Capitolo 20

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- Senti, lo so che ormai ti muovi nel rarefatto mondo delle esotiche pop star...- disse Lucinda, sogghignando. - Barney Black, Roxy Leigh...
- Oh, chiudi il becco- disse Mel, irritata, scendendo dalla scala dopo aver riappeso le nuove tende del salotto che la madre di Saira le aveva cucito. - Ne ho abbastanza di tutto questo a scuola. Che vuoi?
- Parlarti dei bagni.
- Uhm, si, interessante- disse Mel sarcastica. - I bagni.
- Bei bagni puliti, splendenti, con rubinetterie cromate e docce e gabinetti incorporati.
- Si. Ne ho sentito parlare. E allora?
- Allora che ne dici di un'Area di sviluppo generale, come aveva detto quell'operaio?
Mel indietreggiò. - No, Lucinda. Assolutamente no! Non ho tempo. Devo ripassare per gli esami di maturità e voglio finire la casa. Mia madre è migliorata tanto da Pasqua che hanno detto che potrebbero dimetterla presto e...
- Non cercare di svicolare- disse Lucinda. - Guarda, ho già pensato a tutto. Faremo un'assemblea nella sala del biliardo al piano di sopra del George. La signora Snow dice che ce la darà gratis. Un buon affare: tutti i soliti clienti, più noi. Faremo nominare questa zona Area di sviluppo generale e così ci rimoderneranno e ristruttureranno tutte le case.
- Hai subito dei danni al cervello?- disse Mel. - Bisogna trattare col Comune, ti ricordi? È colpa della campagna antirifiuti. Tutto quel potere ti ha dato alla testa.
Lucinda le sorrise sorniona. - Tu mì hai convertito, Mel cara. Eri tu quella che voleva cambiare le cose.
- Sono stufa di scrivere volantini- disse Mel, flebile, sapendo che stava per perdere la battaglia. - Mia madre potrebbe tornare da un giorno all'altro.
- Niente volantini.
Mel la guardò sospettosa e Lucinda scoppiò a ridere. - Invece andremo a visitare la gente.
Mel grugnì.
- Joe ha detto che è meglio. Contatto diretto. Ci aiuterà lui.
Mel la guardò stringendo gli occhi, ma Lucinda sembrava molto interessata qualcosa fuori dalla finestra. - A proposito- disse - Joe non è sposato. Quella casa apparteneva a suo padre, ma è morto.
- Ho capito- disse Mel stanca. - Perché non l'hai detto chiaro e tondo? D'accordo. Non sia mai detto che io abbia intralciato la vita amorosa di un'amica...

- Che ne direbbe di una vasca e di un gabinetto dentro casa, signor Reynolds?
- Ascolta, ragazza, mi piacerebbe una Cadillac ed una vacanza nel paese mio, ma non posso permettermi nessuna delle due.
- Che ne direbbe di nuovi infissi alle finestre e di un gabinetto dentro casa, signor Gupta?
- Mi dispiace, non ho soldi- disse il signor Gupta, sorridendo e chiudendo con eleganza la porta.
- Che ne direbbe se le ripassero il tetto e le costruissero un bagno, signora Christopolous?
Lei sospirò: - Non sognare, kyrie. Ti rende solo la vita più dura.
- Le piacerebbe vedere il marciapiede riparato e degli alberi piantati sul terrapieno della ferrovia, signor Nicholls? Per rendere bello questo posto?
- Un tempo era una bella zona- disse con tono grave il signor Nicholls.
- Con alberi e fiori?- disse Mel.
- Beh, no, non esattamente. Ma adesso non ci si potrebbe fare nulla. Sradicherebbero tutti gli alberi.
Tornarono a casa depresse. Mel si sentiva come se le stessero per staccare i piedi e aveva la gola secca per aver cercato di convincere la gente. Era dura, molto peggio della campagna dell'immondizia. Gli anziani erano così cinici e pessimisti. A volte ti buttavano veramente giù. Ma avevano ottenuto delle promesse di partecipazione all'assemblea e la signora Ranjit di Sylvan Street aveva detto che non solo avrebbe partecipato all'assemblea, ma che avrebbe anche cominciato a fare un altro striscione per quando avrebbero marciato sul Municipio.
- Beh, grazie- aveva detto Mel preoccupata. - Ma forse non dovremmo marciare sul Municipio, questa volta.- Saremo già tutti in prigione, invece, pensò cupa, ricordandosi del crescente entusiasmo di Lucinda per la militanza.

Il sabato Mel aprì il negozio come al solito e stava incartando un bollitore d'ottone per la signora Ackroyd, membro della crescente schiera dei clienti abituali, quando Mitch entrò malinconico e si stravaccò su una poltrona vittoriana. Indossava una vecchia T-schiera con davanti un disegno molto volgare. Mel sperò chela signora Ackroyd non l'avrebbe capito. Aveva gli occhi cerchiati di rosso dal fumo e dalla stanchezza e due occhiaie profonde. La signora Ackroyd storse il naso. Forse aveva anche bevuto?
La signora Ackroyd disse, allusiva: - Se preferisci, cara, aspetto che tu abbia servito questo giovane.
- Non c'è bisogno- disse Mel. - Lui è... ehm... il nipote del proprietario.
Mitch ritrasse le labbra e fece un largo ed insolente sorriso alla signora Ackroyd. La bocca di lei si contrasse in una linea sottile.
- Tornerò un'altra volta per lo specchio, cara- disse, prendendo il suo pacchetto e marciando fuori dal negozio.
- Peccato, era una buona cliente- disse Mel, sconsolata. - Allora, cosa c'è che non va?
- Nulla.
Lei scrollò le spalle ed andò nel retrobottega ad accendere il bollitore elettrico. - Vuoi del caffè?
- Suppongo di si.
- Non ti forzare- disse Mel esasperata.
Lui le voltò le spalle e guardò fuori dalla vetrina. Lei gli poggiò accanto il caffè.
- Sembra davvero che tu abbia bisogno di dormire un pò.
- Sono stato sveglio tutta la notte in studio a registrare le ultime piste.
- Ah, bene, allora il disco è finito?
Lui grugnì. - C'è ancora da fare i mix.
- Ne se soddisfatto?
Lui scrollò le spalle e guardò fuori dalla vetrina. - Se non va bene potete sempre rifarlo.
Lui ribattè rabbioso: - È perfetto. Il migliore che abbiamo mai fatto. Perché non dovrebbe andare bene?
- Pensavo solo... Senti, perché non vai a casa e te ne vai a letto? Ti sentirai meglio dopo aver dormito un pò.
- Non sei la mia stramaledetta mamma.
- Scusa.
Andò nel retrobottega e bevve il suo caffè in piedi, appoggiata al lavandino, guardando fuori, verso il cortile. Aveva chiamato il camioncino dei rifiuti ed aveva fatto portare via tutta la robaccia invendibile e ammuffita. Adesso il cortile era sgombro e spazzato. Aveva piantato dei gerani nelle tinozze e ridipinto la porta del magazzino di un nero lucido, uguale a, davanti del negozio. Aveva pensato che forse si sarebbero potuti allargare a vendere elementi architettonici e da giardino. Da quelle parti c'erano moltissime case in demolizione o in ristrutturazione. Alcune avevano degli splendidi draghi volanti sulla sommità del tetto, teste di pietra, fregi di gesso per i soffitti, caminetti decorativi in ferro battuto...
Ma forse sarebbe stato meglio lasciare il suo lavoro, se Mitch doveva essere sempre così scontroso. Forse non era d'accordo con il modo in cui le gestiva il negozio e si voleva liberare di lei.
Si voltò e vide che lui stava appoggiato allo stipite della porta e la stava osservando, con sguardo torvo.
- Senti, se non sto facendo bene questo lavoro e vuoi che lo lasci perdere, sarebbe meglio che me lo dicessi chiaramente.
- Non ha nulla a che vedere con il negozio.
Mel sospirò. - Allora che vuoi, Mitch? Credevo che non mi parlassi più. Non ti sei fatto più vedere dopo quella scenata.
- Ah, te ne sei accorta.- Era sarcastico.
- Certo che me ne sono accorta. Per chi mi prendi? Volevo chiederti scusa. Non intendevo offenderti, Mitch. Continuo a pensare che tu sia mio amico, come Lucinda e Ben, e che posso dirti quello che mi pare. Ma non lo sei. Mi dimentico che sei famoso, una star, e che non ho il diritto...
Vide dalla sua espressione che aveva di nuovo detto qualcosa di sbagliato. Sospirò: - Adesso non so cosa ho detto per offenderti. Volevo solo dire che non sono affari miei quello che vuoi fare con Roxy. Non ti conosco abbastanza bene per darti dei consigli...
Stava peggiorando le cose. Adesso gli occhi di Mitch erano se lavaggi e infuocati. Venne ad appoggiarsi al lavandino, accanto a lei, e si sentiva la tensione, la rabbia che aveva dentro, ma la sua voce era stranamente dolce.
- Strano. Credevo che ci conoscessimo molto bene.- Le fece scorrere addosso lo sguardo. - Da vicino.
Mel arrossì e guardò dall'altra parte.
- Non ci si può avvicinare più di quanto non abbiamo fatto noi.
- Non c'è alcun bisogno di ricordarmelo!
- Perché no? Ti è piaciuto molto.
Mel arrossì ancora di più. Si sentiva tutta accaldata e il cuore le batteva forte contro le costole.
- Sei di nuovo di pessimo umore, vero? Perché ti sei disturbato a venire?
- Come sta paparino?
- Se alludi a Keith, cosa ne dovrei sapere? Sono stata troppo occupata.
- Vuoi dire che non eri con lui, ieri sera?
- No, certo che no. Ero uscita con Joe e Ben e Lucinda.
- Ti ho aspettato per due ore e mezzo.
- Come facevo a sapere che saresti venuto?
- Chi è Joe?
- Joe Isaacs. È un anarchico. Stiamo facendo una nuova campagna.- Gli raccontò in breve del piano per trasformare le strade in un'Area di sviluppo generale.
Lui disse, interessato: - Verrò con te all'assemblea, se ti va.
Lei lo fissò: - Ma non ha niente a che fare con te. Perché dovresti?
- È una buona causa. Posso sostenere una buona causa, o no?
- Ma se la gente viene a sapere che ci sei tu avremo bisogno della polizia. Ci sarà una rissa. Credevo che volessi restare nell'anonimato.
Lui scrollò le spalle. - Okay. Come ti pare.
- Senti... te ne sono grata, Mitch.
- Già- disse ironico. - Lo vedo. Sei anche contenta di vedermi.
Mel era impaziente. - Guardacaso lo sono. Voglio sapere quando ti metterai in contatto con i giornali per questo finto fidanzamento. Li sto guardando tutti i giorni, ma non c'è ancora nulla. Se tu sei troppo occupato non può farlo il tuo agente?
- Roxy mi sta ancora tra i piedi.
- Ma se Roxy ha detto che rinunciava. È venuta a scuola a dirmelo. Proprio nell'aula di arte. E poi se n'è andata con Keith Edwards. Hanno fatto il liceo artistico insieme. Lo sapevi che il suo vero nome è Rosie?
Si mise a lavare la tazza sotto il rubinetto, facendo scorrere furiosamente l'acqua. - Rosie Leigh!
Mitch rise e si mise in piedi proprio dietro di lei. Le mise le braccia intorno, facendole scivolare le mani sotto il maglione. Lei cercò di togliersele di dosso con le mani bagnate e scivolose, ma lui la abbracciò più stretta e cominciò a strofinare il naso sul collo.
- Mi sei mancata tanto, Mel.
- Lasciami stare, Mitch.
- È passato tanto tempo.
Le baciò l'orecchio, e lei cercò di divincolarsi, sapendo che lui sentiva il suo corpo assecondarlo.
- Mel...?
- No!
- Perché no?
- Non siamo innamorati e mi stai solo usando. Non voglio farmi coinvolgere da te in questo modo. È uno spreco di tempo. Voglio qualcosa di vero e duraturo.
- Al tuo corpo piaccio.
Lei stava tremando, aveva le ginocchia deboli, e sentiva che le mani di lui tremavano. Com'era possibile, pensò furiosa, essere innamorati di qualcuno e che allo stesso tempo un altro ti facesse questo effetto?
- Ti prego, Mel.- Aveva la voce rauca.
Il campanello della porta trillò e Mel lo spinse via. Andò a servire un signore che comprò una spilla con su scritto "Alice" e poi una signora che voleva un portaburro di vetro.
Quando tornò nel retrobottega Mitch stava seduto immobile sul vecchio divano, con le mani che gli spenzolavano tra le ginocchia, lo sguardo fisso sul pavimento. Il cuore di lei ricominciò a palpitare. C'era qualcosa di veramente grave? Sembrava proprio disperato.
- Che cos'hai Mitch?- Si sedette accanto a lui.
- Il mese prossimo partiamo un'altra volta.
- Beh, e cosa c'è che non va in questo? Credevo che ti piacesse andare in tournée.
- Non c'è problema.
- E allora?
- Allora è una tournée mondiale. Staremo via per tre mesi.
- È fantastico. Oh come sei fortunato, Mitch. In giro per tutto il mondo. Tutti quei paesi. Il Giappone. L'Australia. Gli Stati Uniti...
- Tre mesi. Starò via per tre mesi.
- Ti divertirai un sacco, conoscerai posti nuovi, nuovi fan. Non capisco perché ti secchi tanto. Sei matto. Non è come fare su é giù per l'autostrada. Se sei preoccupato per Lou, me ne...
- Per te significa solo questo?- disse con voce rotta. - E tu, Mel? Tu che farai?
Lei lo guardò a bocca aperta. - Io? Tu che ne dici? Avrò gli esami di maturità.
- E salterai nel letto di quel bastardo non appena penserà di essere al sicuro. Ed io non ci sarò e non potrò farci niente.
Mel scattò in piedi, con due chiazze rosse di rabbia sulle guance. - Immagino che starai parlando di Keith. La fai sempre sembrare sporca. Cerchi di rovinare tutto. D'accordo, lo amo, ma è il mio insegnante e non si sognerebbe mai di fare una cosa del genere. Lui mi aiuta. Adesso vorrei che te ne andassi, Mitch, e non tornare più.
- Non ti preoccupare. Non tornerò.

MEL - Liz BerryWhere stories live. Discover now