Capitolo 25. Darcey Banks

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Guardami come guardi lei, ma fa si che i tuoi sentimenti siano veri stavolta.
-Gwen Ramos McRae

Vivere con dei non umani mi aveva cambiata.

Nel furgone c'erano due regole fondamentali da rispettare: la prima, mai provocare forti emozioni a Logan e Leonore; la seconda, restare sempre tranquilli e aiutarsi a vicenda.

Rispettarle equivaleva ad evitare situazioni pericolose come la perdita del controllo e la completa distruzione della nostra piccola casa provvisoria, ormai mi ero abituata a quella calma apparente che di rado lasciava spazio alle emozioni forti come la rabbia e la tristezza. Vivevo di una lieve indifferenza che mi permetteva di approcciarmi senza troppe difficoltà ai miei compagni di viaggio, come se la Gwen di poche settimane fa fosse andata in un profondo letargo.

«Non è un bene rifugiarsi per troppo tempo nella propria comfort zone» mi aveva detto una sera Reed, la mano allungata a sfiorare distrattamente una ciocca di capelli di una Leonore addormentata tra le sue gambe. «Quando ne uscirai non vedrai più la realtà con gli stessi occhi e farà male tornare ad abituarsi a quello scoppio inaspettato di emozioni, sarà difficile e stancante. Credi di potercela fare?»

Non ero mai riuscita a capire le sue parole fino a quel momento. Vedere l'afflusso di tutta quella gente raccolta in una infinita mensa era stato strano, mi ero stretta involontariamente al braccio di Reed e lui sembrava aver capito il mio smarrimento. C'erano bambini, anziani, adolescenti, gente di tutte le età. C'erano voci, risate, urla, rumori. Voltai la testa attirata dal suono di un pianoforte: una bambina dai lunghi capelli castani suonava con le sue dita veloci e agili una ninna nanna, gli occhi accesi fissi verso un anziano accanto a lei intendo ad ascoltare con gli occhi chiusi e la testa oscillante quella dolce melodia.

La base di Misaki era un quartiere situato in Spagna, vi erano molte grandi ville messe a disposizione per chiunque decidesse di vivere lì; mentre un'auto ci scortava alla base centrale ero riuscita ad intravedere riserve naturali, piscine comuni, molti parco giochi, ospedali e chiese.
Il sole era caldo e la pelle sotto il tessuto dei jeans ne gioiva. Non appena varcammo l'entrata di una villa più grande delle altre ci ritrovammo in una sala simile a quella di Harry Potter che sembrava infinita, venni invasa dagli odori pungenti delle candele profumate sui davanzali delle finestre e dal calore nella stanza dato da sei climatizzatori sparsi un po' ovunque.

E c'erano tanti di quei bambini che era impossibile contarli e camminare senza rischiare di inciampare nei loro giocattoli, ridevano tra loro tenendo tra le mani delle macchine telecomandate, chi una corda per saltare e chi dei gessetti; c'era allegria e leggerezza, come se lì dentro non ci fosse mai stato lo zampino della presidente Myers e dei suoi antenati, tutti quei sorrisi erano sinceri e le occhiate cariche d'amore e di puro affetto mi sembrarono quasi estranee. Al mio fianco sentì qualcosa tirarmi per la manica, quando mi voltai con gli occhi ancora pieni di vita scorsi il piccolo sorriso di un bambino dalle guance paffute guardarmi con curiosità.

Mi bloccai e lo stesso fecero anche gli altri alle mie spalle, avvertì lo sguardo preoccupato di Leonore alle mie spalle, come se il bambino a pochi centimetri da me rappresentasse una minaccia; quest ultimo mosse le labbra sottili sussurrando parole incomprensibili.

«Cuál es su nombre, linda señora?»

Cercai Reed con lo sguardo chiedendo spiegazioni ma lui era già di fianco a me, un piccolo sorriso nacque sul suo viso mentre le sue mani percorsero i suoi capelli scompigliandoli, il bambino rise borbottando qualcosa che non riuscì a capire.

«È americana, non capisce la tua lingua.» Disse soltanto prima di tornare a guardarmi. «Lui è Diego, il secondo figlio del pilota; la base di Misaki non è un posto qualsiasi, accolgono chi cerca il loro aiuto offrendogli una seconda possibilità di vita con del denaro e un apprendimento a trecentosessanta gradi. Quì c'è gente proveniente da molti posti, si parla il russo, l'inglese, l'italiano, il tedesco, lo spagnolo, il francese e molte altre lingue che ti diranno nel manuale offerto da Cardan stesso.»

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