesci neanche a vedermi?» Domandò divertita.

«Sono tuo marito, so tutto di te», le disse mentre la faceva girare per poterla osservare.

«Beh, allora, signor onnisciente, perché non mi esponi la tua teoria sul perché stavo ridendo», lo sfidò lei alzando il capo per incastrare i propri occhi con i suoi.

«Forse perché il tuo bellissimo amante ti ha regalato una notte speciale?» Replicò con sguardo malizioso e tentando di rimanere serio.

«Ma sentitelo, la modestia è venuta a trovarti in sogno?»

«No, ma quando ci sei tu in giro riscopro la voglia di scherzare», si avvicinò alla sua bocca e la catturò in un dolce ma breve bacio, «La verità è che sono stato uno sciocco e non smetterò mai di ripeterlo, ma sono fortunato a avere te e la possibilità di costruire una famiglia, non voglio sprecare altro tempo e privarmi della gioia che solo tu sai regalarmi.»

Dora rimase, per un attimo, senza fiato, una lacrima le scivolò sulla guancia ma si ricompose velocemente:

«Normalmente sono le mogli a essere definite "croce e delizia" ma mi trovo costretta a dissentire, nel nostro caso mi sa che si addice di più a te. Mi fai diventare matta sin da quando ci siamo conosciuti, con i tuoi sensi di colpa, paranoie e il bisogno di dovermi sempre salvare da te stesso», si sdraiò su di lui, iniziando a sfiorarlo sul petto, poi continuò, «Ma rifarei tutto perché sebbene abbia conosciuto la disperazione e il dolore, tu mi hai insegnato cosa significhi essere amati, coccolati e apprezzati senza remore. Quindi, Lupin, concordo, niente più sprechi, sfruttiamo ogni secondo.»

«Devo prenderlo come un invito?»

«Assolutamente sì», affermò con un'espressione inequivocabile.

«Mi occupo io di te, amore», ribaltò le posizioni e le fece stendere sulla schiena.

«Non aspettavo altro... » Terminò quella frase con un sospiro, mentre Remus le lasciava una lunga scia di baci lungo il collo.

Iniziò a sbottonarle la camicia che indossava; era sua, l'aveva dimenticata nella fretta e Ninfadora gli aveva confessato di esserci andata a dormire ogni sera. Sentire il profumo dell'uomo non le permetteva di smettere di sperare, le ricordava che tutto ciò che avevano vissuto fino a quel momento non era un sogno e che, presto o tardi, sarebbe tornato reale.

Si prese del tempo, voleva amarla con estrema lentezza, gustandosi appieno ogni momento; era come se davanti a sé avesse avuto un libro, una di quelle storie che tanto lo appassionavano e, come leggeva con calma, facendo tesoro di ogni singola riga, lo stesso avrebbe fatto con lei.

Remus e Tonks. Storia della luna e della sua rosea metà.Where stories live. Discover now