Capitolo 8. La profezia III

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La mano di Blake strinse dolcemente il mio fianco avvicinando il suo viso al mio; tuttavia non mi opposi e rimasi immobile sotto lo sguardo attento dei suoi occhi velati di un terrore di cui ne conoscevo già la provenienza.

Sapevo già cosa stava facendo, speravo solamente che avrebbe funzionato. Era difficile comportarsi normalmente quando senti addosso gli occhi di chi non si lascia sfuggire neanche il più piccoli dei movimenti; deglutì osservando con la coda dell'occhio uno degli studenti avvicinarsi con andatura svelta e prima che la mano di Blake arrivasse a sfiorarmi il viso, fu prontamente fermato.

Di fronte a quel gesto inaspettato rabbrividì intimando ai miei muscoli tesi di rilassarsi se non avrei voluto sembrare sospetta, ma gli occhi chiari dell'NU erano noti proprio per la loro capacità di captare anche la minima traccia di sudorazione o spasmo involontario.

Blake si divincolò da quella presa con un sorriso nervoso azzardando una domanda: «Qualcosa non va?»

Eijiro rilassò i muscoli della mano, con la quale pochi minuti prima teneva immobile quella del ragazzo al mio fianco, e annuì lentamente.

«Sei atteso in infermeria per dei controlli, ti scorterò io stesso per evitare incidenti di percorso...» Mi lanciò una breve occhiata prima di continuare in tutta la sua pacatezza, sollevò una mano come a voler scacciare via qualcosa: «e credo sia piuttosto inutile ricordarti che non sono permesse visite nell'arco delle prossime 24 ore da parte di amici e parenti.»

Lanciai un'occhiata confusa a Blake per chiedergli delle spiegazioni, ma lui sembrava confuso tanto quanto me.

«Non credo di aver richiesto un controllo, mi è stato anche proibito di prenotarlo per le prossime tre settimane per mancanza di posti disponibili. Forse ti sei solo confuso e hai sbagliato persona..?» chiese quest'ultimo mostrando un sorriso cordiale.

Eijiro roteò gli occhi. «Non sono stupido; se non ti dispiacerebbe è meglio andare.»

Restai piuttosto colpita della sua agilità nel nascondere il suo vero io: non avevo mai incontrato qualcuno con queste capacità comportamentali e ciò gli faceva onore ma allo stesso tempo era motivo di preoccupazione; certo, credo sia davvero bello che smettano di essere così rigidi nelle loro posizioni e anche così sciolti nel linguaggio, che questo sia un progresso per i non umani moderni?

Alzai un sopracciglio studiando il ragazzo di fronte a me con estrema attenzione: sarebbe potuto sembrare un ragazzo qualunque se non fosse per il sorriso fin troppo finto e i movimenti a tratti meccanici, per non parlare delle iridi di un colore così chiaro da mettere inquietudine. Mi morsi con forza il labbro inferiore fino a farlo sanguinare, chiedendomi se fosse il primo di una rivoluzione, e se a tal proposito la rivoluzione non avvenisse per cause naturali ma artificiali.

Pregai mentalmente che mi sbagliassi.

Guardai Blake ritrovando i suoi occhi già su di me, quando vide la mia espressione preoccupata si affrettò a rivolgermi uno dei suoi sorrisi confortanti e per questo non mi divincolai quando mi diede un buffetto sulla guancia dicendomi che ci saremmo visti il giorno dopo; rabbrividì pensando che la mia mente non avrebbe resistito a non saperlo in mani sicure, ebbi l'istinto di poggiare le mani sul suo braccio in un tentativo di chiedergli di non andare ma lo sguardo gelido di Eijiro bastò a farmi pietrificare sul posto.

Smettila, smettila di guardarmi in questo modo! avrei voluto urlargli a squarciagola, ma invece dovetti annuire in modo forzato guardando il mio più caro amico andare via con uno degli esseri che temevo più di ogni cosa al mondo.

Respirai profondamente e mi incamminai per la prima lezione del giorno, non mi aspettavo che fosse così difficile muovere un passo dopo l'altro a causa del mal di testa insistente che non mi aveva ancora abbandonata, ma dovetti ricredermi; sospirai al contatto con la sedia e tentai di accantonare il pensiero di Blake in un angolo remoto della mia memoria, insieme al dolore.

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