Capitolo 18

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Mel si sedette alla scrivania con il sole del tardo pomeriggio che entrava dalla finestra, illuminando la sua superficie satinata. Fare i compiti era certamente meno pesante da quando aveva acquistato la scrivania.
Ritagliò e montò i campioni di carta da parati che aveva preso per l'ingresso e le scale e li studiò accuratamente. Le pareti dovevano essere chiare perché il corridoio era molto buio e stretto. Il legno sarebbe stato bianco, ovviamente, ma doveva scegliere i non-ti-scordar-di-me azzurri o le margheritine gialle?
Stava sperando di trovare al mercato uno scampolo di moquette nuova per l'ingresso ad un prezzo molto basso. Se solo avesse potuto permettersi anche una guida per le scale! Lusso. Così silenziosa che i vicini non l'avrebbero sentita andare a letto. Sospirò. Non si poteva avere tutto. La carta da parati doveva intonarsi alla moquette.
Azzurro o giallo-oro? Forse giallo-oro, per via del giallo del soggiorno. Tutti i libri dicevano che fosse buona norma mantenere un tema cromatico unico in una casa piccola. E il giallo era più allegro.
Infilò la nuova pagina nel quadernone ad anelli del progetto, accanto alla fotografia del corridoio con le proposte alternative per ridecolarlo. Il quadernone stava diventando piuttosto ricco e di effetto. Keith aveva detto che se lo sarebbe dovuto portare appresso quando fosse andata al colloquio per il corso di arredamento d'interni. Aveva riempito i moduli di domanda e li aveva spediti, ma la questione della borsa di studio era poco chiara e con sua madre lontana da tutto le sembrava molto incerto e probabilmente inutile. Forse le avrebbero addirittura fatto trovare un lavoro per mantenersi.
Quando si sentiva depressa era bello riguardare le fotografie originarie e vedere in che stato terribile era la casa. Ma c'era ancora tantissimo da fare. La sovraccoperta per il divano, per esempio, che adesso stava appoggiata invitante sullo schienale. Mel sorrise. Il suo progetto di fare una nuova fodera per il divano aveva messo in allarme la professoressa di cucito, la signorina Timms.
- Ma Mel, è troppo difficile per te! Queste fodere devono essere fatte a pennello. Ogni parte del divano dev'essere misurata con cura.- Aveva fissato lo schizzo di Mel. - Ci sono queste orecchie, ed il modo in cui le gambe spuntano all'infuori...
- Voglio ricoprire con una balza a pieghe, così.- Mel tirò fuori una fotografia che aveva furtivamente strappato da una rivista della biblioteca della scuola. - Potrei segar via le orecchie- aveva proposto.
- Mutilarlo?- aveva squittito la signorina Timms, orripilata.
Mel aveva sorriso. - È già stato gravemente torturato, singorina Timms. Guardi, ho fatto un tavolo, messo le mensole al muro ed ho aiutato a costruire un armadio per la cucina. Ho imparato a mettere la carta da parati ed a togliere la ruggine dal paravento di metallo del caminetto, ed ho lucidato tutti i pavimenti. Non può essere più difficile di così!
- Beh, non saprei- aveva detto dubbiosa la signorina Timms. - Immagino che tu ci tenga talmente che tanto vale provarci.
Era stato più difficile di quanto Mel non avesse creduto. L'aveva dovuta scucire tre volte prima che ci stesse a pennello, ma adesso restava solo da fare l'orlo alla balza. Solo? Dodici metri? Mel mugolò. Perché le cose dovevano essere sempre più noiose di quanto si pensasse? Comunque avrebbe dovuto rimandarlo fino dopo ai compiti. Sospirando, prese il libro di letteratura inglese. Le interrogazioni erano andate bene, ma sentiva di poter fare molto meglio. Doveva fare di meglio se voleva entrare all'università.
Mentre apriva il libro qualcuno bussò alla porta di ingresso. Mel guardò fuori dalla finestra, incuriosita. Parcheggiata accanto al marciapiede c'era una lucida Porsche nera.
Mal rimase a bocca aperta. Bussarono di nuovo prima che riuscisse ad arrivare alla porta.
- Melody Calder?
- Si, sono io.
- Sono Polly.
Era una signora magra, sorridente, efficiente, ben vestita, con un tailleur marrone firmato. Si passò le dita tra i capelli ricci e scuri, tirando un sospiro di sollievo. - C'era così tanto traffico a Whitehall che avevo paura di non arrivare mai. E adesso posso restare solo mezz'ora.
Prese entrambe le mani di Mel, tenendole strette. - Oh, sono così felice di conoscerti, Mel. Avevo paura che potessi essere uscita. Possiamo entrare?
Mel riuscì a chiedere la bocca e a condurre l'ospite in salotto.
- Avevo da fare al ministero degli esteri e non riuscivo più ad andarmene. Dobbiamo tornare negli Stati Uniti stasera. Incontrerò mio marito a Heathrow: lui arriva in aereo da Ginevra, e dobbiamo essere di nuovo alle Nazioni Unite domani. Ho pensato, morirò di delusione se non riesco a vederla dopo tutti i racconti che ho sentito!
- Mi scusi, non capisco- disse Mel, prendendo fiato. - Non ho sentito bene il nome...
- Oh mio Dio, che stupida che sono. Mary Hamilton, la mamma di Michael.
Mel fu folgorata da un'illuminazione. Michael? Mitch. La mamma di Mitch. Si somigliavano molto: i capelli scuri, gli scintillanti occhi blu. Un orribile sospetto la attanagliava. Non poteva certo aver letto gli articoli sui giornali. Non sapeva certo del...
- Appena ho saputo del fidanzamento ho deciso che dovevo venire a conoscere la mia futura nuora.
Mel chiuse gli occhi. Un altro incubo. - Signora Hamilton...
- Chiamami Polly. Mi chiamano tutti così. Lasciati guardare come di deve.
Allargò le mani di Mel e la squadrò sfacciatamente da capo a piedi. Mel era tristemente conscia della sbiadita divisa scolastica, gonna e camicetta, ma incontrò senza timore quello sguardo penetrante.
- Sei sorpresa.
- Sbalordita- ammise Mel. - Non sapevo nulla dei genitori di Mitch. In qualche modo mi ero fatto l'idea che fosse orfano.
Polly disse, con una smorfia: - Si vergogna di noi. Non siamo in tono con la musica pop. Troppo arretrati e borghesi. Non sopporta il mostro stile di vita. Fatti guardare di nuovo. Non riesco proprio a crederci.
Continuò a fissarla. Mel, imbarazzata e a disagio, disse educatamente: - Gradisce una tazza di tè?
Con sua grande sorpresa Polly scoppiò a ridere. Ma la risata si i interruppe a metà e Polly le si avvicinò per abbracciarla.
- Oh Mel! Non so dirti quanto sia sollevata. Per tutto il tragitto ho immaginato cose tremende. Che saresti stata una di quelle cantati hard-rock con i capelli rosso ciliegia. Oppure una di quelle modelle mozzafiato, così superiori, o qualche puttanella a caccia di soldi che Mitch aveva messo nei guai.
Mel arrossì. - Signora Hamilton...
- Oddio, stai arrossendo, piccolo tesoro. Erano anni che non vedevo arrossire una ragazza. Credevo che oggigiorno non lo facessero più.
- In continuazione- disse Mel sconsolata, senza riuscire a trattenere le risate.
- Così va meglio. Non c'è motivo di essere nervosa. Non ti sono piombata addosso come una leonessa per proteggere il mio caro cuccioletto.
Si tolse la giacca, la lasciò cadere sullo schienale di una sedia e si sedette sorridendo. - È perfettamente in grado di badare a se stesso. Non so perché io mi sia preoccupata tanto. Avrei dovuto saperlo che sarebbe atterrato in piedi. Proprio come un gatto con nove vite. È suo padre. Si mette in agitazione. Devo ammettere che appena sentita la notizia ci eravamo preoccuapati. Tutta quella baldoria con Barney e il complesso. Mio marito perde la calma. Litigano in continuazione, mia cara. Continua a cercare di convincere Mitch a lasciare il gruppo e a sistemarsi. Ma ovviamente senza alcun risultato. Non riesce proprio a capirlo, e quando si trovano insieme non fanno altro che litigare...
Mel si affrettò a dire: - Singora Hamilton...
- Polly. Ammetto che speravo che tu saresti stata d'accordo con me è avresti voluto aspettare un pò prima di sposarvi, ma so che siete innamorati...
- Non c'è problema- disse Mel. -Voglio dire, non c'è bisogno che si preoccupi...
- Oh, adesso non mi preoccupo più, mia cara! Ecco cosa stavo dicendo. Adesso che ci siamo conosciute penso che sia in assoluto la cosa migliore che Mitch potesse decidere di fare. È molto intelligente, sai. Uno strano miscuglio genetico, mio figlio. Pazzi scatenati dalla mia parte, e gente ragionavole, saggi dalla parte di mio marito. Mitch ha preso da me, purtroppo, ma a volte, quando si tratta di cose veramente importanti, spuntano fuori le caratteristiche paterne. Ho sempre pensato che sarebbe stato molto attento quando si sarebbe trattato di scegliere la persona da sposare. Ma capisci, è sempre stato un ragazzo così selvaggio, difficile.
Mel, seccata, disse freddamente: - Immagino che avesse i suoi motivi.
- Beh, certo, è ovvio che tu stia dalla sua parte, ma è veramente stato difficile. È sempre stato un ragazzino, diciamo così, arrabbiato. Solitario e non molto socievole. Suo padre era un pò troppo rigido e severo. E poi, non gli piaceva la nostra vita. Noi lavoriamo per le Nazioni Unite, capisci e ci spostiamo in continuazione in giro per il mondo. Mai una sistemazione stabile, e non c'erano molto ragazzi, allora lo mandammo qui in collegio, credendo che sarebbe stato più divertente e che si sarebbe fatto degli amici. Ma anche quello fu un disastro.- Sospirò. - Lo sai che scappò da ben tre collegi?
Mel disse in fretta: - Ascolti, non credo che questi siano affari che mi riguardano...
- Io e mio marito siamo sempre stati molto uniti. Molto innamorati. Mitch è il nostro unico figlio e si è sempre sentito tagliato fuori dalla nostra vita, qualcunque cosa facessimo.
Stava peggiorando. Mel disse con fermezza: - Per favore non continui a raccontarmi tutte queste cose riservate sulla vostra famiglia.
- Beh, hai il diritto di sapere, Mel. Mitch si è sentito solo per tutta la vita. Non ho mai potuto fare nulla per aiutarlo e non so dirti quanto io sia felice, che gioia e che sollievo sia sapere che ha trovato finalmente qualcuno di suo.
- Per favore ascolti, Polly!
- E tu sarai proprio la persona giusta per lui, già lo vedo. Perfetta.
- Non lo sa affatto- disse Mel disperata. - Ci siamo appena conosciute.
Polly la guardò dritta negli occhi e sorrise lentamente. Si passò una mano tra i capelli. - Oh si. Sono diventata molto brava a conoscere gente nuova e a formulare dei giudizi immediati. Se intelligente e pratica. Ascolti. Ti interessi. Sai com'è fatta la vita. Non ti piegherai quando soffia la bufera. E hai molto amore da dare, anche se stai cercando di non mostrarlo, credo- Sorrise. - Non c'è da stupirsi che Mitch si sia fidanzato così in fretta. Sei il tipo di ragazza che dura tutta la vita.
Mel disse accalorandosi: - Non sono incinta, se è questo che intende dire.
- Ma certo che no. Come sono goffa. Sei così vulnerabile, Mel. Non hai maschere. Mitch adorerà prendersi cura di te. Ha sempre voluto persone di cui prendersi cura. Qualcuno di suo. Sono molto felice di questo fidanzamento e so che lo sarà anche suo padre.
- Mi dispiace- disse Mel esausta. - Sono ore che cercò di dirglielo: sono tutte balle.
- Balle!
- I giornali, tutto. Non sono fidanzata con Mitch. Ho solo diciassette anni. Era uno scherzo.
- Uno scherzo non molto divertente.
Mel distolse lo sguardo.
- Credo che Mitch ci rimarrà veramente male.- Polly sembrava molto scossa.
- Lo scherzo l'ha fatto lui, non io- disse Mel, seccata. - Bhe, non esattamente uno scherzo, uno sbaglio.
- Come diamine si fa a fidanzarsi per sbaglio? Se non è vero perché Mitch non ha dato una smentita alla stampa?
Mel prese un profondo respiro, rendendosi conto di quanto fosse tutto ingiusto. Come poteva spiegare Roxy alla madre di Mitch? Disse, imbarazzata: - Beh, diciamo che gli faceva comodo non smentire nulla. C'è una certa ragazza che gli ha reso la vita difficile.
- Roxy Leigh. Non c'è problema, non è necessario che tu sia così cauta. Tutti sappiamo di Roxy Leigh.
Mel tirò un sospiro di sollievo. - Beh, allora capirà come sono andate le cose. Sono andata a un ricevimento con Mitch e Roxy era presente e così, d'impulso, Mitch ha detto che eravamo fidanzati, tanto per togliersela dai piedi. Ma un giornalista di nome McKinley l'ha sentito e il giorno dopo su tutti i giornali c'era scritto che eravamo fidanzati. Mitch avrebbe dovuto spiegarvelo.
- Ma l'ha fatto- disse Polly, confusa. - Non l'ho avuta dai giornali la notizia del fidanzamento. Me l'ha detto Mitch personalmente. Mi ha telefonato... ah, si circa due settimane prima che lo sapessero i giornali. Ha detto che si sarebbe fidanzato. Ecco come ho potuto organizzarmi per venire in Europa. Ho pensato che sarebbero potuti passare dei secoli prima che voi potesse venire negli Stati Uniti.
- Due settimane?
Si fissarono l'una con l'altra, Polly perplessa e Mel incredula.
- Stava parlando di un'altra, dev'essere stato così- disse finalmente Mel, sconcertata. - Forse di Roxy.
- No, me lo ricordo benissimo. Ero così emozionata. Disse che eri grintosa e sincera e seria, non sembra che si adatti a Roxy, giusto? E- sorrise birichina - disse anche che eri molto baciabile.
Una calda ondata di rossore inondò le guance di Mel. - Non sembra neanche adattarsi a me!
- Ma mi ha detto tutto di te! Di tua madre che era in ospedale e di come stavi rifacendo tutta la casa da sola, e dei tuoi esami di maturità...
Polly la osservava ansiosa. Mel si sentiva tutta accaldata. Era incredibile. Doveva esserci un motivo... Aveva progettato tutto. Improvvisamente le sembrava di aver capito. Aveva previsto di usarla contro Roxy. Non era stato il panico del momento. Aveva progettato tutto sin dall'inizio. Ecco perché era disposto a pagare tutti quei soldi per portasela alla festa. E aveva avvertito i suoi genitori, in caso i giornalisti avessero chiamato per averne conferma. Una furia lenta cominciò a montarle dentro.
- Farà tardi all'aeroporto- disse.
- Oh Dio, si, hai ragione.- Polly acchiappò la giacca. - Devo andare, Mel. Non riesco a capire consa stia combinando Mitch. Quando ho visto che i giornali sapevano del findanzamento l'ho chiamato. Noi gli vogliamo veramente bene, sai. Non mi ha detto che fosse uno sbaglio o uno scherzo. Sembrava emozionato e felice. In effetti, aveva proprio perso la testa.
- Non si preoccupi- disse Mel trova. - Me la vedrò io con lui.
Polly esitò, preoccupata. - Non so cosa fare. Se solo non dovessi prendere quello stupido aero. Sono sconcertata. Mel, tu ci pensarci bene, vero? Per favore scrivimi e fammi sapere...
Cercò nella borsa e diede a Mel un biglietto da visita. - Oddio sono così delusa che potrei mettermi a piangere. Mi piaceresti veramente moltissimo come figlia. Oh beh!- tergendosi gli occhi abbracciò Mel e si avviò alla porta. - Scrivimi.

MEL - Liz BerryWhere stories live. Discover now