𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟷𝟹:

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𝚛𝚒𝚌𝚎𝚛𝚌𝚊𝚝𝚘

21 gennaio 2018.
Incheon [인천 광역시, Incheon gwang-yeoksi]

«Seonghwa, tu prego di ripetere il tuo racconto dall'inizio» Kang Hyehyo gli aveva aperta la porta subito dopo aver sentito il campanello, sorpresa che ci fosse Seonghwa ridotto peggio di uno straccio.
Gli occhi rossi erano stati strofinati più volte, mentre le labbra erano gonfie; i muscoli tesi dal nervosismo e il dolore alla pancia non davano di certo grande aiuto al moro, il quale credeva anche di avere un assurdo mal di testa.
«Ce l'hai un'aspirina?» chiese Seonghwa prima di ogni altra cosa, mentre si faceva spazio verso il salotto di Yeosang. Il biondo sarebbe tornato a momenti da Anyang. Se ci pensava gli mancava l'aria.
«Che cosa è successo, Seonghwa?» nuovamente la voce di Hyekyo si fece forte e lui alzò il capo dal parquet.
«Io mi sono innamorato. Mi sono innamorato di una ragazzo bellissimo, dolce, sempre sorridente — un vero angelo. Si chiama Hongjoong, Kim Hongjoong…».
«Intenti l'Hongjoong della lista dei bambini drll'orfanotrofio?».
«Proprio quello» fece un sorriso amaro «Ci siamo incontrati da Mary's e io l'ho notato subito, forse perché era lì e voleva che lo notassi, magari sapeva anche che a me era stato affidato il suo caso e ha voluto studiarmi dato che sapeva come mi chiamavo, ma mai mi ha chiamato Seonghwa, solo detective» Seonghwa immaginò la sua figura dire quella parola in qualsiasi modo, mentre un pezzo del suo cuore si rompeva silenziosamente.
«Ci siamo visti al supermercato e diavolo se pensavo ad una scena dove andavamo a fare la spesa insieme. Io così attento ad ogni cosa, con la lista tra le mani, e lui un pò più a caso, a prendere quello che rispecchiava i suoi gusti. Gli ho dato le mie caramelle perché un bambino le aveva rubato le sue, e cavolo, era felice come una pasqua. Avrei dato qualsiasi cosa per rivedere quel sorriso. Poi, siamo usciti. Io non ero in servizio, ma volevo dirigermi in centrale per alcuni aggiornamenti. Quel pomeriggio mi ha portato in un posto a lui importante e oggi in quella che era stata la sua vita. Una vita spaventosa, Hyehyo-ssi. Piena di dolore, tristezza e voglia di essere liberi, perché lui non lo era e stava male; perciò ha deciso di agire. Mi ha detto che lui protegge sempre chi ama, per questo non mi ha mai fatto del male anche avendone la possibilità. Lui mi ama, ma è un criminale e dovrei arrestarlo, il fatto è che non voglio. Gli ho detto scappa, scappa dove io non possa trovarti. Sai che mi ha detto, che mi ama e che non mi lascerà mai. Poi, me ne sono andato. Abbiamo fatto l'amore, c'era amore in ogni piccolo gesto su quel divano polveroso in mezzo ai brutti ricordi del passato. Ma al tempo stesso eravamo solo noi due, a diventare una cosa sola, prima che fosse troppo tardi».
«Seonghwa, ora lo cercherete in centrale, vero?».
«Come da prassi, penso di sì. Penso che dobbiamo interrogare i mancanti e mettere tutto al suo posto. Ma quando i pezzi puzzle riveleranno il colpevole io sarò colui che gli metterà le manette. Non voglio farlo».
«Per questo gli hai detto di scappare…Sai che penso Seonghwa, che dovresti correre da lui e dirgli veramente di andarsene da qualche parte, e magari provare a cercarlo fin quando le accuse cadranno perché non si sa dove sia finito. Chiudere il caso e ammettere di aver perso, questo puoi permetterti di fare. Ma è pericoloso aiutare un criminale» disse la ragazza.
«Ne vale la pena» disse Seonghwa «Per lui anche altre mille volte ne vale la pena».
«Se sei sicuro di quello che devi fare, fallo. Vai da lui prima che lo sappiano e restaci fino all'ultimo secondo; perché potrebbe essere troppo tardi».
«Tu non dirai nulla, Hyekyo? Intendo, posso fidarmi davvero di te?».
«In vita mia non ho mai tradito il segreto professionale, e questa era una seduta. Per quanto possa essere d'accordo o no, sono sempre la tua ex cognata e ti voglio bene. Fai quello che senti. Non esiste alcuno studio o alcuna legge che vieti di vivere la vita a pieno e tu fallo, fallo finché ne hai l'occasione».

Seonghwa uscì da casa di Yeosang con il cuore a pezzi, non perché Hongjoong glielo avesse spezzato, ma perché sapeva che stava per fare la cosa più sbagliata di sempre.
Chiamò uno dei suoi informatori per chiedere dei documenti falsi, poi si diresse di nuovo da Hongjoong, il quale gli saltò addosso per la felicità quando lo vide da solo, in tuta e senza neanche il distintivo in bella mostra.
Il suo aspetto era un pò trascurato, ma lui amava lo stesso Seonghwa.
Il moro lo tenne in braccio per bearsi di quel calore che gli mancava — e che avrebbe voluto lì con lui sempre, ogni volta che ne aveva bisogno.
«Sono passati due giorni e non c'è stato attimo in cui non pensassi a te» disse il biondo.
«Risparmiamo queste cose furbacchione» Seonghwa rise.
«Hey, davvero mi sei mancato. Ma che cosa ci fai qui?».
«Volevo aggiornarti sulle novità. Il resto dei tuoi amici ha puntato il dito contro di te, quindi sei ufficialmente ricercato della polizia, ma ti ho procurato una nuova identità fino al prossimo passo. Devi nasconderti dove neanche io potrò più trovarti, e se mai dovessimo chiamarci, non devi assolutamente dirmi dove ti trovi, non importa. Io farò finta di odiarti, anche se non posso» il moro gli rubò un bacio, aspettando una risposta, ma dalla parte di Hongjoong arrivarono solo baci sempre meno casti.
Quando smisero erano già passati venticinque minuti, dove le labbra erano ridotte ad una pietà.
«Scapperò Seonghwa» affermò Hongjoong.
«Devi farmi una promessa però. Se dovessi avere anche solo la brillante idea di vendicarsi di qualcuno non farlo. Non uccidere».
«Se lo farò davvero potresti arrestarmi?».
«In quel caso potrei ucciderti con le mie stesse mai».
«No, non lo farai. Mi ami troppo per farmi del male».

◯  Tinto di rossoWhere stories live. Discover now