Trentunesimo capitolo.

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Zayn aprì gli occhi la mattina dopo, trovandosi ancora abbracciato a Liam e sorridendo, arrossendo appena. Provò a stiracchiarsi leggermente, con cautela, per testare se i muscoli gli facessero ancora male o no; sfortunatamente era ancora dolorante. Non l'avrebbe mai detto a Liam, ma si sentiva davvero a pezzi e dubitava nella guarigione veloce di cui gli parlava sempre.

Tese piano le braccia davanti a sé, sentendo le spalle protestare per lo sforzo. I lividi sembravano stare passando, ma le altre varie ferite no.

In quell'esatto momento si rese conto di essere solo in boxer.

Arrossì vistosamente, persino lui; davvero la notte prima era andato a dormire in quel modo? Liam era vestito, al contrario! Dio, che imbarazzo...ed avevano persino dormito abbraccia-

Interruppe lui stesso il flusso dei suoi pensieri. Dormiva sempre riparato, in posizione da potersi difendere in qualsiasi caso, e non avrebbe mai potuto nemmeno pensare di lasciarsi proteggere da qualcuno mentre dormiva; non si sarebbe mai lasciato avvolgere, abbracciare, con il terrore che sarebbe potuto succedere qualcosa di notte, e che non sarebbe stato in grado di far nulla per proteggersi.

Ma...era stata una bella, bellissima sensazione.

Per la prima volta, si era sentito al sicuro fra le braccia di qualcuno, come non accadeva da quando sua madre era morta.

Gli venne da piangere; non ci poteva credere, sarebbero state lacrime di stupore e felicità. Ma com'era possibile che Liam, con tutte le persone che c'erano al mondo, avesse scelto proprio lui?

Incurante del dolore, passò una mano fra i suoi capelli e gli posò un leggero bacio sulle labbra. Sorrise a guardare il suo volto addormentato, tranquillo, dai lineamenti di un uomo ma dall'espressione pacifica di un bambino.

Si alzò dal letto senza fare rumore, piano, dirigendosi in bagno per fare una doccia. Quando si trovava già sotto il getto d'acqua, il suo cellulare prese a squillare; non lo sentì, ma Liam venne svegliato dalla suoneria.

Cercò il telefono sul comodino, scoprendo che Zayn si era alzato, ma credendo che il cellulare fosse il suo e non quello del ragazzo. Se ne accorse solo dopo aver pigiato il tasto verde, senza nemmeno aver letto prima il numero che stava chiamando.

"Pronto?" chiese. Una voce ferma, autoritaria e quasi disinteressata, priva di emozioni, iniziò a fargli una serie di domande.

"No" mormorò ancora assonnato, alla domanda se lui fosse Zayn Malik. "Può dire a me, comunque."

La persona sconosciuta gli chiese se ci fosse un qualche grado di parentela fra loro due. Anche da appena sveglio, Liam comprese che la questione era seria e mentì, fino a ottenere le informazioni che quell'uomo doveva dargli.

"Yaser Malik, suo zio" spiegò questi, dopo che Liam gli assicurò di essere suo nipote, "è stato trovato deceduto stamattina in un bagno di un autogrill. Sembra che la sua morte sia stata causata dall'overdose."

Liam si irrigidì. "Può- può ripetere, scusi?" balbettò. Aveva capito bene.

Chiuse il telefono, e fece appena in tempo ad assimilare la notizia che Zayn rientrò nella stanza.

"Lee" lo chiamò, osservando la sua aria sconvolta. "Che succe-"

"Tuo padre" soffiò Liam. "È morto."

*****

A Mark, Harry non piaceva. Nemmeno un po'. Gli sembrava una ragazza, sorrideva troppo, e dava l'idea dell'ingenuità in persona.

In quel momento, vittima di Charlotte, stava cercando un modo di evadere a tutte le sue domande scottanti; Mark ne era sicuro, perché Harry non faceva altro che arrossire e mordersi il labbro inferiore, angosciato. E poi, che sua figlia fosse la copia esatta di Louis, non era mai stato un mistero.

You're every line, you're every word, you're everything. || LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora