2011, October

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21 ottobre 2011, 23:22
Ciao, caro amico mio, la vuoi sentire una storia?
Oggi ero a scuola. Ad un certo punto, come succede spesso ormai, sento il cuore che, progressivamente, accelera. Di secondo in secondo, di minuto in minuto, sento che lo perdo, va da se, lo so come fa, ci sono abituata. Ecco, sta di nuovo facendo cosi. Fa male, cerco di non ammetterlo, ma in realtà il fastidio è insopportabile. Come un buco attorno ad esso, come se sentissi una stretta, come se una parte del petto mi venisse portata via. Ma oggi non ero a casa, ero a scuola. Be', vado a provare la pressione. Si, quello stupido macchinino che usano negli ospedali. Ma io lo sapevo, sapevo che non si sarebbe visto, il mio malessere. Non avevo paura di vedere un valore troppo alto o uno troppo basso, sono sintonizzata bene, le frequenze del mio cuore le conosco. Ma a volte lui stesso, come per rimandarmi alla realtà, si stanca, o si agita, oppure semplicemente mi fa capire che è stufo di stare li a sorreggermi. Sai, caro amico mio, non è facile accettare che il tuo stesso cuore non va più bene per te. Ma non voglio parlarti di sentimenti, i miei già li conosci. Voglio parlarti di valori, certezze, statistiche, le mie. Il mio cuore aveva una massima di 92 e una minima di 74. La minima poteva andare bene, la massima no, era troppo bassa. Successivamente si sono ristabiliti, tra i 120 la massima e i 70 la minima. E il battito cardiaco, ti chiederai? Be', il mio battito, per tre volte, ha oscillato tra gli 84 e gli 88. Lui rimaneva costante, nonostante io lo sentissi cosi pungente all'interno. Era come se mi sfidasse, come se volesse farmi vedere che nulla era andato storto. Ma io lo sentivo; dentro martellava. Ora, non voglio starti a fare la morale, ma i risultati sono questi. Io, quegli 86, 87, 88 battiti al minuto...io lo so per chi sono. A me sembreranno sempre di più. Ma saprò sempre il loro destinatario. E per ora, anche se mi fanno dannatamente male, come se fossero cento mila al secondo, sono tutti per te. E mi sto uccidendo da sola, voglio vedere cosa può dirmi un medico. Che ne sa la medicina dei mali del cuore? La medicina non cura l'amore.

22 ottobre 2011, 23:21
Ciao, caro amico mio! L'hai notato oggi, vero? Eh già, a te non sfugge niente, come potevi non vederlo. Oggi sono stata forte. Oggi sono stata vera. Oggi i miei occhi esprimevano gioia e dolore, convinzione e rimorso, serenità e paura. È tutto quello che c'era in me. È tutto quello che hai visto in me. E stavolta è stato meglio delle montagne russe. Perché io ero li, che mi stavo mostrando in tutta la mia semplicità, quella che forse non capirai, perché non ti basterà, perché tu non sei semplice, tu sei complicato. Lo ammetto, io di autostima non ne ho, ma non tutte le storie devono essere come le tue. Non ci credo che finirà male solo perché penso che tu sia migliore o che potresti meritare molto di più. Io non sono nulla in confronto al tuo caos. Io vorrei, con tutta me stessa, riuscire a capire. All'inizio eri vulnerabile, riuscivo a vedere l'esasperazione di una storia finita male. Dicevi che sarebbe stato diverso, perché ti avrei fatto sentire inferiore, ma ti ho sempre dimostrato che eravamo pari. Ti ho sempre fatto vedere la parte migliore di me e tu hai capito. Finche non mi sono resa conto che non mi interessava il resto, quello che volevo era davanti a me. E tu ne sei uscito, dal periodo buio. Ora il cuore continua a martellare, te l'ho detto che è un dolore insopportabile. Mi piace, si, un po mi piace, perché mi fa ricordare che tu ci sei, e anche se non sarai mai mio, mi ricorderà quello per cui ho lottato e rischiato, rimanendo al limite. Non voglio che tu ti senta in colpa, non cambierebbe niente, di false speranze non me ne hai mai date. Ma oltre ai miei mille difetti, qualche pregio ce l'ho anche io. Io navigo con la fantasia, mi piace sognare e immaginare, anche se fa male. E la cosa che più ti ha colpita di me è stato il mio essere forte, indipendente, capace di ragionare da sola senza seguire nessun altro. Ma oggi ti ho guardato, esattamente come tu guardavi me. Non posso giurare niente, ne di aver visto cattive intenzioni ne buone. Vorrei decifrare questa benedetta password. Chissà, magari con un algoritmo. Non ci credo che solo nei film o sui libri si possano decriptare i codici. Un modo c'è, lo devo trovare. Non so cosa sia l'amore, perché personalmente non ci credo più. Ma credo di essermi, a modo mio, innamorata di te. Davvero, non sentirti in colpa, te l'ho detto, tu puoi avere di più, io non sarò mai la tua perfezione. Pero, caro amico mio, una cosa te la voglio dire. Ho bisogno di te.

23 ottobre 2011, 13:22
Ricordatelo sempre: "Chi ti vuol bene, ti fa piangere. Chi ti vuol male, ti fa ridere." Di bene me ne vuoi, credo che su questo tu non abbia mai mentito. Evidentemente è così forte, che se qualcosa non va per il verso giusto, io scoppio e piango. Ed è un comportamento immaturo, da bambina, da sciocca, da chi, nella vita, ha pensato di poter avere tutto e meritare qualcosa di più, qualcosa che non poteva raggiungere. Preferisco soffrire, e piangere e disperarmi piuttosto che ridere con te in continuazione, parlare solo di argomenti vuoti. La prima cosa che cerco di non essere: vuota, falsa, superficiale. Preferisco morire dal dolore, quello che volontariamente o involontariamente provochi. Il dolore che mi ferisce anche con una tua parola, quello che mi trafigge per uno sguardo mancato. E non mi interessa assolutamente niente: possono dirmi che non ce la farò perché io non vado bene, perché sono ancora sciocca e non so come ottenere quello che voglio, perché sei il caos più completo o addirittura perché appartieni ad un altra. Finche non capirò, da sola, che è il momento di lasciar perdere, non voglio arrendermi. Ti ho promesso che avrei rischiato, perché eri più importante del resto. Ti ho promesso che non avrei mollato, perché avevi bisogno di vedere che non eri solo, e che su di me potevi fare affidamento, solo perché sono diversa da tutto quello che hai sempre conosciuto. Ho promesso a me stessa che avrei preferito un pentimento rispetto ad un rimpianto. É una promessa che sto cercando di mantenere, per te, che non puoi rimanere solo, e per me, che voglio accompagnarti in questo strano circolo vizioso chiamato vita.
PS: il ragazzo che conosco io, un po' come me, non si fa scavalcare da nessuno. Oppure hai mentito? E mi hai fatto vedere quello che volevi far finta di essere? No, non ci credo. Parliamo di fiducia, io te l'ho data, tu mi hai ispirato. Spero solo di non aver fatto male, e di poter continuare a fidarmi. Non sei proprietà esclusiva di nessuno, e mai lo sarai. Sei di te stesso, ti inchini solo davanti a Dio. Il tuo sole sei tu. Ruoti intorno a te stesso finché non ti stanchi; ma il sole non si stanca mai. E allora? Mi stai dicendo che sei immortale, invincibile, assoluto, perfetto? Può darsi, io non cerco la perfezione , un'anima pura o una dannata. Mi vai bene così, ti accetterei così, e questo lo sai. Ora devo solo sapere cosa fare per farti cedere. Perché sento che mi stai scivolando via lentamente. Non voglio che succeda e finche ci crederò, non lo permetterò, mai. È una promessa, che se vuoi, continuerò a portare avanti.

Il cuore bipolareWhere stories live. Discover now