Diciottesimo capitolo.

5.1K 250 140
                                    

Il campanello di casa Malik suonava insistentemente; fu Walihya a dirglielo, irrompendo nella sua stanza e tirandolo giù dal letto.

"Zay, stanno suonando! Dove hai messo le chiavi?"

Zayn rispose con un borbottio iniziale, poi si mise seduto stroppiciandosi gli occhi e rivolse un sorriso assonnato a sua sorella. Non l'avrebbe mai trattata male, nemmeno in quel caso; era stanco, esausto, pieno di lividi, ma non gli importava d'essere stato svegliato. D'altronde, non gli sarebbe piaciuto che uno sconosciuto parlasse con le sue sorelle, perciò si alzò in piedi e si infilò la prima maglietta a maniche lunghe che trovò, giusto per coprire le braccia e i segni di violenza.

"Non è Louis?" biascicò, assonnato. Walihya scosse la testa: "forse lo conosci, è un ragazzo."

Zayn sbadigliò, annuì e poi scese di sotto.

"Chi è?" domandò, aprendo la porta mentre ancora si stropicciava gli occhi. Subito incontrò quelli color cioccolato di qualcun'altro, e sobbalzò.

"Li-"

"Zayn!" esclamò l'altro, anticipandolo. "Pensavo stessi male, e invece dormivi soltanto!"

Zayn non capiva se stava ancora dormendo oppure se era la realtà. "Dove hai trovato il mio indirizzo di casa?"

"Sono il figlio del preside" sbuffò Liam, sentendosi ancora in colpa per aver frugato nell'archivio degli studenti. "Scusa, ma ero preoccupato."

"Oh" mormorò l'amico. Rimase a fissarlo per qualche secondo, poi si decise a dire qualcosa. "Vuoi...uhm, entra."

Si mise da parte per lasciarlo passare, e Liam entrò in casa sua. Era grande, spaziosa, ma vuota; non c'era nessuno nell'ampio salotto che si intravedeva dall'ingresso, e non giungeva nessun rumore dalle stanze intorno.

"Sei solo?" domandò, perplesso. Era assurdo che avesse una casa simile tutta per sé.

"No, ci sono le mie sorelle di sopra" scosse la testa Zayn, chiudendo la porta. Liam lo scrutò per un attimo, confuso.

"Zayn" lo chiamò. Il ragazzo lo guardò in attesa.

"Perché dormivi alle sei del pomeriggio? E perché hai gli occhi rossi?" chiese. Lo vide irrigidirsi, passandosi freneticamente un pugno sull'occhio come per scacciare le prove di quell'ultima constatazione.

"No, ti sbagli" ridacchiò nervosamente. "E dormivo perché stanotte i gatti qui sotto miagolavano e li sentivo e-"

"C'è qualcosa che non va" lo interruppe Liam, rattristato da quella bugia. "Non mi mentire."

Zayn non rispose, distolse lo sguardo.

"Ho iniziato a preoccuparmi quando ti ho visto nascosto, l'altro giorno" spiegò Liam, "poi ho cominciato a rendermi conto di altre piccole cose. E ho chiamato al tuo cellulare e mi ha risposto una bambina: piangeva."

Cercò i suoi occhi, senza trovarli. "Zayn, chi era? E cosa le era successo?"

"I bambini litigano, lo sai" provò a desistere Zayn, cercando una via di fuga.

"Non aveva la voce da litigio. Sembrava una cosa molto, molto seria."

Come se fosse stata chiamata in causa, Safaa scese lentamente le scale e solo allora Liam la notò.

"Ciao" salutò, sorpreso. Quando la bambina lo salutò di rimando, con gli occhi bassi e spaventati, riconobbe la sua voce.

"Liam" sospirò Zayn, sapendo bene che ormai non poteva più mentire, "lei è Safaa. Mia sorella minore."

You're every line, you're every word, you're everything. || LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora