Capitolo 10. Bacio Di Tenebre I

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Capitolo 10. Bacio Di Tenebre I

Scesi in cucina con la tazza di tisana fumante ancora tra le mani, aspettando di poterla bere in modo da non ustionarmi come ero solita fare per poi afferrare il libro di matematica, pronta a ripassare un argomento che non riusciva ad entrarmi in testa.

Ascoltai i miei passi rumorosi risuonare sul parquet e nessuno se ne lamentò: non potei fare a meno di mordermi il labbro inferiore bloccando lentamente i miei passi.

Casa mia non è mai stata particolarmente rumorosa con mia madre fuori e mio padre sempre a riposo, la voce che più si sentiva riecheggiare era la mia, ma da quando Logan è arrivato nella nostra famiglia le cose sembrano essere più movimentate.

Era bello poter scambiare delle chiacchiere con qualcuno, per quanto sia difficile ammetterlo... certo non l'avevo ancora accettato del tutto, ma era l'unico in quella casa che avrebbe potuto distrarmi dalle notizie catastrofiche dette al telegiornale, dalla stessa musica classica di sottofondo ripetuta in modo incessabile per mio padre o dalle preoccupazioni verso il mondo esterno.

Sospirai profondamente osservando dall'alto il tappeto posto di fronte all'entrata, lì vi erano sempre delle vans rovinate dal tempo rigorosamente posizionate in modo da non dare fastidio a nessuno, le uniche scarpe sporche a imbrattare la casa pulita, laddove ogni male si disperde a contatto con il leggero profumo alle mandorle appeso sul muro, laddove accanto si trova una piccola mensola piena di libri di medicina e delle foto che ritraggono una famiglia perfetta.

Quello era l'angolo preferito di mia madre, ma da quando Logan era arrivato con quelle sue scarpe sembrava essere ancora più ossessionata dal pulito, mi ricordai delle numerose volte in cui queste due settimane la sorpresi nel cuore della notte a pulire ogni superficie.

«Torna a dormire Gwen.» Mi aveva detto con un sorriso stanco.

Per quanto le costasse l'orgoglio ad ammetterlo di fronte a me, lei temeva il ragazzo che aveva accolto con tanto amore da trattarlo quasi come un figlio, forse perchè temeva che se avesse un errore lui sarebbe corso a riferire ogni dettaglio alla preside Myers, o forse era il suo abbigliamento così scuro e tenebroso a renderla inquieta. Per quanto avessi voluto delle risposte so che non le avrei ottenute, un pò perchè mia madre era testarda un pò perchè a causa dell'assenza di Logan sembrava più sicura di se stessa.

A quel pensiero i miei occhi corsero ad analizzare la maniglia della porta, in attesa che l'avrei vista aprirsi rivelando la figura del ragazzo che in questi quattro giorni sembrava farsi desiderare. Nonostante ogni centimetro della sua pelle macchiata dai piccoli tatuaggi, che avevo intravisto sotto il colletto della sua maglia, stonasse con l'intonaco sembrava che ogni cosa di quella casa sembrava risultare più spenta senza la sua presenza.

Come il rock'n'roll e la musica classica.

«Il ragazzo che mi è stato dato in affidamento ha bisogno di essere sottoposto a degli esami mensili, come quelli che faccio a tuo padre, quindi la casa potrebbe essere vuota per almeno due giorni. Non allarmarti.» Le rassicurazioni di mia madre mi rimbombarono in testa facendomi storcere le labbra.

Sapevo che un essere umano una volta persa una sola possibilità avrebbe dovuto recarsi a una delle tante sedi della NUC per dei controlli mensili, proprio com'era successo a mio padre, e rispondere sinceramente a delle domande di protocollo prima di venire controllati da un medico specializzato in quel settore. Di solito le visite erano solite durare due giorni, ma Logan ne era via da quattro.

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