Capitolo 6

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Hope
<Ciao, mi chiamo Kelly e ho 17 anni>.
Sentire la storia di altre persone non so che effetto possa farmi, non so come mi sentirò dopo questa "lezione".
Seduta su questa sedia, con le gambe accavallate e le mani su di esse mi guardo attorno e non riesco a calmare i miei tremori dati dall'ansia.
Respiro profondamente e non riesco a pensare lucidamente, non riesco a calmarmi.
Ho ascoltato parlare uno ad uno questo ragazzi, ognuno con la propria storia, ognuno con la propria vita, ognuno con le proprie colpe, ognuno con i propri difetti e ognuno con i propri mostri.
Mostri da cui scappare non è sempre facile, ti rincorrono e se non sei abbastanza forte ti portano con sé.

In questo cerchio fatto di una decina di persone, ritrovo lo sguardo di Sky che mi guarda come per dirmi "puoi farcela" e lo sguardo di Hayden che con le mani in tasca e le gambe leggermente divaricate sembra fregarsene di tutto questo.
Sembra così calmo e tranquillo, ed invece io ho la sensazione che un'onda possa travolgermi da un momento all'altro e non sarei capace di tornare in superficie per respirare.

<Grazie Kelly>.
La voce di Kimberly mi fa scuotere la testa e mi fa tornare sul pianeta Terra, in questa stanza.
Non so a cosa serva precisamente parlare davanti a tutti dei propri problemi e delle proprie paure.
Non so quale sia lo scopo e non so se mi possa aiutare davvero.
<Hope, vuoi continuare tu?>.
La domanda che volevo che non arrivasse mai, mi fa sussultare.
Stringo le mani tra di loro ed inizio a giocare con l'orlo della manica della maglia.
<Ciao...eh...mi chiamo Hope e ho 18 anni>, dico con un filo di voce e con la saliva che rischia di farmi affogare.
Non guardo nessuno, solo le mie mani che si attorcigliano e mi chiedono pietà.
<Perché sei qui?>, mi chiede Kimberly quando vede che non parlo.
Che non apro bocca.
<Eh...io...penso, penso di aver fatto qualcosa di sbagliato...>, rispondo alzando lo sguardo verso la donna che con una cartella in mano ed una penna scrive qualcosa.
<Hai conosciuto già qualcuno?>, mi domanda ancora non capendo cosa centri questa domanda con quella precedente.
<La mia compagna di stanza, Sky>, rispondo soltanto rivolgendo una rapida occhiata alla diretta interessata che mi sorride.
<E lei ti ha parlato di sé e viceversa?>.
Le domande continuano ed a me inizia a girare la testa.
Devi scavare dentro di te.
Ma io non voglio.
Non sono ancora pronta per sentirmi urlare e crollare.
<Si...lei mi ha raccontato, ed io...solo un po'>, affermo alzando le spalle.
La gambe non riescono a stare ferme e gli occhi di tutti puntati addosso di certo non aiutano.
Non posso farcela.
<Vuoi mostrare a tutti come ti sei fatta del male?>.
A questa ennesima domanda quasi smetto di respirare, quasi mi crolla il mondo addosso, quasi vorrei solo alzarmi e scappare via.
Vorrei avere Brian qui con me, o Brett.
Vorrei loro.
Porto le braccia più vicine a me e le osservo.
Scuoto la testa energicamente e spero che non insita.
<Hope, noi siamo qui per te>, continua Kimberly facendomi sentire ancora più fuori posto.
<Ha detto di no, non insista>.
La voce calda e maschile di Hayden mi fa sentire ancora più stupida di quando già non mi senta.
<Hayden...>, lo riprende Kimberly con voce severa.
<Non vede che fa difficoltà a parlare? Perché insiste? Perché dobbiamo sentirci messi al muro?>, replica il ragazzo alzandosi in piedi e parlando con estrema calma come se non volesse scoppiare.
Alzo lo sguardo verso di lui che mi lancia un'occhiata e scuote la testa, come se mi avesse detto di non aprire bocca, di non dire una parola.
<Siediti Hayden>, ordina quasi Kimberly vedendo che il ragazzo continua a stare in piedi.
Lui fa come gli viene detto e sbuffa.
L'attenzione ritorna su di me e la testa inizia a girarmi vorticosamente.
<Puoi dire quello che vuoi Hope>.
Preferirei non dire nulla, restare in silenzio ed andare a fare qualche attività così da liberare il cervello e l'anima che pesano come il piombo.
<Posso alzarmi?>, domando quasi in un sussurro sentendo gli occhi lucidi e la gola che brucia.
<Hope...se non ti apri con noi non risolviamo nulla>, mi spiega la donna picchiettando la penna sulla cartella.
<Vorrei andare>, dico non badando alle sue parole.
Non è ancora il mio momento, sento solo l'ansia crescere e i battiti del cuore che aumentano, come il respiro che mi fa alzare e abbassare il petto troppo velocemente.
<Questa è un'altra pazza>.
Il sussurro di questa voce e delle parole.
Pazza.
Guardo il ragazzo che ha parlato e lo vedo seduto di fronte a me, vicino a Kimberly.
Osservo il modo in cui mi guarda, il modo in cui le sue labbra sono a forma di sorriso, un sorriso quasi strano, un sorriso di superiorità.

Freie Seelen Where stories live. Discover now