Capitolo 8

1.2K 71 49
                                    

Hope
Non posso crederci.
Mi alzo dal letto come una molla e cammino velocemente verso la porta, camminando verso quella voce che aspettavo di sentire.
<Brian>, affermo uscendo fuori dalla stanza e abbracciando quella persona che adesso mi farebbe proprio bene al cuore.
<Sirena>, sussurra lui tra i miei capelli.
<Come stai?>, mi domanda sciogliendo l'abbraccio e mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni.
<Bene, tu?>, rispondo guardando Sky che sembra scioccata e guarda mio fratello come se fosse un alieno.
<A casa mamma voleva sapere di te e chiamarti non le bastava, avrebbe voluto venire ma sta lavorando>, risponde lui facendomi capire che le manco tanto e che dovrei essere grata di avere qualcuno che si preoccupa per me e che non mi lascia mai sola.
<Manca anche a me, vieni entra>, dico afferrando una sua mano e tirandolo dentro quasi con la forza.
Sky chiude la porta alle sue spalle e se ne sta impalata lì dondolandosi sui talloni.
<Oh...lei è Sky>, spiego indicando al ragazzo la persona che sembra abbia perso dieci anni di vita a questa mia affermazione.
Scatta sul posto e come un robot si avvicina a noi, mi fa ridere questa scena.
<Ah tu sei la ragazza che vuole tatuarsi la faccia di un ragazzo sulla natica>, dice lui sorridendo e facendola arrossire e facendo arrossire anche me.
Oddio.
Che qualcuno mi aiuti.
<Brian>, lo riprendo dandogli un colpetto sulla nuca.
<Ahia Hope>, ribatte lui.
<Io sono Brian, piacere>, continua stringendo la mano di Sky che è immobile.
<Si, sono io...cioè, non lo farei sul serio...era tanto per scherzare>, si difende lei imbarazzata e con la voce quasi stridula e poco naturale.
<Lo spero, non credo che sia una zona raccomandabile>, scherza lui sedendosi sul mio letto e guardando la stanza.
<Allora...raccontami come va qui>, afferma poi facendomi tornare seria e facendomi sentire strana.
Strana perché fino a qualche momento fa sarei ricascata nelle mie paure se non ci fosse stata la ragazza che si siede accanto a me.
<Beh, diciamo che non è una passeggiata...è dura ma penso di farcela Brian, voglio farcela>, sentenzio stringendo le mani in due pugni.
<So che ce la farai, non ho dubbi su questo Hope>, replica lui guardandomi negli occhi.
Ho bisogno di occhi conosciuti.
<Ci iscriveremo nella squadra di pallavolo>, parla Sky cambiando argomento.
Sorrido e scuoto la testa pensando che vendendo qui non avrei mai pensato di trovare una complice. Una persona che mi capisse senza dover dire nulla, accomunate da una vita quasi diversa ma al tempo stesso uguale.
<Davvero? Hope straccerà tutti>, afferma Brian elogiandomi come se fossi una campionessa mondiale.
<Non ho dubbi, si è offerta anche di insegnarmi dato che faccio schifo>, continua la ragazza gesticolando e facendomi venire il mal di testa.
<Ah beh, sono meglio io come insegnante>, replica lui sorridendo.
Sbaglio o sembra solo a me che lui ci stia provando con lei?
<Purtroppo sono chiusa in questa gabbia di vetro>, mugugna lei facendo il broncio e facendomi ridere per quanto sia teatrale.
<Ha chiamato anche papà...>, dice poi e smetto di sorridere.
Non lo sento da quando ho 14 anni.
Non lo sento per volere suo.
Non lo sento perché a volte non ne sento la necessità e perché a volte vorrei che sia lui a fare il famoso primo passo.
I miei hanno divorziato in un periodo un po' strano, ed è successo tutto troppo velocemente anche per rendermene conto.
Ne hanno parlato con me e mio fratello quando ormai la decisione era stata presa, già era tutto fatto.
Papà ha soltanto preso la sua roba ed è andato via.
All'inizio era presente, in tutto, anche nelle piccole cose...poi la cosa è andata scemando, ci vedevamo solo a Natale e poi nemmeno più in quella occasione.
Le chiamate da dieci sono diventate cinque, è da cinque...zero.
Io e Brian non abbiamo mai cercato un'attenzione che lui non ha voluto più darci.
Si è risposato, ha una nuova famiglia e a noi ci ha messo di lato, da parte.
Come se si fosse dimenticato di due figli che aspettavano con ansia la chiamata nel giorno del compleanno o del primo giorno di scuola.
<Va bene>, dico soltanto cercando di avere un'indifferenza che mi viene difficile dimostrare.
<Se l'è presa con la mamma, ha dato la colpa a lei...>, mi spiega poggiando le mani sulle ginocchia.
<No, lei non c'entra>, replico subito alzandomi e andando davanti a lui.
<Calmati ok? Ci ha pensato lei a farlo tacere>, afferma dandomi un buffetto sulla guancia.
<Mi manchi>, ammetto giocando con l'orecchino che porta all'orecchio destro.
<Sono sempre qui>, mi rassicura lanciando piccole occhiate anche alla persona seduta sul letto.
<Lo so...voglio uscire da qui>, mugugno sedendomi sulle sue gambe.
<Se vuoi uscire io non ti trattengo qui, ma esci se sei sicura di essere pronta>, dice dandomi un bacio sulla guancia.
Scuoto la testa dispiaciuta e poi lo guardo.
<Non sono pronta>.
<Lo sarai presto>, afferma sicuro.
<Credo che adesso sia ora di andare>, dice facendomi capire di scendere dalla sue gambe.
<Torna presto e porta anche la mamma e Brett>, gli dico seguendolo fino alla porta.
<Le porterò promesso, mi accompagni giù?>, mi chiede afferrandomi la mano.
Annuisco.
<Allora ciao Sky>, saluta la ragazza che gli sorride e alza la mano come saluto.

Freie Seelen Where stories live. Discover now