Capitolo 64

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Hope
Dopo tanto tempo, lui non è solo un sogno.
Non è come le altre volte dove lo sognavo e mi maledicevo ogni volta che aprivo gli occhi e lui non era vicino a me.
Questa mattina non è così.
Questa mattina sogno e realtà si sono fusi e mi hanno portato in quella che è la mia vita.
La notte è passata velocemente, ancora forse troppo per i miei gusti; la mattina arriva prima che me ne renda conto, troppo presto da dovermi alzare da questo divano per andare da mia figlia e al lavoro.

Apro gli occhi e li stropiccio leggermente, guardo l'intera sala che adesso è completamente illuminata da quel po' di sole che oggi ci accompagnerà. Non abbiamo chiuso le tende; e ciò è un bene dato che non ho nemmeno impostato la sveglia sul telefono.
Mi giro su un fianco e mi ritrovo il viso dell'uomo a qualche centimetro dal mio; lo osservo e so che l'ho fatto centinaia di volte, questo viso ormai lo conosco a memoria, conosco ogni smorfia, ogni sorriso, ogni sintomo di un'arrabbiatura, ogni piccolo movimento o gesto, lo conosco.
Sorrido pensando che mai avrei immaginato questo ritorno, mai avrei creduto che ci saremmo incontrati dopo anni e che ci saremmo svegliati nello stesso divano con l'intenzione di riprovarci.
Riprovare ad essere più responsabili.
Ho paura.
Ho una fottuta paura che tutto possa andare di nuovo a rotoli, che tutto non possa andare come vorremmo noi, che tutto sia troppo tremendamente difficile per noi da doverci allontanare di nuovo e poi dover ricominciare.
Ricominciare a rimettere per la seconda volta i cocci insieme e non sarebbe affatto facile.
Sarebbe meglio alzarsi ora ed uscire da quella porta, ignorarlo fino allo sfinimento e lasciarsi tutto alle spalle...sarebbe meglio, si...ma io non sono una persona di testa, ma di cuore...e lui mi dice di restare, di rischiare e se poi dovrò rimettere tutto apposto...lo farò.

Lo copro bene con la coperta che un po' sta cadendo dal divano, sollevo la mano e la poggio tra i suoi capelli facendo incastrare i suoi ricci tra le fessure di essa e osservo i suoi occhi chiusi. Le ciglia chiare, il naso piccolo, le labbra carnose e le orecchie...non saprei come definirle.
Sorrido senza un motivo preciso.
Sarà questa la felicità.
Sul braccio ingessato che è posato sopra la coperta, leggo l'orario: 05:50
Per le sette devo uscire da qui, ho tante cose da fare prima di andare al lavoro.
La mano scivola fino alla sua guancia e con il pollice creo piccoli cerchi immaginati mentre mi avvicino ancora di più a lui e gli lascio un tenero bacio proprio in quella zona.
Ritorno nella posizione iniziale e noto che dal collo della t-Shirt nera sbuca la lettera di un tatuaggio.
La afferro quanto basta per abbassarla e leggere la scritta...non può essere, non...lui non può averlo fatto davvero.
Freie Seelen
Ecco la scritta che appare al centro, vicino allo sterno , sotto al collo.
Le parole che gli dissi sul tetto della struttura, quel giorno.
Sorrido a trentadue denti, mordendomi le labbra più volte e continuando a guardare quella scritta semplice ed in grassetto...quelle due parole dette spontaneamente e che mai avrei pensato che ritornassero nel futuro. Mai avrei pensato di vederle tatuate sul suo petto.
Le mie parole che adesso sono anche le sue.

<Mh>, mugugna Hayden muovendo di poco il viso.
Sposto la mano dalla sua maglietta e faccio finta di dormire.
Si sta svegliando; lo sento dal respiro e dal fatto che cerca di muovere i piedi, credo che il gesso adesso gli stia dando fastidio.
<Buongiorno>, mormora ed io sono tentata di aprire gli occhi ma continuo a far finta di dormire.
<Lo so che sei sveglia, avanti>, continua ed io apro solo un occhio e lo trovo sorridente con gli occhi piccoli e assonnati.
<Buongiorno>, dico posizionandomi pancia in su non riuscendo più a sopportare il dolore alla schiena.
<Dormito bene?>, mi chiede sentendo i suoi occhi addosso.
<Bene, tu?>, domando a mia volta guardando il soffitto bianco.
<Finora bene, ma potresti farmi alzare?>, continua facendo una smorfia di dolore.
Mi alzo di fretta, quasi da rischiare di cadere sul pavimento e lui si mette a sedere con la coperta che lo copre per metà mentre io in piedi davanti a lui mi dondolo sui talloni.
<Puoi sederti adesso>, ride passandosi una mano tra i capelli scompigliati ed io punto lo sguardo sul suo orologio.
<Devo andare al lavoro e passare a prendere Sophie, fare una doccia...non posso restare>, spiego quasi in colpa alzando le spalle e guardando per la prima volta Portland a quest'ora.
<Wow...>, sussurro avvicinandomi alle vetrate.
Poggio le mani aperte sul vetro congelato e vedo dal cielo piccolissimi fiocchi di neve cadere. Non credo che ci sarà neve da poterci giocare, non credo che arrivi al suolo come neve propria. Ma è davvero qualcosa di bellissimo.
<Già, proprio bello>, afferma Hayden dopo qualche secondo rimasta a fissare il panorama senza dire nulla.
<Vorrei avere anche io una vista così ogni mattina>, brontolo voltandomi verso di lui che si è appena alzato e si dirige in cucina.
<Dove abiti?>, mi chiede e lo seguo per aiutarlo un po'.
<Posso fare io il caffè, siediti>, gli dico fermando la sua mano che è sulla piccola sfera per aprire un cassetto della credenza.
<Va bene>, risponde guardandomi sorpreso e poi guarda le nostre mani una sopra l'altra.
<Non ho molto tempo...>, sussurro sorridendo ricordandogli che devo andare via presto.
<Giusto>, mormora andando a sedersi.
<Abito qui vicino, dieci minuti con la macchina...Karlstreet, la conosci?>, gli chiedo azionando la macchina del caffè e prendendo dalla credenza una scatola di biscotti e dal frigo un po' di latte per me.
<Si, perfettamente>, risponde sicuro di sé.
<E come mai?>, domando ridendo lanciandogli uno sguardo.
Verso nella tazza nera con quel logo che ancora non riesco ad identificare e poi aspetto che il caffè sia pronto.
<Qualche anno fa ci sono stati parecchi incendi in quella zona>, mi spiega ed io sbarro gli occhi per la paura.
<Tranquilla, era solo un pazzo che appiccava incendi solo per il gusto di farlo>, mi tranquillizza sorridendo.
<Oh...va bene>, dico annuendo e tornando al caffè che adesso riempie metà tazza di Hayden e qualche goccia finisce anche nella mia.
<Grazie>, afferma sorridendo afferrando la tazza e portandola più vicina a sé.
<Non vedo l'ora di togliere questo gesso, non ne posso più>, brontola sbuffando.
<Scusa se stanotte involontariamente ti ho colpito o non so>, mormoro inzuppando un biscotto nel latte.
<Non è successo nulla di tutto questo Hope>, risponde ridendo ed io lo guardo e riesco ad intravedere il piercing sulla lingua.
<Io avevo optato per il letto, ma tu hai preferito il divano>, ribatte scuotendo la testa facendo girare con le dita la tazza.
<Giusto>, mormoro alzando le spalle.
<Quando hai la prossima visita dal dottore?>, gli chiedo bevendo il latte molto velocemente anche se vorrei farlo con tutta la calma del mondo. Ma ciò non è possibile.
<Questo pomeriggio alle tre, speriamo che mi dia buone notizie o potrei dare di matto>, risponde e sento il mio telefono squillare in salotto.
<Scusa...>, sussurro alzandomi per andare a vedere chi sia.

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