Capitolo 13

332 6 0
                                    

Il giorno prima della vigilia di Natale Mel andò a trovare sua madre a Hob's Green. La mamma sembrava più paffuta e più carina. Aveva il rossetto e qualcuno le aveva sistemato i capelli con un bel taglio corto alla oda che le stava molto bene. Ma si stava torcendo le mani e sembrava sperduta ed ansiosa, meno calma di quando Mel l'aveva vista l'ultima volta. Quando aprì il regalo che Mel le aveva portato - un semplice vestito di lana di un bel turchese chiaro, che un tempo era stato il suo colore preferito - si mise a piangere senza più riuscire a smettere.
Mel restò a guardarla impotente.
- Non è niente- diceva Mel, cencando di continuare a parlare. - Ho lavorato, ho messo da parte dei soldi. Spero che ti entri... non ero sicura...- Poi arrivò un'infermiera e la condusse via in fretta.
Mel salì sull'autobus, sentendosi male e depressa e fissò senza guardare il paesaggio fuori dal finestrino. Sembrava tutto così inutile. Per cosa stava lavorando?
Invece di andare a casa andò al negozio di Lou. Era presto. Poteva scegliere ancora alcune cose per la vetrina e rimettere in ordine, preparandosi per l'indomani. Ancora un giorno di compere prima di Natale. Ma che Natale? Si sentiva troppo giù per volersi unire a qualche riunione di famiglia. La signora Miller aveva cucinato abbastanza cibo per nutrire tutta la strada.
- Che cosa farai per Natale, Mel?- le aveva chiesto Keith Edwards alla fine del trimestre. Il cuore di Mel aveva fatto una capriola. Forse avrebbe dato a festa. Magari le stava per suggerire di andarlo a trovare?
Lei aveva scrollato le spalle. - La vigilia di Natale lavoro al negozio. Voglio guadagnare il più possibile. Sto mettendo da parte dei soldi per una scrivania.
- Passerò a salutarti- aveva detto Keith sorridendole con gli occhi. - Non te ne andare.
Il cuore di Mel ebbe un sussulto al ricordo. Non era venuto fino a quel momento, quindi l'avrebbe visto domani e forse, solo forse, l'avrebbe invitata a passare il giorno di Natale con lui.
Mentre si faceva una tazza di caffè nel retrobottega sentì una chiave infilarsi nella toppa. Era Mitch, che si guardava attorno incredulo.
- Mitch! Che ci fai a casa? Pensavo che fossi in Spagna.
- Ci è venuta nostalgia. Abbiamo pensato di tornare, solo per Natale. Che cosa diavolo hai fatto al vecchio negozio, Mel? Credevo di essere entrato nel posto sbagliato.
Mel disse seccata: - Ho pulito tutta la sporcizia che avevate lasciato voi due. Nono ringraziarmi.
Lui rise e le si avvicinò. - Non ti sto criticando. È bellissimo.
- Gli incassi sono alti. E domani c'è ne saranno ancora, incrociando le dita. Presto ne avrò abbastanza per la mia scrivania.
- Senti, Mel, che fai per Natale?
- Niente di speciale. Starò dai Miller. Che altro dovrei fare? Lei è ancora dentro. L'ho vista oggi. Pensavo che stesse guarendo, ma ci vorranno mesi...
Improvvisamente stava piangendo e Mitch la stava abbracciando e baciando dolcemente. - Mel, faremo una festa tutta nostra, che ne dici? Inviteremo Barney e la sua ragazza e Pete, se è libero... e anche la tua amica Lucinda...
- No, non credo...- Ma che le prendeva? Sarebbe stato divertente. Si sentiva sempre bene con Mitch. Ma se per caso Keith le avesse chiesto di passare il Natale con lui e lei non avesse potuto andarci? Si allontanò da Mitch.
- Non c'è niente da mangiare, e non sono affatto sicura...
- Cerca di non essere troppo entusiasta- disse Mitch tagliente. La guardò con uno sguardo penetrante. - E che mi dici del tuo professore? Forse sta preparando una festa? Ti ha invitato?
Mel arrossì e si allontanò per fare dell'altro caffè.
Mitch disse: - Allora è per questo. Stai aspettando che ti proponga qualcosa.
- No, non è vero! È solo che non mi sento proprio in vena di festeggiare.
Mitch si avvicinò e l'abbracciò, strusciando la propria guancia contro la sua. - Mi sei mancata, Mel. Guarda neanche io voglio veramente fare una festa. Solo io e te.
- Te l'ho detto, non c'è niente da mangiare- disse Mel seccata. Era ovvio che gli faceva pena e lei non voleva la pietà di nessuno. - Starò benissimo. Non ho bisogno che qualcuno si occupi di me, grazie lo stesso. Lo sai bene che ci sono un mucchio di posti dove preferiresti andare.
Mitch la baciò ridendo e si sedette. - D'accordo, facciamo una lista della spesa. Andrò domani da Sainsbury's e prenderò quello che serve.
Mel lo guardò. - Ma sei impazzito? Non puoi. Ti riconosceranno e ci sarà bisogno della polizia per tirartivfuori fuori da là dentro.
Lui sembrò improvvisamente demoralizzato. - Oh maledizione, me n'ero dimenticato.- Poi lentamente gli si colorirono le guance. - Sai tutto.
- Perché non me l'hai detto?
- Ti ho detto che suonavo in un complesso.
- Non mi hai detto che erano gli Assasination e che sei una star.
Lui scrollò le spalle e distolse lo sguardo. - La gente cambia atteggiamento quando fai successo. Cominciano a pensare che sei qualcosa di speciale. Come l'hai scoperto?
- C'era una tua fotografia in un depliant che girava a scuola lo scorso trimestre.
- Non hai detto nulla.- La guardò incuriosito e si sedette, ricurvo, sulla sedia della cucina.
- Beh, potevo essermi sbagliata, e poi pensavo che volessi tenertelo per te.
Mitch disse tranquillamente: - Questo negozio, Cowcross Street, sono gli unici posti dove mi sento me stesso. Andava tutto bene quando eravamo agli esordi. Ci divertivamo ad andare in giro e a suonare, ma tutte queste stupidaggini da quando abbiamo avuto successo, non riesco a sopportarle più di tanto. Ho dei problemi ad affrontare questa situazione. Essere famosi non è meraviglioso. Ho bisogno di tornare qui per mantenermi il cervello in ordine. Qui tutto è autentico e la gente ti considera per quello che sei. Niente falsità. Niente leccapiedi.
Mel gli diede una tazza di caffè e gli porse lo zucchero senza dire nulla.
- Avrei dovuto spiegartelo.
Lei scrollò le spalle. - Beh, sono fatti tuoi. Io non c'entro niente.
Lui sbattè la tazza sul piattino e scattò in piedi. - E non te ne frega neanche niente, vero?
Mel era stupita. - Ma che ho detto? Hai problemi di fuso orario o roba del genere?
Lui era furioso. - Sto nessuno! Beh, allora che mi dici di Natale?
- No grazie. La signora Miller ci rimarrebbe male. E comunque- le era appena venuto in mente - che fine ha fatto Roxy Leigh?
- Roxy?- Lui la fissò senza capire.
Mel era in imbarazzo. - Beh, voglio dire, in queste ultime settimane ci sono state tutte quelle storie sui giornali su te e Roxy Leigh, la cantante. Pensavo... Voglio dire, sembra che siate, ehm, ottimi amici. La che mi riguardi, ma avrei pensato che volessi passare con lei...
Mitch era furibondo. - Non so di che diavolo tu stia parlando. Non sto insieme a Roxy Leigh! Ma hai ragione su una cosa, Roxy non ha nulla a che vedere con te, quindi fatti gli affari tuoi.
Uscì dal negozio, sbattendo la porta e lasciando Mel con tanto d'occhi.

La vigilia di Natale fu il giorno migliore per le vendite. Mel incasso quasi ottanta sterline e fu continuamente occupata. Mitch comparve intorno all'ora di pranzo, borbottando parole di scusa per il suo malumore del giorno precedente.
- Prima o poi mi piacerebbe parlarti di Roxy, Mel.
- Non ce n'è bisogno- disse Mel, guardandolo annoiata. - Avevi ragione. Mi dovrei tenere al di fuori degli affari altrui.- Gli sorrise cordialmente. Non le era sembrato un tipo lunatico quando era venuto a rifarle la credenza, ma era certamente molto più sensibile di quanto non si fosse immaginata. Dopotutto lo conosceva appena ed era una grande star. Forse era un tipo capriccioso. Gli fece un altro sorriso cordiale, ma lui là fissava malinconico e, dopo averle dato una mano con un improvviso afflusso di clienti, se ne andò all'ospedale a trovare Lou.
Fu solo più tardi quel pomeriggio, quando il negozio si era svuotato, che Mel si rese conto che Keith Edwards non era venuto a trovarla come promesso. Osservò lo scorrere del tempo sulle lancette dell'orologio e alla fine dovette ammettere con se stessa che non sarebbe venuto. Tenne aperto il negozio per mezz'ora in più, ma lui non venne lo stesso e quindi chiuse bottega, triste e delusa, rimettendo nella borsa il regalo di Natale che aveva preparato per lui. Aveva trovato una tabacchiera d'argento tra i piccoli oggetti del negozio. Sul coperchio era dipinto un uomo sorridente con un cappotto di velluto marrone che somigliava abbastanza a Keith. Le era costata cinque sterline, ed era anche poco, aveva detto Lou quando lei aveva insistito per pagarla, ma anche così per lei erano un sacco di soldi.
Forse Keith si era dimenticato della promessa fatta? Non riusciva proprio a crederci. Qualcosa di importante doveva avergli creato un impedimento. Magari addirittura un incidente? Il che le sussultò e si sentì male alla sola idea.
Andò a casa in fretta, cercando di non preoccuparsi. Era sciocco, qualsiasi cosa poteva averlo trattenuto. Ma più tardi si arrese, si infilò la giacca, si mise in tasca il regalo e si ritrovò a camminare verso l'appartamento di Keith.
C'erano un sacco di macchine eleganti parcheggiate nei dintorni e vide che la grande finestra ricurva del suo appartamento al pianterreno era illuminata, con le tende aperte.
Col cuore che la batteva forte si fermò dall'altro lato della strada a guardare. C'erano decorazioni argentate e dorate e un luce che si accendeva e si spegneva a tempo con la musica da ballo, che invadeva ad alto volume il marciapiede. La stanza era affollata di persone che ballavano. Una bella ragazza con un vestito attillato che le lasciava la schiena scoperta entrò ballando nella stanza, con u vassoio di pasticcini sopra la testa. Poi d'un tratto Mel vide Keith. Indossava un paio di jeans scuri e una camicia nera, i capelli chiari e lucenti. Era talmente bello che le si strinse il cuore. Tirò fuori con un gesto teatrale un rametto di vischio da dietro la schiena e lo tenne sopra la testa della ragazza. Stava ridendo.
Mel si voltò di scatto e si mise praticamente a correre lungo la strada.

Mel mangiò un enorme cenone di Natale insieme a tutto il clan dei Miller e guardò la televisione con loro, ma più tardi sentì un disperato bisogno di stare un pò sola con se stessa.
- Perché non vai a fare una passeggiata? Vai a smaltire un pò di quello che hai mangiato- disse la signora Miller con aria distratta. E Mel sapeva che aveva capito. A volte la donna sembrava intuire quello che Mel sentiva a prima ancora che la stessa Mel lo capisse.
Le vie erano deserte, l'aria pungente così cristallina che riusciva a vedere le stelle.
Forse sua madre era nervosa e stanca perché le stavano diminuendo la dose di medicine, il che in realtà era una cosa positiva. Per quanto riguardava Keith, capiva che era stato fin troppo occupato con i preparativi della festa per potersi scomodare ad andarla a trovare in negozio. Non c'era ragione di abbattersi tanto. Le avrebbe spiegato tutto al ritorno a scuola. Sarebbe stato bello essere stata invitata alla festa, ma dopotutto lei era solo una sua allieva, e perché mai lui avrebbe dovuto considerarla in modo speciale?
Sarebbe andata avanti col lavoro di restauro della sua casa. Non c'era motivo di scoraggiarsi; aveva già fatto molto e sua madre un giorno o l'altro sarebbe guarita. Nel frattempo avrebbe cominciato a togliere la carta strappata nel corridoio e sulle scale.
Trovò che Mitch le aveva infilato una busta sotto la porta. C'era un cartoncino con un gatto dall'aria triste, con un rametto di vischio dietro un orecchio, che diceva: "Mi dispiace. Tutti possiamo sbagliare!" e all'interno "Perché nessuno mi ha detto che i tacchini non sono gialli?"
Mel rise e aprì il pacchettino di carta velina che c'era dentro.
Un sottile braccialetto a catenella d'argento le cadde nel palmo della mano. "Un pensiero dalla Spagna - aveva scritto Mitch.- Ci vediamo nell'anno nuovo."
Era bellissimo, il più bel regalo che le avessero mai fatto, ma Mel si sentiva a disagio. Era troppo bello. Dopotutto lo conosceva a malapena, e poi c'era la sua ragazza. Si chiese cosa ne avrebbe pensato Roxy Leigh se lo avesse saputo.

MEL - Liz BerryWhere stories live. Discover now