Capitolo 15. Sussurro del diavolo III

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Scostai la tenda trasparente con l'indice sbirciando fuori le vetrate che tipo di giornata ci avrebbe dato il buongiorno.

La neve si era sciolta, non tutta però, scorsi ancora il bianco puro sui cespugli spogli che a momenti sarebbe scomparso. Il sole era alto in cielo, eppure non emanava quel calore che avrei tanto desiderato dopo una nevicata come quella di stanotte. Troppo freddo per fare letteralmente qualsiasi cosa.

Strinsi la vestaglia in lana con le esili braccia tornando a sdraiarmi sul mio letto, con la coda dell'occhio vidi la tazza ancora piena di the caldo sul comodino in legno scuro che aspettava solo di essere bevuto. Be' yourself everyday. C'era scritto su quella e su molte altre tazze in dispensa. Mia madre a quanto pare era troppo annoiata per decidere di prenderne di varie fantasie, me la immaginavo a chiedere trenta tazze identiche troppo indaffarata con il suo telefono a rispondere alla mail di qualche collega.

«Oh buongiorno! Credevo che stessi ancora dormendo, ho ordinato a Logan di prepararti una tazza di the caldo perciò ho approfittato di essere ancora in casa per portatela di persona... non dimenticare dell'appuntamento con la preside Myers d'accordo? In ogni caso ci penserà il ragazzo a ricordartelo visto che lui non può dimenticare niente; truccati e fai un bel sorriso, sei bellissima tesoro.» Mi aveva detto solo pochi minuti fa prima di uscire di casa con il suo solito camice bianco latte.

Mi morsi il labbro inferiore sovrappensiero. Logan è in casa. Perchè non l'ha portato con sé? Credevo che sarai stata l'unica a restare quì oggi, oltre mio padre, visto che ieri sera mi è stato anche chiesto di non uscire in modo che il mio viso sarebbe stato più riposato. Mi alzai e rabbrividì al contatto dei miei piedi nudi sul pavimento gelido, afferrai la tazza dal manico sorseggiando qualche sorso per tutto il tragitto fino in cucina, e fu lì che lo vidi. Era forse la seconda volta che lo incrociavo di mattina, lui e mia madre erano soliti dirigersi insieme alla sede prima ancora che mi svegliassi, e vedere i suoi capelli completamente spettinati e l'aria ancora assonnata lo rendevano più umano di quel che fosse in realtà.

Finalmente ha un pigiama tutto suo. Notai scrutando il tessuto pesante blu. In quell'istante la sua testa, prima rivolta verso la tv, scattò nella mia direzione pietrificandomi sul posto. I suoi occhi vigili sembrarono farsi beffe della mia vestaglia come se lui in qualche modo fosse vestito meglio di me, lo guardai storto mentre mi sedevo accanto a lui. Avvertì il suo sguardo ovunque, curioso, attento e io ricambiai con uno piuttosto stanco noncurante dei solchi violacei che mi contornavano gli occhi.

Aspettai paziente che parlasse. Ma ad ogni minuto che passava, quel silenzio come l'inizio di un capitolo ancora da scrivere, lo sguardo si posò sulle sue labbra come un severo invito alla mia mente di darsi una svegliata. E solo a quel punto qualcosa dentro di me sembrò scattare. Me ne accorsi subito. Se ne accorse anche lui. Ma presi la situazione in mano in modo da non permettergli di avere la meglio sulla nostra conversazione.

«Dormito bene stanotte?»
«Perchè mi sembri turbata?»

Chiesimo nello stesso momento. Abbozzai un sorriso neutro e lui in risposta alzò le sopracciglia verso l'alto.

«Ho dormito meravigliosamente.»

«È solo una tua impressione.»

Si passò la lingua sul labbro inferiore e io ne seguì tutti i movimenti. Poi mi si avvicinò tanto da essere abbastanza vicino al mio viso, feci appello a tutta la mia calma per non chiedergli di allontanarsi mentre il ricordo della sua mano sulla mia guancia si risvegliava nei miei ricordi. I miei occhi verdi cercarono istintivamente i suoi come a volere una qualche conferma che lui ricordasse di ieri, del suo momento di poca lucidità. Ma le iridi scure continuavano a respingermi via decise a non darmi una chiara risposta.

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