Capitolo 25

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Poco dopo che il signor Thomas era giunto alla stazione di polizia Ben fu liberato senza alcuna imputazione. I quindici sostenitori furono rilasciati su cauzione grazie al singor Singh e andarono a casa, sottomessi, ad affrontare i loro furibondi genitori. Il signor Thomas arrivò a casa alle due del mattino e si sedette immediatamente a divertirsi con la relazione su Keith Edwards.

Il giorno dopo, tornata da scuola, Mel trovò Lucinda e Ben ancora depressi e scombussolati.
- La cosa più importante è che Ben sia stato scagionato. È una buona notizia, no?- protestò Mel.
- Va bene, ma tutti gli altri? Nessuno di loro può permettersi di pagare le multe. Andranno tutti in galera. I maschi sono talmente stupidi!
Mel ipotizzò: - Magari Lou mi lascerebbe vendere la ma quota della ricevitoria e allora potrei...
Smisero di mangiare per fissarla. - Ma sei pazza?- disse Lucinda.
- Beh, mi sento in colpa. Se fossi riuscita a trovare qualcuno più in fretta, avrei potuto...
- Lo sai bene quanto me che niente può fermare quel Winston Reynolds quando va su tutte le furie. Ti ricordi le finestre della palestra? Ti ricordi di quelle sedie che lanciò per le scale della biblioteca?
- D'accordo- disse Mel. - Lo so che stai cercando di farmi sentire meglio, ma mi sento comunque responsabile. Non possiamo fare una colletta per le multe? Abbiamo fatto la campagna per i rifiuti e abbiamo costituito l'Associazione per lo sviluppo...
Lucinda disse sarcastica: - Ma certo! Una bella vendita di beneficenza? Sono in quindici, Mel. Il signor Singh dice che le multe saranno salate. E poi ci sono i danni e le spese legali. Ci vorranno migliaia di sterline!
- Va bene- disse Mel arrabbiata. - Allora ce ne staremo seduto a guardarli finire in prigione. Persino una vendita di beneficenza sarebbe meglio di niente.
- Dobbiamo riflettere- disse Lucinda. - Ci dev'essere un modo per far soldi.
- Le schedine del totocalcio- disse Ben.- Il pugilato professionista. Le freccette. Il biliardo. Il golf. Il tennis. Un best-seller. Un successo hit-parade.
- Ci siamo!- gridò Lucinda, mandando di traverso il boccone di Mel.
- Scrivia una canzone?- disse Mel.- Che razza di follia...
- Organizzermo un concerto.
Mel scoppiò a ridere. - Al teatro comunale.
- Esatto- disse Lucinda, seria. - Contiene duemila spettatori.
- Costa anche cinquecento sterline affittarlo.
- Duemila biglietti a, diciamo, cinque sterline a testa, fanno diecimila sterline meno cinquecento. Più la vendita dei programmi, le spillette, le bibite, le magliette...
- Chi pagherà cinque sterline a biglietto? Chi chiamerai a suonare al tuo concerto? Costa un occhio affittare un complesso come si deve.
- Non io. Tu. Tu lo chiederai a Mitch Hamilton. Potremmo riempire due volte il teatro se gli Assassionation suonassero per beneficenza.
- No- disse Mel, che non rideva più.
- È l'unica soluzione.
- No! Ha chiuso con me, Lucinda. Non chiederò nulla a Mitch. Non chiederò nulla a nessuno. Ne ho abbastanza di dare alla gente l'occasione di pulirsi le scarpe su di me.
- Mitch non è mica Keith.
- Chiediglielo tu stessa.
- È per te che ha perso la testa.
- Di questo non ne so nulla. Io non lo faccio.
- Non so se sia peggio tu o Keith Edwards- disse Lucinda, amareggiata. - Dici che vuoi aiutare, ma non sei disposta a fare neanche questa piccola cosa. Non ti interessa se tutte quelle famiglie dovranno fare anni di sacrifici, cercando di restituire i soldi che avranno preso in prestito per tenere fuori i figli dalla galera. In realtà non te ne frega niente.
Mel disse, improvvisamente dura e arrabbiata: - Perché dovrebbe interessarmi? Nessuno mi ha mai aiutato quando ero nei guai. Nessuno si è interessato quando mia madre mi picchiava ed era pazza da legare. Tutti sapevano, ma non hanno alzato in dito. Nessuno mi ha aiutato. Mi rifiutavano tutti. Anche tu, Lucinda.
- Mia madre si- disse Ben. - Lei ti ha aiutato. Ha chiamato l'ambulanza. È venuta a scuola per te. Ti ha dato una stanza in casa nostra.
Gli occhi di Mel si riempirono di lacrime.
- Lo sai- disse Lucinda- stai diventando proprio intrattabile, Mel. Se non stai attenta sembrerai fredda e cattiva, troppo orgogliosa per lasciarti avvisare da chiunque, sempre con la paura che ti facciano del male.
- Orgogliosa! Questa è bella detta da te, Lucinda, principessa. Sei così piena di buoni consigli, è un peccato che non ne ascolti qualcuno tu stessa.
- L'ho fatto- disse Lucinda, soddisfatta. - A settembre lascio la boutique.
Mel rimase a bocca aperta. - Lasciarla! E il lavoro da modella?
- Ho deciso di tornare a scuola per fare la maturità. Voglio andare all'università. Studiare economia e scienze politiche. Voglio capire come le cose si siano deteriorate in questo modo. Allora, cosa c'è che non va, scema?
Mel sorrise. - È stato lo shock. Non voglio dire che te l'avevo detto.
- L'ho deciso ieri. È stato a causa dei guai con Ben, ovviamente, e in parte è stato Joe. Mi ha convinto lui. Voglio cercare di entrare in politica. C'è bisogno di donne di colore in parlamento. Joe dice che è una perdita di tempo - intendo dire il parlamento. Ma io penso che da qualche parte bisogna pur cominciare. Attenzione...- stava sorridendo - non vedo perché ogni tanto non dovrei fare qualche soldino in più come modella. Non c'è niente di male nei bei vestiti e in una casa decente, ma Joe ha ragione. Per me non sarebbe abbastanza.- Il sorriso si allargò. - Potrei anche essere la prima donna negra a diventare Primo Ministro. Questa come la vedi?
- Non potresti essere certo peggio dei bianchi- disse Mel imbronciata. - Ma non sei ancora Primo Ministro, e io insisto che non chiederò nulla a Mitch.
- Non è per te. È per i ragazzi.
- In ogni caso non saprei come rintracciarlo. Non verrà più al negozio. Non vuole vedermi.
- Non c'è problema- disse Lucinda. - Ho io il suo numero di telefono. Gli dirò di venirti a trovare.
- E tu come hai il suo numero?
Lucinda sorrise. - Sei gelosa! Allora ti piace.
Mel arrossì e si voltò dall'altra parte.
- Gli hai mai chiesto di darti il suo numero di telefono, Mel?
- No, certo che no. Perché avrei dovuto?
- Voleva che tu glielo chiedessi, Mel. Moriva dalla voglia che tu lo chiamassi. Me l'ha lasciato in caso ci fosse un'emergenza e tu avessi bisogno di aiuto. Si preoccupa per te.
Mel fece una risata incerta.
- Per favore, Mel chiediglielo. Non possiamo che le cose continuino così. Sai cosa intendo. Tutto questo odio deve finire, prima o poi. Dobbiamo fare qualcosa.
Mel esitò, guardando il tappeto. - Capisco quello che vuoi dire.- Ci fu un lungo silenzio. Alla fine disse: - Si hai ragione. Dobbiamo fare qualcosa.
Ma il sabato mattina, quando Mitch entrò in negozio, la sua deternazione vacillò. Era pallido ed ostile, la guardava come se fosse un'estranea.
- Lucinda ha detto che mi volevi vedere.
- Io...
- Ha detto che era una cosa importante.
Che cosa si era messo in testa? Pensava forse...? Lei si alzò in piedi. - Non si tratta di noi- riuscì a dire.
Lui fece un sorriso tirato. - Non l'avevo pensato. Allora, vai avanti. Non ho mica tutto il giorno da perdere. Barney mi sta aspettando fuori in macchina.
Il cuore le sprofondò. - È difficile...- deglutì. - Voglio... Mi faresti... Vorrei chiederti un favore.
Lui attese. Lei deglutì di nuovo, e forzò le parole ad una ad una. - Ho bisogno di aiuto.
- Perché non lo chiedi al tuo caro vecchio insegnante, il bellissimo Keith Edwards? Tu non mi riguardi.
Mel sentì un dolore acuto nel petto. Prese un lungo, profondo respiro ed andò nel retrobottega.
- Mel...- Mitch le corse dietro e le voltò la testa con le mani. - Oh maledizione! Guarda, non volevo offenderti. È solo che sono così arrabbiato e geloso e sto così male, non ragiono più. Dimmi quello che vuoi.
Mel si asciugò la faccia con il dorso della mano.
- Non c'è nulla di cui essere geloso.
- Quando te ne vai a letto con un altro? Quando corri da lui con i tuoi problemi e continui a respingermi?
- Non sono andata a letto con Keith. È vero, ero andata da lui. Credevo che mi avrebbe aiutato con mia madre, ma con lui c'era un'altra. Mi ha detto di levarmi dai piedi. Sono tornata qui al negozio, in caso mia madre fosse venuta a cercarmi dalla signora Miller. Ho dormito sul divano e il giorno dopo sono andata a scuola. Puoi chiederlo a Lou.
- Capisco.- La faccia di Mitch era di sasso. - Allora non é cambiato nulla. Stai ancora facendo la fila per lui, aspettando che venga il tuo turno.
Mel rispose. - Sono stata una scema. Non gli rivolgerò mai più la parola.- Il dolore divenne incontrollabile. - Credevo che fosse una brava persona e che si interessasse agli altri. Lucinda mi aveva avvertito. Mi sento così stupida.
Gli raccontò di Ben e della rissa alla stazione di polizia e di come Keith si fosse rifiutato di venire. - Se ci fossimo andati subito Ben sarebbe stato rilasciato e gli altri ragazzi sarebbero andato a casa. Adesso ci sono tutti questi problemi e non possono pagare le multe e i danni, e andranno tutti in prigione e saranno schedati. Potrebbe rovinargli la vita per sempre.
- Barney ed io abbiamo sentito dei tafferugli al notiziario e abbiamo pensato che gli Assassination potrebbero fare un concerto di beneficenza per loro. Se ti va posso chiedere al Malc di organizzarlo. Possiamo infilarlo prima della tournée mondiale.
- È questo che volevo chiederti!
- Conosco Paul Devlin e Chris Carter degli Easy Connection. Magari potrebbero venire a suonare qualche pezzo. Questo attirerebbe più persone.
- Oh Mitch! Sei così gentile.- Mel gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò forte. - Sei come la signora Miller. Non parli soltanto. Tu agisci, anche. Non pensavo che l'avresti fatto, dopo il modo in cui ti ho trattato.
Lui la tenne stretta, seppellendole la faccia nel collo. Stava tremando e Mel all'improvviso si rese conto di avere la pelle bagnata; ma i ragazzi non piangevano, vero?
- Pensavo che tra noi fosse tutto finito.- Aveva la voce strozzata. La strinse ancora più forte. - Ti amo così tanto. Non m'importa a chi stessi pensando quella notte. Amavi me, Mel.
Lei gli baciò la guancia e poi, mentre lui voltava la testa, la bocca.
- Mi piaceva da morire stare con te, Mitch, ma pensavo che tu volessi soltanto una ragazza con cui divertirti quando passavi di qua. Ero soltanto una ragazza qualsiasi, quindi sapevo che non dovevo lasciarmi coinvolgere seriamente da te. Lo sai come sono i musicisti.
- Etichette- disse Mitch.
- Non volevo rischiare di soffrire ancora. Pensavo che eri solo qualcun altro che se ne sarebbe andato, rifiutandomi. Keith sembrava tanto buono e genitle. Era grande e biondo come mio padre e io pensavo... che con lui sarei stata al sicuro.
- Sei abbastanza brava anche a tu a respingere le persone, Mel.
Lei lo fissò.
- Mi hai respinto per un sacco di tempo. Non volevi il mio aiuto, il mio interessamento, il mio amore. Mi tenevi a distanza. Non per qualcosa che avevo fatto. Mi hai semplicemente etichettato "rock-star" e mi hai scartato. Io non sono così, Mel. Sono stufo e solo. Ho sempre voluto una ragazza come te e una famiglia di cui occuparmi. L'anno scorso, quando passavi davanti al negozio, ti aspettavo sempre. Sembravi anche tu così sola. Non riuscivo a credere alla mia fortuna quando sei entrata, quel giorno.
Mel si voltò dall'altra parte e guardò fuori dalla vetrina, ricordando.
- Stavo passando un periodaccio. Lo sai, ho anche cercato di uccidermi.
Lui le strinse forte il braccio, facendole male. - Che hai detto?
- È stato quando ho cominciato a rendermi conto di essere sola. Che nessuno si sarebbe occupato di me e che avrei dovuto cavarmela da sola. Non riuscivo ad affrontarlo. Volevo buttarmi sotto un treno della metropolitana. Mi sono seduta sul muro ed ho aspettato, ma quando è venuto il momento, le mano mi hanno spinta via.
Mitch emise un lungo sospiro; stava tremando di nuovo. - Mel, non farlo mai... Promettimelo... Morirei anch'io.
- No, non ci proverei più. Adesso penso che bisogna tenere duro. La cosa strana è che quando aspettavo che qualcuno si occupasse di me, nessuno ne voleva sapere. Avrei potuto anche morire. Ma quando ho cominciato a badare a me stessa, ho scoperto di non essere affatto sola. Un sacco di gente cercava di aiutarmi. Ma ho sofferto così tanto che per me è difficile fidarmi delle persone. Continuo a restare delusa.
Mitch la tenne così stretta che lei riusciva a sentir battere il suo cuore e poi la baciò.
- Non l'hai ancora detto, Mel.
- Ti amo, Mitch. Mi stava crescendo dentro, in tutti questi mesi, ma non volevo rendermene conto. Avevo troppa paura.
- Ti fidi di me, Mel? Abbastanza da sposarmi quando avrai finito l'università?
Mel esitò, le sembrava di essere sul punto di tuffarsi in una piscina all'aperto, in una fredda giornata d'inverno. Avrebbe trovato il coraggio di provare ancora una volta?
Prese un gran respiro. - Si, mi fido di te, Mitch. Però ci sono un sacco di...- Prese un altro profondo respiro. - D'accordo, fidanziamoci. Quando tornerai dalla tournée mondiale. Mi piacerebbe molto.
- Che Dio sia lodato!- disse la voce di Barney dalla soglia. Stava appoggiato allo stipite, con aria interessata. - Ultimamente era diventato proprio intrattabile. Starai bene con Mitch, Mel. Bada bene, ha delle idee un pò strane...
- Grazie amico- disse Mitch seccato. - Perché non ti togli dai piedi, Barney? Non abbiamo bisogno di compagnia.
- Perfetto non c'è problema- disse Barney. - Ma prima devo farvi una domanda.
- Vattene Barney!
- Posso farvi da damigella d'onore?

MEL - Liz BerryWhere stories live. Discover now