Dodicesimo capitolo.

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Harry si svegliò molto più tardi; solo. Si alzò dal letto sentendo i muscoli tirare e fargli un male cane, ma non si diede per vinto e ignorando il dolore si affacciò a tutte le stanze alla ricerca di Louis. Niente; non era da nessuna parte. Forse l'aveva soltanto sognato, magari non era mai venuto sul serio a casa sua, probabilmente non gli aveva mai accarezzato i capelli e di sicuro non gli aveva promesso di restare con lui. Anche perché, se pure fosse successo, dov'era in quel momento?

Sospirò tristemente, mentre Buffy miagolò per attirare la sua attenzione. Si alzò sulle zampe posteriori, posando quelle anteriori sulla gamba del ragazzo richiedendo coccole, che Harry fu costretto a negarle; se avesse provato a piegarsi, molto probabilmente gli si sarebbero staccate tutte le ossa del corpo.

In quel momento squillò il telefono di casa, facendolo sobbalzare, e camminare velocemente per prenderlo in tempo si rivelò una fastidiosa agonia. Alla fine riuscì a rispondere, sentendo subito la voce allegra di sua sorella dall'altra parte della cornetta.

"Ehi, fratellino!", poteva quasi vederla sorridere. "Certo che ti sei proprio dimenticato di noi, eh! Da quand'è che non chiami? Iniziavamo a pensare fossi morto!"

Harry si morse un labbro; in effetti, non telefonava alla sua famiglia da un bel po'. "Beh, quasi" ridacchiò, "mi fanno talmente male i muscoli che mi sento un vecchio di novant'anni. Hai presente? Ho paura di sedermi, metti che poi non riesco a rialzarmi!", scherzò.

La risata di sua sorella gli arrivò forte e chiara, cristallina come la ricordava, alle orecchie. "Appunto. Chiamo le pompe funebri!" rise allegramente. "Ah, ma aspetta, come mai?"

"Mhh, ecco, perché..." e lì Harry si accorse di essersi tradito da solo, "l'altro giorno, cioè ieri, io...uhm...ero con Liam e...sì, ero con Liam, stavamo giocando a basket e...e sono caduto e poi, lo sai, non gioco più dalle medie e adesso ho...ecco, esatto, ho tutti i muscoli indolenziti!"

Harry non aveva mai saputo raccontare le bugie, ma cos'avrebbe potuto dirle in alternativa? No Gemma, sai, niente di che. Un ragazzo, per la precisione il bullo che mi perseguita da tre anni, improvvisamente mi bacia, poi mi pesta senza pietà, poi viene a chiedermi scusa, poi scompare nel nulla. Ah, quasi dimenticavo, siccome sono un idiota, ho pregato il bullo in questione con evidenti crisi di personalità di vivere a casa mia e lui me l'ha pure promesso, e ah, giusto un altro piccolo dettaglio, ha duplicato le chiavi del mio appartamento e adesso può entrare a suo piacimento oltre a comandarmi e a tentare di uccidere Buffy -e me. Come ti dicevo, niente di interessante, non trovi?

"Harold!", la voce di Gemma lo riportò alla realtà, "mi senti? Ti ho chiesto come sta Buffy!"

"Bene, bene, bene" ripeté qualche volta di troppo, prima di sentire dei passi fuori dalla porta di casa. Il suo cuore prese a battere furiosamente, che fosse Louis? "Devo andare, scusa Gemma", disse sbrigativamente, mentre il cuore minacciava di uscirgli dalla cassa toracica, "giuro che ti richiamo!"

"Har-" e sua sorella non fece in tempo a finire, perché Harry le chiuse praticamente il telefono in faccia mentre sentiva il suono delle chiavi girare nella toppa.

Un secondo dopo, il ragazzo più bello del mondo -con tanto di borsone e di valigia- entrò in casa sua.

******

"Hai buone notizie, Malik?"

Il cellulare di Liam segnava tre cose: il nome Zayn Malik, il suo numero, la scritta che indicava per quanti minuti avrebbero parlato. Scritta che adesso indicava solo pochi secondi, i quali si aggiornavano continuamente, veloci e inafferrabili.

"No, Louis mi ha pestato di nuovo, poi è andato da Styles, l'ha violentato e infine l'ha ucciso", rispose Zayn alzando gli occhi al cielo. Liam, dall'altra parte della cornetta, sgranò gli occhi.

You're every line, you're every word, you're everything. || LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora