Capitolo 23

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- Va bene- disse Lou la sera dopo quando Mel entrò in ospedale fuori orario. - Hai un aspetto veramente terribile. Fuori il rospo.
- È tornata a casa detesta tutto il lavoro che ho fatto la carta da parati, tutto. È stata solo una perdita di tempo.- Rimase con lo sguardo fisso, cieco, sul pavimento lucido. Non voleva piangere adesso. Si sentiva congelata dentro e abbattuta dalla mancanza di sonno e dalle troppe emozioni.
- E allora?
- Me ne sono andata. Spero che non ti dispiaccia, ho passato la notte in negozio, sul divano.
- Sembri distrutta.
- Sono stata a scuola tutto il giorno e sono rimasta ad aiutare a sistemare le decorazioni per la festa a scuola di domani.- Fece una risata truce.
Lou non disse nulla, aspettava. Alla fine lei lo guardò. - Ecco tutto.
- C'è dell'altro. Sputa il rospo.
Ci fu un altro silenzio. Cercò di parlare, deglutì e improvvisamente esplose: - Si tratta di Keith, il mio insegnante.
- Ah, quello- borbottò Lou disperato. - Ne ho sentito parlare da Mitch.
Mel fece una risatina, fredda e sgradevole. - Si, hai ragione. Quello. Quello per cui andavo matta. Stupida che non sono altro. Ci avevo creduto veramente, quando mi aveva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarmi. Mi fece promettere che sarei andata da lui se avessi avuto dei problemi. Avrei dovuto capirlo quando non si è scomodato per me a Natale. Dopo che sono scappata ieri ero... beh, ero molto sconvolta, piangevo, e ho vomitato. Ho girovagato. Non sapevo cosa fare. Poi sono andata al suo appartamento.
- E lui ti ha detto: "Torna più tardi ho da fare".
Mel lo fissò sbalordita. - Come fai a saperlo? Chi te l'ha detto?
- Nessuno. Succede a tutti, prima o poi. Non sei la prima.
- Ha detto: "Sicuramente non può essere così urgente". Ha detto: "Non puoi cavartela..."- la voce le si strozzò in gola.
- Probabilmente stava con una donna.
- Infatti- disse Mel con voce piatta. - Sembrava Dee Tracey.
Lou cominciò ad arrotolarsi una sigaretta. - Allora lo vedi. Non è che potesse esattamente invitarti a entrare.
Mel alzò lo sguardo, pallida. - Non gli interessano i miei problemi, Lou. Perché ha fatto finta che gli interessasse quello che mi capitava? Avresti dovuto sentire la predica che mi hanno fatto a scuola a proposito di Mitch. Ipocriti!
- Bada a come parli. Non faccio parte della tua generazione di maleducati.
- Me ne vado- disse seccamente Mel, alzandosi.
- Adesso non fare la suscettibile con me. Lo sai che dico quello che penso. Che ci vieni a fare qui, se non vuoi sentire discorsi franchi e sinceri?
Mel si risedette, esausta. - Non lo so. Volevo solo raccontarlo a qualcuno. Non ce la faccio più.
- Ce l'hai fatta da sola fino ad ora. Che farai?
Mel scrollò le spalle. - Non lo so. Non m'importa. Ho chiuso. Per un pò ho veramente pensato che potevo tenere tutto sotto controllo. Che potevo fare delle cose. Avevo anche cominciato a pensare che forse potevo fidarmi della gente. Ma è tutta una farsa.
Lou si grattò il mento, pensieroso, osservandola. La sue basette facevano un rumore fastidioso. - Sei andata da Keith Edwards. Perché non da Mitch?
- Mitch?- lo guardò assente, senza capire.
- Lo sai dove vive, no?
Un lento, vivo rossore le salì alle guance e Mel distolse lo sguardo. - Perché dovrei andare da Mitch? Comunque abbiamo litigato.
- Dovreste essere fidanzati- disse aspramente Lou. - Lo stai prendendo in giro.
Lei era esasperata. - Te l'ho detto e te lo ripeto: era tutto uno scherzo! E non è stata neanche un'idea mia. Comunque, probabilmente avrei trovato anche lui a letto con una ragazza!
Vide Lou che stava facendo una smorfia come se avesse trovato una mosca nella propria birra. Si voltò di scatto. Mitch era in piedi dietro di lei, furibondo.
- Guardacaso ti sbagli- disse gelido. - Non sono stato a letto per niente. Sono stato in giro a cercarti. Sono tornato ieri sera e sono passato a casa tua per vederti ed eri sparita. A che razza di stupido gioco stai giocando?
Mel si irrigidì. Lou tossicchiò e disse: - Mitch...
- Tua madre è impazzita. Devi tornare da lei.
Mel gli voltò le spalle. Disse a Lou: - Quando ripenso a tutti i i lavori che ho fatto in quella casa, devo essere stata assolutamente pazza furiosa. Ho lavorato quasi tutte le sere. Durante le vacanze tutto il giorno! A scuola non riuscivano a crederci quando hanno visto le fotografie del "prima", nel mio progetto. Tutti hanno detto che avevo fatto meraviglie con così pochi soldi. Volevo che avesse un posto veramente bello in cui tornare, una vera casa. Immagino che mi aspettavo che dicesse "È stupenda!" o "È bellissima" o "Che splendida sorpresa".- Guardò ferocemente Mitch. - Lo sai cosa ha fatto? Mi si è avventata contro, urlando come una strega impazzita: "Ti ammazzo. Cosa hai fatto alla mia piccola casetta?" La mia piccola casetta! Quel buco sudicio e puzzolente. Non riuscivo a crederci.
- Dice che non intendeva dirlo sul serio, Mel. È pentita. Dice che lo shock di vedere tutto così diverso.
- Non ci tornerò più. Non potrei più viverci, non adesso. Non dopo quel...- Si interruppe bruscamente e guardò dall'altra parte, deglutendo rapidamente. - Non potete capire come era prima. Non posso tornarci.
- Vai solo a parlarle, Mel. È così dispiaciuta. La rispedirai all'ospedale.
- Non m'importa. Perché dovrebbe? Ho fatto del mio meglio, veramente del mio meglio, e non è servito. Me l'ha rinfacciato. Mi ha rifiutato di nuovo. E i miei sentimenti?
- Verrò con te. Non sarà tanto terribile.
- No. Non sai di cosa stai parlando. E comunque non vedo come la cosa ti riguardi.
Lui era furioso. - Sono un amico, o sbaglio? Ti ho cercato per tutta la notte e per gran parte del giorno, oggi. Dov'eri, Mel?
- Ho camminato. Poi sono andata all'appartamento di Keith e...
- Allora ecco cos'è successo! Avrei dovuto immaginarlo.- Non aveva mai visto Mitch così arrabbiato. - Avrei dovuto indovinarlo, ma pensavo che neanche tu saresti stata talmente stupida.
- Ma di che diavolo stai parlando?- Mel si alzò e lo affrontò, ostile.
- Immagino che avrai passato con lui la maggior parte delle notti, da quando ho smesso di vederti. Ti sta usando, Mel. Sei solo un'altra conquista facile, per lui. Non gli importa di te e non ti ama. Per lui non significhi nulla.
Mel rise brevemente, offesa e arrabbiata. - Hai ragione. È la storia della mia vita, in due parole. Non interesso a nessuno. Nessuno mi ama. E tu sai tutto a proposito di conquiste facili, non è vero?
Lui impallidì ancora di più, - E questo cosa vorrebbe dire?
- Lo sai.
- Non è stato così.
- Saresti riuscito a fregarmi.
- Sei così maledettamente giovane e stupida, non capisci niente.
- No, non capisco. È vero. Tanto per cominciare non capisco perché tu sia di umore così nero. Non ti ho chiesto di restare sveglio tutta la notte a cercarmi. Io bado a me stessa. Meglio di chiunque altro. Stai fuori dagli affari miei.
- Hai ragione- disse lui amareggiato. - Me l'hai detto abbastanza spesso. Non sono affari miei. Credevo che fossimo amici, ma tu sei corsa da lui con i tuoi problemi. Ci sei rimasta tutta la notte. Okay, Mel, non ti preoccupare. Finalmente ho capito il messaggio. C'è voluto del tempo, ma adesso è finita. Non sono affari miei. Malc può chiamare i giornali e dirgli che il fidanzamento è finito.
- Non è mai esistito- disse Mel irritata.
Lui la guardò per un istante, con gli occhi improvvisamente troppo vivaci. - Per me esisteva. Pensavo che ti sarebbe potuto piacere abbastanza da confermarlo per sempre. Dovevi aver capito che non mi stavo servendo di te per liberarmi di Roxy.
Aspettò la sua risposta, ma Mel lo fissava e basta, muta e incredula.
- È stata un'idea folle. Okay, Mel, non preoccuparti, d'ora in poi mi terrò alla larga dalla tua vita.- Esitò ancora qualche secondo, aspettando, poi, vedendo che lei rimaneva immobile e silenziosa, girò i tacchi ed uscì dalle porte girevoli.

Mel rimase a guardare nella sua direzione: la rabbia era scomparsa, ma era troppo stanca e sfinita dalle emozioni per poterlo fermare. - Non lo sapevo, Lou. Non avevo mai immaginato neanche per un attimo...
- Beh- disse Lou, disgustato - spero che adesso sarai soddisfatta. Te la stai cavando benissimo a distruggere tutto. Perché non gli hai detto che eri al negozio e non con quel Keith?
Lei scrollò le spalle, imbronciata. - Se pensa che me la sto facendo con lui, faccia pure.
- Dove andrai a dormire, stanotte?
Lei scosse la testa e fissò il pavimento.
- Va bene, allora te lo dico io quello che farai. Te ne torni in Cowcross Street.
- No.
- Si che lo farai. Ho un affare da proporti. Se torni a casa e risolvi i problemi con tua madre ti lascio l'appartamento sopra il negozio. Ti dirò di più, puoi rilevare l'affitto del negozio e gestirlo per conto tuo, se ti va.
- Stai scherzando.- Vide che le stava sorridendo come un coccodrillo.
- Ho delle buone notizie, Mel. Ti tireranno addirittura su il morale.
- Ti dimettono dall'ospedale.
- Beh, si, c'è anche quello. Ma ascolta, ragazza, l'abbiamo fatta grossa.
- Fatta grossa?
- Abbiamo fatto centro. Quello che tutti gli scommettitori come me sognano da sempre.
- Vuoi dire che hai vinto dei soldi?
- Io e te insieme. Ti ricordi gli incassi di Natale? Beh, non avevo mai avuto così tanti soldi in una volta, così li ho messi da parte per piazzarli su una combinazione.
Mel si sentì mancare. - Vuoi dire che hai puntato tutti i nostri incassi di Natale - duecentocinquanta sterline e quindici pence - su un cavallo?
- Sei cavalli. Una combinazione. Sei vincenti in sei gare.
Mel vide la stanza capovolgersi davanti ai suoi occhi. Si sedette sulla sedia. - Ho capito bene? Tu hai puntato tutti i soldi, i miei e i tuoi, su sei cavalli che dovevano tutti vincere lo stesso giorno?
Lui sorrise. - Ho sempre giurato che un giorno mi sarei rifatto su quel bastardo. Con tutti i soldi che mai ha preso.
- Pensavo che non dicessi parolacce- disse Mel fredda. - Devi essere proprio impazzito. Sei cavalli.
- Trentamila sterline.
Mel prese un gran respiro. - Non hai vinto neanche una scommessa. Si rifiuterà di pagarti. Scapperà...
- Sei una stramaledetta pessimista. Faresti passare la voglia di ridere anche a una iena.
- Non credo a niente di tutto questo. Lou, mi stai dicendo che adesso potresti effettivamente mettermi in mano quindicimila sterline?
Lou distolse lo sguardo. - Beh, non esattamente, Mel. Le ho, ehm, investite per te, insieme alla mia parte.
Mel prese un gran respiro. - Non in un'altra combinazione!?
- Li ho investiti nella ricevitoria di Syd. Ecco come faccio a sapere che non scapperà, capisci?
Mel rise. Rise finchè non le scesero le lacrime lungo le guance e rise ancora, finché l'infermiera della corsia non cominciò a guardarla da dietro gli occhiali. Lou era indignato.
- È un bell'investimento, ti assicuro. Ha dei bei profitti, il nostro Syd. Nessuno sbanca mai l'allibratore, ragazza mia.
- Ma perché vuoi lasciar perdere il negozio? Hai detto che era la tua indipendenza, che ne avevi bisogno per tirare avanti. Dove andrai a vivere?
- Ah, ecco qual era il problema. Non potrò mai più salire le scale del negozio, Mel. Non con questa gamba zoppa. Andrò a stare con Syd. Ha un bel bungalow dietro il negozio. Molto accogliente. Niente scale. Due minuto dalla ricevitoria. Cinque minuti dall'osteria. Pasti pronti. Pulizie a domicilio. Credo che potrei tirare avanti un'altra ventina d'anni e morire miliardario.
Mel scoppiò a ridere di nuovo e scoprì che stava piangendo allo stesso tempo.
- Ti darò un piccolo consiglio sulla vita, ragazza mia. Non do consigli molto spesso, quindi ascolta. Sii sempre pronta ai cambiamento e assecondali. È più interessante e più comodo. Solo uno sciocco cerca di impedire che le cose le cambiano. Allora, quando andrai a trovare tua madre? Voglio sistemare tutto.
Mel smise di ridere. - Mi dispiace, Lou. Non posso. Non stasera. Ho troppa paura. Prima ci devo riflettere.
- Va bene, allora. Stanotte resta al negozio. Ma portami presto tua madre. Voglio sistemare come si deve questo affare, legalmente, e abbiamo bisogno della firma di tua madre perché sei minorenne.

MEL - Liz BerryWhere stories live. Discover now