Capitolo 13

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Hayden
Finalmente oggi incontrerò Aaron e spero davvero di potercela fare, spero davvero di essere abbastanza forte da potergli dire che mi è mancato e che sono stato uno stronzo a comportarmi in questo modo per così tanto tempo.
E Hope ha ragione quando dice che dobbiamo affrontare le nostre paure, altrimenti le cose non cambieranno, altrimenti resterà tutto come sempre e noi saremo sempre gli stessi.
Solo persone che mettono da parte i problemi e le paure, pensando di poterle risolvere in futuro ma non è così.
Accumuliamo solo tante cose e poi ci sentiamo sommersi dai pensieri e dalle cose da risolvere.

<Non pensavo che l'avresti mai visto sai?>, constata Peter mentre io mi sto preparando.
Sono ansioso in questo momento e tenere la mente occupata mi fa bene.
<Prima o poi avrei dovuto vederlo, e penso che oggi sia il giorno giusto>, dico stringendo le stringhe delle scarpe.
<Qualcuno ti ha fatto cambiare idea?>, domanda mentre scrive qualche messaggio con la sua ragazza.
<Beh...diciamo che volevo farlo e poi parlando con Hope mi sono convinto di doverlo fare>, rispondo prendendo un bel respiro cercando di calmarmi.
Potrei scoppiare di ansia o avere un attacco in questo stato.
<Hope, bella ragazza>, constata poi facendomi storcere il naso.
<Sbaglio o tu hai già una fidanzata?>, chiedo sorridendo.
<Non sto parlando per me infatti, amico mio...ho solo detto che è bella>, si difende poi ed io corrugo le sopracciglia.
<Adesso vado giù cos...>, dico ma Andrew entra nella stanza di corsa.
<Che succede?>, gli domanda Peter mentre io mi alzo dal letto e mi dirigo verso la porta.
<Dove stai andando?>, mi domanda il ragazzo che pare abbia corso una maratona mentre riprende fiato.
<Ho deciso di vedere Aaron>, rispondo vedendo la sua espressione di stupore farsi avanti sul suo viso.
<Cosa?>, chiede lui quasi scioccato.
Ma che sta succedendo?
<Devo andare, sarà qui a momenti e voglio essere già sotto>, dico frettoloso aprendo la porta ma lui la richiude prontamente.
<Vuoi dirmi che cazzo succede?>, ribatto cercando di mantenere la calma ma non è una mia dote purtroppo.
La mia pazienza raggiunge soltanto un quinto del mio cervello.
<Vieni con me...e vieni in cortile>, mi dice poi aprendo la porta ed uscendo in corridoio.
<Andrew non ho tempo per le tue cazzate adesso, hai sentito o no che Aaron sarà qui a momenti?>, domando cercando di fargli capire bene il concetto della domanda.
<Ci vorranno solo pochi secondi, è importante>, mi supplica lui con lo sguardo e con il tono di voce.
<Cazzo, mai una volta che si possa stare tranquilli>, mugugno uscendo dalla stanza e chiudendo la porta.
<Se è un'altra delle tue cavolate, giuro che non ci sarà solo una ramanzina>, lo avverto ricordandomi di quando per sbaglio ha rotto la porta della piscina e mi ha chiesto di aggiustarla.
Ovviamente Kimberly l'ha scoperto e noi abbiamo dovuto pulire ogni giorno per una settimana i bagni sia maschili che femminili. Non gli ho parlato per tutta la settimana, mi sembrava il minimo dopo essermi preso una punizione per una cosa che aveva fatto lui.
<Nessuna cavolata Hayden, non hai proprio fiducia in me>, ribatte lui quasi stizzito.
<Intanto che andiamo sotto, cos'è successo ieri sera con Sky?>, domando dato che questa mattina non abbiamo avuto il tempo di parlarne.
<Abbiamo parlato, le ho detto di me...le ho detto tutto e lei anche>, risponde mentre raggiunto l'ascensore premo il pulsante.
<E poi? Avete fatto sesso?>, domando andando dritto al punto.
Non sono una persona che gira intorno ai discorsi.
<No, abbiamo fatto altro ma non siamo arrivati a quello>, mi risponde lui.
Nel contempo le porte dell'ascensore si aprono e noi entriamo dentro, premendo il pulsante per il piano terra. Spero solo che Aaron non sia ancora arrivato, non voglio farlo aspettare.
<Dimmi che è successo sul tuo letto>, lo supplico ridendo.
<Che stronzo...ma certo idiota>, ribatte lui lanciandomi un'occhiata poco carina.
<Sai che sono geloso del mio spazio nella stanza>, gli ricordo.
La macchina si ferma e noi usciamo.
Lancio uno sguardo verso sinistra, sulla porta di ingresso ma pare che non ci sia nessuno.
Bene, ho ancora qualche minuto.
L'orologio che ho al polso segna le undici, dovrebbe essere qui a minuti.
<Quando avrai una ragazza non le permetterai di toccare nulla?>, mi domanda mentre camminiamo per il corridoio.
<Secondo me non le permetterai di toccare nemmeno te stesso>, continua lui ridendo.
<Quando ne avrò una lo vedremo, non credo che siano problemi tuoi questi>, ribatto dandogli una leggera spallata.

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