𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟷𝟷:

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𝚛𝚘𝚟𝚒𝚜𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚍𝚎𝚗𝚝𝚛𝚘 𝚞𝚗𝚊 𝚜𝚌𝚊𝚝𝚘𝚕𝚊

19 gennaio 2018.
Incheon [인천 광역시, Incheon gwang-yeoksi]

Gli aggiornamenti erano arrivati quasi subito in centrale di polizia, ma San si era totalmente dimenticato di comunicarlo a Seonghwa, il quale, sembrava essersi preso quella mattina libera per sbrigare delle cose. Ultimamente non veniva più tutto il giorno, solitamente il pomeriggio e alcuni giorni di mattina; faceva mezza giornata e poi andava via. San non poteva biasimarlo, eravano nelle mani di Yeosang e di Jongho - appena fosse stato possibile avrebbero agito anche loro - per il momento dovevano solo aspettare.
Seonghwa quella mattina andò da Mary's a fare colazione, cosa che solitamente non faceva mai, ma si era detto che avrebbe cominciato ad investigare su Hongjoong. Sicuramente sarebbe arrivato a qualcosa, lo aveva sentito nella sua voce e nel suo modo di parlare che qualcosa non quadrava.
«Detective!» proprio il diretto interessato chiamo il poliziotto invitandolo a sedersi con lui al solito tavolo.
«Hongjoong!».
«Oggi non andiamo a lavoro?».
«In realtà starei lavorando, e molto, ma diciamo che potrei fare un eccezione stamattina» Seonghwa gli fece l'occhiolino ottenendo la reazione voluta. Hongjoong strinse gli occhi con un sorriso infantile, subito dopo bevve un sorso del suo latte alla fragola.
«Allora non le dispiacerebbe fare una grande eccezione per me?».
«Sarebbe?» il moro scosse la testa con viso curioso e sempre più vicino a quello dell'altro.
Hongjoong aspetto la colazione arrivasse al tavolo confezionata per prendere la sua mano e correre fuori dal locale. Si fermò davanti un'auto verde, francese, una Citroën Ds 23 Pallas degli anni 70. Con uno scatto alla aprì e fece accomodare Seonghwa al lato passeggeri. Messa in moto, cominciò a muoversi per le strade di Incheon verso una meta sconosciuta.
Seonghwa non capiva, non capi a davvero cosa stesse succedendo se non che il ragazzo che lo attraeva, e che al tempo stesso nadcondeva qualcosa, lo avesse invitato in macchina verso un posto che non immaginava. Era successa la stessa cosa il giorno prima: avevano camminato fino al giardino dove il biondo gli aveva fatto quella confessione, ma sembrava essere tutto diverso. Mentre Hongjoong guidava silenzioso, lui si domandava dove stessero andando, a volte mordendo l'unghia dell'indice e con un tremolio alla gamba.
«Non si preoccupi detective» disse il biondo senza guardardalo, ma poggiando la mano sul ginocchio che continuava ad alzarsi e abbassarsi in continuazione.
«Non mi preoccuperei se sapessi dove mi stai portando Hongjoong, perché tutto questo mistero?».
«Lo vedrà presto detective, deve solo portare pazienza. Le piacerà, sarà come rovistare dentro una scatola, per farla breve sto per portarla in un posto a me molto caro, ma non più del giardino di ieri. Si tenga pronto perché potrebbe davvero impressionarsi, si rilassi» Hongjoong sussurrò le ultime frasi con una stretta maggiore sul ginocchio del poliziotto che in qualche modo non ne fu immune. Seonghwa, ascoltando il consiglio del ragazzo, si lasciò andare sul sedile color kaki della macchina sospirando. Non poteva perdere il controllo, tanto meno non doveva dar l'impressione che lo stesse osservando.
Con tutti i pensieri che aveva per la testa riguardo al biondo, finamente la Ds si fermò di fronte ad un edificio altro tre piani al di fuori pieno di ampie vetrare, il suo interno invece era un mistero tra antico e modermo: gli archi di trionfo si alternavano a lunghe aste di ferro che sostenevano diversi faretti per illuminare diverse tele tutte nello stesso corridoio e in diverse stanze fino ad una porta chiusa a chiave.
«Che posto è?» chiese Seonghwa.
«Qui, detective, dipingo. Queste sono le tele che esporrò la prossima settimana ad un gala, mentre quelle sono per alcuni clienti. Invece, dietro questa porta c'è il motivo per cui l'ho portata qui» il biondo disse con voce bassa e un pelo seducente alla fine. Prese la mano del moro e dopo aver girato la chiave nella toppa, aprì la porta di quella stanza. Hongjoong non lasciò mai quella mano, mentre metteva via enormi teli di stoffa per mostrare le sue opere più belle, ma anche le più brutali. Seonghwa quando cominciò a guardarle, ad un primo impatto rimase davvero impressionato. Le tele non ritraevano luoghi magnifici come quelli degli altri quadri, tanto quanto le luci erano diverse e anche lo stile era tutt'altro.
Colori scuri dipingevano soggetti diversi, alcuni nei minimi particolari, altri invece risultavano sfocati, come se chi stesse guardando su trovasse lì ma che non riuscisse a riconoscere ogni cosa.
«Impressionante, non è vero. Questi non verranno mai esposti» disse Hongjoong con un velo di tristezza nella voce.
«Perché hanno dei messaggi non adatti al pubblico?».
«Il pubblico non potrebbe mai cogliere i messaggi dietro questi quadri. Sono troppo privati e potrebbero trarne le conclusioni sbagliate; persino lei detective non saprebbe come spiegarli».
«Perché non lo dai tu Hongjoong, perché non me li spieghi tu, potrei capire» Seonghwa si avvicinò rimanendo ad un palmo dal suo viso. Ora stava giocando davvero sporco, ma avrebbe voluto capire ogbi sfaccettatura delle tele per poter capire meglio lui; l'Hongjoong di cui sapeva si sarebbe innamorato. L'altro sospirò pesantemente ad avere il fiato del moro sul suo collo, in preda ad un cuore troppo veloce e che sarebbe potuto uscire fuori dal petto. Ci pensò qualche secondo, l'idea non era male, ma avrebbero giocato a modo suo.
«Potrei detective, ma lei si tolga la camicia e mi aspetti qui, vado a prendere un pennello» disse dirigendosi verso il tavolo in mezzo al grande salone. Quando voltò lo sguardo verso colui che sarebbe stata la sua tela per quel giorno si sentì avvampare per ciò che aveva davanti gli occhi, resistendo dal baciare ogni centimetro di pelle che il moro gli stava mostrando. Seonghwa non ci aveva riflettuto neanche, avrebbe fatto di tutto per scoprire la verità - avrebbe fatto di tutto per lui.
«Hai intenzione di dipingermi per spiegarmi i tuoi quadri?».
«Dentro ogni quadro c'è un'emozione diversa, che sarebbe impossibile trascurare per apprendere la verità» Hongjoong si mise seduto a cavalcioni sulle sue gambe, accomodandosi e lasciandosi reggere da Seonghwa per non cadere. Il moro aveva lasciato che le sue mani scivolassero sui suoi fianchi per averlo vicino abbastanza per permettergli di iniziare il suo lavoro, nel frattempo lui iniziò a parlare.
«Il primo quadro è molto doloroso; rappresenta fondamentalmemte il primo passo della mia fuga. Una stanza con sette letti, un gruppo di amici che deve combattere contro un nemico comune,» Hongjoong cominciò a disegnare in altro a destra sul petto ragazzo una sagoma nera dovre sette figure e il nemico erano l'uno di fronte all'altro, dettagli gialli erano posti per fare le luci della stanza in cui si trovavano. Fece un pò di pressione così che Seonghwa potesse sentirlo come un esempio insignificante del dolore che aveva provato. «Uno di loro era gay, quello meno accettato di tutti, quello che aveva intenzione di scappare via e lo ha fatto quando ne aha potuto. Aveva perso una causa, ma non la sua libertà. La seconda tappa invece è il mio arrivo in una casa molto bella e grande, dove quelli che erano un padre e una madre disperati di essere genitori mi hanno preso sotto la loro ala. Si sono occupati di me fin quando incubo non è tornato, allora sono dovuto scappare nuovamente» Hongjoong prese a disegnare dall'altra parte del petto, poi sul collo «Poi, il giardino dell'altro giorno. Lì sono approdato dopo essere scappato dall'incubo, ed è stato quello in cui ho preso la decisione più importante: nessuno sarebbe rimasto impunito».

◯  Tinto di rossoWhere stories live. Discover now