𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟻:

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𝚂𝚞𝚙𝚎𝚛𝚖𝚊𝚛𝚔𝚎𝚝

17 gennaio 2018.
Incheon [인천 광역시, Incheon gwang-yeoksi]

Seonghwa ripose via le tazze una ad una dallo scatolone che gli era appena arrivato da Seoul, lasciato nell'ufficio postale per un tempo lunghissimo che quasi non sperava più di vederlo.
Le aveva avvolte nella carta da imballaggi quando ai tempi in cui ancora divideva l'appartamento con Yeosang vicino l'università dei due, e lo aveva chiuso nella speranza di poterlo riaprire. Erano delle tazze che sua madre gli aveva regalato quando era stato assunto come detective alla omicidi. Era stata una fortuna che il postino lo avesse consegnato quella mercoledì mattina, mentre ancora lui si apprestava a consumare un discreta colazione.
Quella mattina si era alzato tardi, notevolmente più riposato del solito, forse perché finalmente aveva dormito come doveva, e il peso della stanchezza era notevolmente diminuito. Si sentiva alla grande e pronto per cominciare la sua mattinata tra stracci e pezze per spolverare e svolgere le commissioni; di pomeriggio avrebbe fatto un salto a Namdong e avrebbe lavorato per la restanti ore, fino alle diciannove. Poi, si sarebbe preparato per la cena a casa di Yeosang per il ritorno di sua sorella dall'America.
Senza crogiolarsi più di tanto, si vestì velocemente con una tuta grigia, si pettino e lavo i denti guardandosi allo specchio.
«Sembro più pimpante del solito stamattina» si disse raggiungendo di corsa il frigo per fare la lista della spesa. Nel frattempo chiamò Yeosang.
«Buongiorno» augurò allo «Yeoboseyo?» impastato del biondo al telefono.
«Yeosang, senti, scusa il disturbo, ma sono arrivate le tazze di mia madre, quelle da Seoul. Ci sono quelle con le alette di pollo fritte che ti piacciono».
«

Ah, sì. Mi ricordo, quando posso passare a prenderle. Le volevo aggiungere alla collezione» il ragazzo dall'altro capo del telefono sembrò divenire più allegro. Yeosang era un'amante delle tazze stilizzate e con strane decorazioni, e quando aveva cominciato a fissare quella tazza con le ali di pollo, la madre di Seonghwa era stato gentile da regalargliela.
«Tranquillo, te le porto a lavoro o stasera» disse Seonghwa, scrivendo distrattamente ali di pollo e ali di pollo marinate sulla lista insieme ad un'infinità di cose.
«Ah, okay. Allora me li porti stasera. A proposito, che zuppa vuoi?» domandò al telefono per poi ridere.
«E questa risata adesso? È per la zuppa?» Seonghwa fece il finto indispettito «Mi prendi in giro?».
«Non ti prenderei mai in giro Hyung, solo mi ricorda quando io tornavo dalla lezione in università e tu dai corsi speciali della polizia e ti chiedevo sempre cosa volessi mangiare. Mi rispondevi che volevi la zuppa e allora ho preso l'abitudine. Le preparo anche a Yunho di tanto in tanto».
Entrambi sorrisero prima di riagganciare per svolgere ognuno i propri doveri.
Detto questo, Seonghwa completò di scrivere la sua lista con tutto quello che gli serviva e uscì, con la tuta e mascherina nera a coprirgli il volto. Si mise alla guida della Fiat 850 Sport Coupe e si diresse fino al supermercato più vicino, ad un paio di chilometri da casa.

Sin da piccolo, Seonghwa aveva sempre adorato andare a fare la spesa con i suoi genitori. Dove viveva prima, Jinju, ogni giovedì pomeriggio accompagnava i suoi, chiedendogli sempre delle caramelle ai lamponi e ciliegie che pensava non esistessero più anche se le cercava per tutti gli scaffali. Anche quel giorno della spesa, mentre spingeva un carrello pieno, cercava disperatamente quelle caramelle speranzoso, finché non gli saltò all'occhio un pacchetto di cartone rigido colo fucsia scarlatto e bianco e allora si disse che le aveva trovate. Fece le corse per accaparrarsi il penultimo pacchetto, ma nel prenderlo si scontrò con una mano piccola, fine, dalle dita proporzionate ed eleganti che potevano appartenere solo ad una persona graziosa e aggraziata. Quando rialzò il viso dal pacchetto, istintivamente pensò si trattasse di una donna, ma sbiancò quando vide Kim Hongjoong davanti ai suoi occhi in tutta la sua tenerezza.
«Giorno detective!» il ragazzo gli sorrise, prendendo un pacchetto per lui e l'ultimo per il moro. Seonghwa non seppe cosa dire allungando la mano che aveva tirato indietro dalla sorpresa, non capiva se essere sorpreso o sbraitare cose come «mi stai seguendo per caso?», ma uno scambio di sguardi cambiò le sue intenzioni, tramutando quella strana situazione, in quella più imbarazzante che potesse esserci. Il moro abbassò la maschera fingendo un piccolo sorriso per nascondere quanto in realtà fosse stranito di trovarsi la stessa persona casualmente lì con lui.
«Anche tu qua, che fai da queste parti, Hongjoong?» domandò stupidamente sentendosi dire dall'altro con espressione annoiata «La spesa».
«Certo Seonghwa, che bella figura» pensò il moro, sperando di cancellare con un sospiro la brutta figura.
«Vedo che anche tu sei un fan delle caramelle ai lamponi Dumb. Ricordo ancora quanto fossero famose quando ero piccolo, i miei genitori adottivi me le regalavano sempre quando facevo i capricci, in realtà avrebbero dovuto dirmi di smetterla. Per colpa loro penso di essere un ragazzo viziato».
Hongjoong si mise a parlare del frammento della sua infanzia, forse uno dei più felici. Affianco il ragazzo per un pò, finché non arrivarono al reparto della frutta. In quel reparto il biondo corse a cercare le fragole scordandosi completamente di prendere il carrello, felice come una pasqua. Per questo le caramelle gli caddero giù, prese subito da qualche bambino che passava di lì.
Seonghwa si sentì quasi responsabile del furto per non essere intervenuto prima, e per far sì che il minore non se ne accorgesse prese le sue per metterle nell'altro carrello; tanto le avrebbe potute pur sempre ricomprare, una volta sapendo che erano vendute lì.
Hongjoong tornò con una cassetta di fragole con un sorriso enorme, sembrò esserne tanto preso che non prestò neanche attenzione al non urtare una signora che andava nella direzione opposta. Una volta avvenuto il contatto, il ragazzo cercò di salvare disperatamente la cassetta di fragole, facendo da scudo se fosse stato necessario. Se non fosse stato per Seonghwa, il quale aveva prontamente afferrato il ragazzo, sarebbe tornato a casa con un bernoccolo e un gran mal di testa. Lo scontro col pavimento freddo quindi non avvenne. Il moro non sapeva come, ma aveva agito di istinto afferrando la mano minuscola appena in tempo, tirando su l'altro che gli era finito tra le braccia.
Hongjoong sembrò più un imbarazzo che mai, e non sollevò neanche il viso. In vita sua non aveva mai provato così tante emozioni tutte insieme e non sapeva a quale dare prima sfogo; alla paura che gli aveva tolto dieci anni di vita o forse il formicolio per essere troppo vicino al detective o ancora la contentezza che  nessuno lo avesse lasciato andare? Rimase in silenzio, appoggiato con la testa sulla spalla del poliziotto, senza dire una parola, stringendo con le mani minuscole che si ritrovava la felpa grigia dell'altro. 
«Dovresti stare più attendo a dove cammini piccoletto» disse il moro spezzando l'assordante silenzio che si era creato dopo quel piccolo putiferio, con viso preoccupato, quanto divertito. Hongjoong rimase a bocca aperta per una quindicina di minuti, col cuore che batteva per il gesto eroico del poliziotto, incapace di dire due parole di seguito. Si limitò a rialzarsi e a fare un inchino. Poi, si diresse alla cassa per pagare.
Quando uscirono entrambi dal supermercato, nello stesso momento, Seonghwa si ritrovò con una marea di sacchetti sul carrello e Hongjoong semplicemente con le sue fragole e le caramelle Dumb che aveva già iniziato a mangiare con gusto. Seonghwa si chiese più volte come mai comprasse così poco se viveva da solo e se forse andava al supermercato tutti i giorni, date le sue conoscenze nel personale.
«Ho lavorato lì per un pò» affermò Hongjoong a un certo punto della loro conversazione «Mi serviva qualcosa in più, ma adesso ho trovato di meglio».
«Cosa esattamente?» .
«Dipingo su richiesta. C'è molta gente a cui piace abbellire le loro case con un mio quadro e quindi ricevo diverse prenotazioni ogni settimana».
«Non è faticoso?»
«Delle volte, ma ci si ritrova sempre molto soddisfatti del proprio operato» il biondo sorrise.
Stava per andarsene a piedi, dritto per la sua via e Seonghwa, per quanto non capiva il perché, non si sentiva sicuro a lasciarlo da solo in giro per Incheon, non di questi tempi. Stava giusto per chiedere al ragazzo se volesse un passaggio, ma il quello stesso attimo il cellulare squillò: era la centrale Namdong.
«Hyung, abbiamo finalmente qualcosa!» San lo sorprese al telefono e in men che non si dica il Hongjoong svanì nel nulla.

◯  Tinto di rossoWhere stories live. Discover now